Luigi Luzzatti e il Credito Popolare




Alessandro Bolognesi



Il credito popolare è oggi una realtà che non conosce limitazioni regionali e tantomeno gretti campanilismi. Se da un lato si riscontra una certa dilatazione delle maggiori aziende del Nord verso talune aree del Mezzogiorno (quasi sempre per aiutare aziende minori o per sanare situazioni di momentanea difficoltà), è pur vero che Istituti bancari del Sud stanno assumendo dimensioni ed operatività che superano i limiti piuttosto angusti del Comune o della Provincia.
Attraverso gli Istituti di categoria una osmosi di attività ed una interdipendenza in fatto di servizi rendono sempre più omogeneo il sistema delle Banche Popolari che, nel Paese, rappresenta una parte cospicua dell'intero sistema bancario.
Per arrivare a questi traguardi ci sono voluti anni di conoscenza reciproca e di studio delle situazioni locali; di adeguamento delle strutture, pur attraverso dimensioni che si sono in un certo qual modo diversificate tra le grandi Banche del triangolo industriale ed i piccoli e medi Istituti del Centro-Sud.
Tuttavia lo spirito cooperativo che aveva ispirato i promotori del sistema delle Banche Popolari è sempre stato presente in ogni momento della storia del movimento bancario italiano. Cento e più anni orsono il sorgere ed il fiorire delle Banche Popolari è dipeso soprattutto da quei legami di collaborazione e di indirizzo che le minori banche potevano avere dalle consorelle più fortunate e pertanto già avviate ad una certa espansione.
Un documento significativo a questo riguardo è venuto alla luce in questi giorni, rileggendo una lettera che Luigi Luzzatti, fondatore del movimento delle Banche Popolari e Presidente Onorario della Banca Popolare di Milano, aveva inviato all'Assemblea dei Soci, in sua assenza, perché trattenuto a Roma da importanti impegni di politica economica.
Scriveva il comm. Luzzatti all'allora presidente Lisiade Pedroni: "Se la grave discussione pel corso forzoso (si stava discutendo allora, nel 1881, l'introduzione del corso forzoso) non mi trattenesse qui, avrei accolto il tuo cortese invito di assistere all'adunanza generale della nostra Banca Popolare. Giunta a sì meravigliosa prosperità, avrei voluto ricordare ai Soci antichi, che mi aiutarono a fondarla (la Popolare di Milano contava, nel 1881, 15 anni di vita), e narrare ai nuovi, che ne vedono i benefici, le prime origini umilissime e com'essa debba la sua presente fortuna a quei principi di mutualità e di previdenza, che tu e i tuoi colleghi avete custodito con tanta saldezza. Rammento ancora con animo lieto quelle sere d'inverno del 1864 quando, nella sala dell'Associazione Generale degli Operai a Santa Marta, svolgevo la dottrina delle società cooperative e gettavo, su suolo così propizio, la semente che ha fruttificato rigogliosamente.
Oggidì un solo pericolo sovrasta sulla nostra istituzione, ed è che, sedotta dai pingui dividendi ed inorgoglita dal successo, ponga in oblio quelle ideali ispirazioni che l'alzarono a tanta grandezza.
Fu notato che le difficoltà acuiscono i caratteri; la fortuna li indebolisce. Ma io confido che i colleghi nostri della Banca mutua sentiranno tutta l'altezza della loro missione. Noi non facciamo soltanto un affare, ma compiamo un dovere; noi non punge lo studio di soverchi lucri, ma un alto senso di solidarietà sociale. Noi, che l'abbiamo fondata ed amministrata disinteressatamente, sapevamo di dare all'Italia l'esempio di una nuova foggia di istituzioni bancarie, nella quale il sentimento del progresso e della previdenza sociale spegnesse ogni pensiero di troppo avido tornaconto individuale.
In nome di questi principi, i quali sono l'aroma prezioso che salva dalla putredine degli interessi materiali, io chiedo ai nostri consoci di votare le 10.000 lire proposte dal Consiglio di Amministrazione per diffondere il credito specialmente nelle provincie meridionali. Non è lecito lasciar mezza Italia senza la luce ed il sussidio delle nostre istituzioni: bisogna unificare la nostra Patria anche nel credito popolare. Ti ho narrato quando visitai questo autunno alcune parti del Mezzodì con quanta riconoscenza affettuosa, e con qual effetto utile, fu accolto il nostro fraterno consiglio. Ora bisogna proseguire l'opera iniziata. E' uopo istituire ispettori che insegnino tecnicamente a fondare le nostre fratellanze di credito e le sorveglino nella Basilicata, nella Calabria e più giù ancora in Sicilia. E' uopo mandar moduli di contabilità gratuitamente e diffondere istruzioni brevi e chiare in gran copia, e nulla tralasciando che possa avvivare la scintilla della cooperazione del credito mutuo nel Mezzodì.
Milano è degna di cotali iniziative; e, facendo un'azione patriottica, compirà anche un buon affare. Imperocché negli scambi fra il Sud ed il Nord d'Italia le Banche Popolari, che fonderemo nel Napoletano, terranno un posto cospicuo, e a Milano metteranno capo le fila di questo nuovo movimento.
Dì ai nostri consoci che, se ho grazia presso loro, se con intelletto d'amore m'adoprai a fondare la loro Banca, lasciandovi il legato del più austero interesse, ci consentano questo aiuto, il quale ci è dato anche dalle altre Banche Popolari italiane. Cordiali saluti. Il tuo Luzzatti."
La lettera fu stata accolta convivi applausi e la proposta fu approvata a quasi unanimità. La lettera di Luzzatti non è soltanto un documento storico, ma la testimonianza di uno spirito cooperativistico sentito cento anni fa ma presente anche adesso in una miriade di aziende, che apparentemente operano seguendo indirizzi diversi, ma che sono unite in una comune volontà di far progredire il credito popolare e, con esso, l'assistenza a quelle classi imprenditoriali minori ed artigiane che sono il nerbo della nostra economia, in qualsiasi regione esse operino.

Banca Popolare Pugliese
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