Nei due più
grandi stagni della penisola, i laghi di Lesina e di Varano, vivono uccelli
stanziali e di passo ormai quasi scomparsi nel resto d'Italia. Il progetto
di un parco naturale in grado di offrire un rifugio sicuro ai migratori.
Un progetto di legge per salvare dall'emigrazione i 1200 pescatori della
zona. Tra Manfredonia e Barletta una zona palustre d'interesse mondiale.
E una proposta: trasformare in area faunistica protetta i Laghi Alimini
del Salento.
La statale 89 Garganica
è un'arteria confortevole come un'autostrada, porta lungo il
bordo di quella immensa balconata verso Oriente, il promontorio garganico,
che è un antico frammento della mitica terra di Adria, inabissatasi
in epoca preistorica.
L'orizzonte vastissimo si estende quasi all'infinito, abbracciando le
Isole Tremiti e le lontane alture molisane e abruzzesi. Una successione
continua di panorami stupendi, che risaltano in modo particolare per
le tinte svariatissime delle acque dei due più grandi stagni
della penisola, i laghi di Lesina e di Varano.
Due enormi specchi d'acqua, in parte rubati al mare dalla natura, dove
vivono (grazie all'opera del Consorzio per la Bonifica della Capitanata)
le più diverse specie animali, tra le quali molte ad alta produttività
alimentare, su cui, tra l'altro, sono impostate tradizionali attività
commerciali locali. Sono presenti uccelli stanziali e di passo, palmipedi
e trampolieri, tra i quali svernano anatre, oche, germani, aironi, gru,
cicogne; nelle acque vi è abbondanza di anguille di latterini,
di cefali e di molluschi. Nella zona, inoltre, allignano i "cardoncelli",
piccoli funghi saporitissimi, e i "paparuli" dall'odor di
pepe. Sulla destra, il Lago di Varano, il maggiore dei due, e quindi
il più ampio dell'Italia Meridionale: supera di pochi centimetri
il livello del mare, con dimensioni di dieci chilometri per sette e
mezzo, e con una superficie di oltre sessanta chilometri quadrati. La
profondità media delle acque è di tre metri e settanta
centimetri, con punte massime di cinque metri e mezzo. E' alimentato
da numerose sorgenti che sgorgano quasi tutte dal suo stesso fondo.
Comunica con il mare attraverso due canali: le foci di Varano e di Capojale.
Il lago ebbe origine da un antico golfo scavato dal mare nella massa
calcarea del promontorio, e poi isolato ad opera delle stesse onde marine,
mediante l'accumulo continuo di materiali di deposito, fino a formare
un vero e proprio cordone sabbioso, chiamato l'"isola", in
parte coltivato e in parte rimboschito con pini e con eucalipti, con
un ottimo sottobosco di macchia mediterranea.
La particolare orografia del territorio, gli ameni paesi che vi si affacciano,
la presenza di un bosco lungo diciotto chilometri, contribuiscono a
individuare nel turismo di tipo residenziale l'avvenire economico di
questa zona, che ha possibilità agricole nettamente inferiori
a quelle di Lesina. Prospettive migliori, invece, ha il settore della
pesca, per le caratteristiche della laguna e per uno sfruttamento già
oggi più razionale e ordinato.
Vi sono delle proposte per organizzare tutto il lago in una specie di
parco, bandito ad ogni forma di caccia, e tendente ad offrire un rifugio
sicuro alla selvaggina stanziale e di passo. Tutto il territorio è
servito da una confortevole strada litoranea e sarà attraversato
da una superstrada a scorrimento veloce, che allaccerà l'autostrada
"Adriatica" con Vieste: queste opere procureranno molto probabilmente
un ulteriore incremento dell'attività turistica, che già
comincia ad avere un suo peso e spessore economico negli introiti del
bilancio pugliese; ma non trovano d'accordo coloro che preferirebbero
conservare la fascia così com'è, senza le grandi strutture
che contribuirebbero - questo è il sospetto - ad accrescere gli
squilibri paesaggistici e naturali.
Il Lago di Lesina, leggermente più piccolo rispetto a quello
di Varano, si trova press'a poco al livello del mare, con dimensioni
di ventidue chilometri per due e trecento, e con una superficie di circa
cinquantuno chilometri quadrati. La profondità media delle acque
è di circa un metro, con punte massime, solo in alcune aree dello
specchio, di due metri. L'acqua dolce è alimentata soltanto dalle
precipitazioni atmosferiche, per cui la salinità è superiore
e in genere meno costante. Il cordone di dune sabbiose, lungo un chilometro
e mezzo, che separa il lago dal mare è ricoperto da buona macchia
mediterranea e da una recente pineta.
Sull'economia della zona hanno notevole influenza i problemi connessi
alla pescosità della laguna, una volta considerevole, e che oggi,
purtroppo, va diminuendo per motivi diversi, ma tutti legati al completo
assetto del territorio.
L'area, laguna e terreni limitrofi, rientra in un programma di incentivazione
turistica (sono interessati il Consorzio di Bonifica, l'Istituto di
Assistenza allo Sviluppo del Mezzogiorno con un progetto turistico,
la Sovrintendenza ai Monumenti di Bari con un piano paesaggistico, e
la Cassa per il Mezzogiorno con uno studio per lo sviluppo delle attività
turistiche) sia per la bellezza dei luoghi, sia per la pescosità
del lago, sia infine per l'ubertosità dei terreni circostanti.
Lo sviluppo del territorio, dunque, è visto attraverso tre componenti:
agricoltura, pesca e turismo. Infatti, per quanto concerne l'agricoltura,
sul lago gravitano con la loro superficie territoriale ben tre subcomprensori,
che interessano i comuni di Sannicandro, Lesina e Poggio Imperiale.
Per quanto riguarda la pesca, è fin troppo noto che il settore
sta attraversando una fase critica per un complesso di fattori di ordine
socio-economico ed ecologico. La pesca irrazionale e indiscriminata
che ancora oggi vi si pratica svolge un'azione di progressivo impoverimento
delle specie ittiche presenti; lo stato idrologico della zona, per inefficiente
manutenzione, contribuisce ad una costante frizione tra pescatori ed
agricoltori. E', in altre parole, una guerra tra poveri.
I pescatori che svolgono attività professionale sono circa quattrocento,
dal momento che si è verificata una "decimazione",
pari al quaranta per cento nell'ultimo decennio: sono quelli ingoiati
dall'emigrazione nella Germania Federale. Dei superstiti, un centinaio
svolgono attività collaterali, comprese quelle agricole. Possiedono
infatti aziende di superficie variabile dai tre ai dieci ettari. Secondo
le accuse dei pescatori "puri", è proprio questo gruppo
a praticare una pesca "di rapina", arando il fondale e distruggendo
in modo particolare il novellame: compromettendo, cioè, la riproduzione.
Per quanto riguarda il turismo, infine, terza ed ultima componente delle
prospettive di decollo della zona, da non disgiungere dalle due precedenti,
si dovrebbero realizzare infrastrutture che consentano una suscettività
quantitativa e qualitativa adeguata alle risorse del territorio. Secondo
i progetti, a carattere prioritario, nella zona strettamente legata
al lago di Lesina si dovrebbero realizzare nel più breve tempo
possibile una strada sul cordone dunoso, una fascia naturistica per
la conservazione della flora e della fauna, aree a totale protezione.
Le due lagune interessano ben cinque Comuni della Provincia di Foggia:
Lesina, Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Carpino e Ischitella,
con una popolazione complessiva di circa cinquantamila abitanti, una
parte considerevole della quale dedita alla pesca professionale. Le
persone che praticano la pesca, infatti, sono le quattrocento delle
quali abbiamo già detto, per Lesina, e poco più di ottocento
per Varano. Erano oltre duemila, prima che l'emigrazione e il passaggio
ad altre attività ne facessero calare a vista d'occhio il numero.
E i pescatori hanno un reddito pro-capite di fame: 350 mila lire all'anno.
Le cause della precarietà produttiva delle due lagune sono da
ricercarsi nello stato di abbandono in cui versano. Infatti, gli emissari
che le pongono in comunicazione con il mare Adriatico, dal quale attingono
le sostanze alimentari, soprattutto il plancton, necessarie alla vita
della fauna ittica e alla conservazione dello stato di salubrità
del "ph" lagunare, si trovano ostruiti, tanto da impedire
il regolare flusso e riflusso delle acque dal mare agli stagni, con
grave pregiudizio all'equilibrio dell'habitat. Non a caso si determinano
periodiche morie di specie ittiche. Pertanto, secondo gli esperti, sarebbe
necessario: dragare i canali esistenti, per assicurare all'habitat lagunare
un grado costante di salinità; costruire o ricostruire gli argini
dei canali e alcune scogliere del litorale; realizzare manufatti in
metallo alle foci dei canali Varano-Laguna, Varano-Acquarotta e Schiapparo-Laguna,
come è stato fatto per Capojale; costruire valli da pesca e bacini
di allevamento per incrementare la riproduzione.
Per quel che riguarda la protezione degli uccelli stanziali e da passo,
si deve applicare la norma della protezione totale. Tra queste acque
e il grande ammanto di pini, di faggi, di tigli, di cedri e di castagni
della Foresta Umbra, è il regno dei germani reali, delle volpoche,
degli svassi maggiori, delle garzette, delle gru cenerine, delle cicogne,
delle anatre, delle oche selvatiche, degli aironi rossi, dei Cavalieri
d'Italia, delle folaghe. delle avocette, dei bassettini. Nella foresta,
cervi, daini, caprioli, scoiattoli, lepri, volpi.
Gli uccelli fanno la spola tra gli stagni: quello del territorio di
Manfredonia, cinquecento ettari di terreno palustre, dove svernano migliaia
di anatre di superficie e tuffatrici, folaghe, basettini, e dove nidificano
gli aironi rossi, aironi cinerini, garzette, sgarze-ciuffetto, oche,
germani, gru e cicogne. Quello di Margherita di Savoia, 3.871 ettari
di riserva naturale, dove nel corso di quest'inverno sono stati censiti
più di trentamila uccelli, per la maggior parte folaghe, fischioni,
codoni, mestoloni, germani e moriglioni; vi nidifica il Cavaliere d'Italia,
oltre all'avocetta e al fraticello, e c'è la più alta
concentrazione italiana della rarissima specie delle volpoche: 2.200.
Gli altri bacini sono quelli del Candelaro, del Cervaro e del Carapelle.
Tra Manfredonia e Zapponeta e Margherita di Savoia, sfruttando l'umidità
che giunge alle radici delle piante per fenomeni di traspirazione e
di capillarità, i coltivatori riescono a raggiungere tre colture
all'anno, con redditi alti.
Distrutte quasi del tutto le paludi costiere dell'area brindisina, ambienti
intermedi tra l'estremo sud e l'estremo nord della regione, troviamo
gli specchi d'acqua nel Salento. I Laghi Alimini-Fontanelle, due specchi
in comunicazione con il mare, anch'essi, fino a qualche decennio fa,
regno intatto di uccelli stanziali e migratori, cacciati da una caccia
indiscriminata. Qui la coltura ittica è una cosa seria, e lo
sviluppo delle attività turistiche è stato già
avviato. Ma resta il problema della protezione degli ultimi uccelli
stanziali e quello di determinare in qualche modo, abolendovi innanzitutto
le attività venatorie, il ritorno dei migratori, che da tempo
hanno allargato verso le coste jugoslave. I grandi "passi"
quasi non si verificano più, e lo spettacolo èdesolante,
se confrontato con il passato. Qui l'habitat deve essere sviluppato
e conservato. Senza altri indugi. E' un'occasione da non perdere, soprattutto
nel momento in cui la Regione mostra un nuovo interesse anche per i
problemi ecologici e per quelli dello sviluppo di attività da
reddito senza ciminiere, con la valorizzazione del turismo e delle risorse
del territorio.
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