§ MONETE E SME

I precari equilibri del sistema monetario




V. A. S.



La svalutazione del Franco Belga non e stata una sorpresa. Rispetto alla richiesta iniziale del dodici per cento, essa e stata contenuta, dopo un lunghissimo negoziato, nell'8,5 per cento. Si e pure svalutata la Corona danese, in misura del tre per cento.
L'economia belga e fra le più aperte agli scambi internazionali. Il totale del valore delle importazioni e delle esportazioni di beni e servizi e stato pari, nel 1981, a circa il 130 per cento del suo Prodotto Interno Lordo (PIL).
E' quindi vitale per l'economia belga mantenere elevati i rapporti con il resto del mondo e stabilire un certo equilibrio negli scambi, che solo una forte competitività può garantire. Benché il tasso d'inflazione in Belgio fosse ancora sotto le due cifre, ma ottenuto a prezzo di una severissima politica monetaria, il grado di integrazione con l'Olanda e la Germania Federale, economie ad altissima competitività, deteriorava paurosamente la sua bilancia dei pagamenti.
Il Rapporto annuale della Comunità Economica Europea dà ampi ragguagli sulla precarietà della situazione economica del Belgio, nettamente peggiorata nel corso del 1981. Con un fabbisogno del settore pubblico che si collocava, secondo stime della Comunità, al 15,5 per cento del Prodotto Interno Lordo; un deficit di bilancia dei pagamenti (partite correnti) che aveva raggiunto ormai l'incredibile livello del 7,2 per cento dello stesso Prodotto Interno Lordo; un reddito diminuito dell'uno per cento rispetto a un anno prima e una disoccupazione in ascesa e prossima al dodici per cento, desta meraviglia che la richiesta di svalutazione sia stata avanzata così tardi.
In realtà, le autorità belghe non sottovalutavano gli aspetti negativi che comporta, per un'economia trasformatrice così dipendente dall'estero come quella belga, ogni mutamento di ragioni di scambio. Ma l'impossibilità di sostenere un rapporto di cambio irrealistico e il varo di una politica economica di risanamento, che fra l'altro attenua i meccanismi di indicizzazione interna, hanno spinto il Governo a rompere gli indugi.
Per la Danimarca, che pure é un'economia a notevole apertura, le ragioni per svalutare erano meno pressanti, anche se neppure in questo Paese la situazione economica può dirsi equilibrata: il fabbisogno di cassa del settore pubblico si aggira attorno all undici per cento del Prodotto Interno Lordo; il deficit di bilancia dei pagamenti e pari al 3,3 per cento di tale grandezza; l'inflazione e superiore al dodici per cento e la disoccupazione si aggira attorno al dieci per cento. Per la Danimarca ha giocato il timore di essere spiazzata proprio dal Belgio nella penetrazione sui mercati nei quali i prodotti danesi sono tradizionalmente concorrenti con quelli belgi.
Molti temevano che la richiesta di riallineamento, cui miravano ad associarsi in minore misura la Danimarca e l'Irlanda, potesse produrre reazioni a catena nel Sistema Monetario Europeo: ma fortunatamente così non e stato. E' lecito tuttavia attendersi nel corso di quest'anno nuove tensioni nell'ambito dello Sme, soprattutto quando una minore sostenutezza dei tassi d'interesse americani spingerà la moneta della Repubblica Federale Tedesca verso la soglia superiore.
Limitandoci per ora ad una analisi degli effetti del nuovo riallineamento sull'economia italiana, giova mettere subito in evidenza che le ripercussioni sulla Lira non dovrebbero essere di grande rilievo. Dopo i mutamenti di parità del 4 ottobre 1981, la Lira si e rivelata come la divisa più solida nell'ambito del Sistema Monetario Europeo: infatti, ha sempre oscillato nella fascia superiore alla sua parità con lo Scudo. Non appare resa molto più vulnerabile dalla svalutazione del Franco belga e della Corona danese, dato lo scarso peso di queste due monete nel paniere-Scudo (rispettivamente del 9,32 per cento e del 2,74 per cento), ma e prevedibile che la posizione della Lira nei confronti dello Scudo sarà ridimensionata e il suo livello di fluttuazione tenderà a spostarsi gradualmente nella fascia inferiore.
Spostandosi verso l'alto il Franco belga e la Corona danese, la Lira, insieme con il Franco francese, sarà senza dubbio più esposta, mentre la moneta irlandese si qualifica come predestinata a un futuro mutamento di parità. Quella tendenza viene confermata da autorevoli osservatori del Sistema Monetario Europeo.
Da queste considerazioni segue la necessità di mantenere un atteggiamento molto prudente nei confronti dell'auspicata discesa dei tassi di interesse interni, subordinandone la manovra o quanto meno il ritmo al progressi della lotta all'inflazione e in modo particolare allo stato della bilancia dei pagamenti. Per quanto riguarda inoltre i flussi di importazione e di esportazione, si deve necessariamente prendere nota dell'accresciuta competitività dei prodotti belgi e in parte anche di quelli danesi.
Se ci si limita all'interscambio del nostro Paese con il Belgio e con la Danimarca, si può rilevare che esso e pari rispettivamente al tre per cento e allo 0,7 per cento del complesso del nostro commercio con l'estero. Non si tratta, dunque, di un grandissimo ammontare e, in questo senso, non dovremmo avere grandi sbilanci a favore dei due Paesi che hanno svalutato. Tuttavia, alcuni settori particolarmente delicati, come quelli delle industrie tessili, dell'abbigliamento, delle calzature, potranno subire nel breve periodo conseguenze negative, vedendo ridimensionato il flusso di esportazioni su tali mercati. Maggiori preoccupazioni si dovrebbero avere per il settore agricolo, dell'agricoltura specializzata in particolare, con riflessi negativi per le nostre esportazioni sui mercati danesi e belgi.
In un quadro globale, si deve osservare infine che quanto si e verificato in apertura del 1981 non semplifica l'orizzonte economico, già abbastanza tormentato, del nostro Paese.

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