§ LE OPINIONI

IL DEFICIT BLOCCA LO SVILUPPO




Vittorio Merloni



Nel 1981 la Confindustria ha elaborato una proposta organica di politica industriale e su di essa ha promosso un dibattito di tutte le forze sociali, politiche e di governo. Questo dibattito ha avuto luogo nel Convegno di Genova dell'ottobre dello stesso anno. Nel documento discusso a Genova, venivano definiti i comportamenti sociali ed economici compatibili con l'obiettivo del rafforzamento degli istituti democratici e del pluralismo, e con lo sviluppo della società industriale. La nota portante di quel documento poteva essere riassunta in questa tesi: tanto più efficiente è il sistema amministrativo, economico e sociale in cui opera l'impresa, tanto più competitiva e vincente sarà quest'ultima sui mercati mondiali.
Pur sapendo di aver contribuito a tener viva l'attenzione politica intorno ai problemi di sopravvivenza e di crescita della nostra impresa, sappiamo anche che siamo ancora ben lontani dall'aver conseguito la gamma del risultati concreti che ci eravamo proposti.
Infatti, permangono ancora tutti i fattori di squilibrio (sociali, finanziari, istituzionali) che hanno deteriorato le potenzialità di sviluppo del sistema produttivo. Non solo, ma ai fattori negativi già noti, altri oggi si sono aggiunti, forse ancora più gravi: l'abnorme, incontrollabile dilatazione della spesa pubblica e il conseguente ampliamento del deficit finanziario dello Stato. Sono entrambi fenomeni che, per la loro entità, rappresentano una vera e propria minaccia per l'attività produttiva e per il rilancio degli investimenti.
Una conseguenza immediata di tale rischio è la difficoltà, se non la impossibilità, di attuare una politica industriale che sia fondata su due indispensabili ma non unici presupposti: la disponibilità di risorse e la loro già efficiente utilizzazione in impieghi più funzionali alla ripresa degli investimenti.
Riteniamo quindi nostro dovere richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle forze sociali e politiche del Paese sugli stretti e diretti rapporti che sussistono fra una spesa pubblica che "corre" più velocemente del Prodotto Interno Lordo, l'inefficienza degli interventi in cui essa viene impiegata, la deviazione assistenzialistica che questi interventi troppo spesso subiscono in virtù di una malintesa politica del consenso e le conseguenze di tutto ciò sull'"alimentazione" finanziaria dello sviluppo produttivo.
Il nostro non vuoi essere solo un richiamo all'austerità o a minori interventi dello Stato nel campo sociale e nemmeno solo una domanda di loro maggiore efficienza. Il nostro intervento è invece quello di promuovere un dialogo del Paese, attraverso il quale sia finalmente possibile individuare quelle scelte politiche che consentano un'allocazione più razionale delle scarse risorse di cui disponiamo, unitamente alla definizione di nuovi meccanismi istituzionali e sociali che elevino la redditività generale degli interventi nel sistema.

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