Questo piccolo gruppo
di lettere di Rocco Scotellaro, ora che le ho rilette anche per riordinarle
nella loro presumibile successione cronologica (alcune sono senza data),
mi hanno catapultato in un periodo che sembra ancora più lontano
della sua realtà temporale.
Conobbi Scotellaro nel '49 a Macerata, durante un convegno sociopolitico
- o socio-letterario - sul tema della "provincia". Io vi fui
invitato probabilmente perché autore del mio libro d'esordio, La
provincia addormentata, apparso pochi mesi addietro; Scotellaro, come
sindaco di Tricarico, oltre che come poeta già abbastanza conosciuto,
seppure in un ristretto ambiente. Il suo intervento al teatro di Macerata,
quasi un discorso, fu salutato da continue ovazioni; e altrettanto entusiasticamente
vennero accolte le sue poesie, ch'egli recitò alla fine, e insomma
protagonista assoluta, di quei giorni, fu la sua simpatia, la sua forte
carica umana, la sua candida appassionata estroversione. (Di questo incontro
scrissi a distanza d'anni - Rocco era morto da tempo - sul Corriere della
Sera, in occasione dell'uscita d'un suo volume di racconti inediti curata
da una piccola casa editrice lucana, ricordando l'amico e il poeta).
Ho riletto dunque le sue lettere, e vorrei, avrei voluto, sull'emozione
dei ricordi, andare a togliere dal palchetto della libreria almeno il
suo volume di versi, E' fatto giorno, per rituffarmi meglio in quell'atmosfera:
non so se lo farò, se mi sarà possibile, le nostre giornate
sono diventate così convulse e al tempo stesso così, dispersive
che ci negano anche questi innocui piaceri. Mi resta come la sensazione
d'aver sollevato per un attimo una botola misteriosa dove è nascosta
- seppellita - una remota parte di me: affacciarmici all'orlo, guardarvi
dentro, non basterà a farla risalire in superficie, posso solo
contemplarla come Pinocchio fatto carne guarda la sua abbandonata carcassa
di burattino.
Giacché a quegli anni sono legato anche perché essi mi riconducono
a quei tempo splendido e irripetibile che si è soliti chiamare
dell'immediato dopoguerra e che è stato, per noi di una certa generazione,
il momento forse più bello e inebriante di tutta la nostra vita:
non solamente perché coincise con la nostra giovinezza, ma perché
la nostra giovinezza coincise con esso, con un momento, cioè, estremamente
ricco di fervore e di tensione. Non era un'illusione della nostra giovane
età, ma veramente alla fine della guerra, negli anni della grande
speranza, come poi furono detti, quando l'era del pseudo benessere che
ci avrebbe trasformati di lì a poco tutti in aridi automi pronti
al vuoto consumatorio del tempo libero e alle spese inutili della qualificazione
sociale era ancora di là da venire e per certi aspetti quasi inimmaginabile
che potesse un giorno venire, veramente, allora, in ciascuno di noi c'era
una luce, un rigore, uni amore per quanto è serio e impegnativo
e costruttivo.
Di quel clima di allora sono testimonianza anche queste lettere di Rocco
Scotellaro: il lettore vi ritroverà la sua disavventura di sindaco
ma, soprattutto, il suo bisogno non soltanto pratico di far sentire la
propria voce di scrittore per inserirsi in un giro non più provinciale,
e insieme il ritratto umano d'un poeta, un giovane, troppo presto e ingenerosamente
stroncato dal destino (un infarto lo uccise a trent'anni, nel '53), ma
la cui voce è diventata un punto fermo: non soltanto per la sua
terra natale, ma per quanti ancora chiedono alla poesia una guida che
non sia epidermicamente consolatoria.
Carissimo Prisco,
Volevo attendere, per scriverti; dovevo terminare la lettura del tuo
libro, ma per essere moltissimo occupato in questi giorni, e a lettura
interrotta, pensando che ti dovevo l'assicurazione del libro pervenutomi
e i ringraziamenti sentiti e fraterni, ho pensato di infastidirti, prima,
con questa mia. Dai tuoi racconti posso immaginare che sarà un
lungo romanzo. Mi avvertirai, ti prego, quando pubblichi il romanzo,
questa volta devo comprarmelo. In questi giorni ho ricevuto una lettera
di Muscetta che riconferma l'impegno di Einaudi di pubblicare le mie
poesie. Quando, penso molto presto.
Spero di riuscire a farti una buona recensione. Io vorrei darti a leggere
qualche mia prosa, tono nettamente inferiore, concezione e stesura nettamente
diversi dalle tue. Potremmo far così: potresti venire un giorno
a Tricarico, mio ospite, anche per vedere la Lucania, dì tu quando
vuoi, oppure dovresti dirmi se ti posso mandare i pezzi.
Per il film ti dirò che il produttore non avendo concluso con
De Sica sta trattando con RosseIlini: le cose vanno un po' alla lunga,
alla fine si deciderà. Tienti, ti prego, queste informazioni
per te.
Volevo anche sapere se tu puoi segnalarmi presso giornali e riviste
che conosci per un'eventuale mia collaborazione. Sono giovane, provinciale
dì pure, e certi contatti riescono solo per tramite. I periodici
o giornali, cui dovresti dare il mio nome, è bene che siano o
"indipendenti" o "fuori mano".
Alla fine sono arrivato a infastidirti, vorrai scusarmi. Ti ricordo
Piccioni per il Premio Roma.
Abbiti cordialissimi saluti.
Rocco Scotellaro
COMUNE DI TRICARICO
Il Sindaco
Caro Prisco,
Ho mandato un pezzo al Giornale d'Italia servendomi del tuo nome, come
di chi mi ha indotto a bussare alle porte della redazione. Non me ne
vorrai. E' certo che non lo pubblicheranno, ma io ho tentato.
Il 5 Gennaio prossimo, alle ore 21 circa, saranno dette a Radio Monteceneri
alcune mie liriche. Il libro sarà edito da Einaudi.
Ti invio tanti auguri per il nuovo anno. "Viaggio all'Isola"
dei tuoi racconti mi pare il migliore. Dimmi tu qualcosa su questo mio
pezzo (mandato al giornale d'Italia).
Saluti, e scrivimi.
Rocco Scotellaro
29 Dicembre 1949
Carissimo Michele,
così gradita la tua lettera che pur essendosi incrociata con
la mia ci tengo a risponderti.
Non è vero che il tuo libro non mi sia piaciuto; appunto perché
è vero il contrario io ti dicevo che il romanzo sarebbe venuto
fuori più completo dall'humus che già tanto si odora nei
tuoi racconti. Vuoi sentire un periodo - tra I miei appunti sui tuoi
racconti?
"Le premesse psicologiche, lunghe, svariate, elzeviristiche, non
sempre trovano il punto giusto di unione con il corpo del racconto in
sé. Tagli simili, riempitivi, costituiscono l'unica promessa
mancata del bel libro di Prisco".
Non ho potuto avere una preferenza assoluta tra gli otto racconti perché
tutti hanno un centro vivo e avvincente, ma mi pareva "Viaggio
all'Isola" quello In cui anche il tessuto reggeva meglio. E poi
c'è in tutto il libro un canto irriscontrabile nei libri della
narrativa contemporanea: perciò mi aspetto il romanzo come una
certa affermazione.
"Gli eredi del vento" mi va, e, vorrei solo dire, poetico
assai, di canto, preferibile all'altro che mi dicesti. Sono stato a
Napoli e a Roma verso la metà di Dicembre: dobbiamo combinare
per vederci. In quell'occasione potremmo scambiarci le nostre cose:
i miei pochi racconti - uno è lungo - li ho in una sola copia.
Ti ringrazio per aver scritto a Piccioni e Falqui: da quel che so: da
quel che so il premio sarà conferito a Ungaretti, ma I concorrenti
devono essere tanti, e buoni, che sono state aggiunte al milione altre
700 mila lire per le opere segnalate. Bene quindi hai fatto a scrivere
loro.
Sarà stato fanciullesco scrivere al G. d'Italia a tuo nome e
mandare quel pezzo altrettanto fanciullesco: è che certe volte
si spera di poter avere qualche soldo In tasca. Perciò scusami
e abbiti gli auguri rinnovati.
Fraternamente
Rocco Scotellaro
COMUNE DI TRICARICO
Il Sindaco
Carissimo Prisco,
Devo subito darti risposta. Grazie per le notizie (sapevo già
del Premio che sarebbe toccato a Ungaretti). Grazie per ciò che
mi dici sul pezzo che ti mandai. Ma non sarà (non è stato)
pubblicato su "Il Giornale d'Italia" anche se io mi servii
del tuo nome per presentarmi.
Avranno pensato che si trattava (e non è vero) di un pezzo di
occasione per Natale, così credo, come alla migliore delle ipotesi.
Perciò scrivendo al giornale ti sarò grato se vorrai chiedere
la pubblicazione.
Ti farò mandare una copia del libro mio.
In questi giorni ho avuto qui con me Levi, che ha letto la tua bella
lettera. condividendo il tuo giudizio.
Mi assicuri che scrivi al Giornale d'Italia?
Grazie e infiniti auguri.
tuo
Rocco
COMUNE DI TRICARICO
Il Sindaco
Tricarico - 7.2.50
Carissimo Michele,
Pensavo chi mi scrivessi dopo il ritorno da Roma. Io mi rivolsi direttamente
a Bellonci, conosciuto tramite Levi. Vorrei sapere se sarà utilizzato
quel pezzo.
Ti sono grato per la premura che ti sei presa di fare il mio nome per
una collaborazione, ne ho tanto bisogno.
Mentre ti scrivo mi sta dicendo un contribuente "Me ne scapperei
di notte e manco di giorno", preso dalla disperazione. Così
un po' io.
Arfelli mi ha mandato il romanzo, mi ha molto commosso a leggerlo. Seguo
sempre i tuoi racconti e i tuoi scritti: complimenti. Attendo un tuo
scritto.
Arrivederci tuo
Rocco Scotellaro
Tricarico 16/2 1950
Illustre Scrittore,
molti giorni fa, sono stata a colloquio nelle Carceri Giudiziarie di
Matera con Rocco Scotellaro (mio fidanzato), arrestato nello scorso
mese per concussione.
Lì mi raccomandò di scrivere a Lei e per comunicare la
dolorosa notizia e per inviare I suoi racconti. Ma io non ho ricordato
il Suo indirizzo. Oggi è giunta la Sua seconda cartolina che
ho spedito a Matera. Grazie tante per gli auguri e per la stima che
ha del mio fidanzato, che sfortunatamente sta vivendo giorni terribili.
Appena saprò notizie precise che questa triste vicenda giudiziaria
avrà una tempestiva e felice soluzione, ritornerò all'Università
di Napoli, passerò da Lei e Le racconterò tutte le montature
con cui hanno compilato un processo.
Rocco ha appreso in carcere la notizia della sua soddisfacente vittoria,
che è stata la luce più fulgida per frantumare ed oscurare
le menzogne con cui I suoi nemici sperano di fargli del male. Ma la
verità avrà indubbiamente il suo strepitoso trionfo, e
tutti gli amici e coloro che gli vogliono gran bene, saranno felici
ed orgogliosi d'avere libero un loro caro amico, che è soprattutto
onesto e degno di ammirazione.
Con molti sinceri deferenti ossequi
Isabella fantangelo
Carceri di Matera,
19.3.50
Mio carissimo Michele,
Avevo di qua date le opportune disposizioni ai miei familiari perché
il nostro colloquio non fosse - per una disgrazia - interrotto. Sono
già due volte che mi scrivi e, perché ancora non sai la
mia destinazione, hai giusto motivo di risentirti che non mi sia fatto
vivo.
Quando ti sia grato per le tue corrispondenze e per quanta amicizia
mi offri non ti so dire.
Spero che frattanto ti avranno scritto da casa per dirti della mia cattura
e perciò faccio volentieri io a meno di enumerartene le cause.
Gli amici di Roma, e Levi e tanti altri mi scrivono quasi ogni giorno
le loro lettere di solidarietà. Al Comitato del Premio ho reso
le mie grazie da qui, sentitamente.
Per te il ringraziamento consiste nell'invito a Tricarico, appena sarò
fuori di qui: staremo insieme quanti giorni vorremo a riprendere la
discussione sui fatti della letteratura.
Bellonci e De Angelis mi hanno qui inviato i loro saluti. Bellonci ha
il racconto "La tartaruga": non so perché non provvede
a pubblicarlo. Se t'interessa anche l'altro, pronto, "Sala di aspetto"
e se credi davvero che lo pubblicano (è lunghetto però:
11 fogli dattiloscritti a spazio 2) ti prego di chiederlo subito a casa
mia (mio fratello): Scotellaro Nicola, Tricarico.
Sono certissimo che tu comprenderai quanto bene mi farà leggerti.
Se al Giornale d'Italia saranno contenti dei miei scritti, posso preparare
qualche racconto da qui: guadagnerei le sigarette che voglio spartire
con i colleghi.
Come va il tuo romanzo? Lo prende sempre Mondadori?
Ti sarò grato per una pronta risposta, appena sicuro dell'accettazione
de "Il Giornale d'Italia" mi metto con lena a creare castelli
in aria, spero che l'aria - in fondo - mi sia propizia.
Abbiti i miei cordiali saluti.
tuo
Rocco Scotellaro
TELEGRAMMA
N. di recapito 821
Rimesso al fattorino alle ore 15 e 11
MICHELE PRISCO PARINI
79 TORRE ANNUNZIATA
TORRE ANNUNZIATA DA TRICARICO 16 15 27 111
TI INVITO ORA LIBERO ASSOLTO ISTRUTTORIA A FORMULA PIENA
ROCCO
Roma, 30 Settembre
1950
Carissimo Michele,
Sono uno degli ultimi, dirai, a scriverti, ma ho voluto, di proposito,
aspettare l'eco del tanto rumore che ti ha fatto contento. Io ero qui
a Roma, e pensavo che ti avrei visto in qualche modo.
Sono entusiasta sinceramente, per te come per Arfelli, credo che una
più felice combinazione di amici é molto rara di questi
tempi, senza le solite invidiuzze che io sto misurando ora nella grande
città.
E' troppo intanto chiederti di mandarmi subito il libro, appena pubblicato?
Potresti farmi iscrivere dalla tua Casa Editrice come uno dei recensori.
Questa volta mi impegnerò seriamente.
Io lavoro qui da Einaudi. Il mio libro - dopo la morte del povero Pavese
- ha subìto una sosta, ma lo riprenderanno fra poco.
Ti abbraccio fraternamente.
Rocco Scotellaro
OSSERVATORIO Di
ECONOMIA AGRARIA PER LA CAMPANIA, LA CALABRIA E IL MOLISE (NAPOLI) PORTICI
26 Lu. 1951
Carissimo Michele,
Ti prego di ricordarti di me. Scusami se ti do questa ennesima seccatura:
sono alle forze estreme; sono, soprattutto, al limite della più
civile sopportazione.
Gira - se ti piace - questa mia all'amico Doria e al responsabile. Dovrei
partire tra giorni e vorrei salutare te e tutti gli amici che ho con
una certa serenità.
Ti ringrazio e ti saluto
tuo
Rocco Scotellaro
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