LA LUPARA PIU' "VERGOGNOSA" DEL MITRA?




Ferdinando Camon



Dove finiva la civiltà e cominciavano i luoghi selvaggi e inesplorati, i romani scrivevano sulle carte geografiche: "Hic sunt leones". Gli inglesi mettevano un segnale dove cominciava il territorio dei tagliatori di teste. A o stesso modo, con quella troppo famosa vignetta "in cui, al posto della Sardegna, disegnava un orecchio mozzato", Forattini pianta sull'isola un cartello che dice: "Qui sono i tagliatori d'orecchie". In queste settimane tanti altri cartelli sono rispuntati sull'Italia: in Sicilia, pericolo di lupara; in Calabria, pericolo di sequestri; nel Veneto, presenza di razzisti.
L'Italia torna ad essere divisa in popoli distinti e contrapposti, come provenienti da storie diverse. Ad accentuare questa disunione dell'Italia sta la reazione di coloro che si sentono offesi e oltraggiati: se Forattini sulla "Stampa" metteva un orecchio mozzo al posto della Sardegna, la "Nuova Sardegna" rispondeva con una vignetta in cui Forattini aveva la mano destra tagliata; se nel Veneto le scritte murali definiscono "razza inferiore e degenerata" i meridionali, i meridionali qui residenti rispondono con la fondazione di una lega per aiutarsi fra foro "a conquistare il dominio sulle città e le province" di quella regione. Bel modo di difendersi dall'accusa di mafia, quello di fondare un'associazione mafiosa che assicuri la carriera su vincoli di sangue e a prescindere dal merito.
Sull'esplosione di questo regionalismo, ha insistito la "Stampa" e ha fatto un quadro panoramico l'"Espresso", il quale ha preferito parlare di razzismo invece che di regionalismo. Questo razzismo ha in Italia sempre una direzione: è nel Nord che ogni tanto spuntano le accuse nei confronti del Sud. Come se i mali del Sud fossero mali di cui il Sud "si deve vergognare", e i mali del Nord, "il terrorismo, la P2, i tentativi di golpe, i grandi reati economici..." non fossero mali che ricadono sul Nord. Qui c'è qualcosa che vai la pena di indagare. Non si tratta solo di un "complesso del Sud", per cui il Sud, a forza di essere oggetto di accuse, di battute, di satira, ha introiettato un senso di colpa e di inferiorità. C'è anche dell'altro. Alcuni dei mali di cui soffre ora l'Italia sono collegati con un senso di "vergogna" per l'ambiente in cui nascono o si sviluppano, e altri invece no. In genere, sono "vergognosi" i mali antichi, specialmente se così antichi da apparire perfino arcaici; e tali sono i mali del Sud: la mafia, la camorra, la 'ndrangheta. Non sono "vergognosi", nel senso che non producono una reazione di vergogna sulle regioni dove sono nati o sviluppati, i mali nuovi: la P2, il terrorismo, le grandi speculazioni... Un Forattini che disegna un orecchio mozzo al posto della Sardegna può essere criticabile e combattuto, ma è tanto inevitabile da apparire scontato. Un giornale della Sardegna o della Sicilia, che pubblichi una vignetta in cui al posto del triangolo industriale ci sia la stella delle Br o al posto di Roma la sigla della P2 o al posto del Veneto il cappuccio del Ku-Klux-Klan, è impensabile. Perché questi sono mali moderni non arcaici, ma attuali: mali che non nascono dall'immobilità, ma al contrario, dalla crisi e dalla trasformazione. La lupara è più "vergognosa" del mitra. La prima è un'arma vecchia, elementare, accessibile alle società contadine e pastorali; richiama gli eserciti dell'Ottocento, le antiche meraviglie dei fucili "Chassepot". Va bene per i film sulla Sicilia o su Broccolino, tratti dai libri di Leonardo Sciascia o di Mario Puzo. Il mitra lo si ritrova su un'altra congiungente, quella che rapporta Milano con le città dell'Europa metropolizzata e industrializzata.
L'anonima sequestri, la Nuova Famiglia, la 'ndrangheta, sono prodotti di una società sedentaria, contadino-pastorale, e si collegano a quello che fino a ieri la nostra cultura chiamava "il mondo naturale"; il terrorismo (dalle Br a Prima Linea), la P2, le grandi evasioni, le speculazioni si collegano invece al "mondo artificiale", delle città, della tecnica, del consumo. Il mondo artificiale "si vergogna" del mondo naturale. Il mondo naturale - lo scriveva già Vittorini - si vergogna di se stesso. Per quanto possa variare la loro capacità di produrre mali, sarà sempre il primo ad accusare il secondo.
Non è dunque una questione di gravità dei mali: sarebbe assurdo sostenere che i mali del Nord sono poco gravi, o che l'organizzazione della P2 o la ramificazione, del terrorismo hanno prodotto sul Paese un danno minore. Sappiamo quanto pericoloso fosse l'attacco che hanno portato alle Istituzioni, e come abbiano messo in crisi lo Stato, e come da quella crisi lo Stato non si sia ancora rimesso. Ma sono mali che, come nascono da crisi di trasformazione, così si trasformano a loro volta.
Prendiamo il Veneto. Fino a dieci, dodici anni fa, il Veneto segnava una storia "bianca": era noto alle cronache solo perché esprimeva valanghe di voti democristiani da cui uscivano caterve di ministri; quindi per un decennio ha segnato una storia "rossa": da Trenta a Padova a Mestre-Marghera, da Potere Operaio ad Autonomia alle Brigate Rosse, esplodeva quella che veniva detta la "follia veneta", che contagiava poi diverse parti d'Italia; adesso, dalla stampa nazionale e straniera (la Tass), sembra che il Veneto segni una storia "nera", venata di razzismo e di propositi separatistici. Per nascere, per fissarsi nella memoria, per restare, una critica di costume, una critica collettiva, a un popolo, a una regione, ha bisogno di tempi lunghi: e allora non importa più se va contro la realtà, i tempi lunghi creano a loro volta una realtà. In un film di Godard si parla di una moglie che dice al marito: "Sai la novità? Il governo ha deciso di eliminare tutti i medici e tutti gli ebrei". Sorpreso, il marito domanda: "Perché i medici?".

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