§ NECESSITA' UMANE

SANTI, SANTI, ETERNI DEI




Brizio Montinaro



La stampa nazionale di qualche tempo fa ha più volte dato grande risalto - a danno di informazioni riguardanti gravi tragedie umane, politiche ed economiche - a notizie riguardanti gli aneliti di gruppi di italiani o di singoli sacerdoti o di disposizioni papali a santificare, o quantomeno a beatificare, le più svariate personalità che, 'in tempi diversi, hanno transitato su questa terra. Girolamo Savonarola, Padre Leopoldo Mandic, Salvo D'Acquisto, Grace Kelly sono alcuni di questi personaggi oggetto di tale interesse.
Senza voler togliere nulla alle personalità sopra citate, degne tutte di enorme stima e ammirazione a vario titolo, la circostanza offre lo spunto per una serie di considerazioni - anche se superficiali - sulla santità, sul bisogno dell'uomo di avere dei Santi, e sul perché tale bisogno può essere sentito in modo diverso ne tempo.
Occorre innanzitutto distinguere almeno due tipi di santità: una per stato o per posizione, che interessa le persone nella misura in cui le allontana dal mondo profano e laico situandole in condizioni già di per sé stesse, per definizione, sacre; e un'altra di ordine spirituale o santità per natura, che riguarda esclusivamente l'individuo e la sua pratica di vita ascetica e che spesso trova definizione ed estrinsecazione in atti di eroismo morale da seguire come esempio e, quasi sempre, in una intima relazione con il divino.
Sacerdoti, Papi e altri ministri di Dio, per posizione, si trovano e vivono nella sfera del sacro (ma non per questo devono essere necessariamente santi) mentre laici, che per definizione vivono ed agiscono nel mondo, possono invece toccare, per meriti loro personali, virtù eroiche e, per strettissimi legami con la sfera del divino, le vette della santità e quindi diventare santi. I primi, per vocazione, sono stati chiamati da Dio e, nell'ambito sacro della loro sfera d'azione, possono giungere alla santità per sempre maggiore aderenza al divino e per ascesi spirituale; i secondi, invece, hanno scelto da sé stessi la via che porta a Dio e, per giungere allo stato di santità, devono sempre più allontanarsi, distaccarsi dal mondo profano che è il loro, e compiere una serie di imprese eroiche che li portino al massimo della virtù.
Sia nel primo tipo di santità che nel secondo si assiste comunque ad un allontanamento del soggetto dal mondo reale; in entrambi i casi il Santo si carica di poteri extranaturali, che può manifestare con miracoli e modi diversi, che appartengono e alla sfera della potenza sacrale e a quella della potenza magica. Tali manifestazioni rendono il Santo socialmente rilevante, perché viene assunto spesso sia come esempio da emulare sia come mezzo o intermediario tra l'uomo e Dio sia come protettore; per cui a lui ci si affida totalmente e lui si invoca nei momenti di estremo bisogno. Al suo simulacro e ai suoi eventuali resti umani, che diventano reliquie, spesso viene rivolto un culto magico. Certo, non è sempre casi o solo così. Moltissimo si potrebbe ancora dire. Qui si è ovviamente schematizzato, cercando comunque di cogliere gli elementi essenziali del processo. è chiaro però che non in tutte le epoche della storia e tra tutti i popoli le cose sono andate proprio così. Ma, dove più dove meno, si possono certamente riscontrare le caratteristiche sopra accennate; soprattutto, ovviamente, nelle aree di religione cristiana.
Bisogna sottolineare poi che il Santo raggiunge la perfezione e la massima beatitudine quasi esclusivamente dopo la morte, quando diventa cioè oggetto di culto carico di potenza soprannaturale, capace di rendere possibile - o almeno di apparire tale - ciò che all'uomo è assolutamente impossibile.
Quello che interessa rilevare in questa sede non è tanto però il culto liturgico professato, probabilmente, da una minoranza quanto il culto riservato ai santi dalla religiosità popolare e quindi la loro funzione sociale. A questo scopo bisogna notare che la figura dell'eroe con poteri extraumani o le figure di potenti divinità minori al servizio dell'uomo sono esistite nel mondo, praticamente, da sempre.
In quasi tutte le religioni si venerano e si sono venerate immagini di questo tipo. Tra i Greci, i Romani e gli Egizi, per esempio, esistevano divinità con precise funzioni protettive nei confronti di certi paesi, fiumi, acque sorgive o nei confronti di qualsivoglia affare e professione. Tali divinità si credeva potessero inoltre guarire gli uomini delle malattie: anche se non da tutte, certo da quelle alle quali erano preposte. Ciascuna divinità infatti era supposta preoccuparsi di una particolare parte o zona del corpo umano. La presenza di tali divinità era generata da questioni di ordine pratico, e cioè dalla comune paura dell'uomo legata alla propria sopravvivenza. Paura che, in tempi molto remoti e nelle culture popolari ancora recenti, raggiungeva il livello addirittura di angoscia: per l'aldilà, per l'incertezza del futuro, per la possibile interruzione del ciclo della vita vegetale e animale; tutte cose estremamente necessarie alla vita fisica dell'uomo sulla terra. Ragioni di ordine economico - le quali potevano giungere persino a tramutarsi in ragioni di ordine morale e chiudersi in circolo vizioso tale da suggerire il contrario - avevano quindi dato vita tra i Greci, i Romani, e anche tra popolazioni diverse e a noi molto lontane, a divinità semplici ma estremamente rassicuranti. Quello di creare, in tempi cosiddetti pagani, divinità alle quali rivolgersi nelle più svariate situazioni della vita, e soprattutto quando questa era esposta a particolari rischi e pericoli, fu quindi un vero e proprio bisogno dell'uomo.
La situazione non mutò con l'avvento della religione cristiana. La funzione protettiva delle decine di divinità pagane, senza eccessivi traumi, con l'azione della Chiesa nascente e per favorevoli eventi storici come le persecuzioni, venne attribuita ad una lunghissima teoria di santi e di martiri che, con l'andare del tempo, veniva formandosi. Sempre in base al principio di rendere a sè benevole le divinità, mentre un tempo i credenti appendevano immagini - in cera o terracotta - di braccia o gambe o busti o altre membra malate nel tempio di Esculapio, ora gli adepti della nuova religione appendono gli stessi oggetti nelle chiese cristiane dedicate a questo o a quel Santo specialista. è chiaro che, per quanto concerne i tempi recenti, si parla essenzialmente dell'ambito della civiltà contadina e della religiosità popolare, anche urbana.
I Santi, sin dal principio, per le loro qualità taumaturgiche, hanno goduto di un'enorme venerazione e tale venerazione si è spesso trasformata in vera e propria adorazione. Ciò è accaduto a causa del fatto che la classe degli emarginati - quasi la maggioranza in certi periodi storici - ha dovuto capire subito che la propria sopravvivenza fisica era strettamente legata alla propria salute. E non, si badi, nel senso del timore della morte - sentimento alquanto recente nella storia dell'umanità -ma nel senso che la salute era strettamente collegata alla forza fisica e quindi al lavoro. Il deterioramento del rapporto salute-forza-lavoro avrebbe infatti portato l'uomo alla più dura emarginazione e persino alla morte. Le immagini dei Santi, quindi, in mancanza di altro a cui aggrapparsi, sono state fatte oggetto di idolatria insieme alle loro reliquie le quali, talvolta, hanno finito con l'assumere addirittura valore amuletico. Il .rapporto di adorazione, di dipendenza, di affidamento nato così tra il credente e il Santo e spettante esclusivamente a Dio, è stato spesso tollerato dalle chiese locali per ovvie ragioni di opportunità. Si pensi alla situazione delle tarantate di Galatina o degli epilettici di Montesano Salentino, tanto per rimanere nell'ambito regionale.
All'affermazione del prestigio dei Santi e alla divulgazione della loro esistenza ha contribuito, durante tutto il Medioevo, l'intera opera degli agiografi. Ancora una volta ci troviamo (cfr. la serie di articoli apparsi nei precedenti numeri della rivista, dedicati alle Tradizioni Paoline) di fronte al fatto che è un testo scritto all'origine di tradizioni di vasta portata e di sentimenti popolari di enormi dimensioni. Agiografie inverosimili infatti, al limite della demenza o di infantili ingenuità, sono state composte in onore dei Santi più suggestivi. Si è giunti persino all'equivoco blasfemo di adoperare come Santi un cane levriero o non meglio storicamente identificati compari di Priapo: e tutto questo grazie all'opera instancabile di coloriti predicatori, trombe squillanti di incontrollate e fantasiose vite di Santi. Nella foga di dare agli adepti della nuova religione cristiana esempi sempre più fulgidi di martiri, di campioni e di eroi della fede, spesso si è giunti anche a creare storie di Santi mai esistiti, o di Santi dei quali - per quanto successivamente siano state fatte accurate ricerche - mai si è accertata la circostanza storica del loro martirio. Ci giunge così tutta una sequela di Santi, veri e falsi, dalla vita perigliosissima anche se stereotipa, e di incredibile simpatia, data la loro instancabile attività di soccorritori e guaritori ad uso e consumo di una massa sprofondata ai margini della storia e al limite della sopravvivenza. Vediamo qualche esempio.
Dell'asma si preoccupa San Romualdo. Di calcoli, San Liborio. Per quanto concerne la cecità, invece, vi è un'intera schiera: Santa Lucia, San Raffaele Arcangelo, San Martino, Santo Stefano e i SS. Innocenti. Dell'epilessia si occupano San Donato e San Bonaventura; ma il primo veglia anche sulle malattie dei fanciulli. Del mal di denti poi si interessa Santa Apollonia; del mal di gola, San Biagio. Del male di mammelle, Santa Agata. Del male di gambe, San Pellegrino: e chi altrimenti! Dei morsi di cane è specialista San Vita, ma per quelli di serpe éinsuperabile San Paolo. Su tutti gli incurabili, o dati per spacciati dai medici, per non fare un elenco chilometrico, vegliano San Pantaleo e i potentissimi Santi Medici.
L'attribuzione a determinati Santi di particolari virtù taumaturgiche non è casuale e capricciosa, ma risponde ad un preciso principio della magia simpatica, secondo il quale ogni specializzazione è stata attribuita al Santo a seconda del martirio subito. La legge per cui il simile attrae il simile è fattore indispensabile per la felice guarigione di qualsivoglia malattia.
Se Sant'Agata protegge dunque dai mali che possono attaccare le mammelle è perchè è stata martoriata con l'asportazione crudele delle mammelle; se Santa Lucia possiede il patronato sugli occhi è perchè ha subìto la masochistica estirpazione degli occhi per non cedere al tiranno Pasiasio, e "ai suoi vani piaceri terreni". Se Sant'Eustorgio ha avuto piantata in capo un'ascia, come può non capire tutti coloro che soffrono il mai di testa? E Santa Apollonia, lei che ha avuto tutti i denti strappati crudelmente dai suoi aguzzini, potrà mai non comprendere e guarire tutti coloro che soffrono di mai di denti ed a lei si rivolgono oranti "ut a tetro dentium dolore immunes custodias?"
è stato molto facile per la fantasia popolare creare nessi di questo tipo. Si è dato anche il caso però che quando nelle narrazioni agiografiche o nelle vite di Santi narrate dai fantasiosi predicatori, non si è trovato il particolare interessante e caratteristico che potesse essere assunto a motivo di patronato, il popolo abbia seguito il procedimento di prendere un male, inventare un martirio adatto ed attribuirlo a qualche Santo. Infatti, pare che Santa Lucia non abbia mai subito il martirio dell'enucleazione degli occhi, e, probabilmente, neanche San Biagio, protettore del mal di gola e raucedini varie, abbia mai tolto dalla gola di un bambino una lisca di pesce che gli impediva di respirare, come invece vuole la tradizione.
Purtroppo, però, non basta soltanto chiedere ai Santi o offrire loro doni per ottenere pronta guarigione. Bisogna anche invocarli ed aver soprattutto fede e agognare persino la beatitudine eterna, che poco interessa a chi muore di fame. Invocazioni come questa che segue, rivolta a San Gaetano e suggerita in bella forma dalla Chiesa, sono di medio tono:

"O Gran Santo, acclamato da ogni nazione, Padre della Provvidenza, perchè con aperti miracoli soccorrete chi v'invoca con fiducia nei suoi bisogni, deh! otteneteci da Dio opportuno soccorso nelle nostre augustie presenti, quale ci sia caparra della beatitudine eterna".

Un perfetto rapporto economico.
Vi sono però diffuse tra il popolo altre orazioni, molto più colorite, per chiedere la grazia e vi sono persino incanti e scongiuri.
Un'invocazione sui generis ad esempio, è quella diffusa nel viterbese e rivolta a Santa Margherita da Cortona protettrice dalle febbri continue, terzane e quartane. Eccola:

"Santa Margherita da Cortona
voi che foste una gran puttana
guarite dalla febbre quartana
quest'anima parco e buggerona".

Ora i Santi, in quest'ultimo scorcio di secolo, hanno subito e subiscono sempre più un brusco declino, dovuto sicuramente alla crisi del sacro di cui tanto si è parlato in questi anni, ma anche è soprattutto al fatto che son venute meno alcune condizioni di ordine sociale ed economico, grazie ad un mai sufficientemente sottolineato enorme mutamento delle condizioni sociali a causa di cambiate situazioni politiche e di un incredibile e meraviglioso progresso della scienza. Freddi elementi chimici hanno assunto la funzione essenziale che una volta spettava ai Santi. Perchè invocare Santa Margherita da Cortona, che poi non sempre fa la grazia, se basta prendere degli antibiotici? E Sant'Eustorgio con l'ascia in testa vale davvero quanto un Veramon o un Optalidon?
Francamente io non lo so. Ma lo deve ben sapere la Chiesa, se sta per regalarci una serie di nuovi Santi e se sta preparando il terreno idoneo per riceverli con il rischio di trascinare tutti, attraverso i suoi continui irreali interventi, nell'oscurità dei secoli passati.


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