§ Il corsivo

Processo a Bacone




Salvatore Valitutti



Il rapporto sullo "stato del pianeta", che si pubblica annualmente negli Stati Uniti d'America, ha dato nel 1987 più risalto al pericolo del collasso che pende sulla biosfera, cioè sull'involucro esterno della superficie terrestre in cui sono gli elementi indispensabili alla vita vegetale e animale. Crosta terrestre, acqua ed aria sono minacciate da un avvelenamento crescente per gli effetti congiunti del modo di produrre e di consumare di una massa di uomini che rischia di crescere al di là dei limiti di sopportabilità della Terra. L'anidride carbonica, dovuta alle combustioni, ai motori e alle centrali termiche, continua a saturare di sé l'atmosfera. Le piogge acide distruggono le foreste. La rivoluzione chimica, applicata all'agricoltura, avvelena la terra e le acque sottostanti. L'aumento della temperatura, derivante dagli stessi modi di vita degli uomini che ognora in maggior numero popolano la Terra, prepara le condizioni di fatali mutamenti geologici.
Precisa il rapporto che se si persisterà ad inquinare, a disboscare, a desertificare e a rovesciare gas di combustione nell'atmosfera, cambierà il profilo delle coste con l'allagamento dei più vicini centri abitati. Il rapporto conclude affermando che per la prima volta nella storia dell'umanità si sono rese necessarie ed urgenti correzioni di rotta su scala planetaria, le quali ovviamente sono condizionate dalla capacitò di coordinare un progresso che integri le politiche per la demografia, l'economia e l'ecologia.
Se si ricercano le cause di una così preoccupante situazione, è obiettivamente necessario risalire alle scaturigini di quella grande rivoluzione preconizzata all'alba del secolo XVII da Francesco Bacone, il quale, intuito lo spirito mondano del Rinascimento, si eresse a profeta ed araldo della trasformazione delle condizioni di vita sulla Terra mediante la scienza. Il filosofo inglese era stato colpito dagli straordinari mutamenti prodotti nella vita pratica in un breve periodo di tempo dalle invenzioni della stampa, della polvere da sparo e della bussola, nate non dalla scienza ma dalla ricerca empirica, e con gli occhi dell'accesa immaginazione intravide i prodigi che avrebbe potuto operare la scienza, se da contemplativa fosse diventata activa e si fosse applicata con metodo al miglioramento delle condizioni di vita. Invero, egli si sforzò di far rientrare la sua crociata per la Scientia activa, instauratrice del Regnum hominis sulla Terra, nello schema della teologia cristiana con l'argomento che per volontà di Dio l'uomo era stato creato signore della natura, ma che era decaduto da questa signoria per il peccato originale. In sostanza, il filosofo prefigurava e invocava l'intervento della Scientia activa, intesa a restituire all'uomo il dominio sulla natura, come una specie di rimedio, almeno parziale, al peccato originale mercé la liberazione della progenie umana dalle peggiori miserie e sofferenze, ammonendo tuttavia che alla natura non si comanda se non nella misura in cui le si obbedisce, per significare che per padroneggiare la natura bisogna studiarla e conoscerne e rispettarne le leggi.
E' noto che Bacone fu Lord Cancelliere e che nell'esercizio di questa sua alta funzione gli accadde di soggiacere alla corruzione perché accettò donativi dalle controparti sulle quali avrebbe dovuto giudicare. Egli fornì la prova che il solo benessere non salva dal peccato originale, ma piuttosto eccita le sue sfide. Fu processato e condannato, e solo la grazia del Re lo salvò da una lunga prigionia.
Si può oggi sottoporre Bacone ad un nuovo processo, non più dinanzi alla Camera dei Lords, ma dinanzi al Tribunale della storia, per gli alti pericoli che incombono sulla saldezza del Regnum hominis, costruito sulla natura, da lui intravisto, vagheggiato ed entusiasticamente additato come nuovo e più alto ideale della specie umana? Se davvero si volesse processare Bacone, il quale (contrariamente a quello che disse Harvey, lo scopritore della circolazione del sangue, per deriderlo) non scriveva di filosofia come un Lord Cancelliere, questi avrebbe tre ottimi argomenti per difendersi.
Il primo è che non era obiettivamente prevedibile il grande salto demografico della specie umana, sebbene anche questo salto sia da riconnettersi almeno in parte alla scienza e al miglioramento delle condizioni di vita. Il secondo è che è stato disatteso il suo ammonimento. In troppi casi si è voluto comandare alla natura senza obbedirle. Per sfruttarla si è giunti a tiranneggiarla fino al punto di snaturarla. Il terzo argomento è che egli non aveva mancato di prefigurare, nella sua utopia della Nuova Atlantide, l'ultima sua opera rimasta incompiuto, un nesso operativo tra la scienza e la virtù morale. Nella Nuova Atlantide c'è la descrizione della Casa di Salomone che costituisce la più perfetta espressione dell'ideale di una ricerca scientifica organizzata. Al vertice siedono gli scienziati più illustri, riuniti in una specie di ordine monastico di "santi-scienziati", i quali scelgono le nuove invenzioni che possono essere divulgate, quelle che debbono essere comunicate solo al governo e quelle che debbono rimanere segrete e perciò non possono essere comunicate neppure al governo. E' da supporre che dalla baconiana Casa di Salomone non sarebbe trapelato il segreto della bomba atomica.
Il rimedio suggerito da Bacone non era e non è praticabile, perché sia la scienza che la santità, pur se si abbracciassero, non potrebbero issarsi al vertice dello Stato per governarlo senza staccarsi dalle loro fonti, che sono nella libertà creatrice dell'una e dell'altra. Ma resta la testimonianza che il filosofa fu ben consapevole dei limiti della scienza, se immaginò che dovesse congiungersi con la santità per auto-disciplinarsi.
Fu proprio Bacone che scrisse che il tempo, come gli spazi, ha i suoi deserti e le sue solitudini. Ci sono segni che inducono a ritenere che il nostro tempo stia attraversando uno di tali deserti per l'eccesso di forze materiali che è proporzionale al difetto delle forze morali. Ci sono momenti nei quali le difficoltà incombenti sembrano soverchiare non di poco ma di molto le capacitò di resistenza e di recupero dell'umanità vivente. Questo sentimento predomina in coloro che non credono nelle immense potenzialità dell'uomo e nelle stesse risorse della natura. Ma probabilmente anche questo difetto di fede testimonia che stiamo davvero attraversando un deserto.

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