§ Residui di sale

Alografie




Lucio Romano



I

Dei volti
qualcosa rimane
come del nevicare
le nevi permanenti
sulle cime dopo un anno
di rovine.

I morti pure
i morti debordano
vanno alla deriva
e sono residui di sale
quel secco calcare
di alogeni morti
traditi dalle acque
dall'aria dai respiri,
e così sia.


II
(alla memoria di Enzo Panareo)

Per dare senso a una vita di errori
non basta dire che fosti poeta o
come i poeti, a meno che poeta
non sia spezzare coi denti la gabbia
della vita, guardare a giovinezza
sparita come a sorte scura personale
a differenza degli altri cui è morte
doverosa naturale come la rosa.


III

- E adesso che mio figlio è tornato
uccidete o miei servi il vitello
più grasso, invitate i vicini, chiamate
l'orchestra, alzate i vecchi dal letto,
sia festa in questa notte, stellare. -

Ma stanchi di governare le bestie
i servi da anni se n'erano andati,
l'ovile deserto, i vicini emigrati
in Germania, i musicanti d'un tempo
ora accompagnavano morti, i vecchi
d'una volta. Scomparso l'azzurro
il sole era alto sui tufi di calce.

Nei paesi del Sud
bisogna fare un uso parco
delle parabole.


IV

Nel chiuso del taschino
la foto del defunto si scolora
nell'insieme, sbiadisce, perde
linee e contorni
pure angolature.

Poi le orbite si svuotano
di palpebre, spariscono.

Pensate alla sorte
delle statue nei libri di storia
senz'occhi.


V

Cantavi un Sud ad oltre mille miglia
dal Nord, guardavi il centro sbarrato
di bianco vietante l'accesso
alle piazze, cantavi gli alberi
e l'acque, cantavi la devozione.
Pure la storia dei padri era
una salma di sillabe, frasi:
la stendevi alla loro memoria
e ti trovavi sempre nelle mani
un filo conduttore, motivo ispiratore
di elegie, cucivi la pietà.

Sei diventato proprio adulto
se alle domande sui mali rispondi
citando l'Archivio di Stato, date,
nomi, cognomi, non destini:
falsa la storia
del dente del giudizio che non esce,
dell'ignavia.


VI

Lasciare la terra in verticale alla corda
non sempre è stanchezza, a volte vuoi dire
il cavallo ammalato che all'improvviso
s'acquatta, la stagione inclemente,
Giuda che baratta per soli trenta danari
a siringhe aguzzine lo scrigno dei padri,
vuoi dire anche questo.

Nessuno nei libri di storia
ha mai scritto di corde, rami,
tubi innocenti, vene giugulari.
E pensare che ha fatto di morti
la corda! Più lei, forse,
dei mari.


VII
(se i cognomi hanno un senso)

Entra con lentezza
la penombra, attraversa
i vetri e le imposte, ma l'ora
non sosta, è passo o ripresa,
linea orizzontale che addiziona.
Di sera o notte sarò l'olio
che scende dal collo
dell'imbuto, oliva
già spremuta, snocciolata,
l'addendo che si poggia
nel mosaico universale
della morte di tutte le razze.

Chissà che mi diranno nel mosaico
quegli antichi miei padri romani
quei poveri decenti legionari.
Nei campi assolati di Puglia
avranno un giorno visto Pirro
gli elefanti,
sarà rimasto vivo un Lucio
a Canne.


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