§ Da Bisanzio al Duemila: il caso Italia

E il Governatore perse la pazienza




Aldo Bello



Il governo aveva persino tentato di precederlo, con un piano di rientro del debito pubblico, o di risanamento della finanza pubblica, che rischia di restare un altro libro dei sogni nella storia della democrazia italiana. Ma Carlo Azeglio Ciampi non si è lasciato prendere in contropiede. E quel che aveva da dire, lo ha detto, come se niente fosse accaduto. L'Italia non funziona. Se si monetizzano le code che la gente è costretta a fare per usufruire di servizi essenziali, si arriva a tremila miliardi l'anno. Per i servizi dovuti, si pagano almeno dodicimila miliardi in tangenti e in bustarelle che finiscono, secondo stime del Censis, nelle tasche di venti-quarantamila amministratori pubblici e privati corrotti. La novità è proprio questa: che adesso la denuncia è venuta dal Governatore, il quale non ha fornito cifre, lasciando questo esercizio agli istituti specializzati.
Ciampi non si era mai dilungato sul degrado dei trasporti, dei telefoni, della sanità, mentre all'ultima assemblea della Banca d'Italia è tornato ripetutamente sull'argomento. Un passaggio significativo lo ha letto in diretta di fronte alle telecamere: "La qualità dei servizi essenziali non è quella di una società avanzata. Le inadeguatezze della sfera pubblica penalizzano tutto l'economia, perché la normativa economica, l'efficienza amministrativa, le telecomunicazioni, i trasporti, l'organizzazione urbana, la scuola, la ricerca sono elementi costitutivi della competitività complessiva". L'approssimarsi del fatidico 1992 deve aver consigliato Ciampi a far scattare l'allarme: i costi del made in ltaly, con la liberalizzazione del mercato, si giocheranno su tutti i fattori e i servizi che rappresentano ormai una fetta decisiva. In realtà, non c'è da stare allegri, e i miglioramenti tardano con l'Enel che si è fermata a Eboli, come afferma qualcuno, per ricordare l'insufficienza della rete elettrica al di sotto della Capitale; con le attese di mesi per un allaccio telefonico; con locomotrici e vagoni che hanno mediamente un'età di venticinque anni e che arrancano su un tracciato di sedicimila chilometri per lo più disegnato un secolo fa; con le Poste che hanno un tempo di recapito medio di circa sei giorni, se tutto va bene, mentre in Germania Federale e in Inghilterra i tre quarti della corrispondenza giungono a destinazione nel giro di ventiquattr'ore.
Quanto grava sugli italiani il tempo trascorso di fronte ad uno sportello, in attesa di pagare una bolletta? quanti mesi si impiegano per avere il duplicato del libretto di circolazione? quante giornate di lavoro si perdono per correr dietro a un certificato? quanti mesi occorre aspettare per una visita medica specialistica? quale danno subiscono le imprese per un vagone che non arriva o per saltare da un passaggio burocratico all'altro, prima di ottenere i finanziamenti previsti dalle leggi dello Stato? Ovviamente, un conteggio complessivo non è possibile. Ma qualche esempio si può trarre dalle cifre elaborate dal Censis. Così, si scopre che uno dei servizi che obbliga milioni di cittadini a file interminabili è quello del versamenti e dei rimborsi fiscali. Una vera e propria trappola, con lo Stato che nell'87 ha pagato, e solo parzialmente, ciò che il contribuente doveva avere quattro anni prima. Ma c'è chi è in coda da dieci anni, magari aspettando il verdetto delle commissioni tributarie. Si calcola che i rimborsi da evadere da parte dell'amministrazione finanziaria siano almeno dodici milioni. In altre parole, il fisco è sull'orlo della paralisi operativa. Per tante somme irrisorie, ma anche per tante somme consistenti.
Nella sanità, altro servizio essenziale, siamo più o meno nelle stesse condizioni. Per un normale intervento chirurgico in un ospedale pubblico c'è chi è in lista da almeno trenta giorni e in alcuni casi nelle cliniche private la coda scorre ancora più lentamente. I pensionati, poi, in particolare quelli che hanno lavorato nello Stato, dovrebbero avere rendite consistenti, perché per l'assegno definitivo possono sospirare oltre dieci anni; per gli insegnanti i tempi sono appena dimezzati. Senza contare la ridondanza degli adempimenti richiesti, che spesso si trasforma nei viaggio in un labirinto cartaceo da uno sportello ad un altro. Quattro file per la revisione di un veicolo; operazioni doganali che comportano una perdita di tempo talvolta superiore alla durata dello stesso viaggio; file a ripetizione per l'iscrizione scolastica o universitaria. Tutto questo, secondo il Censis, si traduce in una perdita secca annua di circa tremila miliardi. Afferma Ciampi: "E' soprattutto lo stato della pubblica amministrazione a condizionare la produttività e la capacitò competitiva dell'economia". E non ha parlato della lentezza dei procedimenti civili e penali e di quella della giustizia amministrativa. E non ha parlato dei ricorsi per le pensioni di guerra: per i quali mediamente trascorrono diciotto anni. A mezzo secolo dalla fine della guerra. Con legislatori e burocrati che sognano Bisanzio.

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