§ L'evoluzione del mercato dei financial swaps

Meccanismo e sviluppo del coupon swaps




Gianluigi Guido



La continua evoluzione dei mercati ha recentemente portato al perfezionamento ed all'affermazione di alcuni strumenti finanziari quali validi e durevoli mezzi di gestione dei flussi di capitali.
Nel caso degli interest rate swaps (o coupon swaps) in dollari statunitensi, sin dal 1982 la somma totale delle transazioni poste in atto dai partecipanti ha assunto le caratteristiche d'un classico mercato finanziario, quanto a dimensioni e liquidità. Infatti il volume di tali contratti si è accresciuto sin da quando fu evidente che l'applicazione del concetto di swap in relazione alle coperture finanziarie e valutarie a lunga scadenza poteva essere facilmente utilizzato per sfruttare la grande imperfezione esistente tra mercati del debiti a tasso fisso e tasso variabile.
Come è facile intuire, le dimensioni di un mercato sono influenzate dalle dimensioni delle transazioni individuali; e, nel caso degli swaps, ogni singolo contratto va da ammontare di 5 milioni di dollari (al di sotto dei quali le componenti fisse del costo rendono la transazione antieconomica) a valori di 200 milioni di dollari ed oltre. Sebbene sia difficile isolare ciascuna componente della sottostante domanda ed offerta, per avere una idea della dimensione potenziale del mercato del coupon swaps può esser utile stimare il volume di un solo lato della transazione di swap.
Basandosi, più che su indagini esaustive, sulle stime degli operatori, ci si aspetta che tale mercato rimanga molto dinamico nei prossimi anni, con un volume oscillante tra i 150 e i 200 miliardi di dollari.
Oltre alla dimensione, l'altra caratteristica auspicabile in un mercato maturo è il grado di liquidità, ovvero una adeguata "profondità" del mercato onde permettere la liquidazione delle posizioni in breve tempo qualora le circostanze che favorirono la decisione iniziale cambiassero.
Nel caso del coupon swaps questo risultato è stato ottenuto grazie al coagire di 5 fattori causali: in primo luogo, la volontà delle banche commerciali di assumersi il rischio di credito come obbligate principali, la quale ha permesso di superare la discontinuità connessa al reperimento delle controparti, favorendo il flusso delle transazioni; in secondo luogo, la elasticità ottenibile dall'utilizzo di questi strumenti finanziari adattati innovativamente alle specifiche esigenze delle aziende (soprattutto quelli basati sullo scambio dei diversi meccanismi di indicizzazione del debito) a fronte d'un rischio di credito ridotto in quanto attinente al solo differenziale dei tassi di interesse; in terzo luogo, la crescita del volume dei "currency swaps" o swaps di valute (in cui 2 mutuatari con opposte esigenze si scambiano i propri debiti denominati in valute differenti). La ragione della loro crescita può essere ricercata nelle difficoltà, specie per le banche estere, dell'ottenimento di dollari a tasso variabile che hanno portato al rapido successo dell'indebitamento a tasso fisso in valute diverse da quella americana da scambiare poi con dollari a tasso fisso tramite currency swap e quindi, successivamente, con dollari a tasso variabile tramite coupon swap; in quarto luogo, lo sviluppo del "nondollar coupon swaps", cioè su valute diverse da quella statunitense, specie in Canada e Regno Unito, ma anche Germania e Svizzera: ciò ha prodotto delle positive sinergie per una successiva crescita della liquidità del mercato dei coupon swaps in dollari, attraverso l'utilizzo della tecnica suddetta dello swap misto; infine, in quinto luogo, l'altra contingenza che ha contribuito ad allargare la liquidità del mercato di coupon swaps è stata l'apparizione di operatori di prima qualità dal lato del "natural fixed-rate payers". Al contrario di ciò che accadeva all'epoca delle prime apparizioni del coupon swaps, in cui i mutuatari AAA-rated prendevano a prestito a tasso fisso e scambiavano tali flussi di interesse con società aventi minore capacità di credito (che invece si indebitavano a tasso variabile e con lo swap si procuravano obbligazioni a tasso fisso), più recentemente si e avuto un completo cambiamento nelle prerogative della maggioranza delle odierne controparti. Questa nuova strategia è stata motivata dalle opportunità di arbitraggio esperibili dalle banche più forti le quali si indebitavano a tasso variabile con l'intenzione di scambiare gli interessi tramite swaps con obbligazioni a tasso fisso, utilizzando le ricevute a tasso variabile indicizzate al LIBOR per pagare gli interessi su Commerciai Paper ed ottenere un risparmio approssimativo di 75 punti base. Le controparti di molti di questi swaps sarebbero banche internazionali ed altri operatori che abbiano facile accesso ai finanziamenti a tasso fisso ma che vogliano pagare interessi a tasso variabile. Starebbero in questo gruppo le banche statunitensi che offrono CDs a termine agli investitori istituzionali; alcuni enti parastatali o pubblici (fra cui il maggiore è la Student Loan Marketing Association) che hanno normalmente ricevute a tasso variabile; oppure quelle grosse società statunitensi che preferiscano incrementare le loro obbligazioni a tasso variabile.
Definite le caratteristiche relative alla dimensione e liquidità, se volessimo ora classificare, sia pure in maniera generale, l'attività del mercato degli interest rate swaps potremmo partire dalla distinzione tra mercato primario e secondario.
a) Il mercato primario può essere ulteriormente diviso in due sottoclassi per scadenze e tipo di operatori: il settore a breve termine (al di sotto del 3 anni) è essenzialmente un mercato interbancario dominato dalle attività da parte di banche statunitensi e non, d'ogni dimensione. Questo segmento è molto volatile nei prezzi, perciò coloro che vi operano possono sperare in profitti alti, a fronte però di rischi (connessi al posizionamento) similmente alti. Il successo di questi operatori dipende principalmente dall'abilità nel mutare le proprie posizioni rapidamente, in funzione dell'andamento del prezzi in relazione al totale delle loro operazioni di tesoreria (non solo a quelle di swap) e dei rischi inerenti al mercato (che sono invero diminuiti col sorgere del mercato secondario).
Nel settore a lungo termine (dai 5 ai 10 anni ed oltre), il mercato primario del coupon swaps diviene dominato dalle transazioni in titoli ed in particolare dal mercato obbligazionario in eurodollari.
Vi è infatti il vantaggio per quei mutuatari che non vogliono emettere direttamente obbligazioni per via degli alti tassi, di accedere al tasso fisso attraverso lo swap. Ne consegue che quasi il 75% di tutte le emissioni obbligazionarie in eurodollari è attendibilmente stimato quale oggetto di interest rate swaps. Peraltro, in questo segmento si fa riferimento per la fissazione del prezzo quasi esclusivamente ai tassi dei titoli del tesoro statunitense (U.S. Treasury rates), computando uno spread che, a differenza di ciò che accade nel segmento a breve termine, è relativamente stabile.
b) Il mercato secondario degli interest rate swaps offre le maggiori opportunità di trarre dei vantaggi immediati in quanto consente di liquidare prontamente le proprie posizioni. Ciò ne ha causato una rapida espansione, tuttavia ad un ritmo inferiore rispetto al mercato primario, e questo fondamentalmente per tre motivi: primo, le banche che hanno attuato emissioni obbligazionarie a tasso fisso da scambiare tramite swap onde ottenere un finanziamento a tasso variabile a lungo termine (per esigenze di un migliore matching coi propri tassi attivi) non hanno motivo di liquidare questa loro posizione; secondo, le scadenze desiderate ("odd dates") per del reverse swaps sono spesso difficili da far coincidere con le scadenze del mercato e ciò ne rende meno interessante il prezzo; terzo, molti intermediari in un contratto di swap sono restii ad effettuare una operazione di reverse swap con gli stessi clienti che funsero da originarie controparti, con la conseguenza che l'unica opzione possibile per questi ultimi è di effettuare un "mirror swap" con connesso raddoppiamento del rischio di credito.
Con la crescente globalizzazione dei mercati di capitali, le maggiori società ed istituzioni finanziarie hanno cercato nuove vie per valicare i confini del mercati nazionali allo scopo di soddisfare le proprie esigenze di finanziamento o d'investimento. E nato dalla fusione tra coupon swap e currency swap un terzo tipo di scambio che pertanto prende il nome di "crosscurrency coupon swap" o "swap misto". Nella fase iniziale questo swap comporta uno scambio a pronti tra 2 valute ed un simultaneo accordo affinché, ad una certa data futura, tale scambio sia invertito in base ad un tasso di cambio uguale a quello iniziale. Nel corso della vita del contratto, le parti effettuano dei pagamenti periodici calcolati come interesse sulle valute scambiate inizialmente; uno del 2 tassi rimane fisso durante tutta la transazione, l'altro invece è variabile in funzione di un parametro scelto come tasso di riferimento (normalmente il LIBOR a sei mesi).
L'analisi del rischio connesso al detto contratto lo pone pari a quello d'un currency swap con l'eccezione che l'esposizione della società può mutare in riferimento ad un solo tasso di interesse, piuttosto che due (in quanto il capitale pagato a tasso variabile è sempre valutato in conformità col mercato).
La tecnica dello swap misto venne utilizzata allorquando si verificò un declino nei prezzi della carta bancaria a termine a seguito di un aumento dei tassi fissi man mano che il mercato diveniva saturo. Ne conseguì che alcune grosse banche internazionali cercarono, in mercati diversi da quello statunitense, finanziamenti a tasso fisso in valute diverse dai dollari, che potessero essere scambiati in un primo tempo con dollari a tasso fisso tramite currency swap e successivamente (o simultaneamente con lo swap misto) con dollari a tasso variabile tramite coupon swap. Solitamente la valuta scelta per acquisire dollari a tasso variabile era il franco svizzero ed in misura minore la sterlina inglese. Simili strategie sono state attuate anche in Giappone e in Germania nelle rispettive valute nazionali, dove però hanno incontrato resistenze da parte delle banche centrali poco disposte a permettere che i propri capitali potessero essere utilizzati per finanziare il resto del mondo, a causa del potenziale effetto avverso sui propri tassi di cambio.
Recentemente si sono schiuse importanti possibilità per un impiego anche dell'ECU in queste nuove tecniche finanziarie. Molti sarebbero i mutuatari potenzialmente interessati ad indebitarsi in ECU a tasso fisso, sia per la predeterminazione del tasso che consente di conoscere l'entità del propri oneri finanziari a medio-lungo termine, sia per la sua stabilità rispetto le altre valute che riduce l'esposizione del mutuatario al rischio di cambio. Ciononostante questo mercato è aperto solo a quei mutuatari che godono di elevata credibilità, i quali possono sfruttare questo privilegio per scambiare mediante swap delle obbligazioni in ECU a tasso fisso contro dollari ai LIBOR o, più spesso, sotto il LIBOR, fruendo grazie a questo arbitraggio d'un guadagno di circa 0.25-0.375 di punto.
In generale, mentre rimane un problema come reperire, e in quale valuta, le controparti a tasso fisso d'uno swap misto, per ciò che attiene alle controparti a tasso variabile non ci sono grosse difficoltà specie se in valute soggette a frequenti scambi. Se c'è un attivo mercato a termine a breve in una valuta, un qualsiasi tasso variabile in una certa valuta può essere agevolmente convertito in un altro tasso variabile in un'altra valuta. Con bilanciate operazioni di vendita o acquisto a termine, a seconda che una valuta faccia premio o sconto per consegna differita, gli esatti ammontare di obbligazioni a tasso variabile possono essere riprodotti per ogni coppia di valute per cui esista un mercato a termine in equilibrio. Permangono invero alcuni piccoli ostacoli a queste procedure: innanzitutto i costi che, se pur contenuti, comportano le operazioni di indebitamento nella valuta desiderata e di vendita a termine della valuta indesiderata; in secondo luogo, l'eventualità dell'imposizione di controlli sulla valuta interna in ciascun paese che possano intaccare l'effettività di questo "arbitraggio coperto" ovvero alterare l'equilibrio assunto tra sconto/premio a termine e differenziale d'interesse.
I cross-currency coupon swaps possono assumere differenti configurazioni per il raggiungimento del desiderato risultato finale in termini di valuta ed interessi. Solitamente tali transazioni riguardano due, tre o quattro parti principali, in aggiunta agli intermediari assuntori del rischio, ma già la configurazione quadrilaterale è abbastanza rara, poiché la difficoltà a concludere uno swap aumentano esponenzialmente col crescere del numero delle parti. Per semplicità di esposizione, analizziamo uno swap misto "bilaterale" in cui un partecipante A si indebita in franchi svizzeri a tasso fisso e utilizza un siffatto swap per scambiarli con un partecipante B con dollari a tasso variabile (un intermediario creditizio èpure possibile fra le due parti). I flussi valutari associati a questo accordo sarebbero così raffigurati:


Il partecipante A, che potrebbe essere una eurobanca, fa ricorso al mercato del finanziamenti in franchi svizzeri a tasso fisso come surrogato ai pagamenti desiderati d'interessi in dollari a tasso variabile. Il partecipante B, che potrebbe essere una impresa multinazionale statunitense con minore capacità creditizia, utilizza il proprio accesso al mercato del dollaro a tasso variabile per costituire una passività in franchi svizzeri che potrebbe essere usata per bilanciare una posizione di attivo netto d'una sua controllata svizzera.
Quando si combina un currency swap con un coupon swap, deve essere considerata la possibilità di cash flows irregolari associati all'accordo valutario come risultato dei possibili cambiamenti nei tassi di cambio a pronti verificatisi dall'inizio dello swap sino al periodo dell'effettivo cash flow. Precisamente, queste potenziali irregolarità derivano da un apprezzamento (deprezzamento) della valuta scambiata con un premio (sconto) a termine. la soluzione a questo problema potrebbe consistere nel concludere un currency swap che preveda cash flows periodici 'uniformi' nella valuta in cui il coupon swap è sottoscritto, convertendo la differenza tra importi periodicamente pagati e dovuti in un premio sullo scambio di capitale alla fine dello swap. Un altro approccio meno accettabile sarebbe quello di non fare i cash flows periodici derivanti dal currency swap e pagare l'intero premio a termine col tasso di cambio finale: a seguito dell'assenza di cash flows periodici, ciascuna parte dovrebbe pagare gli interessi sul suo debito nella propria indesiderata configurazione, ricostituendo l'effetto finale desiderato solo col premio o con lo sconto della scadenza.
Con questo metodo però gli obiettivi di cash flow non si realizzerebbero per ciascun periodo, perciò sarebbe più appropriato per le parti lo scambio dei pagamenti per interessi a tasso fisso o variabile nelle valute scelte con lo swap. Quest'ultima soluzione ha reso possibile la diffusione di queste operazioni anche in applicazioni riguardanti sterline, marchi e franchi svizzeri.
Attualmente un'area in forte sviluppo del mercato internazionale degli swaps è costituita dai "basis rate swaps" (o "floating/floating interest rate swaps"). Essi consentono la conversione di una attività (passività) a tasso variabile in una certa valuta in una attività (passività) a tasso variabile nella stessa valuta con riferimento ad un diverso meccanismo di indicizzazione del tasso di interesse. In altre parole, in un basis rate swap entrambe le parti pagano un tasso di interesse variabile, basato però su diversi indici. Ciò consente di gestire il rischio relativo alla base di calcolo del tasso variabile (basis risk, da cui basis swap). Molto spesso è un'operazione fra 3 partecipanti e, sebbene riguardi principalmente lo scambio del LIBOR contro Prime Rate, o del LIBOR contro T-Bili, èpossibile strutturare tale swap prendendo una qualsiasi coppia di indici di tassi variabili (Commerciai Paper, Banker's Acceptances, Certificate of Deposit, Federal Funds, ecc.).
Come per un fixed/floating coupon swap, il capitale sottostante non viene scambiato e le parti sono assoggettate alla minima esposizione potenziale possibile, giacché il rischio connesso è relativo semplicemente ai cambiamenti potenziali negli spread differenziali.
Per verificarne la vantaggiosità per entrambe le parti, supponiamo che una banca abbia una attività che renda una somma pari al LIBOR più lo 0.75%, che è stata finanziata con Certificati di Deposito (CDs) a tasso variabile al costo del tasso T-Bili (sui buoni del Tesoro statunitense) meno lo 0.25%. La controparte abbia finanziamenti a tasso variabile al LIBOR più lo 0.25%. Come illustrato nella figura seguente, attraverso un basis rate swap, la banca paga alla controparte il LIBOR (rivisto ogni sei mesi) e riceve dalla controparte un tasso pari al T-Bili più lo 0.5% (rivisto settimanalmente):


Con una tale operazione, la banca ha trasformato la sua passività relativa al finanziamento attraverso CD indicizzati al T-Bili in una passività avente un costo dello 0.75% al di sotto del LIBOR, fissando uno spread positivo di 150 punti base contro il suo attivo basato sul LIBOR. Per la controparte, invece, il costo effettivo del finanziamento a tasso variabile, dopo l'accordo di swap, è pari al tasso T-Bill più lo 0.75%. In tal modo, al di là del vantaggi derivanti dal l'arbitraggio, per entrambe le parti è possibile avere una copertura sui possibili cambiamenti degli indici base e sulle differenze tra costi del finanziamenti e rendimenti delle attività.
Nella pratica però è più probabile che si concludano swaps trilaterali in cui si combini un basis swap con un 'basic swap' (cioè fixed/floating coupon swap). Ciò accade quando, specie attraverso un intermediario, si cerca di ottemperare alle esigenze d'un natural fixed-rate payer che voglia ricevere un determinato tasso variabile (poniamo il Prime Rate), con cui pagare il suo indebitamente a tasso variabile basato sul Prime, e non trovi un partner per un possibile basic swap. Vi può essere però una controparte, disposta a pagare un certo altro tasso variabile (poniamo il LIBOR) per ricevere il tasso fisso, che è possibile accoppiare con un terzo operatore che abbisogni di finanziamenti indicizzati al LIBOR e sia in grado di pagare, in un basis swap, interessi legati al Prime. Mettendo assieme questo basis swap col precedente basic swap (salvo aumenti - o diminuzioni - dei tassi a seconda della forza contrattuale), ciascuna parte può ricevere e pagare dei flussi d'interesse con le caratteristiche desiderate.
Per concludere possiamo aggiungere che la disponibilità di basis rate swaps, mentre aiuta gli operatori a pareggiare le posizioni di bilancio e ad effettuare vantaggiosi arbitraggi sugli spreads fra differenti indici dei tassi variabili, permette di disporre di un valido strumento, in particolare per le istituzioni finanziarie europee, per simulare il mercato statunitense dei finanziamenti attraverso Commerciai Paper, senza la necessità di sottostare alle disposizioni restrittive richieste dalle autorità americane per i programmi di finanziamento attraverso tale carta commerciale.
L'enorme utilizzo di interest rate swaps che si è avuto negli ultimi sei anni, volto a sfruttare l'imperfezione di mercato sul differenziale del premio al rischio tra mercato del debito a tasso fisso e variabile, ha procurato una minore vantaggiosità nell'uso di tali strumenti finanziari; questo scenario deflazionato, proprio a seguito della maggiore competitività, ha sviluppato una costante innovazione nei concetti originari di interest rate swap. Dando una rapida occhiata su quello che il mercato ha maturato in un caotico crescendo di sofisticate soluzioni, si può constatare come il semplice "plain vanilla" swap (così come è chiamato lo swap base, il fixed/floating interest rate swap) sia stato modificato per venire incontro alle specifiche esigenze delle controparti.
Anzitutto esistono accordi di swap relativi a capitali sottostanti variabili. I più semplici sono tre:
1) "amortizing swap", in cui il finanziamento è basato su un capitale soggetto ad un piano di ammortamento prestabilito ed a tasso variabile; per cui, quando i tassi scendono, può essere vantaggioso effettuare lo swap per "fissare" i tassi;
2) "drawdown swap", relativo tipicamente ad un progetto di costruzione/ investimento che preveda un'utilizzazione del fondi pianificata attraverso un finanziamento a tasso variabile; per cui, quando i tassi di mercato s'abbassano, tale tasso variabile può essere scambiato tramite swap per procurare un tasso fisso ed in tal modo liberare la parte che ha fatto tale progetto dall'onere di avere una riserva per il pagamento degli interessi variabili pianificati;
3) "deferred swap", che è uno swap concluso ora, con un determinato tasso fisso, che comincerà in una data futura (vantaggioso a seconda delle previsioni di ciascuno sull'andamento del tassi).
Abbiamo già parlato in linea teorica delle opzioni sui contratti di swap nei precedenti articoli; qui basti dire che ci sono sul mercato più di 30 tipi di options su tali contratti. In un ambiente di alta incertezza - e dunque d'alta volatilità dei tassi - tutte le opzioni sono preziose e costose al tempo stesso. Vediamo quattro opzioni in particolare:
1) "spread option": che permette di fissare uno spread garantito, riferito ai titoli del Tesoro, in anticipo sullo swap la cui valutazione può mutare, specie nel settore a breve, per la presenza di arbitraggisti;
2) "coterminous reversal option": che permette ad un operatore, che effettua uno swap per ricevere tasso variabile, di invertire lo swap con un margine (spread) garantito;
3) "extendible swap": che permette di pagare un tasso fisso più basso, entrando in uno swap in cui la controparte ha l'opzione di allungarne la durata;
4) "puttable swap": che permette ad un operatore che disponga d'una attività di cambiare il tasso variabile in tasso fisso, riservandosi l'opzione a liquidare lo swap anticipatamente (è il caso opposto al precedente).
Infine, l'ultima novità nel settore degli swaps in dollari americani è costituita dagli "hi-tech swaps", combinazioni di differenti strutture di swap, sofisticatissimi, unici e fatti su misura, spesso parte di un più ampio pacchetto di gestione di finanziamenti o esposizioni al rischio. A causa della loro complessità e del grosso dispendio di tempo richiesto agli esperti per elaborarli "in esclusiva" per i propri clienti, questi hi-tech swaps non sono affatto a buon mercato. Tuttavia si può ragionevolmente pensare ad essi se gli importi variano da 25 a 250 milioni di dollari, poiché offrono un'enorme flessibilità nella gestione dell'esposizione al rischio, delle tasse e dei guadagni.
Se però, da un lato, strumenti finanziari quali i coupon swaps hanno contribuito al soddisfacimento delle esigenze particolari degli operatori a fronte d'un rischio connesso molto ridotto, d'altro canto essi hanno reso i mercati finanziari mondiali così interdipendenti (spingendo le imprese ad indebitarsi in valute differenti) da causare effetti considerevoli sui tassi d'interesse locali e sull'offerta di moneta, diffondendo una situazione di disagio e preoccupazione fra molte banche centrali ed istituzioni finanziarie.
Il problema fondamentale riguarda il grado del rischio connesso, come esso dovrebbe riflettersi in un accordo di swap e quale peso dovrebbe avere considerandolo una passività contingente. Questo ed altri problemi attinenti alla valutazione dei coupon swaps saranno perciò argomento di un prossimo articolo.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000