§ Riscoperte

La moneta dei padri




Ada Provenzano



Fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno effettuato fra loro scambi di prodotti. Dalle primitive forme di baratto deriva il moderno commercio, e già nelle società primitive si trova testimonianza delle prime forme di moneta, costituite da oggetti manufatti o naturali. Possono essere classificate nel modo seguente:
- moneta ornamentale (conchiglie, perle, denti, pietre);
- moneta per vestiario (pelli e stoffe);
- moneta per fini alimentari (sale, tè, cacao, frumento);
- moneta per fini utilitari (asce, coltelli, manufatti metallici, lance, barre di rame e di ferro, ecc.).
A questa classificazione diversi studiosi contrappongono un'altra, per periodi. E cioè:
- periodo di mancanza di moneta;
- periodo della moneta naturale (diviso in utilitario e simbolico, a secondo che venga conservato o meno la primitiva funzione dell'oggetto);
- periodo della moneta civile (appartenente alle culture superiori, vale a dire alle civiltà avanzate).
Considerando l'uso della moneta sotto l'aspetto dei diversi cicli culturali dell'umanità, riscontriamo che le culture primitive, come per esempio quella del boomerang e dei totem (area melanesiano), inizialmente non presentavano alcuna forma di denaro; quando esso appare, risulta formato da corone di dischi e di conchiglie. A questa tipologia monetaria si contrappone quella del ciclo culturale detto "dell'arco", in cui il denaro è rappresentato da denti di cinghiale e di cane. Comunque sia, fin dai primordi, la moneta usata dall'uomo appare molto varia ed eterogenea, spesso assai personalizzata e differenziata da area ad area abitativa, a seconda del tipo di insediamento nomade o stanziale.
Fra le diverse forme di denaro utilizzate (barre di rame e di ferro, puntali di lancia, pani di tabacco, perle di vetro, collane di perle e di pietre), quella maggiormente diffusa fu la moneta di conchiglia, detta cauri, cioè la Cypraea moneta. Questa conchiglia, per lo più pescata nelle isole Maldive, fu portata dapprima in Africa (con ogni probabilità dagli antichi indù), e successivamente venne introdotta in Gran Bretagna. Da quest'area si diffuse, nel corso della preistoria, in numerose zone costiere occidentali, pervenendo fino alle rive del Mar Baltico. Il cauri fu dunque la moneta che ebbe la più vasta espansione, toccando perfino (circa tremila anni fa) la Cina e l'india. Monete di conchiglia, dette dentalium, si trovano anche nella cultura tribale delle popolazioni della costa del Pacifico dell'America del Nord, mentre le popolazioni messicane e quelle andine utilizzarono come denaro utensili e placche metalliche.
Fra le popolazioni dedite alla pastorizia, la moneta era costituita dal capo di bestiame, come ci indica il termine latino pecunia. Molto curiosa era la moneta usata presso i Mongoli, costituita da mattonelle di tè pressato, facilmente divisibili in funzione del corrispettivo da pagare. In Cina, prima della nostra era, si usavano come forma di denaro anche asce, coltelli e campanelle. Presso le popolazioni delle Isole Palau (Micronesia occidentale) era diffusa invece la moneta di pietra levigata.
In particolare, in una di queste isole si fabbricavano monete singolarissime, le più strane che la storia del mondo possa ricordare: erano fatte di aragonite (pietra calcarea) a forma di ruota oppure ovoidali, forate al centro, con un diametro variante da cinquanta centimetri circa fino a quattro metri.
L'uso di questo "denaro di pietra" risale a circa tremila anni fa, ed era prettamente locale. Talvolta veniva trasportato su apposite chiatte a Yap, una delle Isole Caroline, nell'Oceano Pacifico, per essere depositato in un apposito "ufficio moneta". I mercanti europei che commerciarono in quest'isola fino a un secolo fa ebbero modo di vedere gli indigeni usare pietre per pagare generi di varia natura. Si accorsero anche che le pietre più grandi servivano per pagamenti importanti e per risolvere i conflitti fra i vari villaggi; inoltre, grandi pietre erano esposte fuori dalle capanne, a simboleggiare la ricchezza, lo status symbol della famiglia.
Se questa moneta suscita curiosità, non meno importanti sono i Kisi pennies (barre di ferro martellate, usate dalle popolazioni Kisi, della Liberia). Questo tipo di denaro fu adoperato addirittura fino al 1930 circa: nei mercati, il pagamento accettato e preteso avveniva solo con questa moneta, tanto è vero che i viaggiatori, per fare acquisti, erano costretti a cambiare il loro denaro al tasso di quarantotto Kisi pennies per scellino. Persino la dote matrimoniale della sposa veniva pagata in questa forma.
Alla ricca gamma di denaro-oggetto si aggiunge il "denaro di piuma" di Santa Cruz, del quale i viaggiatori europei scoprirono l'uso nel secolo XIX. Essi notarono che spire ornamentali di fibre vegetali decorate con piccole piume rosse venivano utilizzate per effettuare pagamenti. Il "denaro di piuma" non era utilizzato sistematicamente nel commercio di tutti i giorni, ma veniva usato solo per saldare obblighi sociali. Era versato come indennizzo, usato per pagare le spese nelle cerimonie matrimoniali e per acquistare grandi canoe con le quali solcare l'Oceano Pacifico.
Ma certamente il tipo di denaro che ha interessato di più gli studiosi è quello costituito dalle conchiglie, che gli esploratori occidentali ebbero modo di vedere durante i loro viaggi in alcune aree tropicali e che definirono "denaro primitivo". l'affascinante mondo delle conchiglie ha sempre esercitato sull'uomo una grande attrazione. Gli scavi archeologici effettuati in molte località del globo hanno rivelato come l'interesse per queste ultime fosse già vivo fin dai tempi più remoti, sia che fossero considerate come simboli, sia se inserite come oggetti votivi nelle cerimonie religiose, sia infine se usate come oggetti estetici ed ornamentali o come moneta. La religione, l'arte, la magia e il commercio trassero ispirazione dalle conchiglie, dalla loro forma e dal loro colore.
Il loro impiego monetario è testimoniato dai tributi che il popolo azteco pagava a mezzo conchiglie all'imperatore Montezuma. Ma in molte altre culture e civiltà le conchiglie furono, e sono ancora oggi, usate come mezzo di pagamento. Le collane della già menzionata Cypraea (piccola conchiglia di colore biancastro, a forma ovale) costituivano parte dell'abbigliamento di alcune popolazioni africane che, grazie a questo amuleto, pensavano di ottenere dagli spiriti particolari riguardi. Questa specie di conchiglia era molto diffusa in Africa, sia come oggetto magico sia come mezzo di acquisto. le stesse conchiglie sono ancora oggi usate come denaro per piccoli commerci e scambi da alcune tribù dell'Africa occidentale, dal Golfo di Benin a Timbuctù e all'area del lago Ciad.
Ma non fu solo la conchiglia intera ad avere la funzione di denaro. Fra le cosiddette "monete indigene" o "monete primitive" troviamo anche collane fatte con piccoli pezzi di conchiglia, chiamate sapisapi nella Nuova Guinea, oppure rongo o diwara in Malaysia, corrispondenti ai wampum dei Pellerossa della costa orientale dell'America del Nord. Da una stima d'acquisto risalente agli anni 1606-1612 si apprende che, in rapporto alla moneta ufficiale dell'uomo bianco, "una collana della lunghezza di un cubito di wampum valeva sei pence".
I wampum furono usati come moneta fino alla metà del Settecento, quando, contraffatti, persero il loro valore. E tuttavia, essi furono adoperati per lo scambio di doni fra indigeni e bianchi per quasi tutto intero il secolo scorso. Attualmente, conservano soltanto un valore storico-culturale, come testimonianza di un popolo quasi estinto. Per confezionarli, occorreva molto tempo, e il loro valore dipendeva dal tipo e dall'integrità dei gusci. Alcuni esemplari furono usati, in tempi recenti, addirittura come "resto" alla moneta europea.
La specie di conchiglia Cypraea era, in tempi passati, talmente legata al concetto di denaro, che la prima moneta metallica coniata nella Lidia greca (670 a.C.) ne rispecchiò esattamente la forma e l'immagine. Eppure, il guscio di questo mollusco non è tanto raro e non ha una bellezza pari a quella di altri dello stesso genere. Né va dimenticato che nel secolo XV un'altra specie di conchiglia (il murice) assunse una grande importanza nell'economia della tintura tessile di Tiro e di Sidone. Il problema storico più complesso è quello di stabilire come mai proprio questa conchiglia venne usata dall'uomo come moneta e come mai le società primitive sono giunte addirittura a rapportarne il valore a quello delle monete delle società civilizzate.
Per esempio, sempre presso alcune tribù Pellerossa delle coste del Pacifico, la base del sistema monetario era l'Haikwa e una corona di venticinque conchiglie era valutata cinquanta dollari. Quelle formate da conchiglie più piccole erano valutate meno, mentre le piccolissime, che venivano chiamate kop-kop, erano adoperate come moneta spicciola.
Questo "denaro di ciprea" era conosciuto anche col termine cauri (nome indostano di queste conchiglie, corrispondente scientificamente alla Cypraea moneta e alla Cypraea annulus). L'uso di queste conchiglie come denaro, nell'ambito del paesi europei e africani, è molto antico, e raggiunge la massima diffusione durante il Medioevo, col commercio veneto e con quello arabo. Nei secoli XIII e XIV, per esempio, il commercio dei cauri indiani passava per il Golfo Persico e il Mediterraneo, fino al Marocco; da qui, i carovanieri li diffondevano presso le popolazioni dell'Africa. li traffico dei cauri raggiunse, nei paesi tropicali del mondo antico, la massima intensità nei secoli XVII e XVIII, decadendo poi progressivamente. Cento cauri, agli inizi del secolo XX, valevano, a seconda delle località, da cinque a venti centesimi d'oro.
Come e quando si diffuse l'uso di questi tipi di moneta fra le popolazioni preistoriche e protostoriche? E' difficile stabilirlo, dato che non si hanno fonti scientifiche certe, nonostante i progressi della scienza archeologica e paleontologica. I rapporti commerciali fra i popoli delle età più antiche possono essere oggetto di studio sicuro solo quando i reperti scambiati sono materialmente visibili e ben conservati (pietre silicee, bronzo, ferro, ambra, ceramiche, perle, conchiglie, ecc.). Ciò non può essere fatto quando tali reperti sono deperibili (pelli, stoffe, bestiame, ecc.).
Per questi è per altri motivi, stabilire l'inizio dell'entrata in uso del. denaro costituito dai materiali sopracitati è impossibile. Con ogni probabilità, tale uso è legato alle prime fasi di scambi commerciali che l'uomo avviò agli albori dell'agricoltura. Solo lo sviluppo dell'industria del metalli ed il loro impiego -prima sotto forma di barre e di anelli, poi sotto forma di vera e propria moneta, a partire dal 700 a.C. - ci forniscono notizie sull'inizio dei commerci nell'antichità.
Il consorzio umano presenta, già dal secondo millennio a.C., un grande dislivello culturale, in modo particolare fra l'area europea e quella asiatica di cultura egeoegizia. Nel bacino del Mediterraneo occidentale, soltanto la Sicilia, l'Italia meridionale e la Grecia furono direttamente influenzate dalla cultura orientale; mentre nell'Europa settentrionale si viveva solo di pastorizia, in quella meridionale si incominciò a lavorare il bronzo, i cui manufatti iniziarono ad essere commerciati. Da qui risulta evidente la connessione fra il mercato commerciale, che implica l'uso della moneta, e lo sviluppo dell'attività primaria, l'agricoltura.
Non bisogna credere, comunque, che la scoperta del denaro sia stata realizzata in un breve volgere di tempo. Essa fu il risultato di una lenta e costante evoluzione culturale e commerciale di scambi, che portarono di giorno in giorno l'uomo a radicali trasformazioni. Al termine di questa evoluzione, con le grandi civiltà fenicia, babilonese, egizia, greca e romana, si determinò il distacco dalle culture primitive e si iniziarono a coniare monete in vari metalli, che aprirono il cammino alla grande economia finanziaria moderna.

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