§ Strali polemici

Il "Teatro alla moda" e le "Opinioni"




Sergio Bello, Francesca D. Baffa



Nell'anno 1637, si inaugura il primo teatro pubblico: il S. Cassiano di Venezia. Tale evento apporterà profonde modifiche all'evoluzione di quella che può essere considerata una delle manifestazioni artistiche più complesse: l'opera.
Uscire dalle corti, divenire preda, tra virgolette, delle leggi del mercato, dover fare i conti con strati sociali, e dunque culturali, eterogenei, non sempre, peraltro, di elevato livello, significa necessariamente, per l'opera, doversi modificare, sconvolgere gli equilibri fino ad allora stabili, giocare nuove carte: la spettacolarità, prima fra tutte; effetti scenici, coreografie fastose, pirotecnie musicali prendono il posto dell'originario rigore compositivo.
E' sulla scia delle suddette trasformazioni che va analizzato l'opera di Benedetto Marcello, titolata Il teatro alla moda, pubblicata l'anno 1720.
Letterato, oltre che compositore di fama, il Marcello muove una critica spietata al malcostume ed alle deficienze del teatro melodrammatico del suo tempo, impugnando le armi dell'ironia e del sarcasmo per mezzo della tecnica del consiglio a rovescio: ciò che egli sembra consigliare per la buona riuscita dell'opera, altro non è che l'ironica descrizione di come in realtà vengano condotte le cose in ambiente musicale.
La pungente critica del Marcello si dimostra talmente dura da far sorgere dei dubbi allo stesso curatore dell'ed. Ricordi del Teatro alla moda, Andrea d'Angeli, al quale appare improbabile che il Marcello volesse screditare l'intero ambiente musicale italiano; più probabile, secondo il d'Angeli, che facesse riferimento ad un ambiente più ristretto, quale ad esempio quello veneziano. A rafforzare tale ipotesi è una vignetta allusiva al testo, presente nelle prime edizioni dell'opera: un gran numero di personaggi dell'ambiente musicale veneziano sono infatti qui presi di mira dal Marcello.
Passiamo ad un'analisi strutturale dell'opera. Le circa settanta pagine del pamphlet raccolgono una panoramica del mondo operistico preso nella sua interezza, senza esclusione alcuna, e la trattazione segue un preciso ordine gerarchico: si va dai poeti, dai compositori di musica, dai musici, fino alle maschere ed ai conduttori del botteghino, passando per i sarti, le comparse, addirittura le madri delle virtuose e gli affittascagni e palchetti. Niente e nessuno viene risparmiato dagli strali satirici del Marcello. Si diceva dell'ordine gerarchico. Primi ad essere trattati, e più a lungo, sono coloro ai quali si addebita la creazione dell'opera: i poeti ed i compositori di musica.
L'ignoranza e la presunzione, unitamente a note di carattere pratico, quali i contatti con gli impresari per i primi e con le virtuose per i secondi, rappresentano i fulcri intorno ai quali si accentra la satira del Marcello. Nondimeno, a mano a mano che l'analisi procede verso personaggi meno importanti, l'ironia non cessa di essere sferzante.
Il moderno virtuoso "Sbagliando un'Aria più d'una volta, o che non avesse applauso, dirà che non è Aria per teatro, che non si può cantare... "; (1) i suggeritori saranno "mezzani per affittare in nome dell'impresario botteghino, soffitta, scagni..." (2), così come i solfeggiatori " ... tratteranno (le virtuose) più anni sopra le solite variazioni del LA in RE ascendendo e del RE in LA discendendo [ ... ] ma non gli faranno mai aprire bocca ..." (3).
Ma, in ogni caso, al di là della marcata vena ironica, una lettura fra le righe' del Teatro alla moda permette di addentrarci nel mondo del teatro operistico dei primi del Settecento. Stesso risultato si raggiunge attraverso un percorso diverso da quello appena esaminato.
Questo secondo percorso muove dalla lettura del trattato titolato Opinioni de' cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il canto figurato, opera di Pier Francesco Tosi. Tale trattato per sua stessa definizione si presenta strutturalmente e contenutisticamente diverso dal pamphlet del Marcello.
Tre sono i momenti principali del trattato, corrispondenti ad altrettanti capitoli: osservazioni per chi insegna; osservazioni per chi studia; osservazioni per chi conta. Tra i primi due capitoli succitati, trova posto l'esame dell'appoggiatura, del trillo, del passaggio, del recitativo; tra le seconde e le terze osservazioni, vengono trattate le arie e le cadenze. Appare evidente da questa prima epidermica analisi strutturale quale sia la funzione e dunque a chi sia rivolto questo trattato: il Tosi mette in evidenza gli errori degli insegnanti, degli studenti e dei cantanti moderni, forte della personale esperienza di sopranista e compositore, elargendo spunti ed indicazioni atte a stimolare la propensione allo studio, alla ricerca della perfezione e, non ultimo, a un giusto equilibrio morale, elementi indispensabili per affrontare degnamente una carriera musicale, e tuttavia venuti miseramente meno.
E importante rilevare, per inciso, come per "moderni" il Tosi intenda i compositori ed i cantanti del principio del XVIII sec., e per "antichi" i compositori ed i cantanti della seconda metà del XVII sec., e come, pur criticando aspramente i primi nel corso di quasi tutto il trattato, li emendi poi in parte ammettendo che "Da i nominati Antichi, e dai creduti Moderni [ ... ] v'è di che imparare. Basta trovare il fiore, e saperlo ben distillare per ricavarne l'essenza" (4).
Cominciano a mettersi dunque in luce i punti di contatto tra le Opinioni ed il Teatro alla moda: meno drastica senz'altro la posizione del Tosi, ma non meno pungente nel criticare: evidenzia i torti del compositori, rei d'esser causa della pessima maniera di cantare il recitativo, scritto senza rispettare le buone regole del discorso e delle leggi armoniche; condanna l'incapacità dei più di leggere correttamente, gli eccessi dei "noiosi gargarismi" di chi esagera nel l'esibizionismo; biasima chi si lascia sedurre dalle lodi popolari, così come i cantanti che si fanno malati immaginari e coloro che confondono il desiderio di farsi onore con la ricerca del guadagno, attività inconciliabile con l'arte musicale. E tuttavia v'è un altro momento d'incontro tra le Opinioni ed il Teatro alla moda, forse il più evidente: il capitolo dedicato alle arie si chiude con una conversazione immaginaria con un compositore cosiddetto moderno, di sapore satirico-umoristico, accostabile alla vena ironica del Teatro alla moda. Il compositore in questione esalta la faciloneria, e cioè "L'amabilissimo metodo che non obbliga alcuno allo studio penoso delle regole, che non inquieta la mente con gli affanni della speculativa, né ci delude con quella vana cognizione che pensa di ridurre in atto ciò che, speculando, si può investigare ... ". (5) "Mi stupisce bensì, o cantori amatissimi, del profondo letargo in cui siete, con tanto vostro svantaggio, caduti. Voi dovreste svegliarvi che è ormai tempo e dire ai compositori di questa fatto che volete cantare e non ballare" (6).
Dunque, pur tenendo ben presenti le finalità didattiche del proprio trattato, il Tosi non risparmia analisi critiche mirate, come per il Marcello, ad evidenziare i problemi che costellano l'universo musicale del tempo.
E' peraltro utile notare come il Tosi si ponga al di sopra delle parti, ammettendo per primo che "Gli abusi, i difetti, e gli errori da me divolgati in queste osservazioni, e ingiustamente addossati al moderno stile, erano quasi tutti miei ... " (7) e reca innanzi, a parziale giustificazione, la giovane età e il desiderio che la personale esperienza "... sia almeno d'esempio, e d'emenda a chi pensa di cantare bene" (8).
Tuttavia, tanto lo scritto del Marcello quanto quello del Tosi, a ben guardare, celano difetti anche molto evidenti: il Marcello letterato, ad esempio, prende decisamente il sopravvento sul Marcello musicista: non vi è tentativo alcuno di indicare una soluzione circa la situazione in cui di fatto si trova il teatro melodrammatico; addirittura, come già si èrilevato in precedenza, i motivi caricaturali e satirici sono talmente esasperati, da far pensare ad ambiti d'indagine, e dunque di critica, ristretti, come esplicitamente dichiarato dal d'Angeli. Ancora, il Marcello viene sovente accusato di essere " ... spietato e non esente talvolta da un pizzico di pedantesca saccenteria ... " (9) in riferimento alle oltremodo pesanti note riguardanti l'ignoranza dei poeti e del compositori di musica.
Pedante in questo senso si dimostra anche il Tosi, il quale, più che dare effettivi contributi al bagaglio didattico-musicale, sembra voler sottolineare la fragile preparazione dei "moderni", fragilità che si tento di mascherare con "abusi insoffribili" che altro non fanno che condurre a risultati ancora meno apprezzabili.
Alla luce di quanto detto, è dunque nostro parere che non si possa in effetti parlare di critica estetica in senso reale: piuttosto, quella del Marcello e del Tosi è una condanna a sfondo moralistico, che travalica l'ambito strettamente tecnicomusicale, per divenire, in specie nel Marcello, critica di costume.


NOTE
1) Benedetto Marcello, Il teatro alla moda, Venezia 1720, ed. a cura di A. Marianni, Rizzoli, Milano, 1959, pag. 44.
2) Ibidem, p. 72.
3) Ibidem, p. 88.
4) Pier Francesco Tosi, Opinioni de' cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il canto figurato, I° ed. 1723; ristampa anastatica dell'edizione a cura di L. Leonesi, del 1904, Forni, Bologna, 1985, p. 131.
5) Ibidem, p. 97.
6) Ibidem, p. 98.
7) Ibidem, p. 130.
8) Ibidem, p. 131.
9) Ariodante Marianni, Il teatro alla moda di B. Marcello, (introduzione), Rizzoli, Milano, 1959, p. 13.


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