§ Coupon swap

Rischi, benefici Valutazioni d'economia




Gianluigi Guido



Con la crescita nel volume totale delle transazione del mercato dei coupon swaps, un numero crescente di partecipanti ed utilizzatori ha incominciato ad interessarsi ai problemi del rischio connesso a tali contratti.
Due sono fondamentalmente i rischi cui è soggetto uno swap d'interessi: un "rischio di credito", nel caso che una parte diventi insolvente ed incapace di adempiere i propri obblighi, e un rischio di mercato: quello relativo ad un mutamento nei tassi d'interesse contrario alle aspettative e perciò sfavorevole (come si è detto, gli swaps vengono realizzati proprio in funzione di certe previsioni sui tassi d'interesse: andamenti opposti da parte di quest'ultimi potrebbero rovesciare totalmente la convenienza dell'operazione determinando grosse perdite per la parte svantaggiata).
Dunque, affinché si abbia una perdita certa, devono verificarsi due eventi, non necessariamente correlati: l'inadempienza d'una parte ed un movimento nei tassi d'interesse (e di cambio, se consideriamo pure gli swaps misti) contrario alle aspettative della parte solvente: il rischio che entrambi questi eventi si verifichino simultaneamente prende il nome di "esposizione" di una parte ad uno swap. Va ricordato che rischi aggiuntivi si inseriscono quando esiste un mismatching tra le date di regolamento accordate nello swap e quelle dei debiti originari, oppure tra il tasso di riferimento del debito originario ad interesse fluttuante e quello che viene stabilito nel contratto di swap. Normalmente le controparti cercano però di pareggiare queste condizioni, a meno che non assumano di proposito una posizione speculativa. Per determinare l'esposizione si deve, in generale, essere in grado di calcolare la perdita: dal punto di vista contrattuale, ci sono tre metodi prevalenti nello swap market.
Primo, il metodo della formula (formula method) che computa i cash flows rimanenti di uno swap fallito, utilizzando i costi d'indebitamento figurativi o i rendimenti d'investimento, e calcola la perdita della parte non inadempiente come il valore attuale del costo di questa transazione alternativa al tempo dell'inadempienza.
Secondo, il metodo dei danni generici (generai damages method) che definisce la perdita come i costi totali subiti e ragionevolmente attribuibili all'inadempienza della controparte.
Terzo, del valore concordato (agreement value), o costo di uno swap sostitutivo al tempo dell'inadempienza, che è diventato l'approccio più accettato tra i maggiori partecipanti al mercato dei coupon swaps in dollari statunitensi.
Le banche hanno delle formule per stimare il rischio: solitamente valutano il rischio su un interest rate swap come il 5 o 10% del capitale (o il 20% per i currency swaps).
Le società non utilizzano queste formule. Esse decidono semplicemente se addossarsi il rischio di credito d'una particolare controparte e, nell'eventualità in cui uno swap debba riguardare delle parti con bassa capacità di credito, chiedono di solito l'intervento d'una banca che funga da intermediatrice accollandosi i rischi.
Per le banche, nei primi tempi, l'esposizione che ne derivava era trascurabile, considerando il numero di swaps registrati e gli alti margini di utile. Ora che il volume degli swap è grande ed i margini stretti (dai soliti 50 punti base iniziali ai 12 1/2 circa dei nostri giorni), le banche ci pensano due volte prima di accrescere l'esposizione per contratti di swap.
Da quanto detto, risulta che alcune precauzioni vanno prese per ridurre il rischio connesso ad uno swap: cinque, fra le più comuni:
a) Effettuare più rigorose analisi dei crediti ed usare la massima accortezza nella scelta delle controparti.
b) Effettuare accordi generali (master agreements) che prevedano la clausola di inadempienza indiretta per entrambe le parti: l'inadempienza d'uno swap genera la sospensione dei pagamenti su tutti gli altri swaps rientranti nell'accordo ("cross default" clause).
c) Per quegli swaps in cui si dubita della capacità di credito delle parti, far apportare a garanzia dei titoli negoziabili (molti operatori, comunque, si oppongono a dare garanzie, poiché sono spesso forzati dalle clausole "negative pledge" o "pari passu" negli accordi di credito).
d) Una documentazione maggiormente protettiva per la quale gli utilizzatori possano richiedere, ad esempio, che i testi delle varie condizioni finanziarie definite negli accordi di credito siano incorporate nei contratti di swap.
e) Per minimizzare il rischio, un utilizzatore di swaps dovrebbe insistere per ottenere il regolamento di tutti i pagamenti nello stesso giorno ed al netto.
La dimensione del rischio è comunque difficile da stabilire in relazione agli aspetti legali ed internazionali: in qualsiasi formula che definisca il rischio c'è sempre un incognita riguardo cosa possa accadere in caso di inadempienza. Non ce n'è stata una che possa essere considerata un precedente in una corte di giustizia. L'unico caso conosciuto portato in un'aula di giudizio è quello della Renault Acceptance B.V. contro la Beverly Hills S & L's, che non è però un esempio chiarificatore.
Il contratto di interest rate swap è un contratto atipico, dal punto di vista legale. E' da ritenere, comunque, che esso sia volto a realizzare interessi meritevoli di tutela, a seguito della esistenza delle operazioni commerciali e finanziarie sottostanti, in quanto sono proprio quelle operazioni e i relativi termini e condizioni che fanno sorgere in capo alle controparti determinate esigenze economiche che il contratto in questione mira a soddisfare.
Il contratto, dato che il sorgere degli obblighi a carico dell'una o dell'altra delle parti dipende da eventi esterni ad essi, deve comunque farsi rientrare nella categoria dei contratti aleatori.
Ai fini dell'impostazione del bilancio, dato che il contratto non incide sui crediti e debiti relativi alle operazioni sottostanti (in quanto non ha alcuna rilevanza esterna nei rapporti con i terzi debitori o creditori), i pagamenti periodici e quelli a scadenza trovano diretta collocazione nel conto dei profitti e delle perdite. Eventualmente per completezza di informativa, potrebbe essere ritenuto opportuno iscrivere il contratto di coupon swap nei conti d'ordine, per uguale importo nell'attivo e nel passivo.
Nate recentemente, le operazioni di swap si basano su una documentazione legale non ancora consolidata; nel caso degli swaps non esiste una lunga e articolata giurisprudenza su cui si basi l'aspetto legale, non essendosi ancora verificati casi di contenzioso su questo tipo d'operazioni (al di fuori di quello precedentemente citato) che siano stati portati in una corte di giustizia. Si è passati così per ricerche successive, da una documentazione assai complessa, tesa ad individuare tutti i possibili "events of default" ad una serie di convenzioni assai sintetiche e standardizzate che, in poche pagine, individuano solo le principali poste del contratto, senza disperdersi in troppi particolari. Appunto perché non esiste giurisprudenza al riguardo, non è dato sapere se ciò sia un bene o un male. Ad ogni modo, è convinzione comune che sia meglio definire solo una protezione dai maggiori rischi, ed accennare con formule più generali - ma non per questo generiche - gli altri eventuali pericoli a carico dei contraenti. Come nella stragrande maggioranza dei contratti legali relativi ad operazioni finanziarie, anche gli swaps sono in genere assoggettati alla legge inglese.
Le parti richiedono per i loro iniziali indebitamenti l'esecuzione della Convenzione di Interest Rate Swap (Interest Rate Swap Agreement), che specifica esattamente quali obbligazioni vengono scambiate. Le varie poste di questa convenzione legale di coupon swap, dopo le solite introduzioni e definizioni, includono:
a) la struttura dello scambio (interessi a tasso variabile contro interessi a tasso fisso, p. es.);
b) la possibilità di effettuare una compensazione;
c) l'obbligo di pagare un "arrangement fee" a favore della parte che, su mandato dell'altra, ha organizzato l'operazione;
d) la possibilità della controparte adempiente di sospendere i suoi pagamenti a favore di quella inadempiente, una volta accertata l'incapacità di quest'ultima di addivenire ai suoi obblighi contrattuali;
e) il meccanismo di pagamento e le eventuali modalità da seguire in caso di irreperibilità di fondi nella valuta considerata.
Seguono poi tutte le indicazioni relative alla documentazione da esibire, ai casi d'inadempienza contrattuale, alle dichiarazioni da effettuare, alla legislazione cui l'accordo è sottoposto. Emergono delle problematiche relative a due punti particolarmente delicati di questo tipo di transazioni. Esse riguardano:
1) il calcolo degli interessi e le modalità di pagamento degli stessi;
2) la terminazione anticipata.
Circa il calcolo degli interessi, la questione è particolarmente delicata per quella parte che deve pagare il tasso variabile alla propria fonte d'indebitamento e che quindi riceve direttamente, o indirettamente attraverso un intermediario, il tasso variabile. Tale operatore deve infatti tendere ad assicurare un perfetto matching tra il tipo di variabilità che esso ha concordato con il mercato e quello previsto dal contratto di swap. Inoltre, possono sorgere problemi, qualora l'indice scelto come base per i pagamenti a tasso variabile non possa essere determinato.
Una soluzione può essere quella, se prevista dall'accordo, di negoziare un tasso sostitutivo fra le due parti interessate; viceversa, alcuni swaps prevedono procedure sostitutive specifiche per determinare il tasso variabile.
Circa il secondo punto, quello riguardante la terminazione anticipata, c'è da dire che, una volta costituito il rapporto di swap tra una o più parti, una conclusione anticipata dello stesso porterebbe ovviamente a un totale sbilanciamento del rapporto sottostante tra ciascuna delle parti ed il rispettivo mercato.
Proprio per questa ragione, i casi di terminazione anticipata debbono essere chiaramente enunciati e specificati nel contratto di swap. I casi più comuni di terminazione anticipata sono:
- non pagamento d'una parte verso l'altra;
- recidività nei ritardi;
- insolvenza o bancarotta;
- illegalità sopravvenuta della transazione;
- introduzione di nuove tasse sugli interessi;
e nel caso dell'euromercato,
- dissolvimento dello stesso.
Raramente l'elenco include la terminazione volontaria.
Qualora dovesse avverarsi uno dei casi d'inadempienza visti prima, due sono i fondamentali problemi che si aprono: come fissare l'ammontare della perdita e chi deve pagarla. L'ammontare della perdita può essere coperto da un'indennità generale (blanket indemnity) per danni generici o calcolato per mezzo di una formula che fissi una penale.
Per quanto riguarda chi deve pagarla, tutto dipende se il meccanismo di pagamento è a senso unico o a doppio senso. Se è a senso unico, la parte inadempiente paga alla controparte non inadempiente l'ammontare della sua perdita, ma quest'ultima non è tenuta a pagare alcuna cifra per la perdita che la parte inadempiente possa aver subito. Se il meccanismo è a doppio senso, chiunque abbia subito una perdita viene compensato dalla controparte indipendentemente da chi sia la parte inadempiente.
Molti giuristi ritengono che il metodo della formula sia migliore di quello dell'indennità generale e che il meccanismo a doppio senso sia migliore di quello a senso unico. Per converso, nella dottrina vigente a riguardo degli europrestiti, la parte inadempiente è sempre quella che deve risarcire e lo fa pagando un'indennità generale.
La ragione delle preferenze espresse dai giuristi è da ricercarsi nella probabile reazione di una corte di giustizia alle clausole d'uno swap. Per persuadere un giudice occorrerebbe mostrargli dei calcoli specifici che quantifichino la perdita ed è più probabile che si convinca sulla base d'una formula preconcordata. Analogamente, una formula a doppio senso, a differenza di una a senso unico, non può essere considerata come una penale che possa dissuadere un'inadempienza.
Insolvenza a parte, è probabile che le previsioni di terminazione anticipata mutino con l'aumentare della liquidità del mercato.
In teoria una transazione di swap apporta dei benefici a tutti i partecipanti: la controparte, la banca d'investimento che lo propone, la banca intermediatrice e l'investitore.
Considerando analiticamente i vantaggi che si possono trarre da questo strumento finanziario, avremmo:
1) Flessibilità: una società può trasformare un'obbligazione a tasso variabile in una a tasso fisso e viceversa, a seconda del suo-punto di vista sui tassi.
2) Risparmi nei costi: il direttore finanziario d'una impresa può ottenere notevolissimi risparmi sui tassi per tutta la vita dello swap, specie se le sue previsioni sugli andamenti degli stessi sono azzeccate.
3) Gestione delle passività: poiché gli swaps possono essere basati su obbligazioni debitorie già esistenti e non ancora scadute, le società e le banche possono evitare di aumentare il leverage nei loro bilanci pur variando il mix delle fonti di finanziamento.
4) Fonti alternative di finanziamenti ci tasso fisso o variabile: se ci sono nuove emissioni, per le società indebitate a tasso variabile, gli swaps sono fonte alternativa di finanziamenti a tasso fisso. Per le banche sono invece una nuova fonte di debiti a tasso variabile in sostituzione di debiti a tasso fisso ottenuta senza ricorrere ai mercati finanziari pubblici o privati.
5) Anonimato e riservatezza: gli swaps sono dei contratti privati: è sufficiente che la società e la banca siano al corrente dello swap.
6) Inesistenza di obbligazioni di pubblicità o registrazione presso la SEC: è un aspetto collegato al precedente.
7) Documentazione semplice e diretta.
8) Trattamento neutrale o positivo da parte delle società di analisi finanziarie: le società in genere trattano gli swaps come le obbligazioni a tasso fisso di scadenza appropriata.
9) Convenienza a liquidare vecchi debiti a tasso fisso, quando si possono realizzare sostanziali guadagni dovuti a cambiamenti nei tassi d'interesse.
10) Trattamento fiscale poco complicato: per il fixed-rate payer, la spesa per interessi è trattata a fini fiscali come se fosse su un debito a tasso fisso.
Accanto a questi vantaggi, recentemente è stato sviluppato un concetto nuovo che ne definisce uno ulteriore, cioè la "revolving underwriting facility" (RUF). Questa "struttura" atta a sottoscrizioni rotative ottenibile mediante gli swaps comporta minori tassi d'interesse e flessibilità finanziaria.
Ci sono diverse ragioni che rendono interessante
un'analisi per la valutazione degli interest rate swaps, due per tutte: innanzitutto l'alto tasso di crescita e l'enorme ampiezza del mercato degli swaps in dollari e in secondo luogo la carenza d'informazione economica pubblica circa i parametri di valutazione e le procedure tendenti a fissare i prezzi di queste transazioni.
Come rilevato da molti studiosi dell'argomento, benché il mercato si sia evoluto, è possibile riscontrare sempre una struttura fondamentale di coupon swap a cui paragonare tutte le altre che differiscono da essa per un alto numero di variazioni.
Questo "generic swap" rimane sempre il punto di partenza per ogni analisi. Esso associa da un lato le caratteristiche d'un tipico titolo a tasso fisso e dall'altro le caratteristiche d'una tipica obbligazione a tasso variabile.
Il modo migliore per analizzare un interest rate swap usando le stesse tecniche di valutazione delle obbligazioni è quello di considerarlo come uno scambio di 2 ipotetici titoli d'uguale scadenza: una obbligazione a tasso fisso ed una a tasso variabile (the floater).
E' possibile valutare i due "titoli" separatamente attraverso questo semplice artificio che è appunto quello di pensare allo swap come ad uno scambio di titoli, piuttosto che di pagamenti d'interessi, poiché i cash flows netti rimangono gli stessi.
Per quanto attiene invece all'incertezza connessa ai pagamenti a tasso variabile, la questione fondamentale è come si può determinare il valore di mercato d'uno swap senza conoscere precisamente i pagamenti a tasso variabile. A questo proposito due sono gli orientamenti fondamentali. Per Kopprasch et al. (1), la struttura dei coupon swap permette una semplice risposta a questo problema: diversamente da una vera obbligazione a tasso variabile, uno swap ha 2 cash flows, quello fisso contro quello variabile. Questa caratteristica permette al mercato di valutare la vantaggiosità relativa d'un indice variabile, utilizzato nello swap, dal tasso fisso offerto, superiore o inferiore, che lo affianca; da cui, il problema della valutazione per gli swaps si incentrerebbe sull'ipotetico titolo a tasso fisso.
Quanto detto è avversato da altri autori, tra cui Bicksler e Chen (2) che, pur condividendo la visione dei coupon swap come scambio di 2 ipotetici titoli, considerano questo approccio scorretto giacché non incorpora nella valutazione di mercato i movimenti stocastici dei tassi d'interesse a breve. Pertanto, nella loro visione, la valutazione d'un interest rate swap è essenzialmente la stessa cosa della determinazione del valore di un floater.
Benché si condivida quest'ultima metodologia di valutazione, è interessante seguire il ragionamento del gruppo di lavoro della Salomon Brothers tra cui Kopprasch. Questo metodo di valutazione per i "generic swap" consiste nel trovare il tasso di rendimento interno dei flussi degli ipotetici titoli a tasso fisso. Dal punto di vista del fixed-rate payer, questi flussi sono i proventi della vendita degli ipotetici titoli a tasso fisso contro un flusso in uscita dei pagamenti per interessi a tasso fisso più il capitale figurativo alla scadenza.
Quando il lato a tasso fluttuante dello swap non è generico, non basta trovare il tasso di rendimento interno del lato a tasso fisso. Innanzitutto i pagamenti a tasso variabile sono generici se soddisfano tutte e 4 le seguenti condizioni: i pagamenti eguaglino l'indice stesso senza spread; la frequenza dei pagamenti eguagli la scadenza dell'indice; la frequenza della rivalutazione eguagli la scadenza dell'indice, e il calendario utilizzato sia coerente con la base su cui è quotato l'indice. Se il lato variabile può essere aggiustato in modo tale da renderlo generico, allora sia i generic che i nongeneric swaps potrebbero essere confrontati su basi equivalenti, secondo quanto affermano Kopprasch e collaboratori. Per questo, nella valutazione dei nongeneric swaps, essi utilizzano il Generic Equivalent Cash Flow Approach (GECA).
L'approccio proposto dagli economisti della Salomon Brothers è molto interessante ma ha la pecca di fondarsi su delle assunzioni che sono molto "forti" giacché, come è stato rilevato, ipotizza indirettamente che i tassi d'interesse non varino nel breve termine. Ciò non fanno, invece, BicksIer e Chen e pertanto, per questi autori, la valutazione di un interest rate swap è riconducibile alla determinazione del valore di una floating rate note. La formula del valore del floater data da BicksIer e Chen deriva da un recente modello di analisi di Ramaswamy e Sundaresan (3) che si basa su un precedente lavoro di Cox, Ingersoll e Ross in cui il valore d'equilibrio d'un contratto a tasso variabile è fondato su certe ipotesi sui movimenti dei tassi d'interesse.
Bicksler e Chen applicano la valutazione nel discreto, ritenendola più appropriata nel caso degli interest rate swaps. le assunzioni di questo modello sono le seguenti:
a) nel discreto tasso d'interesse a breve, muovendosi, può assumere i seguenti valori:

b) Si fa l'ipotesi supplementare che non ci siano opportunità di arbitraggio; e
c) tutte le obbligazioni siano valutate in relazione all'ipotesi delle aspettative locali".
Sulla base di queste assunzioni è possibile giungere alla seguente formula del valore ungere alla seguente formula del valore d'equilibrio di un floater:


L'equazione precedente permette d'affermare che il valore d'una floating rate note è pari alla cedola al tasso d'interesse corrente più il valore atteso scontato al tasso d'interesse corrente al tempo t.
Sostituendo nella formula particolari valori, è possibile avere il valore d'equilibrio di mercato per ogni specifico floater.
Come abbiamo detto, gli interest rate swaps comportano lo scambio di due ipotetici titoli: il valore d'equilibrio di mercato di uno swap è determinato dal valore di questi due titoli, l'uno a tasso fisso e l'altro a tasso variabile. la relazione tra i prezzi ed i valori dei due titoli determina il guadagno netto dei partecipanti allo swap. In particolare, la regola che presiede ad una decisione economica nella scelta tra swaps alternativi è di scegliere quello che minimizza il valore attuale dei costi da interessi oppure quello che genera il maggior valore (incrementale).
Vedremo nel prossimo, e conclusivo articoIo, quali sono, al momento, i maggiori operatori di mercato e se vi sono, e in quali termini, le condizioni per uno sviluppo dei coupon swaps in Italia.


Note
1) R. Kopprasch, J. Macfarlane, D.R. Ross, J. Showers, The Interest Rate Swap Market: Yield Mathematics, Terminology and Conventions, Salomon Brothers Inc., giugno 1985.
2) J. Bicksler, A.H. Chen, An Economic Analysis of Interest Rate Swap, Journal of Finance, luglio 1986.
3) K. Ramaswamy, S. Sundaresan, The Valutation of Floating Rate Instruments, (manoscritto inedito), Columbia University, agosto 1984.


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