§ Il controcorsivo

Ma nel Duemila trionferą l'individualismo




Francesco Alberoni



Come sta reagendo l'umanità alla sfida del terzo millennio? Qual è la risposta che verrà data all'aumento della popolazione, alla diminuzione delle risorse non rinnovabili, al pericolo di fame, alla minaccia di una guerra nucleare, all'inquinamento crescente?
Fino a vent'anni fa, i sociologi, i politologi, gli economisti, gli scrittori di fantascienza, per prevedere il futuro, prolungavano le linee di tendenza del più recente passato.Da che cosa è caratterizzata la società industriale? Dalla produzione di massa e dalla standardizzazione. Tutte le diversità etniche, linguistiche, religiose, di costume, vengono spazzate via e sostituite dalla cultura di massa, dai prodotti di massa, dalle ideologie di massa. Le città si assomigliano sempre di più e così pure le case, gli uomini. Cresce la popolazione, crescono gli agglomerati umani, cresce la rete di strade, di ferrovie, di linee aeree. Dovunque sorgono immense megalopoli circondate da montagne di rifiuti, inquinate. Per governare questi formicai umani lo Stato penetra sempre di più nella vita individuale, distrugge gli spazi privati.
Le fabbriche diventano gigantesche, alienate, mentre si estendono i tentacoli di una burocrazia onnipotente ed onnipresente. Estrapolando queste tendenze, tutti immaginavamo che, di fronte a un mondo sovrappopolato, affamato, terrorizzato, la risposta sarebbe stata un aumento di burocratizzazione, di accentramento, di statalismo. Lo stalinismo sovietico ed il nazismo sembravano anticipazioni del futuro, i primi esperimenti di un controllo totalitario del mondo. Questo modo di pensare è continuato anche durante tutti gli anni '70, nonostante la realtà andasse in una direzione diversa. Finalmente, negli anni '80, sta facendosi strada la consapevolezza che, probabilmente, il modo in cui l'umanità sta fronteggiando la sfida del terzo millennio è esattamente l'opposto di quello immaginato finora. Tutti avevano in mente un unico progetto, un unico meccanismo di controllo perfetto, centralizzato. La risposta dell'umanità è stata invece la differenziazione. Non un solo progetto ma mille progetti, non la concentrazione ma il decentramento, non il grande .ma il piccolo, non il collettivismo ma l'individualismo.
Quando la natura deve fronteggiare una sfida mortale non gioca mai tutto su un unico modello, si differenzia. In una popolazione di batteri, quando le condizioni peggiorano, aumenta la riproduzione sessuata. L'evoluzione supera i cambiamenti dell'ambiente creando nuove specie. La società industriale è andata progressivamente distruggendo ogni diversità, standardizzando ogni cosa. Tutti coloro che immaginavano di correggere i pericoli incombenti accentuando ancor più l'uniformità non prevedevano la possibilità di una risposta più intelligente perché più naturale.
Le grandi burocrazie sono in crisi. I partiti monolitici, ideologici, come il partito comunista, sono scossi da forze divergenti. Le catene di montaggio scompaiono per lasciare il posto alle fabbriche piccole, robotizzate e capaci di produrre prodotti su misura in piccole quantità. I mezzi di comunicazione di massa scompaiono anche loro. Fino a venti o poco più anni fa c'era solo Hollywood e tutti si identificavano ed ammiravano gli stessi divi. Oggi non c'è più nessun modello di divo, al posto di una sola emittente televisiva ce ne sono decine, e migliaia di radio. Con i videoregistratori, i videodischi, domani con i terminali domestici, la differenziazione aumenterà ancora di più. Non c'è più un solo tipo di famiglia, col padre che lavorava e la madre a casa a curare i bambini. Ce ne sono decine: coppie senza figli, ragazze madri e ragazzi padri, coppie omosessuali che, domani, potranno avere figli. Vi sono poi individui che vivono soli ma che hanno rapporti erotici o sessuali con altri, etc.
Questa incredibile diversità fa sì che anche le esperienze dei bambini siano diverse. L'umanità tenta di produrre in ogni modo individui diversi. D'altra parte, lo stesso individuo, nel corso della sua vita, ha molte esperienze ed è costretto a rinnovarsi, talvolta radicalmente. Anche questo aumenta la diversità.
Gli esempi di diversificazione si possono moltiplicare. Fino a poco tempo fa tutti utilizzavamo un'unica fonte di energia.
Oggi ne vengono sviluppate simultaneamente moltissime. La tendenza non è più verso poche centrali gigantesche, ma verso innumerevoli impianti decentrati:
aziendali, comunitari, familiari, uno che sfrutta il vento, l'altro il sole, il terzo le biomasse, in rapporta al luogo, alla destinazione d'uso, a quando, dove e come serve. Non è un modello unico, quindi, ma tanti; non una organizzazione burocratica rigida, ma fluida, che si ristruttura ad hoc, in rapporto ai compiti e ai problemi.
Incominciamo a renderci conto che la "permissività" degli anni '60 è stata effettivamente una ideologia progressista perché ha scatenato il processo di differenziazione. Anche i movimenti più recenti - da quello femminista ai diversi tipi di culti orientaleggianti - hanno avuto un effetto di disgregazione delle grandi strutture ideologiche o religiose. L'aumento delle piccole imprese, del "sommerso", del part-time, del terziario, sono tutti fenomeni che appartengono a questa tendenza verso il piccolo, il duttile.
Il processo di differenziazione è alla base del ritorno del privato e dell'interesse per l'individuo, i suoi problemi ed i suoi sentimenti. Oggi si manifesta come interesse per la scienza in tutte le sue manifestazioni. Col diffondersi della rivoluzione elettronica si generalizza l'atteggiamento scientifico verso la verità. E questo nonostante l'atteggiamento reazionario della maggior parte dei nostri intellettuali. Per non parlare delle scuole, dove non ci sono ancora i computers. E' nei bar che i ragazzi imparano i giochi elettronici.


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