§ A proposito di un'inchiesta de "Le Monde"

La Puglia: un esempio per il Sud




Franco Compasso



"Le Monde" (25 agosto 1988) ha dedicato un paginone all'inchiesta sul "dinamismo dell'economia italiano e le insufficienze dello Stato".
L'analisi dei più autorevole e diffuso quotidiano di Francia - affidato a Jean-Pierre Clerc - non si discosta dalle riflessioni dei più attenti osservatori politici e dei meridionalisti più rigorosi. E, infatti, mentre il sistema economico mostra un sostenuto dinamismo da quinto potenza industriale, i servizi pubblici sono da terzo mondo. In particolare, nei trasporti aerei e ferroviari, nei telefoni, nelle telecomunicazioni, nella scuola, nella sanità, il nostro Paese - con una più grave accentuazione nelle regioni meridionali - mostra in pieno tutte le inefficienze e insufficienze del suo sistema pubblico.
Ma v'è di più. Per Jean-Pierre Clerc, l'Italia detiene un primato negativo in Europa: il debito pubblico eguaglia la produzione di un anno. Questa considerevole massa finanziaria "serve a mantenere un systeme clienteliste, sensibile al dilatamento parassitario e malsano di una funzione pubblica generalmente inefficace ( ... ) et à l'allure somme toute coquette d'un mezzogiorno, tenu à bout de bras par l'Etat central".
Nell'inchiesta de "Le Monde", in verità, non si dice nulla di più e nulla di meno di quanto non abbiano giù denunciato da decenni i meridionalisti non intruppati sulle disfunzioni dello Stato assistenziale e sulle degenerazioni clientelari dell'intervento pubblico nel Mezzogiorno.
Ciò che è interessante nell'ampia e documentato inchiesta di Jean-Pierre Clerc è il riferimento - degno di attenzione ed approfondimento - alla situazione socio-economica pugliese.
Nel timore di vanificare e rendere troppo generico il discorso sull'Italia, "Le Monde" richiama il modello di sviluppo della Puglia ("ou miex: les Pouilles") in un documentato articolo dal titolo eloquente e significativo: Un exemple pour le Mezzogiorno. Si tratta di un Sud che non può a prima vista ricusare la sua meridionalità, anche se da Bruxelles gli aiuti sono ancora troppo modesti a favore della regione, in confronto agli aiuti che la Cee assicura all'agricoltura del Nord.
Gli enormi lavori di irrigazione realizzati nel dopoguerra rappresentano uno dei risultati più consistenti della politica di sviluppo del Mezzogiorno: oggi il 10% dell'olio di oliva prodotto in tutto il mondo è pugliese ed è di eccellente qualità. Altre produzioni tipiche, oltre al vino, si sono imposte in Puglia, tra il Gargano ed il Salento: in primo luogo, legumi e frutti esotici.
E' necessario però assicurare a questi settori nuovi un consistente aiuto, in particolar modo nel settore dei trasporti (d'altronde carente ed insufficiente in tutto il Mezzogiorno) al fine di migliorare la distribuzione sui mercati. Interrogato dal giornalista francese, il compianto Presidente Fitto sostenne la necessità di passare "dall'assistenza alla produzione agricola all'assistenza alla creazione di una industria agro-alimentare". E di rincalzo, Giuseppe Liantonio - segretario generale della Camera di Commercio di Bari - ha affermato che bisogna sostenere "le risorse locali con aiuti limitati al periodo iniziale di rodaggio delle imprese". la classe politica ed imprenditoriale pugliese ha tratto profitto dalla lezione del passato, ha toccato con mano le disfunzioni ed i ritardi della politica meridionalista ed oggi giustamente denuncia i guasti dell'assistenzialismo clientelare e chiede una politica di sostegno allo sviluppo. E' la forte esigenza di una politica nuova - una politica per io sviluppo e non per l'assistenzialismo - che si appalesa urgente in vista del 1992.
All'obiettivo del 1992 è finalizzato, a nostro avviso, il PIM della Puglia, recentemente adottato dalla Commissione. lo strumento comunitario è indirizzato a rafforzare e diversificare la struttura economica e della regione e a ridurre divari interni, in particolare attraverso la valorizzazione delle potenzialità dell'entroterra e l'ammodernamento dei settori e delle attività esistenti. Un ampio spazio di intervento è riservato alla promozione di colture nuove (colture industriali; frutti di bosco e frutti esotici), al turismo (prioritario è l'intervento per il miglioramento ed il potenziamento della capacità alberghiera), all'acquacoltura e al risanamento ed utilizzo delle lagune. Gli impegni di spesa per l'attuazione del PIM-Puglia sono valutati per il periodo di validità del programma (1988-1992) a circa 223 miliardi di ECU, pari al 44,8% del costo totale del programma.
Le forze vive della Puglia sono coscienti della grande sfida del 1992: un Mezzogiorno assistito e dilaniato dalle sue fameliche clientele non potrà reggere il passo. E dalla Puglia viene un esempio per tutto il Mezzogiorno - come ha scritto "Le Monde" - con il forte impegno a valorizzare le sue risorse puntando sulle energie locali e su una coerente sinergia tra settori e comparti produttivi, avendo di mira l'ammodernamento tecnologico delle strutture produttive.

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