§ Il corsivo

I fiumi bollenti




Anatolie Panis



Accadde quel che accadde verso le undici del mattino. Fu allora che iniziò tutto. Il sole s'era nascosto dietro le nuvole e non poteva vedere la tragedia che si svolgeva laggiù, perché proprio da quelle nuvole cominciò a cadere una pioggia calda. Mai vista e mai raccontata fino a quell'avvenimento, mai e poi mai incontrata vita d'uomo natural durante; forse tal ultimo avvenimento sarà stato una volta preceduto da un altro. Allorquando le lettere non furono capaci di lasciare al tempo il passato narrato di una possibile ma ex-Umanità. Oppure, più chiaramente detto, di una ex-civiltà. Questo tipo di piogge cadono una sola volta per tutta la vita d'una povera accalcata umanità, poi, dopo, nessuno potrà mai rammentarsi nulla.
Dunque, cadevano dall'insù rade gocce, piacevoli, tiepide. Accettabili, in un certo modo. Proprio stupende. Poi, sempre più calde, accettabili, in un certo modo. Proprio stupende. Poi, sempre più calde e, piano piano, con lo scorrere dei minuti, le gocce cominciarono a scottare. E non furono più tanto meravigliose. Finora quasi tutti erano usciti fuori, sbalorditi da quell'evento straordinario, incredibile, ma d'un tratto quella pioggia mai vista cominciò a spaventarli.
Le rade gocce, sempre più scottanti, diventarono sempre più pesanti e terribili. Era una pioggia che uccideva ogni cosa ed in particolar modo tutto ciò che fu creato dalla natura. Le foglie degli alberi cominciarono a cadere una dopo l'altra, tutte bollite, tutte scolorate; cominciò, dunque, a cadere un'altra pioggia, quella di foglie e questo in pien'estate, benché l'inverno distasse da quel tempo ben cinque mesi e quella pioggia di foglie, intempestiva, strana, stupida, intorbidò le menti, già ottuse, degli uomini. Quasi tutti si erano rifugiati per ogni dove cercando con preferenza i muri di pietra, quanto mai grandiosi, tentando in tal modo l'umanità di rimandare il momento di quella grande dissoluzione, che era poi la morte.
La fuga verso i luoghi fortificati era una fuga che si originava nella storia.
Ma il più tragico fatto si verificò a Rîul Mare (1). Là diecimila bambini, su per giù, si bagnavano, ognuno a modo suo; alcuni in modo scherzevole, alcuni altri in modo serio, perché le nuvole sovrastanti non preannunziavano niente di buono. E dacché l'acqua cominciò a riscaldarsi un po'... i bambini cominciarono ad alzar grida di gioia urlando o squarciagola:
- E' calda, è calda! Veniteci pure voi!
Quelli che giocavano sulla riva non credettero, ma scesero tuttavia nell'acqua. L'acqua, sì, era calda, perciò si slanciarono tutti quanti sul filo dell'acqua cercando di risolvere quel mistero, quello strano cambiamento, ma anche di godere pienamente l'aver vissuto tale meraviglia. Solo che l'acqua diventava sempre più calda. All'improvviso ed in modo violento. Dalla parte della montagna veniva sul fiume il cadavere di un uomo. Aveva un'aria trionfale ed anche minacciosa. Galleggiava in modo miracoloso come se fosse un fiore di ninfea portato via dalla corrente del fiume.
Avanzava la testa avanti, il corpo tutto diritto, però vestito solo a metà. Aveva le scarpe e pure i pantaloni. Era mezzo nudo e quella metà del corpo era tutto bianca, non perché fosse quello il colore della pelle, ma perché la pelle gli era diventata bianca per aver tanto bollito. I bambini si avventarono contro il cadavere inseguendolo; alcuni proponevano di portarlo via dall'acqua, altri erano terribilmente spaventati. Al vecchio erano bolliti gli occhi, le sue labbra erano annerite, come le creste dei galli quando bollono troppo. Oppure quando vengono bruciate dal freddo. Ma il vecchio non avanzava da solo. Avanzava con le acque scottanti, bollenti. E fino a quando quei tanti e poi tanti bambini si resero conto di quei che era accaduto o poteva accadere, l'ondata d'acqua bollente scottò pure loro. Uno parte dei bambini riuscì a salvarsene. Arrivarono fino alla riva gridando come disperati: "Ajutooooor"!(2). E se la diedero a gambe sotto la pioggia scottante cercando di arrivare a cosa. A casa, in un certo qual modo. La maggior parte dei bambini era rimasta nell'acqua, ma le pancette all'insù e galleggiava dietro al vecchio, andando verso la volle fra i meandri.
Poco tempo dopo si trovarono sull'alveo, del fiume non soltanto quei bambini e quel vecchio, ma anche persone d'ogni età, donne, giovanotti e giovanotte - tutti zitti zitti - poi bestiame da cortile, ossia coni, gatti, pollame e dietro a questi i pesci di Rîul Mare che non avevano più dove nascondersi e andavano, tutti quanti, a gettarsi nel Mare che era tutto in fiamme.
Erano andati in fiamme prima gli oceani, poi i mari e i fiumi cercavano di diventar quanto mai scottanti per poter prendere in prestito il fuoco dai mari; ed era poi, questa, la regola del gioco: il fuoco doveva risalire i fiumi per arrivare fino alle loro sorgenti per esaurirle definitivamente.
Si dice che sin dal giorno dopo cominciò ad imperversare, fra quelli che si trovavano sotto i soffitti o i muri pesanti, la sete. Tutti chiedevano dell'acqua, dell'acqua da bere, come mai non ne avevano chiesto. Pigliavano dell'acqua bollente dal di fuori e si slanciavano verso i frigoriferi per farla raffreddare. Solo che i frigoriferi non funzionavano più. Le centrali idroelettriche non possono funzionare a base di fiamme. Erano, esse pure, andate in fiamme. Poi, si fece buio, quel buio fitto delle notti. Da tutti gli angoli della Terra non si sentivano altro che lamenti. Gli uomini si sbranavano fra di loro. Chi riusciva a sopraffare l'avversario gli sorbiva il sangue, perché l'unico fluido a poter essere assorbito rimaneva quello delle vene della vita. Ma nelle situazioni del genere, quando gli individui s'ammazzano reciprocamente, la sete divento ancor più terribile. Ossia, insopportabile, perché ogni individuo cerca di sopravvivere al gran disastro. Il resto non l'interessa più. L'uomo ridiventa animale bruto. Si abbrutisce bruscamente e diventa fiera pure improvvisamente. Ma tutto invano. Neppure le lumache si salveranno.
Dicono poi - o piuttosto l'immaginano - che dal momento in cui i fiumi andarono in fiamme, il fuoco cominciò ad estendersi pure all'insù. Cominciarono a bruciare anche le gocce di pioggia. Ammettiamo - insomma, un ultimo gioco dell'immaginazione -che la prima goccia prendesse fuoco all'altezza di un metro prima di cadere sulla Terra. La scintilla staccatasi dalla prima goccia saltò fino alla seconda goccia e siccome la pioggia ricominciava ad imperversare, la fiamma divoratrice salì, in modo infausto, fino alle nuvole. Così che pure le nuvole si accesero. In un quarto d'ora tutte le nuvole sovrastanti la Terra furono divorate dalle fiamme. E cessarono di vivere.
E dicono che quando quella notte ardente finì, il Sole sarebbe sorto un'altra volta, ma il Sole non aveva più niente da riscaldare, perché la Terra aveva ormai l'aspetto di una mela ridotto in poltiglia, un vischio, o, per meglio dire, una lava immensa che si riversava da un meridiano all'altro coprendo definitivamente confini e vari rilievi. Lo stesso vischio e la stessa immensa lava distrussero poi, per sempre, i boschi, quei luoghi in cui, dicono, sarebbe nata la scimmia.


NOTE
1) Il Grande Fiume
2) Aiutooooo!


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