§ L'inedito

Dieci anni in rivista




Maurizio Nocera, Antonio Verri



Indice dei corrispondenti
mario agrimi, michela ambrogetti , martin andrade, susana degoy, lino angiuli, georges astalos, biagio balistreri, vittorio bàlsebre, ferenc baranyi, massimo barbaro, bianca di giovanni, giorgio bàrberi squarotti, giovanni bernardini, filippo bettini, piero bigongiari, rino bizzarro

Quando una domenica di maggio del 1988 (l'otto di maggio, per essere precisi), a Parabita, alla fine di una giornata di proposte e discussioni (anche molto vivaci), ci stendemmo - su proposta di Dodaro - in tredici sul grosso tavolo che campeggia nel centro di cultura di Aldo D'Antico, a parte che oggetto del "clic" a grandangolo di Bevilacqua, eravamo lì a sancire e legalizzare oltre che il primo (coraggioso, perché no) atto di fondazione di una segreteria regionale salentina del Sindacato Nazionale Scrittori (ma era solo l'occasione), anche una linea propulsiva di cultura di una vitalissima generazione salentina che ha cominciato o si è trovata su Pensionante, e che poi è stata, numero per numero, messo in mostra sulle colonne di Sudpuglia.
I tredici ("da sinistra a destra", come si usa) erano: Antonio De Carlo, Cosimo L. Colazzo, Salvatore Colazzo, Franca Capoti, Antonio Verri, Fabio Tolledi, Maurizio Nocera, Aldo D'Antico, Antonio Errico, Ada Donno, Raffaella Cerfeda, Walter Vergallo, Francesco Saverio Dodaro.
Erano con noi sul tavolo, anche se assenti per vari motivi: Edoardo De Candia, che vagava poeticamente in Lecce, o tentava - mimando i movimenti di un uccello - di raggiungere il cielo dalla spiaggia di San Cataldo; Salvatore Toma, assente più che giustificato, che - senza scalpore, stavolta - s'era avvinghiato con disperazione e ironia, e definitiva mente, ad una fascinosa dama, scarno, velata, con pochi lussi; Abele Vadacca, che era andato a ritrovare, in quel di Carrara, splendidamente, i suoi rochi cavatori e le sue sempre più solitarie capre; Costantino Giannuzzi, diffidente, ostico a tutto, che inseguiva le sue epifanie in paesi lontanissimi; Lucio Conversano, sicuramente intento a mettere su carta le sue ossessioni in qualche trattoria vicino Acqui; Aldo De Jaco, non sappiamo se a Varna o a Roma o a Leningrado, comunque sempre lupo-scrittore, garante anche - per il S.N.S. - di quell'avventura regionale salentina; Aldo Bello - intanto preparava e perfezionava un suo ultimo viaggio in nove Paesi -che con fiducia e tempismo e adesione culturale ha favorito così stupendamente - come s'è detto - il "travaso" di una generazione, comunque legata a Pensionante, su Sudpuglia.
Tutti sul tavolo. E' un gioco? Può darsi, ma c'è poi anche chi rimane a terra ... per debolezza forse, perché ama forse scampanare sui carrozzoni del potere, o per questo o per quello. Mi fermo. Però sono convinto che non sono campate sul niente le proposte di Dodaro ...
Le lettere a Pensionante (e prima a Caffè Greco, e dopo con Sudpuglia). Mi è stata chiesta una introduzione. E' ancora vivo il tutto, che vuoi storicizzare ... Pensieri tuoi sparsi qua e là, questo sì. E' ancora cronaca, è vero, ... ma si tratta di poeti, di gente - come s'insegna -che appartiene ad una specie diversa, a volte primitiva e barbaro, a volte così fine, così meticolosa e spigolosa, così ben disposta a perdersi nelle ore ... se portano alla forma. Comunque sempre unicorni e mostri, severi poeti . ... Non si affaticava molto, anzi, a nascondere il suo dominio, la sua autorità sulle cose - parlo di Totò Toma - la banale, candida, aristocratica invadenza. "Ho scritto tutto quel che dovevo scrivere, Verri. Adesso possono fare che cazzo vogliono!". Sconcerto persino in me (ma lui ha sempre fatto di tutto per sconcertarmi, sbalordirmi, farmi scivolare nel vortice della suo vita senza pari: oddio, lo faceva un po' con tutti, sì, va be', ma io ero quello che contava di avere rapporti voraci con la poesia, ero in fondo il suo editore, uno con una vita non certo regolare, uno a cui tutti scrivevano, immusonito, sempre pronto ad ascoltarlo, ad abbozzare sorrisi per i suoi continui lazzi!); sconcerto persino in me, dicevo, quando un pomeriggio di tre-quattro anni fa mi arriva una telefonata: "ho solo nove mesi di vita, vieniti a prendere le mie carte, i miei libri", era la sua voce-figura, biascicante, più per l'infinito e profondo e definitivo stupore, che per l'alcool. Non essere scemo. Sei pazzo. Invecchierai anche tu ...
Voracità profetica, svilimento assoluto delle cose, l'assurdo che man mano batte, picchia forte, sforacchia, sfrangia, dilata, immensamente dilata, e corre, continua, evita, cerne disperazioni, cose di tutti i giorni, il contaore, le date da ricordare, le parole che riportano alle parole; e c'è chi privilegia il segno, la rapida pennellata ... I due giovani sono là, hanno in mano una di quelle pubblicazioni semiclandestine di donnine nude, così candide se rapportate a quelle che circolano oggi nelle nostre edicole. Strappano ad una ad una le pagine, poi con una forbice tagliano: qua la testa e il seno, là il resto del corpo. Sembra un gioco, e forse tagliano - parlo di Edoardo De Candia e Tonino Caputo - per una sorta di studio di forme, in mancanza di modelle ... De Candia e Caputo: il primo, stupendo autore del secondo numero del foglio giallo e delle due edizioni di "al banco di Caffè Greco"; il secondo, conosciuto dopo, bizzarro, estroso, colto, sulle colonne di Sudpuglia.
Edoardo - è ancora un ragazzino - stende una specie di mappa su di un cartone piegato. Ci sono.. la casa, la spiaggia, il giardino, la strada. Segni veloci, immaturi. Strappa. Poi forse il primo profilo, il primo tentativo di nudo, Edoardo è sempre più alto dei suoi coetanei, ha un sorriso sicuro, spavaldo, è sulla spiaggia, ha molte certezze, oppure assume atteggiamenti di ferocia, fa già culturismo (l'aveva fatto, da ragazzo, anche Toma, sulla sua terrazza a Maglie). Entrano, con Caputo, forse con Pignatelli, in una automatica che consegna strisce fotografiche in pochi minuti: è una delle tante giornate piene di sole, passate gironzolando in una Lecce di artigiani, di botteghe, di silenzio, di tanto silenzio. Qualcuno però aveva l'opportunità di procurarsi qualche libro: Vittorini, un po' di Pavese, qualche americano; si accumulano i blocchi di disegno, nascono le prime tele, il profumo della libertà, lo stupore, le cose terribili, la diaspora, l'assurdo ... (il resto dei leccesi era nel sonno pomeridiano. La sera avrebbero così brillato nei vari salotti. Erano monarchici contro il volere del resto d'Italia).
Le parole che riportano alle parole. Brividi, di quelli malati, rabbiosi, che riescono anche a stabilire il grado d'incoscienza degli altri, la loro ridicola credulità, il loro consueto, inutile, orologio; i piani che si fanno e la stupidità quotidiana, colossale ... Ma non solo brividi.
Anche piacere, mistero, stupore: come non ricordare una dolcissima Roberta Pappadà, Balistreri, Angiuli, Michela Ambrogetti, Brancher, Tolledi, la Cenerini, eccetera eccetera.
I poeti, privilegio i poeti. Tutta l'avventura, poi, al di fuori di ogni accademismo, nella militanza più candida, in condizioni economiche incredibili, con rapporti da costruire, con fogli da scambiarsi, con conoscenze da fare ... Salvo il candore. Vogliamo esserci. La letteratura era ed è il mercato della bruschetta!
Io m'incontravo con Maurizio Nocera nella stazioncina di Galugnano (era Caffè Greco, e il percorso accanto alla linea ferrata -ne è stata la prima redazione) (ancora più in là, ricordo, due fascicoli fatti in una piccola tipografia a Lizzanello. Ancora più in là: due numeri di Caffè Greco giornale. Erano le prime cose. Molte banalità!). Allora, Caffè Greco con Nocera; Totò Toma aveva già le labbra bucherellate, dissestate, ma una tale aristocrazia nei movimenti, una tale incoscienza divina . . . C'era con me Conversano, un po' introverso ma quanto fattivo: poeta e disegnatore in Caffè Greco, ma poi presente, anche tecnicamente, per quasi tutta la storia del Pensionante: preda delle sue ossessioni, del suo rosa su tutto, di una sua sottile indolenza che ha sempre fatto confinare con una sofferenza da manierista, espressionismo, segni, figurativo, astratto ("sento qualsiasi forma"), al servizio del suo racconto.
Nocera poi spostò il tutto a Gallipoli. C'era il suo impegno, anche quello di sua moglie, Ada Donno, che conduceva la libreria "Nuova Cultura", c'erano attenzioni, qualche lettera, incoraggiamenti; ma non poteva bastare, non c'era vigore . . .
Il foglio nacque per contestare un convegno sulla narrativa meridionale, organizzato dalla Rina Durante per conto del Sindacato Scrittori, ma anche qui era solo l'occasione, in realtà volevamo cominciare a dire le nostre giovani ragioni politiche, e poi ... che ci stava stretto quel "meridionale" ... Volantinammo fuori e dentro l'Hotel President, sede del convegno. Ero con Angelo Fabbiano. Nacque lì l'amicizia con Gianni Toti (poeta eversore ancora non apprezzato come merita), ma anche i primi appuntamenti che contano , la voglia sì di perseguire e far mostra di candore, ma anche di creare - dal niente e senza alcun mezzo - una rete di rapporti, di scambi, di simpatie per un foglio che pensavo necessario e selvaggio (c'era posto, c'è sempre posto per fare operazioni del genere) da far arrivare dappertutto. L'accoglienza fu ottima, le simpatie aumentavano (non era poi difficile non aver simpatia per due - ero sempre con Fabbiano, anche se Angelo non è stato mai molto toccato dall'esperienza . . . - non era difficile aver simpatia per due che davano, un po' dappertutto, un foglio giallo-scritto ... chiedendo in cambio cento lire), aumentavano anche gli amici (ad onor del vero, uno dei più solidi fu Piero Manni, nella cui abitazione, dopo un anno, spostai la redazione di via Sicilia 17- il buco, un metro per due, in cui abitava Angelo Fabbiano ... Ma esco fuori dalla parentesi, non posso chiudere in parentesi questo momento importante per Pensionante!).
Con Manni vennero anche i primi abbonamenti, mi cercai la diffusione per abbonamento postale, sul piano organizzativo c'era qualche risultato. Tentai di cedere anche qualche responsabilità ... : mi fu contestata una lunga lettera di Lopez, un intervento di De Jaco! Rientrai. Pensionante non era nato per essere solamente un giardino di poesie, una passeggiata per poeti (anche se oggi qualche dubbio si affaccia su scelte fatte dal sottoscritto: ma questo è un altro discorso ... ). Continuai, non concedendo se non sotto l'aspetto organizzativo. Cominciai a pensare a dei "quaderni". Registrammo un Centro Culturale Pensionante de' Saraceni. Però. Però. La mia voglia di fare, la mia urgenza, la mia dedizione assoluta - come sempre è poi successo - scambiate per idiozia, per santità ... Feci i primi quattro volumi completamente da solo (su di una semiautomatica, per manifesti da morto, lavorando giorno e notte). Arrivavo in viale Leopardi col volume già fatto. Dovevo rispondere di tutto. Figuratevi i problemi. Uno, due, tre, quattro. Decisi di lasciar tutto, ero allo stremo. Chiusi l'ultimo "avviso in corpo 10" lasciando la guida a Manni per altri due anni. Ma se Manni aveva "il desiderio stupendo di raccogliere su una vela il soffio della poesia" (come dice Dodaro, che pure ha da raccontare), era ancora più forte in lui la volontà, il piacere del consenso, del potere (chi lo cerca in queste cose ... ), allora anche l'arroganza. Sconfortato, mi riappropriai del foglio e del Centro: decisi di ricominciare ...
Tanto per finire questa specie di cronaca. Dopo un foglio "bianco" - quello con l'omino curioso - l'incontro con Pino Refolo. A Maglie. Nuova storia. Pensionante aveva un editore! Refolo era stranissimo come editore. "Figlio del sogno americano", come lo chiamavo, un po' squinternato, disponibilissimo però, anche innamorato della letteratura. Pretese la testata, ma lasciava fare, si entusiasmava. Nacquero uno dopo l'altro cinque grossi volumi di rivista (ne curavo a volte la spedizione: il giro si allargò notevolmente), un libro di fiabe dell'area grecanica, il mio Galateo, "La casa di tufo" di De Jaco, altre cose in pentola ... ma ero stanco, sempre più stanco, la rivista aveva si una nuova veste, respiro più ampio (però non il candore e la decisione e le ragioni del foglio giallo!), ma ormai troppo si antologizzava, cresceva il gruppo degli amici, cresceva il numero delle lettere da spedire, moltissime cose da seguire ... lasciai di nuovo (De Jaco in una lettera mi scrive: "... non ho mai visto alcuno costruirsi e autodistruggersi con tanta rapidità come te") (e se a questo punto vi chiedessi perdono per tutto questo scrivere in prima persona?). Ancora un po' di "quaderni" col Centro Culturale, con molta ansia (fino al ventesimo: quello di Giannuzzi), una ultimissima - ma è già dopopensionante -cartella per Totò Toma, una ipotizzata per De Candia (insieme a Maurizio Nocera, appassionato detentore di quasi tutto quel che riguarda Pensionante). Poi. Individuato lo squalo, sono altre le armi per combatterlo ...Lettere nelle lettere. I poeti. Ne spuntano, angosciate, di De Candia. Da poco ho rotto, profanato, un grosso cuore che Edoardo, per una festa d'Epifania di trent'anni fa, aveva preparato per una sconosciutissima Elvia Guida: otto cuoricini di color rosa (e con dei versi): erano rimasti là: troppe le angosce, troppe le cose, una dietro l'altra . . .
... Imprecazioni, bestemmie, erano quelle di Toma al medico che lo portava a Gagliano, non versi. Cose stupide: la poesia era ben serrata nel bosco (pensate agli occhi di Tomo una settimana prima della morte, c'era la neve ... ): è l'unica volta che va a stare in un posto senza portarsi la penna e il quaderno! "A Bari ho scritto delle poesie religiose. Di crisi. Gliele manderò a Valli". Una sorta di screzio epistolare dell'ultimo periodo. La Corti che da tre anni aveva promesso recensione su Alfabeto, Macrí che non scriveva da tanto, Cucchi e Raboni sempre più arroganti, certi scialbi personaggi (ex compagni d'avventura ... ) che dirigevano riviste in provincia, ai quali continuava, con ironia, a spedire poesie nonostante il silenzio: puntualmente pubblicate dopo morto! (E tutto questo non somiglia alla disperazione di Edoardo che trenta-quaranta anni fa vendeva a Fontana suoi disegni allo stesso prezzo - diecimilalire! - di quanto li vende oggi?).
Difficoltà dell'operare in provincia, anche quando per intuizioni, analisi e creatività si è nel pieno di una cultura europea. Volevo far nascere Pensionante per questo. Pensavo ad una rivista-laboratorio. Abbiamo fatto tutt'altro. I poeti appartengono ad una specie diversa: barbara, selvaggia, primitiva. Nel bagno di Toma era scritto: "Toma ancora una volta ce l'hai fatta". Nel bosco infiniti graffiti. Ed Edoardo, questo altro purissimo beone, a parte che essere l'artista che conosciamo, era il suo Regolo Orlandelli, oppure Orlando Regolino, o come diavolo, anche lui "impestato a più riprese" e "bevitore e scialacquatore, con in cuore il demone della novità" . . .
Speciale verità, quasi sempre profetica, farfugliamento creativo, non poderoso né ben costruito, ma fatto correre su fili sottilissimi, squisiti, distinti, controversi, aristocratici, giocosi ... E insomma, insomma!
Adesso. Le lettere sono qua, seguono a questo scritto, parlano, quello che diranno altro non sarà che la solita tiritera di tante altre riviste: traffici, litigi, patti, tentativi, occasioni mancate, richiesta di pubblicazione, rientri, impennate, prese di posizione, ecc. Forse diranno anche - per chi saprà leggere - sgomento, intempestività, furore, ecc., come in tante altre riviste. Si, va bene, ma Pensionante - con tutti i suoi "quaderni", fogli, riviste, numeri monografici - è nato a Lecce, con mezzi poverissimi, in una realtà culturalmente (e non solo culturalmente) poverissima, una realtà preda degli almanacchi di un po' di editori di storia patria, oppure preda delle viziate, provinciali, elefantiache cose dell'Università ... E' partito sparando a zero, ha privilegiato certo modo lucido di intendere la poesia, ragioni e furori giovanili, eccetera. E' ancora quasi sotto gli occhi di tutti, in qualche ospitale biblioteca ... (da non dimenticare le due edizioni della mostra-mercato di "al banco di Caffè Greco", al Circolo Cittadino di Lecce - 1981/1982 - ovvero come ti metto tutto a soqquadro per vendere poesia, libri rari, molte editrici di poesia pugliese, e fogli arrivati un po' da tutte le parti: Luciano Caruso da Firenze, Nigro da Bari, D'Alonzo da Pescara, Roversi da Bologna, ecc. Tutto un gran daffare, decine di artisti ospitati, pagine bianche per gli avventori, festa e vino per Edoardo, "contro il grigiore e l'idiozia, la polvere e le chimere", le solite solfe . . . ).
E' facile per i poeti ritrovarsi in riviste, i poeti si ritrovano sempre nelle riviste. E' un momento della loro vita. Nelle riviste riversano, magari per un attimo, la loro angoscia, il loro stupore, i loro dubbi, le loro aspettative . . .
Riflettere, commentare che? La freschezza di certi numeri; la "generosità ospitale" di certi altri; autori con tanto di patente, poi scomparsi nel nulla; il paginone sugli albanesi del sempre passionale Nocera; il persistere di Nigro; le continue novità di Luciano Caruso; l'arrivo graditissimo di Toma; Massari con la sua "lettera a Luisa"; le stupende operazioni-paginone (su Bodini, e poi su Carmelo Bene) di Franco Gelli; gli interventi di F.S. Dodaro (fino al suo ultimo "Femminile GHEnico"), prontissimo sempre a sostenere con soldini, fervore e consigli grafici; i racconti del Pensionante; la denuncia di proposte interessate, provinciali e faraoniche, come la laurea "honoris causa" a .C. Bene; la testimonianza di Beppe Lopez; un monologo arioso, per batteria e sassofono, di Nigro; oppure le poesie a tutto foglio, i disegni a tutto foglio; la prima collaborazione di Astalos, Andrade e la sua malinconia, Susana Degoy col suo pianeta argentino, Vuesse Gaudio, "Negoziare Milano", Tolledi a Palermo, Conversano, l'entusiasmo di Antonio Errico, il pudore di Gigi Scorrano, Goncalves, la Lois Mason col suo "fischio di promessa"; i redattori corrispondenti sempre in aumento, Liman che allargava in Svizzera, Astalos nel mondo, note-noticine-traduzioni, Kapetanovich, le riviste in "cambio", Fontanella, Macrí, Genovese, Micrelpiz-Buongiorno da una coltissima dimensione poetica, la teoria dei "quaderni", quella monografica su Pagano, un Corriere Internazionale galleria di poesia e di nuovi compagni di strada, quelli del passo felpato, della viltà vellutata, "con le loro bisbocce serali, con i loro vuoti, le loro astuzie, le loro impotenze, le loro fortune, i loro drammi, i loro sigari, le loro pipe, il fustagno che quasi sempre vestono, le loro felicità, le loro canzoni a tutta gola, il vino, le foto, i loro a volte stupidi souvenirs ... ". Sempre in giro per il mondo, bizzosi, autentici, aristocratici, minacciati, col viso lungo, col copricapo di neve ... E allora Yverdon, Mazara del Vallo, le occasioni in Ungheria, Francia, Grecia. Allora Sudpuglia che comincia a pubblicarli. Astalos con l'utopia dell'uovo. Liman innamorato di SiIone. Inglesi e dublinesi. laccarino presentato da Compagnone, Andrade su Toma, Panis sull'acqua calda ... Il giro ricomincia, c'è poco da riflettere, da commentare . . .
Miserie, fortune e mercati di una rivista gialla, di un Centro giallo, di un momento paglierino, ospitale, militante, che forse non ha inciso molto, ma col quale molti hanno cominciato, molti hanno avuto a che fare. Momento d'ansia e di formazione, anche per chi scrive. Fuori d'ogni luogo comune, comunque è sempre un'avventura . . .
C'è stato, ecco, tanto per rispondere all'iniziale "bisogna esserci" di Piemontese. Nel e sul "mercato della bruschetta"!
C'era una volta, nel favoloso regno di Palladineve, un omino di carta e piombo, una specie di folletto, quasi un orco (ma simpatico!), che se ne andava in giro con un grosso punteruolo nella mano destra. Era un tipo buffo, curioso. Aveva l'andatura di una grazia sbilenca, il piacere dell'incontrario, del provvisorio, del frammentario, dello sforacchiamento per tutta la persona ... Quando apriva la bocca aveva una cadenza di suoni e rumori, ma rare volte apriva la bocca! Era ridicolo, era come un torsolo di mela, amava il gioco, i buffoni, i senzafeste . . .
Roca, 18-21 luglio 1988

 

MARIO AGRIMI

Da Roma (biglietto ms., intestato Istituto Italiano per gli studi filosofici - Napoli) 6 febbraio 1984

Caro Verri,
grazie de Il pone sotto la neve e Forse ci siamo: i quaderni del 'pensionante' sono uno sforzo editoriale positivo e coraggioso. La lettura, per ora "cursoria", dei testi poetici è stata sufficientemente inquietante, e reclama quindi un'urgente 'rilettura'. Certo Verri e Tomo sono voci poetiche diverse tra loro: unite forse solo dalla comune implacabile volontà di spezzare, di demolire tutto ciò che ostacola la 'riscoperta delle origini', il ritorno alla 'purezza' di un momento creativo originario. E' la battaglia, vichianamente ispirata, che conduce il "pensionante de' saraceni" contro la "boria dei dotti". Si tratta di una rivoluzione 'regressiva'?
Molti saluti e auguri.
Mario Agrimi


Da Roma (biglietto ms. intestato come prec.) 2 aprile 1986

Caro Verri,
grazie de Il fabbricante di armonia Antonio Galateo: il risvegliato interesse per l'antico e 'grecanico' umanesimo di Terra d'Otranto trova nella tua sottile e tagliente presentazione magico-poetica del Galateo un punto di feconda apertura a una storicità problematica e creativa. Il "tuo" Galateo è al di là di ogni otium umanistico ed è fortemente coinvolto nel tardo Rinascimento meridionale. Quindi pertinente il richiamo alla 'pazzia' del Campanella, ma non meno evocabili sono le 'infinite' (e tormentate) armonie di Bruno, la "natural magia" di Della Porta e, perché no, la disperata avventura del nostro Vanini. Sapienza ermetica e magia naturale giungono fino alla "sublime metafora" di Vico "che il mondo e tutta la natura è un gran corpo intelligente, che parli con parole reali ... ". Ma insisterei su Bruno, e anche la prepotente 'operazione' linguistica della Variante d'autore può darne conferma. Ben collocate mi sembrano poi l'elegante introduzione di Laporta e la limpida nota biobibliografica di Zacchino. Ed allora cordialissime congratulazioni
e cari saluti.
Mario Agrimi
P.S. Ho potuto, per ora, dare solo una rapida scorsa allo Archangelus Gabriella di Eleandro Micrelpiz (è uno pseudonimo?), 11° "quaderno del Pensionante"! (auguri!). La visione, ovvero scale dei cieli è un autonomo e originale poemetto del "mistero ineguale".
M. Agrimi


Da Roma (biglietto ms.) 2. IV. 1987

Grazie, e di cuore, per avermi reso partecipe della comune pungente tristezza per la morte di Salvatore Toma: un poeta in meno è sempre un vuoto doloroso, ma dobbiamo far 'cantare' quanto più possibile i suoi versi!
Mario Agrimi
[Ancora qualche avviso, qualche lettera. In risposta all'invito per la cartella su Tomo, per esempio].

MICHELA AMBROGETTI

Da Montalto Uffugo (lettera ms.) maggio 1984

Caro Antonio
dirti che sono felice, soddisfatta e lusingata per la stima che mi mostri è poco. Sono anzi un po' spaventata dal sospetto di non essere poi in grado di mantenere fede agli "impegni" presi certo sempre prima con se stessi che con gli altri; insomma il terrore di esporsi senza essere all'altezza.
Ti ho sentito molto agguerrito, arrabbiato nella tua lettera. Delusioni? Cenciate (come si dice in Toscana)? Non dici molto dei motivi che ti spingono a dire che non vuoi più fare la rivista. Anche se mi sembra di poter leggere fra le righe che ti rimproveri un eccessivo occuparti di altro che non delle tue cose.
Sto ancora centellinandomi il numero 1 della nuova serie. Molto interessante in tutte le sue sezioni. A quando il tuo numero personale di 160 pagine? Ti leggerò volentieri e ti penserò più soddisfatto. Perché è inutile, vero?, farti i complimenti per la rivista? Io intanto sono in piena crisi. Spero che tu non voglia né possa pubblicarmi tutte le poesie che ti ho inviato. Solo di alcune di quelle sono del tutto convinta. Censuro infatti del tutto "Spesso la luce è un acrobata". Debbo unificarla maggiormente. Vanno bene "... e attizzammo" (da porre al passato il verbo e togliere l'aggettivo finale neutro lasciando i punti di sospensione), "Navigando" e "Frammento". Non sono del tutto convinta di "Sei passata di nuovo", momento di abbandono meno coerente con le altre tre, che forse si avvicinano di più a quelle che ti allego per consolarti. Di queste mi piace sicuramente "Urtarsi e non vedersi" e "Verso la curva netta". Delle altre sono meno sicura. Ma se aspetto di essere sicura non pubblico niente di niente.
Tu dici "essere predatori". Lo ero, ma per sentirmi davvero donna ho creduto di dover compensare, bilanciare, smussare, annullare questo lato. Ora forse ... non ho più possibilità di recupero. E le mie "cose" sono un gioco spesso asfittico come respiro musicale o tematico per troppa ansia di gioco e di racconto. Così va deformandosi la mia ironia senza distacco. Certo il materiale primo della poesia è la sofferenza, ma non quando ci si è quotidianamente immersi fino al collo senza che si riesca ad essere duri con il resto, quel tanto egoisti che ti consenta di salvarti. Voglio dire che mi trovi d'accordo sul ragionamento. Ma che la sua attuazione resta un problema per me.
Nùtriti della tua amarezza e trasformala in forza, in spinta a creare il tuo tema personale. A presto rileggerti dunque.
Farò al più presto il vaglia, lunedì o martedì al massimo. Ti ho cercato nuovi lettori qui a Montalto. Forse avrai qualche abbonamento.
Spero che tra le mie cose precedenti e queste tu abbia modo di scegliere quanto ti sembra adeguato.
Ti ringrazio e ora chiudo e vado ad imbucare (anche alla posta, ma non faccio il vaglia!) (perché non ho soldi oggi) ciao
Michela
[Altre lettere. Una, del luglio '88, con proposta al Pensionante per la pubblicazione di un suo libro, complice Chiappini. Per molti autori - come per l'Ambrogetti - si è scelta una sola lettera. Come è stato anche scelta dei curatori escludere le lettere di qualche altro autore. Poche le esclusioni, a dire il vero, e quasi completo il panorama].

MARTIN ANDRADE - SUSANA DEGOY

Da Suzzara (lettera ms.) 14.2.1984

Caro Antonio,
ho sfogliato il tuo volume e sono rimasto gradevolmente sorpreso nel constatare l'uso che fai dell'ironia, elemento quasi assente nella poesia italiana contemporanea. Non appena avrò un po' di tempo, leggerò il tuo libro attentamente.
La prova del mio interessamento alla "iniziativa in volume" del "Pensionante de' Saraceni", allego il materiale riguardante una mia raccolta di poesia "I fuochi e la malinconia". Credi possibile la sua eventuale pubblicazione con testo originale a fronte? Chiaramente se il materiale ti sembra valido.
Non ho ancora ricevuto il libro del Toma. Pensi che abbia perso il mio indirizzo?
Cordialmente
Martin


Da Suzzara (lettera ms.) 27.2.1984
Caro Antonio,
sono io che devo ringraziare te per la premura e l'interesse con cui hai accolto le mie poesie. Certo che mi piace molto l'idea di veder pubblicata la mia raccolta nel primo numero del "Pensionante" volume-rivista, per cui puoi disporre del materiale nel modo che tu ritenga opportuno. Una sola cosa: la prima e l'ultima riga delle mie poesie sono sempre staccate di quattro (4) battute come avrai notato. Non appena saprò la data del mio prossimo viaggio a Parabita, ti telefonerò per avvertirti.
La fantasia sia con te
Martin


Da Suzzara (lettera ms., con bigliettino di Susana) 11.4.1984

Caro Antonio,
innanzitutto voglio ringraziarti per avermi presentato Salvatore Toma e avermi dato la possibilità d'inoltrare delle proposte all'Assessore Luigino Sergio ed al sindaco Antonio Avvantaggiato.
Ho scritto a Salvatore Polo per avvertirlo delle proposte che ho fatto in modo che, se gli arriva qualche richiesta riguardo il mio progetto, possa valutare complessivamente la situazione e, magari, darmi una mano perché ne ho bisogno . . .Come promesso, ti mando la mia poesia (L'attesa). Leggila e fammi sapere se ti è piaciuta e anche se trovi
che possa essere inserita nella raccolta "I fuochi e la malinconia".
Ti abbraccio con tanto affetto
Martin
Tante grazie per il tuo libro "Il pane sotto la neve" che mi è molto piaciuto. A presto,
Susana


Da Suzzara (lettera ms.) 16.4.1984

Caro Antonio,
ti mando - come da te richiesto - tre diversi progetti comprendenti: lettera di presentazione, programma e preventivo per tre proposte teatrali. Se vuoi, puoi conservare i preventivi. Se invece pensi che possano servire subito, li dai via. Ricordati però che nelle lettere di presentazione ci hai chiesto di non mettere il preventivo, per cui ti devi regolare nel modo che credi più adatto. Voglio dirti che io e Susana non ci stancheremmo mai di ringraziarti del tuo interessamento al nostro bisogno di trovare lavoro. Grazie, caro, grazie anche della tua comprensione. Vedrai che se si presenta l'opportunità di operare dalle tue parti, non ti pentirai di averci presentato.
Veramente crediamo di lavorare con serietà e rigorosità. Grazie, grazie, ancora.
A questa lettera allego le proposte e materiale riguardante l'argomento "poesia". In busta a parte ti mando la documentazione delle nostre attività.
Ti mando: "L'attesa" in traduzione allo spagnolo. Più due fotografie. Più scheda bio-bibliografica. Più la mia traduzione allo spagnolo della poesia LUNA YAHWEH di Aurelio Leo, al quale ti prego di chiedergli se è d'accordo che io mandi la sua poesia in Spagna per la sua eventuale pubblicazione sulla rivista "AL'ARABI" edita dall'Ufficio della Lega degli Stati Arabi. Mi serve una sua scheda bio-bibliografica e indirizzo. Ah! dimenticavo, dagli, ad Aurelio, il manoscritto della mia traduzione di LUNA YAHWEH glielo regalo . . .
Per le illustrazioni per "I fuochi e la malinconia", nessun problema. Pensi che potrai fare un'operazione simile a "Il pane sotto la neve"? Se è così, meglio ancora, Susana si metterò in contatto epistolare con te. Ti saluta.
Ti sei sentito con Salvatore Polo? Salutamelo. Se avresti bisogno di qualche cosa urgente da comunicarci puoi telefonare al..., sono dei vicini condominiali molto gentili. Telefona sempre alle ore 13,00. Ti prego di far riferimento al nome del fotografo che mi fece le fotografie, si chiama ANTONIO PINTUS.
Salutami Salvatore Tomo.
Ti saluto affettuosamente insieme a tua moglie e alla tua mamma.
Martin


Da Suzzara (lettera ms.) 30 maggio 1984

Caro Antonio,
come promesso, ti mando l'articolo su Cortazar da pubblicare su "Pensionante " vorrei, però - per correttezza - chiarirti una cosa: come sai mi ero impegnata con Aldo D'Antico a scrivere per una nuova rivista qualcosa su Cortazar e avevo iniziato in proposito l'articolo che adesso ti invio; siccome poi mi arrivò la tua richiesta e la scadenza precisa di rilascio, ho preferito darti priorità. Per D'Antico - che non ha ancora precisato la scadenza - sto scrivendo un articolo su "Ottaedro", sempre di Cortazar.
Da buona straniera, sono certa di avere dimenticato qualche "doppia" e di avere capovolto qualche accento. Ci penserai tu a correggerli.
Spero che l'articolo ti piaccia. Fammi sapere qualcosa in proposito. Ti mando una breve scheda biografica che penso possa servire.
Cari saluti di Martin. Affettuosamente
Susana


Da Suzzara (lettera ms., con nota di Susana) 11.6.1984

Caro Antonio,
avevo una lettera pronta per inviartela - comunque te la mando - quando ho ricevuto la tua datata 6 giugno 1984. Ti ringrazio di tutto quello che stai facendo. Oggi ho anche ricevuto una lettera di Raffaele Nigro il quale si sta interessando con il Pres. delle Coop. Teatrali della Puglia. Una osservazione: il titolo del mio libro è "I fuochi e la malinconia" e non "I fuochi, la malinconia" come ho notato tu lo chiami.
Dato che i tempi - mi sembra - per la stampa del libro sono buoni, mi sa che dovrò fare un salto da te o cercare di vederci a Roma ai primi di luglio. lo credi possibile?
Ti abbraccio cordialmente
Martin
Caro Antonio, grazie delle tue parole e del tuo giudizio così positivo. Spero di conoscerti al più presto, a Roma o a Lecce. Cari saluti
Susana


Da Suzzara (lettera ms.) (allegato 1) 11.6.1984

Carissimo Antonio,
ti mando la mia raccolta "invasione di luce", prima fatica scritta direttamente in lingua italiana. Come noterai tutte le poesie che ti ho lasciato a Caprarica formano parte di questa raccolta. Solo che - potrai constatarlo - nel finire il volume ho corretto qualche errore che c'era in alcuna poesia di quelle che tu già conosci. La versione definitiva di tutte le poesie si trova nel libretto che accompagna questa lettera. Credi possibile che Gigi Scorrano mi scriva la prefazione? Se lo credi fai in modo che lui legga le poesie. Avevo pensato - mesi fa - di chiedere a te la prefazione ma ho dedicato il volume a Susana, a mia figlia e a te. Per cui non mi pare "corretto" farmi fare la prefazione da una delle persone a cui dedico il materiale. Pensi che è giusto?
Ho pensato a Scorrano perché quando lui fece la presentazione del tuo libro mi colpì la sua rigorosità. Bene caro, spero che "invasione di luce" ti piaccia. Fammi sapere qualcosa in relazione al mio testo. Ti ringrazio anticipatamente.
Tante belle cose.
Martin con i saluti di Susana


Da Suzzara (lettera ms.) (allegato 2) 11.6.1984

Caro Antonio,
due righe in riferimento a "I fuochi e la malinconia": mi sto muovendo per presentare il libro. A questo riguardo è probabile farlo a Roma e Parma. Invece è sicuro a Piacenza dove tra l'altro mi hanno assicurato l'acquisto di 100 copie.
Sia a Roma che a Parma sarebbe possibile interessare le Amm. Provinciali, il che mi sembra una buona cosa.
Ti prego di farmi sapere al più presto:
1) Quante copie stamperai?
2) Per quale data sarà pronto il libro?
3) Ci sarà una presentazione del libro a Lecce?
4) Puoi dare la tua disponibilità per essere presente alle diverse presentazioni del libro? Una possibilità c'è di presentare il libro anche a Modena.
Ti faccio presente che alla fine di giugno mi trasferisco a Roma con Susana ed Antonella. Se possibile faremo un salto a Lecce per salutarti.
Un'altra cosa: puoi mandarmi l'indirizzo e il telef. di S. Toma? Ti abbraccio con affetto. Saluti di Susana.
Martin
P.S. Ho finito una nuova raccolta di poesie il cui titolo è "invasione di luce"


Da Roma (lettera ms.) 23.7.1984

Caro Antonio
domenica 15/7 sono partite Susana ed Antonella. La sera sono andato a prendere una lettera del Cile a casa di un amico. Brutte notizie, è morta mia madre.
Il giorno 17/7 è arrivato il tuo pacco con le 30 copie del mio libro. Ti ringrazio tanto. Ho già spedito il libro a diverse città, fra cui anche Piacenza. A proposito, per quanto riguarda la presentazione ed eventuale vendita del libro, mi dispiace dirti che non è possibile fare niente prima di settembre.
Un'altra cosa: potrei interessare una libreria di Roma. Devi dirmi quale percentuale aspetta al libraio per ogni copia. Ti prego di farmelo sapere al più presto.
A settembre si farà la presentazione del libro qui a Roma. E' probabile coinvolgere la Società Scrittori (Aldo De Jaco), l'Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma e altre istituzioni. Come stanno i tuoi rapporti con De Jaco?
Ho mandato per mano 4 giorni fa una copia di "i fuochi ... " a Susana a Bs Aires. Ti prego di farmi avere tutte le copie possibili della rivista, così gliela faccio avere a Susana.
Ho parlato telefonicamente con Gigi Scorrano il quale m'ha invitato a una lettura di poesie per il 6/8 alle 20,30. Ci sarò senz'altro. M'ha detto che non ha ancora visto i fuochi ... " stampato. Puoi dargli una copia?
Bene, carissimo Antonio, resto in attesa di un tuo riscontro e sii sicuro che mi muoverò per la vendita del mio libro. Mandami un elenco dei critici - per le recensioni - ai quali ci pensi tu. In modo di non sprecare né energie né copie . . .
Salutami tua mamma e tua moglie. Cordialmente
Martin


Da Còrdoba (lettera ms.) 11.IX.'84

Caro Antonio,
ho ricevuto "Pensionante " col mio studio su Cortazar e, qualche giorno prima, "I fuochi e la malinconia". Tutte e due le cose mi riempirono di gioia; bravo, amico, per la cura, il buon gusto, l'amore che traspare da ogni pagina che le tue mani e la tua intelligenza hanno preparato. Faremo ancora delle belle cose insieme. Questa sera parteciperò a un importante programma culturale di Radio Universidad di Cordoba, e da lì lancerò l'appello ai poeti cordobesi per lo scambio che vogliamo stabilire.
La mia città, sempre più bella, si lecca le ferite di otto anni e torna a sorridere. La percorro e penso "no pasaràn", ce la faremo, noi argentini.
Dopodomani inizio un corso di "Introduzione alla conoscenza del teatro", qui a Cordoba, e la settimana ventura un altro a Villa Maria. Ai primi di ottobre farò una conferenza sul teatro di Garcìa Lorca, e appena potrò, riprenderò a scrivere. Per adesso, troppa stanchezza, troppa cara famiglia non vista per anni, troppo amore diviso di qua e di là dell'Oceano.
Mi farebbe piacere una tua lettera. Ti penso e ti saluto con tanto affetto,
Susana


Da Còrdoba (lettera ms.) 5.3.1985

Carissimo Antonio:
Prima di tutto, ti prego di scusarmi per il lungo tempo passato senza essermi fatto vivo. Il motivo principale è stato che ho dovuto affrontare la burocrazia agli effetti di avere la residenza in questo Paese. Non puoi immaginare!
In più, sono stato a Buenos Aires parecchie volte per riprendere i contatti con i dirigenti e compagni cileni i quali m'hanno giù dato un incarico nel campo culturale. A questo riguardo, sto organizzando la "Mostra del libro di Autori cileni in esilio" e uno spettacolo teatrale. Il tutto dovrà essere pronto nel mese di giugno. La nostra Organizzazione qui si rinforza ogni giorno e c'è molto da fare anche per la vicinanza col nostro Paese.
In riferimento alla ricerca e traduzione di materiale di poeti argentini, posso assicurarti che ci sono molti e di qualità. Fra poco, Susana ed io, ti invieremo alcuni di questi tradotti in lingua italiana. Che non saranno - necessariamente - quelli da pubblicare dal Pensionante, in volume. A questo proposito fra 15 giorni dovrò mantenere un colloquio con uno dei responsabili di Alcion Editora per vedere per il materiale che ci hai inviato (tradotto nelle 3/4 parti). Loro hanno appena stampato un volume del poeta argentino Leopoldo Lugones con prefazione di Borges ed illustrazioni di Carlos Alonso. Bellissimo! Costo: 35 dollari circa. Molto caro ma ne vale la pena. Vediamo cosa potrò combinare.
Ti prego di salutare la tua mamma e la tua signora. Se puoi, mettiti in contatto con Lino Angiuli e chiedigli di mandarmi FRAGILE ogni volta che esce. E tu - naturalmente - mandaci il Pensionante (che qui è piaciuto molto). Ci servono almeno tre copie per ogni numero. E' possibile?
Cari saluti di Susana.
Ti abbraccio fraternamente
M. Andrade
Allego nuovo indirizzo.


Da Còrdoba (lettera datt., intestata: Consolato Generale d'Italia e in riferimento ad uno scambio progettato poeti pugliesi-poeti argentini, in volume) 11 novembre 1985

Gentile Signor Verri,
rispondo alla Sua cortese lettera esprimendo innanzitutto il mio personale compiacimento per l'interessante iniziativa culturale posta in atto dal Suo Centro culturale.
Nell'inviarLe pertanto il mio personale augurio per la piena realizzazione del vostro progetto, spiacemi tuttavia informarLa che motivi essenzialmente di bilancio non permettono a questo Ufficio consolare di intervenire nello stesso, nel modo da Lei auspicato. Le consiglio pertanto di insistere con la controparte argentina o eventualmente interessare all'iniziativa la regione Puglia dato che i poeti da tradurre in spagnolo sono "in grossa parte pugliesi".
Con rinnovati auguri, Le porgo i più distinti saluti.
Il Cancelliere Il Console Generale
Maria Teresa Ambrosio, Gianluigi Pasquinelli


Da Còrdoba (lettera ms.) 6 gennaio 1986

Caro Antonio,
innanzitutto, tanti cari auguri di buon anno 1986 per te e i tuoi e tutti gli amici di "Pensionante". Non ti abbiamo scritto prima, perché volevamo cercare in ogni modo di portare avanti il progetto dei poeti pugliesi e cordobesi, ma, purtroppo, dobbiamo ammettere che è un progetto troppo ambizioso per le reali possibilità della Casa Editrice "Alcyon". In ogni modo, sia io che Martin, vogliamo continuare a tradurre i poeti cordobesi ed argentini per "Pensionante". Siamo sempre in contatto col Segretario di Cultura della Provincia ed è interessato all'argomento, ma per quest'anno i progetti ufficiali vanno piuttosto verso i contatti con la Spagna, con motivo dei cinquant'anni della morte di Lorca. In proposito aggiungo una nota del giornale dove potrai vedere che sono stata nominata direttrice del progetto "Anno Lorchiano" e me ne occupo con tanto entusiasmo. Volevo proporti degli articoli per "Pensionante" riguardanti l'argomento Garcìa Lorca, dimmi se t'interessa; nel mese di ottobre ho avuto occasione di conoscere Isabel Garcìa Lorca, sorella di Federico, che ha fatto visita alla nostra città, e ho potuto parlare a lungo con lei sulla vita e l'opera del suo fratello; si è molto interessata al libro che sto scrivendo sul teatro lorchiano, e mi ha chiesto di inviarlo alla "Fondazione Garcìa Lorca" di Granada, appena sarà pubblicato.
Per Martin è stato un anno molto attivo, ha diretto un ciclo in TV e uno spettacolo di autore cileno, intitolato "Gracias" che ha avuto un notevole successo, al punto tale che il Governo della Provincia gli ha offerto la direzione artistica della "Comedìa Cordobesa" (il nostro Teatro Stabile) per il periodo 1986-1987, carica che ha assunto in questi giorni. Il primo spettacolo proposto da Martin per la Comedìa Cordobesa "Mariana Pineda" - da inserire nell'Anno Lorchiano - che andrà in scena a maggio. In più, il 18 gennaio ci sarà la prima di un altro spettacolo che lui ha preparato per questi mesi, da noi estivi.
Caro Antonio, ti saluto e ti penso e continuerò molto volentieri a collaborare con "Pensionante". A presto. Affettuosamente
Susana


Da Còrdoba (lettera ms.) 17.3.1987

Caro Antonio,
due righe per rispondere sul fatto che mi riguarda: ho telefonato stamani a Madrid a Manuel Fernandez Montesinos, figlio di quel sindaco di Granada assassinato il 16 agosto 1936 e di Concha Garcìa Lorca, sorella di Federico. Ho spiegato quanto mi avevi chiesto, e ha detto di sì! In questi giorni mi farà pervenire una delle poesie delle "Suites" di Lorca, ancora inedita, con l'autorizzazione per tradurla e spedirla a "Sudpuglia" per una pubblicazione con testo a fronte e qualche parola mia a modo di introduzione.
Bello, eh! Questo nipote di Lorca si sente in debito nei miei confronti dopo l'Anno Lorchiano di Còrdoba, e ha voluto ripagarmi in questo modo. Vi invierò pure una bella foto del muro del teatro dove facevamo "Aula Garcìa Lorca" e dove si legge, fra altri graffiti: "Lorca vive, sus asesinos han muerto, 19-8-'36/'86".
Ho spedito la tua lettera a Martin, che soggiorna a Buenos Aires. Sarà felice per via del libro.
Ancora non è arrivato "Pensionante" e c'è tempo.
Tante belle cose, e continua a sfornare delle idee folli, che - comunque - vanno in porto.
Susana


Da Buenos Aires (lettera ms.) 20.11.1987

Caro Antonio
Grazie della tua lettera. Ho bisogno di sapere, al più presto, quale costo avrà - in dollari - la 2^ edizione (500 copie per l'Argentina) de "i fuochi ... ". Magari qui riusciamo a trovare una mezza soluzione. L'altra cosa è che devi trovare un amico ad Affari Esteri, a Roma. Dobbiamo tentare di portare in Argentina le 500 copie attraverso valigia diplomatica come operazione culturale, per cui non devi stampare il prezzo per l'edizione argentina. Se non ci riesci, vedrò cosa cazzo riesco a combinare. Naturalmente l'operazione la si deve fare tra Affari Esteri e l'Aggiunto culturale all'Ambasciata italiana a Buenos Aires. Cerca tra i repubblicani, loro da sempre controllano Affari Esteri, ma credo ci siano anche dei socialisti. Saluti di Susana. Belle cose per te
Martin
P.S. Salutami Luigi Scorrano e Luciano Provenzano.


Da Còrdoba (lettera ms.) 25 gennaio 1988

Caro Antonio,
devo chiederti infinite scuse per il mio - nostro - lungo silenzio. Martin continua a Buenos Aires e io cerco in questi giorni di avere la conferma definitiva del mio lavoro in quella città. Ne ho avuto giù il si del nostro Governatore (e, dicono, futuro Presidente, Eduardo Angeloz), il quale mi ha affidato l'area cultura della Casa di Còrdoba a Buenos Aires; manca ancora tutta la tramitazione burocratica, ma spero bene di sistemarmi nella Capitale i primi giorni di marzo.
Tutto questo ci ha preso lunghi mesi di preparazione, e abbiamo perso contatto con gli amici. Meno male che ci sei tu, presente e fedele, col bel regalo di Natale - i libri di "Pensionante" sono arrivati in quei giorni - e le cartoline. Ancora non ho avuto "Sudpuglia" che dici ti è stata recapitata, e mi dispiace sul serio. Non importa se arriverà quando sarò già partita, perché la proprietaria della casa mi terrà la posta e verrò ogni tanto a prenderla. E' vero che l'assegno è arrivato e ho potuto cambiarlo in giornata. Per adesso, per i motivi sopra esposti, non scrivo altre cose finché mi sistemerò.
Appena avremo un indirizzo certo a Buenos Aires, sarai il primo a conoscerlo.
Tanti auguri per il nuovo anno a te e ai tuoi. Cari saluti
Susana
Recapito di Martin a Buenos Aires, dove puoi scrivere finché vorrai, perché è casa di amici: . . .

Da Buenos Aires (lettera ms.) 5 agosto '88

Caro Antonio,
soltanto poche righe per farti avere il nostro nuovo indirizzo e dirti che siamo di nuovo insieme e contenti di ciò. Il Paese però non va bene, le cose continuano più o meno come dicevo in quell'articolo di Pensionante, "Argentina dopo il silenzio", economia di guerra, nessuna possibilità di andare oltre quello che basta per sopravvivere; a questo si aggiunge che sono passati quattro anni e tutti siamo più stanchi, più privi di entusiasmo, con meno fiducia nel governo.
Io continuo a lavorare per il governo di Cordoba, nell'area della cultura, e riesco a fare parecchio perché Buenos Aires mi piace e mi muovo bene tra la sua gente. Martin pure, ed è in attesa di concretizzare io sua partecipazione in due films. Noi due, insieme, faremo un laboratorio per la formazione dell'attore a partire dal mese di agosto, nel Centro Culturale "San Martin" che è tra i posti di più prestigio a Buenos Aires. Chi la dura la vince, caro Antonio, ne siamo convinti. Ed ecco l'indirizzo ( ... )
Gradirei che tu io facessi pervenire pure alla redazione di Sudpuglia. Io, comunque, scriverò in proposito
ad Aldo Bello.
Scusa del ritardo, e facci il piacere di scriverci presto. Tanti cari saluti
Susana
P.S.: E' stato finalmente pubblicato il mio articolo con l'inedito di Lorca?


Carissimo Antonio:
Puoi essere certo che ti penso sempre con tanto affetto. Salutami tua moglie e tua mamma.
Tra poco ti scriverò una lettera vera e propria. Tuo
Martin


Da Buenos Aires (lettera ms.) dicembre '88

Carissimo Antonio,
prima di tutto, grazie per avermi spedito la bellissima cartella dedicata al Toma. Mi sembra un materiale necessario per capire il Toma "altro" che è stato, nel pieno della privacità, un uomo simile a tanti altri: con le sue paure, grandezze ed anche le sue piccole cose. Lo si capisce dal rapporto che lui aveva con gli altri e gli altri con lui. Ma quello che mi è piaciuto di più è che dopo sfogliare tante volte la cartella, il Toma mi sembra più vivo che mai. Grazie, caro Antonio.
Qui le cose non filano mica bene, come avrai capito dalle notizie. Questa democrazia è ancora fragile e Alfonsin non basta per tener lontani i militari. Poi, questo popolo è rimasto "intrinsecamente" fascistoide dopo tanti anni di totalitarismo.
Comunque, si vedrà.
Per le poste, 1 mese e mezzo di sciopero per cui non ti avevo scritto prima.
Susana ti saluta con affetto. Io ti penso spesso e - a volte - mi piacerebbe poter volare verso di te... purtroppo di soldi ce ne sono pochi e viaggiare in Italia, per adesso, è un'utopia...
Salutami tua moglie e la tua mamma.
Martin
(Sugli autori dove non interveniamo, il corteggio non si deve intendere completo: per quasi tutti è stato necessario fare sempre una scelta per snellire il presente lavoro. Senza contare che per molti -come per Susana e Martin - avventuro continuo con Sudpuglia)

LINO ANGIULI

Da Monopoli (lettera ms.) 13.9.1981

Grazie,
grazie per la lettera e per l'offerto del vostro "Caffè" che non conoscevo. Ti auguro possa riprendere il nostro "scrivere insieme", che è sempre un ottimo risultato, al di qua degli specifici (?) risultati.
Interessante la panoramica testuale che questo numero presenta. Dico panoramica quasi in senso paesaggistico, nel senso che le linee emergenti delle diverse scritture rispondono a tante e diverse foto della condizione meridionale: da quelle più oleografiche e scontate (dove c'è ancora un Sud che fa del proprio vittimismo uno specchio immobile e narcisista) a quelle più spiazzanti e più in grado di rimischiare le carte. Ciao
Lino


Da Monopoli (lettera datt.) 17.9.1984

Caro Antonio,
mi rendo conto che il mio ritardo epistolare può aver autorizzato, in te, un'immagine di Lino chissà come, soprattutto in te che, caratteriologicamente, sembri sempre necessitato a tenere qualcuno con cui prendertela, a giudicare dalla tua nota editoriale che apre l'ultimo numero del Pensionante. Certo: come si fa a non prendersela! solo che a volte appare sterile rimproverare alla realtà di non essere conforme alle nostre richieste.
Scusami queste annotazioni ravvicinate che posso adottare solo in virtù di un buon rapporto come quello che ritengo di avere con te.
Ma torniamo al tuo lavoro, che certamente non richiede solo annotazioni, ma entusiastici incoraggiamenti, soprattutto in considerazione della scarsità di mezzi di cui notoriamente tu disponi. Il Pensionante ultimo, infatti, colpisce proprio perché alla povertà cartacea del foglio corrisponde una densa ricchezza di proposte testuali e di "messaggi" e, perché no?, di "firme".
Per non parlare, poi, del tuo lavoro editoriale. Gli ultimi due volumi (Andrade e Augieri) sono quanto di più interessante sia giunto ultimamente sul mio tavolo, attualmente occupato da una settantina di volumi di poesia concorrenti al premio "Adelfia", tra i quali c'è il tuo fuoco e la tua cenere. Non sono abituato ad elargire gratificazioni gratuite perché conosco il loro danno, ma Andrade mi ha finalmente, riportato a contatto con la "poesia" (non importa se con o senza virgolette, se con la pi semimaiuscola o metamaiuscola o o o, ma poesia, vivaddio, della migliore. Carlo Alberto, invece, ha finalmente reso libro una sua fatica che, non so se sai, era sfuggita alla collana "Aggetti" che dirigo per Scheno perché costui non riesce a stampare se non un libro ogni morte di poeta: una fatica che, "poesia" a parte e con le virgolette, questa volta, sancisce irrimediabilmente certe distanze e certi principi che trascendono il letterario e riguardano l'uomo tutto intero.
Non appena avrò un'occasione recensoria (occasioni che cerco di centellinare per non cadere nel recensionismo facile), parlerò adeguatamente dei tuoi sforzi poetici ed editoriali, così come parlerò di questi due libri importanti: parola di Lino che ti saluta cordialmente


Da Monopoli (lettera ms.) s.d.

Carissimo Antonio,
se non proprio un "corpus", un embrione di corpicino può venir fuori da questa prima raccolta di litterae, sulle quali lavorerò ancora per ricavarne un volumetto. Fammi sapere se fanno al caso tuo.
Poi volevo dirti dei tuoi sforzi editoriali che trovo interessanti e meritevoli della giusta attenzione. In particolare, volevo dirti che seguo il tuo discorso di/verso, trovando che si colloca fra i più densi e profondi che si vanno producendo da noi in questi anni.
Spero che le tue cose vadano per il meglio, e ti saluto cordialmente, ringraziandoti. Ciao
Lino


Da Monopoli (cartolina ill. ms.) 4.10.1984 (t.p.)

Un centro dopo l'altro Antonio:
vedo guardando questo splendido quadrato (cubo) nero e guardando l'elenco dei tuoi pensionanti. Evviva: lasciamo perdere le glorie, la fama, il nome e altri plus-valori simili; abbiamo finalmente il sapere che ci mancava per poter dire anche noi le nostre cose e far entrare in gioco (e che gioco) le nostre spose a cui è persino concesso di ubriacarsi in grigio-conversano, quel Conversano che devi salutarmi e aringraziare sen-ti-ta-men-te.
Ciao e grazie
Lino Angiuli


Da Monopoli (lettera ms.) 10.10.1984

Caro Antonio,
mi hai ricordato i tempi in cui anch'io mi provai a editore, rimettendoci un po' di soldini e, per questo, ho
voluto spedirti un paio di souvenirs di quella stagione.
Per quanto riguarda la mia adesione alla tua lista di co-iscrizione, non avrei problemi a dirti si, anzi ti ringrazio per l'invito, ma trovo che non sia il caso di avere due rispondenti da un luogo della cultura, della storia e della geografia che si chiama comunemente Bari; sarebbe troppo per questa città: già è parecchio che compaia insieme a Bucarest/Buenos Aires/California ecc.... Per cui: ascoltami. Mettici per Bari solo il nome di Raffaele; può bastare. Eviteremo così, tra l'altro, di accreditare certe voci sul mio sodalizio con Raffaele e sull'esistenza di una centrale Angiuli Nigro. Io resto comunque a tuo/vostro fianco indipendentemente dalle firme pubblicate e se ci sarà da corrispondere corrisponderò. OK? Noi, comunque, dovremmo vederci dopo il 20 ottobre per quell'incontro con Andrade al quale, mi dice Pino Dentico, dovresti partecipare anche tu.
Ho inserito il tuo nome nell'indirizzario che ho consegnato all'editore Manuali/Bastogi a proposito della recente uscita di un mio libro di versi che ti perverrà, pertanto, prossimamente.
Auguri per ogni cosa, soprattutto per i debiti. Fammi avere la rivista. Se potrà esserti utile, tieni conto che il Castellano Giron di cui al libro/GEA è attualmente in America, a Detroit, ed è in stretto contatto con me.
A presto dunque: sursum corda
Lino


Da Monopoli (lettera ms.) 15.11.1984

Anto',
grazie per il "caldo" segnale a caldo. Volevo anche dirti (chissà se lo sai) che sei giunto finalissimo (rosa dei 4) al Premio "Adelfia", la cui giuria si è soffermata a lungo sul tuo libro, di cui - però - non è sfuggita una certa disorganicità, accanto ai pregi adeguatamente apprezzati.
Volevo anche dirti che abbiamo ospitato a Gioia e a Monopoli non solo Andrade ma anche il Pensionante. Abbiamo venduto parecchie copie del libro e altre ne vorremmo vendere, se tu ci dessi una mano. Pare, in fatti, che ti ha scritto una libreria di Monopoli, senza avere una risposta. E' vero?
Ad ogni buon fine, se credi, puoi prendere contatti con questa libreria che è la libreria "Alò", Monopoli. A proposito di ospitalità in forma di poeti, sai se Astalos va in giro... e che tipo è... e cosa costa... eccetera... potrebbe essere un altro gradito ospite.
Saluti dal tuo ulisside
Lino
P.S. Apro la busta, avendo ricevuto la tua ultima. O.K.: opera tu stesso la scelta, in base al discorso, all'immagine e al progetto complessivo che intendi far passare.
Auguri e grazie. Appena hai il nuovo indirizzo di Martin (o giù ce l'hai), comunicamelo. Ciao Lino


Da Monopoli (lettera ms.) febbraio '87

Carissimo,
leggo sulla "Gazzetta" del tuo CORRIERE e muoio dal desiderio di conoscere le tue ultime trame internazionali. Stai lavorando proprio bene. Basterebbero un altro paio di Verri (e qualche Nigrangiuli, se mi consenti) per pugliesizzare il cosmo.
Bene. Muoio dalla voglia, pure, di fare qualcosa per/con te. Ascolta. Ho una trentina di piccole poesiole che ruotano intorno ad una operina "desacralizzante". Cosa ne vogliamo fare. Potresti dedicarmi una 15/20ina di pagine o sul Pensionante o sul Corriere, prossimi venturi? E' una raccolta organica ma troppo minuscola, per la quantità, perché io possa pensare ad una plaquette. Al limite, potremmo prendere, a carico mio, un centinaio di estratti, in modo tale che possa io farli circolare. Fammi sapere cosa te ne pare, cosa possiamo fare e quali condizioni prevedi. Ci terrei a sbrigare la cosa nel corso dell'anno in corso.
Aspetto e auguri da
Lino Angiuli
P.S. Dirigo da poco un centro regionale di servizi culturali, come vedi dal depliant.


Da Monopoli (lettera ms.) carnevale 84

Caro Antonio,
è da parecchio che penso che il tuo cognome ti stia proprio bene. Un cognome che contagia attivismo e movimento. Tu pensa: se già in Lombardia, due secoli fa, il cognome faceva storia, pensa adesso, nei pressi dell'ultimissimo adriatico e a contatto diretto con Elios, che cazzo può combinare. Di qui la fregola: a chi lo dici: ci sono dei giorni che l'ideazione si fa così contratta e compressa da sentire il motore mentale imballato e senza "minimo". E' il nostro privilegio-condanna di essere cosiddetti creativi.
Allora, anzi all'ora. Qui, prima che ci diciamo mie/tue cose, ci vogliono 2/3 giri di corrispondenza. Proposta, igitur ... è il mio telerecapito. Tu mi chiami 2/3 giorni prima della tua graditissima visita. Te ne vieni dalla mattina e te ne stai fino a sera o, se credi, piombi un sabato a sera e ti fai un week and monopolitano. Monopoli è ben piazzato sulla linea ferroviaria Bari-Lecce. Vedrai, finché ci diremo le cose, il tempo sarà passato.
Preferisco così a una letterona lunghissima.
Mi raccomando: affare fatto, e non portarla per le lunghe, che se no ... chi sa se ... chi sa quando ... Il Brigante, non so se sai, sta per passare in serie A, finalmente. Sta per uscire un suo grosso romanzo con Camunia. E' la vittoria di tutti noi, penso.
Ad prestum (trad. a presto)
A frappè (trad. a fra poco)
Lino
Grazie per il cileno.


Da Monopoli (biglietto ms.) estate '87

Caro Antonioverri,
in effetti né io né Raffaele abbiamo "capito niente" del tuo cripto-criptogramma. Né abbiamo capito se dobbiamo rimproverarci qualcosa: se - cioè - dicevi a noi o a chissacchi quei brutti sostantivi che traboccano con amarezza dal tuo ultimo biglietto.
Ciao
Lino


Da Monopoli (lettera ms., carta intestata GRAFISCHENA) 5.2.88 (t.p.)

Mio caro,
spero che non ti spiacerà se ti spiego le ragioni di correttezza che mi inducono a disattendere il tuo invito. Non ho conosciuto Tomo-persona, il che esclude una testimonianza "di vita". Parlarne come poeta mi spingerebbe a fare la parte del "critico", una parte che cerco di indossare quanto meno possibile e, comunque, in questo caso, avrei bisogno della giusta distanza spazio-temporale, che non c'è. Di lui so poche notizie che non riescono, da sole a sviluppare, dentro di me, una sua qualche immagine. Che faccio allora? il bla bla giusto per esserci? Non mi va e - credo soprattutto - che non andrebbe a Salvatore. Quello che posso e voglio fare, invece, è parlare della tua iniziativa e del tuo volume, criticamente e amichevolmente, quando sarò pronto, nei mezzi a me disponibili, uno dei quali potrà essere una rivista, in fase di stampa presso Schena, recentemente fondata da me, Raffaele e Giovanni Dotoli e che sta (spero) per vedere la luce prossimamente.
Sicuro della tua comprensione, ti abbraccio e saluto con affettuosa simpatia il tuo tradimento nei confronti del proposito, che mi comunicavi tempo fa, di smettere imprese e progetti libreschi e rivisteschi.
A presto, tuo
Lino

GEORGES ASTALOS

Da Parigi (lettera datt.) le 13 août 1984

Mon cher Verri
Je viens de recevoir les exemplaires de Pensionante et je te félicite pour la promptitude et pour la qualité de ta revue qui comble certainement un vide dans la vie littéraire du sud de l'Italie qui commence à être de plus en plus connu en Europe. Et pourquoi pas, outre-atlantique? Avec les poèmes de Leonard Nathan, le rayonnement de Pensionante commence à se préfigurer dans ce sens. Et puisque j'y suis, je te prie d'envoyer un exemplaire au Directeur de la Maison d'Editions Parallelo 30: Giuseppe Reale - 1, Parco Caserta / 89100 REGGIO CALABRIA. Je peux le faire moi-même, mais il me semble plus intelligent que ce soit toi, qui le fasses, car un jour tu pourras avoir besoin de lui. Je ne sais pas si tu as envoyé un exemplaire au Directeur de Nouvelle Europe, Mimmo Morina (32, route Kehlen-Mamer/ LUXEMBOURG/ GD DUCHE DE LUXEMBOURG). Je suppose que oui, sinon fais-le pour les mêmes raisons. Je le verrai à la fin du mois à la Biennale de Poésie en Belgique mais j'aimerais bien que ton nom soit fixé dans sa mémoire. Mon cher Verri, la parution de ce dernier numéro de Pensionante semble avoir pris les proportions d'un évènement littéraire car depuis quelques jours, je reçois des tas de coups de fil et pourtant, c'est les vacances. George Apostu m'a téléphoné hier pour me dire que les deux portraits ont été très bien mis en page et qu'ils sont très bien sortis. J'espère que tu le connaîtras un jour à Paris. Aurora également, m'a téléphoné, ravie de voir ses poèmes dans le corpus ce ta revue. Elle vous garde à tous, un meilleur souvenir. Tu as également très bien fait de publier Monique Buhler car, comme je te l'ai déjà dit, elle est la soeur de la directrice du Crédit Lyonnais qui va sponsoriser l'exposition de Lucio Conversano en France. Quant à Kapetanovitch, je te prie de lui envoyer également un exemplaire de la revue (tu as l'adresse dans le répertoire) car il y a quelques jours, il m'a téléphoné étant justement en train d'écrire sur ton livre une analyse critique comme seul, lui, sait écrire. On va la publier, à son tour, chez les écrivains professionnels rien ne se perd jamais. Tout prend corps. Surtout que ta littérature et ton personnage méritent bien d'être connus au-delà de Milan. Hélène et moi-même, nous t'embrassons et nous attendons notre cinéaste de Lecce à Paris le 18, comme prévu, en attendant évidemment, qu'Antonio Verri, dans sa propre anatomie vienne un jour prochain nous rendre visite avec sa charmante femme. Vous serez toujours les bienvenus. Bises et à bientôt
Astalos


Da Parigi (lettera datt.) le 23 septembre 1984

Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je suis ravi de voir l'enthousiasme avec Iequel tu démarres dans la nouvelle série de Pensionante et l'équipe rigoureusement choisie qui gère la direction et le comité international de la revue. Cette publication sera, comme je l'avais déjà dit, une tribune ou une tête de pont où les écrivains du sud pourront s'exprimer aux côtés de leurs confrères d'autres littératures, reliant ainsi les différentes cultures des différents continents, ce qui ouvre une porte, cette fois-ci, du sud vers le nord. Et au sujet du comité international que tu envisages de former autour de Pensionante, je te suggère d'y introduire Tudor George - Bucarest (ou Roumanie, ça dépend du genre d'appellation que tu emploies pour les autres - Paris ou France, Londres ou Angleterre etc). Comme je crois te l'avoir déjà dit, Tudor George se trouve, en ce moment, à Los Angeles d'où il rentrerà à Bucarest le 16 octobre, après quoi, l'article sur toi paraîtra dans l'une des plus grandes revues littéraires de Roumanie patronnées par l'Union des Ecrivains. Je ne sais pas s'il n'est pas tard mais dans la présentation de Horia Liman, je me suis trompé. Il n'a pas "dirigé un quotidien de grand tirage" mais "la page littéraire d'un quotidien de grand tirage". Si jamais tu peux rectifier cette erreur, ce sera très bien. Mais, s'il est tard, ça peut rester comme ça. En tout cas, c'est de ma faute - j'ai dû sauter quelque mots, en tapant àla machine le texte. Mon cher Verri, dans une prochaine lettre, tu me diras ce que tu attends de moi pour Pensionante et je serai au rendez-vous avec les textes de certaines personnalités littéraires européennes qui feront bien dans les pages de la revue. Quant au livre de Jaco, je l'attends avec impatience et je me ferai un plaisir de le lire car je garde un merveilleux souvenir de ce monsieur qui est un véritable écrivain qui connaît parfaitement les règles du fair-play et du jeu des opinions. J'attends donc le livre. Quant à tes collègues, tels Toma et les autres, tu as très bien fait de m'expliquer la confusion qui s'est créée lors de mon passage par Lecce car j'avais une image déformée comme je te l'ai déjà dit. Tes amis sont mes amis. Pour ce qui est de Conversano, je crois qu'il a déjà reçu ma lettre et qu'il sait ce qu'il doit faire. Les deux cartes de Belgique pour toi et pour Conversano, je les ai postées en France, à mon retour, car elles se sont égarées parmi mes papiers lors de la Biennale. Mon cher Verri, tu présenteras mes hommages à Madame Verri et mon amitié à tes copains, Hélène te fait un gros bisou et nous t'attendons à Paris où tu seras toujours le bienvenu. Si tu rencontres Caterina, tu lui feras nos compliments. Nous resterons en contact et pour la traduction de mes lettres: Giovanni
Bises et à bientôt
Astalos


Da Parigi (lettera datt.) le 14 janvier 1985

Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je te réponds sur-le-champ comme dans le bon vieux temps. En effet, depuis mon retour du Canada, je n'ai pas eu un instant de répit.
Conversano peut te le confirmer. Toute une série de revues d'esthétique et de théorie littéraire ont envahi avec des demandes, ma paix, et je suis en train justement d'écrire une série d'articles et d'études sur le modèle analogique que j'ai produit avec Apostu à Edmonton mais ça ne va pas durer une éternité - jusqu'à la fin du mois, j'espère accomplir les commandes. Je suis très content que ton nom et ta poésie commencent à être répandus en Europe, c'est la seule façon de sortir de l'anonymat qu'un sud lent et commode offre à ses créateurs. J'espère que Perspectives n'est qu'un premier pas et que d'autres échos suivront. En tout cas, ça te donne un petit peu la mesure de la difficulté de faire sortir son nom de ses frontières. Je suis également content que Monsieur de Jaco ait été dans le sud pour les fêtes et qu'il ait pu te traduire l'article. S'il est encore dans la région et si tu le vois, fais lui mes compliments et mes àmitiés car je garde un très beau souvenir de notre brève rencontre dominicale.
Quant au texte sur le théâtre que tu me demandes pour ta revue, je t'enverrai vers la fin du mois, deux textes mondialement rétérentiels à ce sujet - notamment sur le mòdele analogique créé à Edmonton et l'esthétique des analogies en général accompagnés d'une image révélatrice de la fusion entre le théâtre et la sculpture. Ou mieux encore: entre l'expression théâtrale et la pensée sculpturale. Je t'enverrai également quelques poèmes accompagnés de photos et de présentations d'un poète anglais établi au Canada, avec une biographie fantastique et d'un poète canadien d'expression anglaise qui dirige une revue au Canada. Mais il faut me laisser un peu de temps pour finir les textes théoriques dans lesquels je suis engagé et d'arriver à jour avec ma correspondance qui, pendant mon absence, a pris des proportions gigantesque.
En tout cas, c'est promis - début février, tu auras les matariaux. Mon cher Verri, Je pense que Lucio t'a raconté son séjour parisien et j'espère que tu travailles aussi intensément à tes textes et à la rédaction de ta revue. Hélène et moi-même, nous te faisons la bise en espérant qu'un jour, nous t'aurons parmi nous à Paris. Mes hommages à Madame Verri, mère et épouse et à nos amis communs. Toute mon amitié. Bises et à bientôt.
Astalos


Da Parigi (lettera ms.) 19 mars 1985

Mon cher Verri,
Je viens de rencontrer l'amie qui est professeur d'Italien à Besançon que Lucio Conversano a connu chez moi et qui m'a apporté les deux exemplaires du premier numéro de la nouvelle série de PENSIONANTE. Eh, bien, BRAVO! C'est une excellente publication, comme en sont très peu en Italie -tout au moins à ma connaissance. Si toi et ceux qui sont autour de toi dans cette merveilleuse entreprise, vous pourrez continuer au même rythme et substance que vous l'avez fait pour les débuts - alors, dans deux ans au maximum, la revue sera connue dans le monde entier. C'est une exceptionnelle revue! Toute mon adhésion. Evidemment, j'immagine bien que c'est dure mais, lorsqu'on a vraiment quelque chose àdire il est absolument necessaire d'avoir une tribune d'où on peut s'exprimer. Et toi, tu as beaucoup de choses à dire - j'en ai pu m'en rendre compte. Toi, et tes amis, bien sûr. Personellement, je te remercie d'avoir pensé à moi - j'étais très touché de voir mon nom dans le colIège étranger. J'espère être utile un jour à cette nouvelle PENSIONANTE. Pour l'instant je me contente de contempler son premier né en attendant de voir la suite. Je pense que tu as envoyé un numéro en Romanie à Tudor George et àLuxembourg à RINDONE - tu as l'adresse dans le fichier que je t'ai donné.
Les compliments à ta famille et à de Jaco, toute mon amitié et mon appui,
Astalos


Da Parigi (lettera datt.) 13.8.1985

Mon cher Verri,
Comme tu peux l'imaginer, j'ai reçu ta lettre et je m'empresse de te répondre en essayant de toucher le sujet qui semble d'actualité. Je commencerai par l'éventualité de la publication de Willi dans l'un des prochains numéros de Pensionante en version italienne. Personnellement, je crois que ce serait trop difficile pour Marianne de traduire le texte en Italien car d'habitude, il faut que la première lanque d'un traducteur soit la lanque dans laquelle on effectue la troduction. De plus, le texte pose de très grands problèmes de langage car il est écrit d'une façon très argotique ou plus exactement populaire-argotique.
Mais je crois qu'une garantie pour la troduction de la pièce sera constituée par la signature de Caterina (et j'ai oublié le nom) dont Giovanni saura te donner les coordonnées. Elle est professeur à l'Université de Cosenza et parfaitement bilingue, étant en étroite liaison avec le Centre National de Recherches Scientifiques de France. Avec ça, elle est Italienne et même de Rome où l'argot est plus raffiné et plus riche comme dans toutes les capitales, d'ailleurs. Elle a déjù le texte, il reste que tu prennes contact avec Giovanni car elle est l'amie intime de son copain, Bruno. Et si tu restes avec l'idée de le publier tu peux lui écrire. Apostu, en rentrant du Festival d'Aix en Provence et en voyant ton dernier numéro de la revue, a été super-enchanté par la présentation graphique de la publication et je tiens à te le dire. Quant à l'éventualité de venir dans le sud, cet automne, il me semble impossible de l'envisager car nous, les quelques poètes payés par le Congrès pour parteciper aux travaux, nous sommes pris en charge par l'agence Havas et on est obligés de suivre la route normale. Mais ça ne veut pas dire qu'un jour ou l'autre, je ne prendrai pas Hélène par l'aile pour descendre dans la région de Lecce où j'ai des amis que j'aime beaucoup parmi lesquels tu te trouves en très bonne position. En tout cas, je suppose que ça va se posser après avoir terminé le roman car c'est un travail mortel qui demande une concentration perpétuelle et une vie de moine. Malgré tout, je dois bientôt interrompre car je suis invité au Festival de Poésie Nordique en Islande et je ne peux pas refuser puisque je leur coûte beaucoup d'argent. Puis ce sera le Congrès de Corfou et entre temps, je dois faire un saut à Nice pour installer définitivement mon appartement qui est presque terminé. Ceci dit, ton ami dont tu nous parles, je pourrai le voir à partir du 10 octobre. Mon cher Verri, je t'assure de toute mon amitié et de toute ma complicité en te priant de faire mes compliments à ceux qui te sont chers. A très bientôt.
Astalos


Da Hendaye, Francia (cartolina ms.) novembre 1985

Mon cher,
je suis avec le poète islandais Thor Vilhjalsson, qui connait bien Aldo de Jaco, près de la frontière Espagnole où on passe des jours fantastiques. J'ai tout reçu et de mon retour à Paris je t'envoyerai un panorama de poésie islandaise en espérant que tu sera invité au Festival de Poésie Islandaise 1986.
Bises, Astalos Hélène.
In un viaggio di sogno perpetuo con gli amici Astalos abbiamo molto parlato della suo rivista che mi ha molto impressionato.
Tanti anni fa ho passato una sera di splendore nella casa di Aldo de Jaco. Cari saluti anche a lui.
Sì, dovete venire in Islanda. Cari saluti,
Thor


Da Parigi (lettera ms.) le 22 juillet 87

Mon cher Verri,
à l'heure où je t'écris, tu as certainement reçu les exemplaires de la revue de München avec les poèmes en roumain que je t'ai envoyé par l'intermédiàire de Giovanni. C'est très bien venu et ta poésie sonne merveilleusement bien en roumain. Et si je n'ai pas publié la traduction du monologue que tu m'as donné en 1986, c'est parce que, d'abord, il est très long pour l'espace qui est destiné à l'anthologie (et c'est dommage de ne pas le publier en entier) et ensuite: parce qu'il est très bien traduit en français, méritant d'être publié quelque part, tel qu'il est. J'espére que l'occasion se présentera à l'avenir. Tu peux compter sur moi - je pense souvent à toi, à ta poésie et à ton acharnement de faire passer la création de ton sud, au-delà de Milano! Je viens de recevoir à l'instant SUDPUGLIA et inévitablement j'ai lu la BETISSA. Excellent, bravo! C'est camement un livre dans les dix-sept chapitres publiés. Merveilleux! Et quelle belle revue! Tu peux féIiciter le redactore-capo pour la splendide réussite. C'est l'une de plus belle publication qu'on a en ce moment en Europe. Un effort qui mérite toutes les récompenses. Tu peux même montrer ma lettre à la rédaction - ça fair a plaisir à ces temeraires qui font la revue. Mon cher, je viendrai en ltalie donner le cours dont je t'ai parlé à l'université de Reggio. Je verrai Giovanni à Napoli et ensuite à Reggio, après quoi je viendrai avec lui à Lecce. On se verra alors et on faire une escale chez VASILI. Mes hommages à ta mère, mes compliments et toutes mes pensées sensibles à ta femme et à toi, les meilleures réussites à venir - LA BETISSA préfigure une belle carrière littéraire. Tu le mérite bien et j'ai un faible particulaire pour ta poésie et pour le personnage que tu es.
Bises et à bientôt,
Astalos


Da Parigi (lettera ms.) 16 janvier 1988

Mon cher Verri,
J'ai été quelques jours en Normandie et de mon retour j'ai trouvé ta lettre. Je te réponds point par point. Je n'ai pas téléphoné à ton ami, le directeur de la revue - je ne le connais pas personellement. L'OEUF, n'as pas paru en 1973, mais la théorie sur le Théatre Global qui n'est qu'un élément de l'OEUF, parmi les autres. C'est au sujet du Théatre Global que le philosophe EN CIORAN m'avait écrit en 1973. Le texte sur I'OEUF dont je t'ai envoyé la version italienne, paraîtra ces mois-ci en France, aux Etats-Unis et au Canada, mais je ne l'ai pas publié jusqu'ici - je n'ai pas eu le temps de m'occuper de lui. Toute mon amitié à toi et à ceux qui te sont chers. A bientôt,
Astalos


Da Parigi (lettera ms.) 2 févr. 1988

Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je t'envoie immédiatement ce que tu m'as demandé.
La version française de I'OEUF - qui vient de paraître ces jours-ci en Nouvelle Europe et Les épreuves dactilo de la version américaine qui paraîtra au mois de mars aux Etats-Unis dans la revue de l'Académie Américaine d'Arts et de Sciences dont j'en fais partie.
En effet, je crois avoir oublié de te dire que depuis novembre 1986 je suis Académicien - membre de l'Académie Américaine où j'ai été reçu avec 64 voix pour et une abstention. Je ne me sens pas encore avec ma nouvelle qualité - mai cela viendra.
Je suis en train de travailler durement pour finir en mars le roman, car en avril je part aux Etats-Unis où j'ai une première au théatre National de Washington (je te l'avais dit) et puis je participe au 3 mai au congrés de l'Académie, justement.
Je te félicite pour le bien mérité prix dont Pensionante a été recompensé, c'est ton oeuvre au fond, et tout ce qui se fait depuis un certain temps du point de vue littéraire dans cette partie-là de la botte italique est dû en grande partie ou totalement à ton tempérament d'écrivain autentique. BRAVO! Mes hommages à Madame Verri et à ta Mère.
Avec toute mon amitié et à bientôt
Astalos


Da Parigi (lettera datt.) le 13 février 1988

Mon cher Verri,
Quelques lignes à la hâte pour te dire qu'en rentrant de Normandie où je me suis retiré pour finir un texte urgent, j'ai trouvé ta lettre et j'ai appris ainsi la mort de Salvatore Toma. Que Dieu ait son âme! Je sais que vous étiez amis et j'ai cru comprendre que tu l'appréciais beaucoup. Je partage ta tristesse et la tristesse de votre groupe rassemblé autour de Pensionante. J'epère que le jour viendra où tu feras l'effort intellectuel de monter dans le train de Paris et qu'alors, on aura le temps et la disponibilité de se dire bien des choses et de reparler de ce poète que fut Toma. Je viens de relire son livre et c'est étonnant avec quelle lucidité sous-jacente, il prévoyait son départ cosmique. Mes condoléonces et les compliments d'Hélène et de moi même à ta femme qu'on espère bien revoir aussi.
Amicalement
Astalos
[Portatore del Pensionante in molte realtà internazionali. La turca, per esempio, col poeta Sarac. Con l'indirizzario di Astalos è stato possibile il "cambio" con molte riviste europee]

BIAGIO BALISTRERI

Da Bari (lettera ms.) 20 giugno 1981

Antonio carissimo,
ti accludo un mio breve e forse parziale intervento per la tua inchiesta sulla poesia, per la quale ho letto gli ultimi due pezzi pubblicati sul "Quotidiano". Ti prego di farmi conoscere il tuo pensiero in merito.
Sebbene sia tornato da diversi giorni dalla Bulgaria, non sono ancora riuscito a vedere Leonardo, troppo impegnato per la chiusura della scuola, e non gli ho quindi ancora rivolto la tua preghiera di risponderti. Per quanto riguarda il famoso contributo, purtroppo ci troviamo di fronte a qualche inaspettata difficoltà di tipo burocratico, che spero vivamente posso risolversi entro la fine di questo mese. Tengo d'occhio la pratica insieme a Curci, e ti farò sapere come procede.
Per adesso ti ringrazio di tutto e ti saluto con sincera amicizia.
Biagio


Da Bari (biglietto da visita ms., carta intestata: "Cassa Risparmio Puglia") 5.2.1982

Coro Antonio,
ti allego un esecutivo di stampa della nostra pubblicità che pubblicherai, nella opportuna dimensione, sul prossimo numero del tuo foglio, possibilmente lontano dai miei "pezzi" che eventualmente decidessi di far apparire.
Successivamente, fammi pervenire una copia del foglio stesso come giustificativo, nonché la solita ricevuta, per L. 150.000, intestata "Caffè Greco" e con il tuo codice fiscale, secondo l'allegato fac-simile. Purtroppo bisogna fare un rettangolo e non una striscia. Più di questo non posso.
Spero di vederti presto. Ti abbraccio
Biagio


Da Bari (lettera ms.) 17 novembre 1984

Antonio carissimo,
eccoti il "malloppo". Per quanto riguarda "Generazioni", come vedi, l'ho considerato giù pubblicato, ed ho utilizzato le bozze di stampa. Il libro uscirà nei primi del 1985, e prevedo, naturalmente, di organizzare qualche iniziativa comune a Lecce (col tuo aiuto).
Ti confesso di essere in trepida attesa.
Ho gradito veramente molto questa iniziativa "argentina", e ti invidio profondamente per il tuo tenace attivismo. Se lo confronto con la mia pigrizia...
Ti ringrazio molto e ti abbraccio
tuo Biagio
P.S. Se servisse qualcos'altro, dimmelo, ciao.

VITTORIO BALSEBRE

Da Lecce (lettera ms.) 13.12.1988

Caro Maurizio, caro Antonio,
il "tomo" di Toma è stato un regalo "prezioso". Qui, ma nemmeno altrove, in verità, avevo visto qualcosa di simile. E' una vera "opera d'arte". Un multiplo con tante idee, tanto fantasia, tanta e tanto creatività. Una di quelle opere collettive che fanno piacere a vedersi, a leggersi, a godere. Un profondo significato unisce tutto. Peccato che il POETA SIA ORMAI MORTO materialmente. Disgraziatamente, qui nel Salento, si commemorano solo i defunti. Non si suole far festa ai vivi. E' difficile che qualcuno si accorga della "cultura creativa" nel momento in cui si va facendo e gli eventi dell'arte si verificano. Voi due fate eccezione. E' una rara eccezione che qualifica appieno la vostra sensibilità.
Avrei tante, tante cose da "raccontarvi", da comunicarvi, ma non voglio essere invadente, non voglio abusare della vostra pazienza, non voglio e non posso assolutamente rubarvi tempo. Per ora buon lavoro e tanti cordiali saluti. Vi scriverò ancora.
Per oggi basta: oso solo in ritorno dall'università di Lecce, ove ho presentato, per la prima volta, quelli che ho chiamato i FOTOGRAFFITI, procedimento parafotografico, in cui si mischiano processi tecnici, la poesia visiva, l'arte concettuale e la stessa fotografia, intesa come vera e propria arte figurativa. Un processo nuovo e "sperimentale" nella diuturna sperimentazione generale.
Cordialmente "Il cantastorie"
Vittorio Bàlsebre
P.S. Scusatemi per gli errori involontari, data la fretta con cui io vi ho scritto in un momento di "pausa" del mio "lavoro".

FERENC BARANYI

Da Budapest (lettera ms.) 12.7.1987

Carissimo Antonio,
ti ringrazio, ti ringrazio dei libri e delle riviste! Sei gentilissimo.
Qui, a Budapest, è avvenuta una cosa tragica: il nostro amico - anzi fratello - Rolando Certa è arrivato a Budapest per partecipare alla Settimana Festiva dei libri. Era molto contento di essere in Ungheria, amava questa terra. Ed il 29 maggio, alle 4 di alba, è morto per affezione cardiaca! Qui, a Budapest! E' morto nella vettura di ambulanza.
Francesca ed io siamo inconsolabili. L'unica consolazione: i poeti non muoiono mai. Le poesie di Rolando rimangono vive anche qui, in Ungheria.
Antonio, nel mensile intitolato "Foglie familiari" usciranno alcune tue poesie, tradotte in ungherese. Francesca ed io saremmo molto felici, se tu ci visitassi una volta. Sii il nostro ospite.
T'abbraccio:
Ferenc
[Lettere sempre appassionate. Ferenc ha tradotto in Ungheria Pasolini, Montale, ecc. Ce lo ha consegnato Yverdon]

MASSIMO BARBARO - BIANCA DI GIOVANNI

Da Bologna (lettera ms.) s.d. (1982?)

Carissimo Antonio,
scuserai il ritardo cori cui ci facciamo sentire, anche se a dire il vero ci si aspettava una tua lettera.
Apprezziamo però il tuo "passare a vie di fatto" con l'invio del "Pensionante" di agosto. Desideriamo ringraziarti per avere citato il nostro contributo al "Banco di Caffè Greco". Anche se, per un'incomprensione o per un refuso tipografico è apparso: "Bianca e Massimo Barbaro"; non siamo parenti né coniugi. Le nostre poetiche saranno simili e procederanno in direzioni contigue; i nostri cognomi, però, sono diversi.
Ma passiamo ad argomenti un tantino più profondi. Durante questo periodo noi abbiamo tentato di "srotolare l'esistenza", ed essendo questo processo della coscienza (ma non sarebbe più esatto dire dell'inconscio?) non sempre lineare, ne è risultato del materiale che desidereremmo sottoporre alla tua attenzione. E', questo, un riflesso di quella voglia di muovere le mani, dell'"inquietudine e la voglia di fare", di quell'esigenza di comunicabilità (con tutte le difficoltà che apprezzare l'introversione comporta). In conseguenza di ciò, vorremmo conoscerti più a fondo; anche se la distanza e i nostri impegni di studio, per il momento, ci confinano nell'ambito della parola scritta (ma questi limiti non dovrebbero andarci stretti). Potresti parlarci dell'esperienza di "Caffè Greco"? Di cosa ha rappresentato per te e per il contesto culturale leccese? Quali settori delle "culture" e quali tematiche, attuali e non, pensi che valga la pena sviluppare ulteriormente? Sai già del nostro interesse per il movimento surrealista. Credi che nell'inconscio si sia pescato abbastanza? Che ne è delle avanguardie artistiche a Lecce? Che spazio potrebbe esserci per noi due? Decisamente, le domande cominciano a diventare troppe. L'unica cosa certa è che, animati da una certo "inquietudine", desidereremmo dare un contributo alla nascita di un "movimento": che sia artistico, poetico od altro - non pensiamo a queste categorie come compartimenti stagni - non ha importanza. L'essenziale sarebbe riconoscersi su presupposti comuni, il resto verrebbe da sé liberando le nostre creatività.
Il Sud. Abbiamo notato l'attenzione che il "Pensionante" dedica alla tematica meridionale. Sottoscriviamo la proposta di Dimastrogiovanni per uscire dal vuoto dell'incultura: "Senza perdere le nostre radici, apriamoci al mondo esterno". Se si vuoi fare dell'avanguardia, occorre "guardare avanti", guardare lontano. Su questo punto, consentici di essere un tantino 'estremisti', se di valorizzare le nostre radici si tratta, allora sviluppiamo le componenti arabe della nostra cultura, ritroviamoci in Medio Oriente. Il nostro obiettivo è ricercare la 'con-testualità' del segno e della parola. Si potrebbe tentare. Con la nostra stima
Bianca Di Giovanni, Massimo Barbaro
P.S. Vorresti dare un giudizio critico, o un abbozzo di analisi, o semplicemente una valutazione sul nostro modo di fare poesia?
Prima di spedire questa lettera riceviamo il 'foglio' di settembre-ottobre. Vorremmo contribuire anche materialmente al suo mantenimento in vita. Ti saremmo grati se ci indicassi il numero di CC. o altra via per provvedere in tal senso.

GIORGIO BARBERI SQUAROTTI

Da Torino (lettera ms., carta intestata: Università degli Studi) 21 gennaio 1987

Caro Verri,
grazie della lettera e delle belle parole che mi ha scritto sulle Notizie dalla vita. Ha le mie cose posteriori?
Altrimenti le invierei un paio di libretti, come testimonianza d'amicizia.
Ricevo regolarmente "Pensionante de' Saraceni". Le sono grato anche di questo.
Con i migliori auguri e saluti
Giorgio Bàrberi Squarotti


Da Torino (lettera ms., carta intestata come la precedente) 3 marzo 1987

Caro Verri,
farò il possibile per raccomandare a "Tuttolibri" l'ultimo "Corriere lnternazionale": io sono escluso dalla possibilità di parlarne, perché altro è il mio ambito nel giornale.
Ha ricevuto le mie ultime cose poetiche che le inviai? A presto. Con i migliori auguri e saluti,
Giorgio Bàrberi Squarotti


Da Torino (lettera ms.) 30 giugno 1987

Caro Verri,
sì, ho ricevuto il libro di Enzo Panareo, la cui morte mi ha colpito e addolorato profondamente. Ed è un'opera intensa e vera, che rende più grave la perdita. Non ho ancora avuto, invece, l'opera di Buongiorno, che mi scrive di avermi spedito.
Sono lieto di quanto mi scrive dei miei versi: sì, come poeta quasi non esisto nella memoria e nel discorso dei contemporanei. Essere come una voce dall'ombra, tuttavia, non mi dispiace: e, soprattutto, mi fa piacere avere lettori partecipi come lei.
A presto. Con molti cari saluti,
Giorgio Bàrberi Squarotti


Da Torino (lettera ms.) 21 luglio 1988

Caro Verri,
mi dispiacque moltissimo non averla potuta incontrare a Torino: persi la coincidenza a Milano fra l'aereo della Romania e il treno per Torino, a causa del solito ritardo, e così giunsi a Torino soltanto nella tarda serata. Sarà per un'altra occasione: chi sa che, una volta o l'altra, non mi capiti di venire a Lecce, nel prossimo anno.
Ho letto il suo romanzo con particolare entusiasmo, non appena (una settimana fa) sono stato libero dalle fatiche degli esami. E' un esempio straordinario di romanzo metafisico, scritto in un linguaggio di mirabile lucidità intellettuale e di febbrile forza di invenzioni e di immagini. Non è un'opera facile, ma, alla fine, ci si riconosce mutati nel profondo perché la lettura è stata davvero un'esperienza decisiva.
Lo pubblicherà presto? Teniamoci in contatto. Le auguro una buona e proficua estate e la saluto molto
Affettuosamente
Giorgio Bàrberi Squarotti

GIOVANNI BERNARDINI

Da Monteroni (lettera ms.) 31 luglio 1981

Caro Maurizio,
scusa se rispondo con un certo ritardo alla tua del 10 scorso speditami insieme a "Caffé Greco", ma ho avuto diverse cose da sbrigare e ho voluto anche leggermi prima di tutto "Caffé Greco". Su questo ci sarebbe da fare più di un'osservazione, ma dato che ormai si deve andare "oltre" (sempre che ciò sia possibile fra le enormi difficoltà in cui oggi ci si dibatte) credo sia opportuno rinviare ad un prossimo incontro.Mi sembra giusto intanto allegarti un assegno di 10.000 lire quale modesto contributo alle spese per questo nutrito fascicolo. Quanto poi all'amarezza e dispiacere che esso ti è costato, non me ne stupisco dato che anche io sto vivendo tuttora una simile esperienza da quando sono usciti i "Segni del diluvio", ma anche di questo parleremo a voce.
Fra l'altro, ho inviato il mio libro ad Aldo D'Antico con lettera d'accompagnamento in cui proponevo, per il prossimo autunno, una presentazione-dibattito a Parabita, ma non ho avuto finora alcun cenno di risposta. Speriamo si tratti della "pausa estiva".
Passando ad altro argomento, mi rincresce darti un piccolo dispiacere: non sottoscrivo l'abbonamento a "Lotta per la pace", poiché via via, dalla lettura dei numeri della rivista e dei documenti pervenutimi, mi sono reso conto di una posizione che in sostanza è filo-sovietica e che non mi sento di condividere. Ma anche questo richiederebbe un lungo discorso che ora, per lettera, non ho tempo né voglia di fare: perciò rinviamo a voce. Ti ringrazio per le parole di stima e di affetto che esprimi nei miei riguardi, e con te ringrazio anche Ada. E vi dico che tali sentimenti sono ricambiati da me in egual misura. Speriamo di vederci presto. I miei vi salutano con viva cordialità ed io vi abbraccio fraternamente.
Giovanni


Da Monteroni (lettera ms.) 22 nov. 1984
Caro Antonio,
ho corretto le bozze. C'è un foglio, a firma di Astalos, che non mi riguarda.
Non so come tu abbia deciso per l'impaginazione, ma io metterei prima "La gazzella" del '61 e poi i due pezzi di quest'anno. Se possibile, metterei uno stelloncino (o anche niente) fra un brano e l'altro, con unica firma alla fine, senza ripetere tre volte la mia firma.
Eventualmente telefonami. Cari saluti.
Giovanni

FILIPPO BETTINI

Da Roma (lettera ms., carta intestata: "Università degli Studi "La Sapienza'" di Roma") 1.10.1985

Gent.mo Antonio Verri,
EsprimendoLe le mie congratulazioni per la nuova serie della rivista e ringraziandola anche dell'attenzione prestata alla attività teorica, critica e militante della "Scrimat" e dei "Quaderni di critica" -come ha mostrato anche di recente l'ottima intervista di Nigro a Sanguineti -, La voglio informare che Le ho spedito, a parte, due volumi da poco usciti e da me curati: Segni di poesia/Lingua di pace (Manni) e Letteratura degli anni Ottanta (Bastogi; e per la cura anche di Lunetta e Muzzioli), nella speranza che questi possano interessare Lei e la rivista e contribuire, sotto vari profili (teorico, letterario e politico-culturale), all'ampliamento del dibattito da Voi promosso e sviluppato sui numeri finora usciti; e anche -s'intende - nell'augurio di stringere i nostri rapporti e di ravvivare uno scambio ideale e operativo, che, senza altro, merita di essere ulteriormente coltivato e cementato.
Con i più cordiali saluti
Filippo Bettini
[Qui riportiamo - per la brevità dello scritto non abbiamo assegnato loro un posto - il testo di un biglietto di Sanguineti: "Grazie del Pane, e del Forse; niente male, mi pare"; l'avviso per un incontro - mai avvenuto - e l'assicurazione di "seguire con attenzione" il Pensionante, di Giorgio Patrizi; una breve lettera per accordi su di un intervento per Pagano, di Antonio Prete]

PIERO BIGONGIARI

Da Firenze (lettera datt., pubblicata, col titolo "Pagano e il mio Salento", sul n. di novembre 1985/giugno 1986 di Pensionante) 2 aprile 1981

Caro amico sconosciuto,
lei mi stimola a rispondere a un'inchiesta sulla poesia in Puglia, e devo dirle che da un po' di tempo non so nulla di quanto accade, nel campo poetico, nell'amato, e amaro, Salento, oltre il ritroso D'Andrea (ma certo qualcosa accade; anche se a Bari si storicizza, s'io non erro, in termini troppo post-storicistici). Mi esprimo così, a proposito dell'amarezza, perché l'amico carissimo Valli, nel dedicarmi una copia della sua Cultura letteraria nel Salento, così chirografava il suo invio- "A Piero che in questa terra amara ha sempre creduto". Ripeto: ho sempre creduto. Ancora ripeto: in questa terra amara, e amata. Il mio rapporto col Salento è stato precoce e continuo, tramite soprattutto l'amico fraterno Oreste Macrí, e poi attraverso l'avventuroso Bacini, la cui memoria sta salendo come di uno degli interpreti più profondi dell'anima di una regione, e di una ragione, teoricamente più compressa che depressa, e il caro e dolorosamente perduto, Vittorio Pagano (ho una corrispondenza fittissima con lui), e infine attraverso la presenza preponderante, e amorevolmente ospitale, di Valli e di Marti. Già da "Vedetta Mediterranea" e poi in "Libera voce" io sono stato presente in Puglia, dunque fin dagli oscuri anni Quaranta. Col "Critone" di Pagano, vera fucina di letteratura militante oltre che di intrepido giure (e fu matrimonio riuscito), la mia presenza è stata assidua: la mia come quella degli scrittori fiorentini della mia generazione che hanno amato, privilegiandola d'un'attenzione particolare, che confina con io stessa scoperta virgiliana dell'"umile Italia", la lingua parlante del Sud-Est, e parlante, direi lingueggiante in un mare già proteso da una parte verso la razionalità greca, dall'altra verso la Hispanidad del Barocco. Si capisce che questi archetipi culturali emergono come spezzoni e testimonianze, e talora incubi, a lungo sepolti nell'inconscio collettivo. Infine "L'Albero" ha rinnovato questo prezioso sodalizio che davvero penso cominci a fare storia, costituisca anzi un capitolo di storia incontrovertibile, nel rapporto fecondo tra Firenze e Lecce. Ho pubblicato a Lecce, nei Quaderni del "Critone", una plaquette per me preziosa, Il caso e il caos, che è poi l'origine dei miei studi pittorici che alla fine del 1980 hanno visto la luce presso l'Editore Cappelli, col titolo Dal barocco all'informale, ma con lo stesso sopratitolo seriale portafortuna che essi avevano quando uscirono, in edizione numeratissima, nel 1961, per cura appunto di Pagano. Posso aggiungerle che stamperò presso Milella la mia, promessa da tempo, Autobiografia poetica, a testimonianza di una fedeltà che non deflette?
Insomma il Salento si confonde forse per tratti e singulti, ma in un nodo indissolubile, con la mia stessa storia di scrittore. Sarà forse per questo che non ne so molto? Ma certo è che molto lo amo, e spero che esso possa decollare come merita per la profonda e attenta serietà con cui esso mira a coincidere, senza troppe distrazioni ma anche senza troppe velleità mascheranti, con la storia, se vuole, amara, del nostro tempo. Il fatto è che noi abbiamo a disposizione una sola storia, la nostra, e non sta a noi sceglierne una migliore. D'altronde le difficoltà qualche volta sono feconde, propiziano frutti talora più duraturi di quelli che nascono nelle capitali informi, e spesso male informate dei nostri mass media e dei poteri costituiti. Quando poi l'Università di Lecce vede tra i suoi maestri studiosi appassionati di quello che accade nella piccola patria come momento non separato dalla patria più grande che ogni uomo coltiva nel segreto della propria espansività interiore oltre che nell'oggettiva situazione storica percepita senza barre ideologiche, mi pare che il futuro non sia disperante. (E non vorrei essere come il venditore d'almanacchi leopardiano). Amaro il presente, ma esso è amaro a Lecce come a Firenze come a New York.. abituiamoci all'amaro: esso fortifica il gusto, non lo illude né lo droga.
Comunque, caro Verri, il mio cuore - questo è certo - l'ho lasciato, come un giorno poco lontano ebbi a vederne il misterioso ondeggiare tra gli scogli, a Porto Badisco, l'ho lasciato, dico, tra le schiume bluastre d'un mare irrequieto come gli occhi stessi incupiti della speranza: o forse, sì, della nostra amarezza, ma attiva amarezza, che confina schiumando con la profonda allegria dell'essere.
Mi creda con tutta l'amicizia il suo
Piero Bigongiari

RINO BIZZARRO

Da Bari (lettera datt.) 24 luglio 1981

Caro Antonio,
ho ricevuto la tua lettera, e non posso che complimentarmi con te per l'ottimo lavoro che stai facendo su "Quotidiano" per quel che riguarda la poesia. Purtroppo non ho potuto vedere tutti i numeri del giornale che contenevano i tuoi scritti perché esso mi giunge disordinatamente e molte volte qualche numero si ferma a metà strada o nella borsa del postino. Tuttavia è stato sufficiente quello che ho potuto leggere per capire che stai facendo un lavoro serio e rigoroso. "Caffè Greco" non l'ho ricevuto ancora e spero non segua la sorte di quei numeri di Quotidiano che non mi arrivano; mi farebbe piacere poterlo vedere. Sto seguendo con interesse e partecipazione la vicenda del "Quotidiano" e mi dispiace molto che sia, come mi dici, "male in arnese e mal visto"; spero proprio che una iniziativa del genere non debba esaurirsi così, perché sarebbe un danno ed un impoverimento per tutta la comunità pugliese. Colgo nelle tue parole anche una sorta di sottile amarezza per le condizioni in cui qui in Puglia si è costretti ad operare nel campo della cultura. Sono d'accordo con te, ma sono anche personalmente convinto che le "cose" qui si smuovono anche e forse soprattutto in questo modo: a prezzo di sacrifici spesso pesantemente personali. Alternativa unica è l'emigrazione, forse, e tutta la nostra storia ne è piena, in ogni settore ed in quello della cultura in particolare. Non ti sei perso niente non venendo a Melendugno a vedere il mio spettacolo, perché in certi decentramenti che facciamo, purtroppo, mancano le più elementari infrastrutture teatrali e si è costretti a lavorare in condizioni incredibili, a tutto scapito della qualità del lavoro; ma bisogna fare anche questo, per le ragioni suddette. A Melendugno poi, per esempio, mancava il contatore che reggesse il carico dei nostri riflettori, per cui abbiamo dovuto abbassare tutte le luci e fare lo spettacolo quasi... al buio. Pazienza! D'ora in poi ti prego di indirizzare i tuoi scritti in Via Indipendenza, 75 - 70123 Bari, perché sto cambiando recapito. Adesso ti saluto cordialmente sperando di incontrarti presto.
Rino Bizzarro


Da Bari (lettera datt.) 29 ottobre 1981

Caro Antonio,
finalmente ho ricevuto il tuo "Caffè Greco", il numero di Maggio, e ti ho rispedito un po' di materiale de"La Vallisa" visto che non ti è arrivato ancora niente della mia precedente spedizione. E' un buon lavoro il tuo "Caffè Greco" e bisognerebbe mobilitarsi tutti per non farlo morire: come se ci fossero tante voci letterarie qui in Puglia da potersi permettere il lusso di vederne morire una! Sarebbe una battaglia che il sindacato nazionale scrittori potrebbe e dovrebbe fare, anziché dormire il sonno del giusto o, peggio, pensare alle sue minime spartizioni di microscopico potere. Ma evidentemente ognuno ha quello che si merita, e forse gli scrittori pugliesi si meritano il sindacato che hanno. Fammi sapere cosa pensi de "La Vallisa", altro "miracolo" che francamente non saprei dire quanto potrà durare! Al piacere di leggerti.
Tuo Rino


Da Bari (lett. datt.) 1 giugno 1983

Caro Antonio,
ho ricevuto l'ultimo numero del tuo "Pensionante" e l'ho letto come sempre con interesse. Ho letto con interesse anche la lettera di Nino Palumbo. Certamente saprai che gli amici di cui Palumbo parla e di cui riporto alcune frasi siamo noi de "La Vallisa" e che quelle frasi sono prese da un documento che sottoscrivemmo noi tutti. Ora stiamo preparando un "dossier" sull'operato del sindacato scrittori di Puglia, che pubblicheremo sul prossimo numero del quaderno; vuoi scrivere anche tu una nota, una testimonianza, quello che vuoi, sull'argomento? Può essere un modo per essere vicini di più. Tutta "La Vallisa" è solidale con te e con il "Pensionante", e ti do atto per il coraggio che hai avuto nel pubblicare quella lettera di Palumbo proprio su un giornale salentino (?). Aspetto qualcosa da te.
Ti abbraccio
Rino Bizzarro


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