Indice
dei corrispondenti
mario agrimi, michela ambrogetti , martin andrade, susana degoy, lino
angiuli, georges astalos, biagio balistreri, vittorio bàlsebre,
ferenc baranyi, massimo barbaro, bianca di giovanni, giorgio bàrberi
squarotti, giovanni bernardini, filippo bettini, piero bigongiari, rino
bizzarro
Quando una domenica
di maggio del 1988 (l'otto di maggio, per essere precisi), a Parabita,
alla fine di una giornata di proposte e discussioni (anche molto vivaci),
ci stendemmo - su proposta di Dodaro - in tredici sul grosso tavolo
che campeggia nel centro di cultura di Aldo D'Antico, a parte che
oggetto del "clic" a grandangolo di Bevilacqua, eravamo
lì a sancire e legalizzare oltre che il primo (coraggioso,
perché no) atto di fondazione di una segreteria regionale salentina
del Sindacato Nazionale Scrittori (ma era solo l'occasione), anche
una linea propulsiva di cultura di una vitalissima generazione salentina
che ha cominciato o si è trovata su Pensionante, e che poi
è stata, numero per numero, messo in mostra sulle colonne di
Sudpuglia.
I tredici ("da sinistra a destra", come si usa) erano: Antonio
De Carlo, Cosimo L. Colazzo, Salvatore Colazzo, Franca Capoti, Antonio
Verri, Fabio Tolledi, Maurizio Nocera, Aldo D'Antico, Antonio Errico,
Ada Donno, Raffaella Cerfeda, Walter Vergallo, Francesco Saverio Dodaro.
Erano con noi sul tavolo, anche se assenti per vari motivi: Edoardo
De Candia, che vagava poeticamente in Lecce, o tentava - mimando i
movimenti di un uccello - di raggiungere il cielo dalla spiaggia di
San Cataldo; Salvatore Toma, assente più che giustificato,
che - senza scalpore, stavolta - s'era avvinghiato con disperazione
e ironia, e definitiva mente, ad una fascinosa dama, scarno, velata,
con pochi lussi; Abele Vadacca, che era andato a ritrovare, in quel
di Carrara, splendidamente, i suoi rochi cavatori e le sue sempre
più solitarie capre; Costantino Giannuzzi, diffidente, ostico
a tutto, che inseguiva le sue epifanie in paesi lontanissimi; Lucio
Conversano, sicuramente intento a mettere su carta le sue ossessioni
in qualche trattoria vicino Acqui; Aldo De Jaco, non sappiamo se a
Varna o a Roma o a Leningrado, comunque sempre lupo-scrittore, garante
anche - per il S.N.S. - di quell'avventura regionale salentina; Aldo
Bello - intanto preparava e perfezionava un suo ultimo viaggio in
nove Paesi -che con fiducia e tempismo e adesione culturale ha favorito
così stupendamente - come s'è detto - il "travaso"
di una generazione, comunque legata a Pensionante, su Sudpuglia.
Tutti sul tavolo. E' un gioco? Può darsi, ma c'è poi
anche chi rimane a terra ... per debolezza forse, perché ama
forse scampanare sui carrozzoni del potere, o per questo o per quello.
Mi fermo. Però sono convinto che non sono campate sul niente
le proposte di Dodaro ...
Le lettere a Pensionante (e prima a Caffè Greco, e dopo con
Sudpuglia). Mi è stata chiesta una introduzione. E' ancora
vivo il tutto, che vuoi storicizzare ... Pensieri tuoi sparsi qua
e là, questo sì. E' ancora cronaca, è vero, ...
ma si tratta di poeti, di gente - come s'insegna -che appartiene ad
una specie diversa, a volte primitiva e barbaro, a volte così
fine, così meticolosa e spigolosa, così ben disposta
a perdersi nelle ore ... se portano alla forma. Comunque sempre unicorni
e mostri, severi poeti . ... Non si affaticava molto, anzi, a nascondere
il suo dominio, la sua autorità sulle cose - parlo di Totò
Toma - la banale, candida, aristocratica invadenza. "Ho scritto
tutto quel che dovevo scrivere, Verri. Adesso possono fare che cazzo
vogliono!". Sconcerto persino in me (ma lui ha sempre fatto di
tutto per sconcertarmi, sbalordirmi, farmi scivolare nel vortice della
suo vita senza pari: oddio, lo faceva un po' con tutti, sì,
va be', ma io ero quello che contava di avere rapporti voraci con
la poesia, ero in fondo il suo editore, uno con una vita non certo
regolare, uno a cui tutti scrivevano, immusonito, sempre pronto ad
ascoltarlo, ad abbozzare sorrisi per i suoi continui lazzi!); sconcerto
persino in me, dicevo, quando un pomeriggio di tre-quattro anni fa
mi arriva una telefonata: "ho solo nove mesi di vita, vieniti
a prendere le mie carte, i miei libri", era la sua voce-figura,
biascicante, più per l'infinito e profondo e definitivo stupore,
che per l'alcool. Non essere scemo. Sei pazzo. Invecchierai anche
tu ...
Voracità profetica, svilimento assoluto delle cose, l'assurdo
che man mano batte, picchia forte, sforacchia, sfrangia, dilata, immensamente
dilata, e corre, continua, evita, cerne disperazioni, cose di tutti
i giorni, il contaore, le date da ricordare, le parole che riportano
alle parole; e c'è chi privilegia il segno, la rapida pennellata
... I due giovani sono là, hanno in mano una di quelle pubblicazioni
semiclandestine di donnine nude, così candide se rapportate
a quelle che circolano oggi nelle nostre edicole. Strappano ad una
ad una le pagine, poi con una forbice tagliano: qua la testa e il
seno, là il resto del corpo. Sembra un gioco, e forse tagliano
- parlo di Edoardo De Candia e Tonino Caputo - per una sorta di studio
di forme, in mancanza di modelle ... De Candia e Caputo: il primo,
stupendo autore del secondo numero del foglio giallo e delle due edizioni
di "al banco di Caffè Greco"; il secondo, conosciuto
dopo, bizzarro, estroso, colto, sulle colonne di Sudpuglia.
Edoardo - è ancora un ragazzino - stende una specie di mappa
su di un cartone piegato. Ci sono.. la casa, la spiaggia, il giardino,
la strada. Segni veloci, immaturi. Strappa. Poi forse il primo profilo,
il primo tentativo di nudo, Edoardo è sempre più alto
dei suoi coetanei, ha un sorriso sicuro, spavaldo, è sulla
spiaggia, ha molte certezze, oppure assume atteggiamenti di ferocia,
fa già culturismo (l'aveva fatto, da ragazzo, anche Toma, sulla
sua terrazza a Maglie). Entrano, con Caputo, forse con Pignatelli,
in una automatica che consegna strisce fotografiche in pochi minuti:
è una delle tante giornate piene di sole, passate gironzolando
in una Lecce di artigiani, di botteghe, di silenzio, di tanto silenzio.
Qualcuno però aveva l'opportunità di procurarsi qualche
libro: Vittorini, un po' di Pavese, qualche americano; si accumulano
i blocchi di disegno, nascono le prime tele, il profumo della libertà,
lo stupore, le cose terribili, la diaspora, l'assurdo ... (il resto
dei leccesi era nel sonno pomeridiano. La sera avrebbero così
brillato nei vari salotti. Erano monarchici contro il volere del resto
d'Italia).
Le parole che riportano alle parole. Brividi, di quelli malati, rabbiosi,
che riescono anche a stabilire il grado d'incoscienza degli altri,
la loro ridicola credulità, il loro consueto, inutile, orologio;
i piani che si fanno e la stupidità quotidiana, colossale ...
Ma non solo brividi.
Anche piacere, mistero, stupore: come non ricordare una dolcissima
Roberta Pappadà, Balistreri, Angiuli, Michela Ambrogetti, Brancher,
Tolledi, la Cenerini, eccetera eccetera.
I poeti, privilegio i poeti. Tutta l'avventura, poi, al di fuori di
ogni accademismo, nella militanza più candida, in condizioni
economiche incredibili, con rapporti da costruire, con fogli da scambiarsi,
con conoscenze da fare ... Salvo il candore. Vogliamo esserci. La
letteratura era ed è il mercato della bruschetta!
Io m'incontravo con Maurizio Nocera nella stazioncina di Galugnano
(era Caffè Greco, e il percorso accanto alla linea ferrata
-ne è stata la prima redazione) (ancora più in là,
ricordo, due fascicoli fatti in una piccola tipografia a Lizzanello.
Ancora più in là: due numeri di Caffè Greco giornale.
Erano le prime cose. Molte banalità!). Allora, Caffè
Greco con Nocera; Totò Toma aveva già le labbra bucherellate,
dissestate, ma una tale aristocrazia nei movimenti, una tale incoscienza
divina . . . C'era con me Conversano, un po' introverso ma quanto
fattivo: poeta e disegnatore in Caffè Greco, ma poi presente,
anche tecnicamente, per quasi tutta la storia del Pensionante: preda
delle sue ossessioni, del suo rosa su tutto, di una sua sottile indolenza
che ha sempre fatto confinare con una sofferenza da manierista, espressionismo,
segni, figurativo, astratto ("sento qualsiasi forma"), al
servizio del suo racconto.
Nocera poi spostò il tutto a Gallipoli. C'era il suo impegno,
anche quello di sua moglie, Ada Donno, che conduceva la libreria "Nuova
Cultura", c'erano attenzioni, qualche lettera, incoraggiamenti;
ma non poteva bastare, non c'era vigore . . .
Il foglio nacque per contestare un convegno sulla narrativa meridionale,
organizzato dalla Rina Durante per conto del Sindacato Scrittori,
ma anche qui era solo l'occasione, in realtà volevamo cominciare
a dire le nostre giovani ragioni politiche, e poi ... che ci stava
stretto quel "meridionale" ... Volantinammo fuori e dentro
l'Hotel President, sede del convegno. Ero con Angelo Fabbiano. Nacque
lì l'amicizia con Gianni Toti (poeta eversore ancora non apprezzato
come merita), ma anche i primi appuntamenti che contano , la voglia
sì di perseguire e far mostra di candore, ma anche di creare
- dal niente e senza alcun mezzo - una rete di rapporti, di scambi,
di simpatie per un foglio che pensavo necessario e selvaggio (c'era
posto, c'è sempre posto per fare operazioni del genere) da
far arrivare dappertutto. L'accoglienza fu ottima, le simpatie aumentavano
(non era poi difficile non aver simpatia per due - ero sempre con
Fabbiano, anche se Angelo non è stato mai molto toccato dall'esperienza
. . . - non era difficile aver simpatia per due che davano, un po'
dappertutto, un foglio giallo-scritto ... chiedendo in cambio cento
lire), aumentavano anche gli amici (ad onor del vero, uno dei più
solidi fu Piero Manni, nella cui abitazione, dopo un anno, spostai
la redazione di via Sicilia 17- il buco, un metro per due, in cui
abitava Angelo Fabbiano ... Ma esco fuori dalla parentesi, non posso
chiudere in parentesi questo momento importante per Pensionante!).
Con Manni vennero anche i primi abbonamenti, mi cercai la diffusione
per abbonamento postale, sul piano organizzativo c'era qualche risultato.
Tentai di cedere anche qualche responsabilità ... : mi fu contestata
una lunga lettera di Lopez, un intervento di De Jaco! Rientrai. Pensionante
non era nato per essere solamente un giardino di poesie, una passeggiata
per poeti (anche se oggi qualche dubbio si affaccia su scelte fatte
dal sottoscritto: ma questo è un altro discorso ... ). Continuai,
non concedendo se non sotto l'aspetto organizzativo. Cominciai a pensare
a dei "quaderni". Registrammo un Centro Culturale Pensionante
de' Saraceni. Però. Però. La mia voglia di fare, la
mia urgenza, la mia dedizione assoluta - come sempre è poi
successo - scambiate per idiozia, per santità ... Feci i primi
quattro volumi completamente da solo (su di una semiautomatica, per
manifesti da morto, lavorando giorno e notte). Arrivavo in viale Leopardi
col volume già fatto. Dovevo rispondere di tutto. Figuratevi
i problemi. Uno, due, tre, quattro. Decisi di lasciar tutto, ero allo
stremo. Chiusi l'ultimo "avviso in corpo 10" lasciando la
guida a Manni per altri due anni. Ma se Manni aveva "il desiderio
stupendo di raccogliere su una vela il soffio della poesia" (come
dice Dodaro, che pure ha da raccontare), era ancora più forte
in lui la volontà, il piacere del consenso, del potere (chi
lo cerca in queste cose ... ), allora anche l'arroganza. Sconfortato,
mi riappropriai del foglio e del Centro: decisi di ricominciare ...
Tanto per finire questa specie di cronaca. Dopo un foglio "bianco"
- quello con l'omino curioso - l'incontro con Pino Refolo. A Maglie.
Nuova storia. Pensionante aveva un editore! Refolo era stranissimo
come editore. "Figlio del sogno americano", come lo chiamavo,
un po' squinternato, disponibilissimo però, anche innamorato
della letteratura. Pretese la testata, ma lasciava fare, si entusiasmava.
Nacquero uno dopo l'altro cinque grossi volumi di rivista (ne curavo
a volte la spedizione: il giro si allargò notevolmente), un
libro di fiabe dell'area grecanica, il mio Galateo, "La casa
di tufo" di De Jaco, altre cose in pentola ... ma ero stanco,
sempre più stanco, la rivista aveva si una nuova veste, respiro
più ampio (però non il candore e la decisione e le ragioni
del foglio giallo!), ma ormai troppo si antologizzava, cresceva il
gruppo degli amici, cresceva il numero delle lettere da spedire, moltissime
cose da seguire ... lasciai di nuovo (De Jaco in una lettera mi scrive:
"... non ho mai visto alcuno costruirsi e autodistruggersi con
tanta rapidità come te") (e se a questo punto vi chiedessi
perdono per tutto questo scrivere in prima persona?). Ancora un po'
di "quaderni" col Centro Culturale, con molta ansia (fino
al ventesimo: quello di Giannuzzi), una ultimissima - ma è
già dopopensionante -cartella per Totò Toma, una ipotizzata
per De Candia (insieme a Maurizio Nocera, appassionato detentore di
quasi tutto quel che riguarda Pensionante). Poi. Individuato lo squalo,
sono altre le armi per combatterlo ...Lettere nelle lettere. I poeti.
Ne spuntano, angosciate, di De Candia. Da poco ho rotto, profanato,
un grosso cuore che Edoardo, per una festa d'Epifania di trent'anni
fa, aveva preparato per una sconosciutissima Elvia Guida: otto cuoricini
di color rosa (e con dei versi): erano rimasti là: troppe le
angosce, troppe le cose, una dietro l'altra . . .
... Imprecazioni, bestemmie, erano quelle di Toma al medico che lo
portava a Gagliano, non versi. Cose stupide: la poesia era ben serrata
nel bosco (pensate agli occhi di Tomo una settimana prima della morte,
c'era la neve ... ): è l'unica volta che va a stare in un posto
senza portarsi la penna e il quaderno! "A Bari ho scritto delle
poesie religiose. Di crisi. Gliele manderò a Valli". Una
sorta di screzio epistolare dell'ultimo periodo. La Corti che da tre
anni aveva promesso recensione su Alfabeto, Macrí che non scriveva
da tanto, Cucchi e Raboni sempre più arroganti, certi scialbi
personaggi (ex compagni d'avventura ... ) che dirigevano riviste in
provincia, ai quali continuava, con ironia, a spedire poesie nonostante
il silenzio: puntualmente pubblicate dopo morto! (E tutto questo non
somiglia alla disperazione di Edoardo che trenta-quaranta anni fa
vendeva a Fontana suoi disegni allo stesso prezzo - diecimilalire!
- di quanto li vende oggi?).
Difficoltà dell'operare in provincia, anche quando per intuizioni,
analisi e creatività si è nel pieno di una cultura europea.
Volevo far nascere Pensionante per questo. Pensavo ad una rivista-laboratorio.
Abbiamo fatto tutt'altro. I poeti appartengono ad una specie diversa:
barbara, selvaggia, primitiva. Nel bagno di Toma era scritto: "Toma
ancora una volta ce l'hai fatta". Nel bosco infiniti graffiti.
Ed Edoardo, questo altro purissimo beone, a parte che essere l'artista
che conosciamo, era il suo Regolo Orlandelli, oppure Orlando Regolino,
o come diavolo, anche lui "impestato a più riprese"
e "bevitore e scialacquatore, con in cuore il demone della novità"
. . .
Speciale verità, quasi sempre profetica, farfugliamento creativo,
non poderoso né ben costruito, ma fatto correre su fili sottilissimi,
squisiti, distinti, controversi, aristocratici, giocosi ... E insomma,
insomma!
Adesso. Le lettere sono qua, seguono a questo scritto, parlano, quello
che diranno altro non sarà che la solita tiritera di tante
altre riviste: traffici, litigi, patti, tentativi, occasioni mancate,
richiesta di pubblicazione, rientri, impennate, prese di posizione,
ecc. Forse diranno anche - per chi saprà leggere - sgomento,
intempestività, furore, ecc., come in tante altre riviste.
Si, va bene, ma Pensionante - con tutti i suoi "quaderni",
fogli, riviste, numeri monografici - è nato a Lecce, con mezzi
poverissimi, in una realtà culturalmente (e non solo culturalmente)
poverissima, una realtà preda degli almanacchi di un po' di
editori di storia patria, oppure preda delle viziate, provinciali,
elefantiache cose dell'Università ... E' partito sparando a
zero, ha privilegiato certo modo lucido di intendere la poesia, ragioni
e furori giovanili, eccetera. E' ancora quasi sotto gli occhi di tutti,
in qualche ospitale biblioteca ... (da non dimenticare le due edizioni
della mostra-mercato di "al banco di Caffè Greco",
al Circolo Cittadino di Lecce - 1981/1982 - ovvero come ti metto tutto
a soqquadro per vendere poesia, libri rari, molte editrici di poesia
pugliese, e fogli arrivati un po' da tutte le parti: Luciano Caruso
da Firenze, Nigro da Bari, D'Alonzo da Pescara, Roversi da Bologna,
ecc. Tutto un gran daffare, decine di artisti ospitati, pagine bianche
per gli avventori, festa e vino per Edoardo, "contro il grigiore
e l'idiozia, la polvere e le chimere", le solite solfe . . .
).
E' facile per i poeti ritrovarsi in riviste, i poeti si ritrovano
sempre nelle riviste. E' un momento della loro vita. Nelle riviste
riversano, magari per un attimo, la loro angoscia, il loro stupore,
i loro dubbi, le loro aspettative . . .
Riflettere, commentare che? La freschezza di certi numeri; la "generosità
ospitale" di certi altri; autori con tanto di patente, poi scomparsi
nel nulla; il paginone sugli albanesi del sempre passionale Nocera;
il persistere di Nigro; le continue novità di Luciano Caruso;
l'arrivo graditissimo di Toma; Massari con la sua "lettera a
Luisa"; le stupende operazioni-paginone (su Bodini, e poi su
Carmelo Bene) di Franco Gelli; gli interventi di F.S. Dodaro (fino
al suo ultimo "Femminile GHEnico"), prontissimo sempre a
sostenere con soldini, fervore e consigli grafici; i racconti del
Pensionante; la denuncia di proposte interessate, provinciali e faraoniche,
come la laurea "honoris causa" a .C. Bene; la testimonianza
di Beppe Lopez; un monologo arioso, per batteria e sassofono, di Nigro;
oppure le poesie a tutto foglio, i disegni a tutto foglio; la prima
collaborazione di Astalos, Andrade e la sua malinconia, Susana Degoy
col suo pianeta argentino, Vuesse Gaudio, "Negoziare Milano",
Tolledi a Palermo, Conversano, l'entusiasmo di Antonio Errico, il
pudore di Gigi Scorrano, Goncalves, la Lois Mason col suo "fischio
di promessa"; i redattori corrispondenti sempre in aumento, Liman
che allargava in Svizzera, Astalos nel mondo, note-noticine-traduzioni,
Kapetanovich, le riviste in "cambio", Fontanella, Macrí,
Genovese, Micrelpiz-Buongiorno da una coltissima dimensione poetica,
la teoria dei "quaderni", quella monografica su Pagano,
un Corriere Internazionale galleria di poesia e di nuovi compagni
di strada, quelli del passo felpato, della viltà vellutata,
"con le loro bisbocce serali, con i loro vuoti, le loro astuzie,
le loro impotenze, le loro fortune, i loro drammi, i loro sigari,
le loro pipe, il fustagno che quasi sempre vestono, le loro felicità,
le loro canzoni a tutta gola, il vino, le foto, i loro a volte stupidi
souvenirs ... ". Sempre in giro per il mondo, bizzosi, autentici,
aristocratici, minacciati, col viso lungo, col copricapo di neve ...
E allora Yverdon, Mazara del Vallo, le occasioni in Ungheria, Francia,
Grecia. Allora Sudpuglia che comincia a pubblicarli. Astalos con l'utopia
dell'uovo. Liman innamorato di SiIone. Inglesi e dublinesi. laccarino
presentato da Compagnone, Andrade su Toma, Panis sull'acqua calda
... Il giro ricomincia, c'è poco da riflettere, da commentare
. . .
Miserie, fortune e mercati di una rivista gialla, di un Centro giallo,
di un momento paglierino, ospitale, militante, che forse non ha inciso
molto, ma col quale molti hanno cominciato, molti hanno avuto a che
fare. Momento d'ansia e di formazione, anche per chi scrive. Fuori
d'ogni luogo comune, comunque è sempre un'avventura . . .
C'è stato, ecco, tanto per rispondere all'iniziale "bisogna
esserci" di Piemontese. Nel e sul "mercato della bruschetta"!
C'era una volta, nel favoloso regno di Palladineve, un omino di carta
e piombo, una specie di folletto, quasi un orco (ma simpatico!), che
se ne andava in giro con un grosso punteruolo nella mano destra. Era
un tipo buffo, curioso. Aveva l'andatura di una grazia sbilenca, il
piacere dell'incontrario, del provvisorio, del frammentario, dello
sforacchiamento per tutta la persona ... Quando apriva la bocca aveva
una cadenza di suoni e rumori, ma rare volte apriva la bocca! Era
ridicolo, era come un torsolo di mela, amava il gioco, i buffoni,
i senzafeste . . .
Roca, 18-21 luglio 1988
MARIO AGRIMI
Da Roma (biglietto
ms., intestato Istituto Italiano per gli studi filosofici - Napoli)
6 febbraio 1984
Caro Verri,
grazie de Il pone sotto la neve e Forse ci siamo: i quaderni del 'pensionante'
sono uno sforzo editoriale positivo e coraggioso. La lettura, per
ora "cursoria", dei testi poetici è stata sufficientemente
inquietante, e reclama quindi un'urgente 'rilettura'. Certo Verri
e Tomo sono voci poetiche diverse tra loro: unite forse solo dalla
comune implacabile volontà di spezzare, di demolire tutto ciò
che ostacola la 'riscoperta delle origini', il ritorno alla 'purezza'
di un momento creativo originario. E' la battaglia, vichianamente
ispirata, che conduce il "pensionante de' saraceni" contro
la "boria dei dotti". Si tratta di una rivoluzione 'regressiva'?
Molti saluti e auguri.
Mario Agrimi
Da Roma (biglietto ms. intestato come prec.) 2 aprile 1986
Caro Verri,
grazie de Il fabbricante di armonia Antonio Galateo: il risvegliato
interesse per l'antico e 'grecanico' umanesimo di Terra d'Otranto
trova nella tua sottile e tagliente presentazione magico-poetica del
Galateo un punto di feconda apertura a una storicità problematica
e creativa. Il "tuo" Galateo è al di là di
ogni otium umanistico ed è fortemente coinvolto nel tardo Rinascimento
meridionale. Quindi pertinente il richiamo alla 'pazzia' del Campanella,
ma non meno evocabili sono le 'infinite' (e tormentate) armonie di
Bruno, la "natural magia" di Della Porta e, perché
no, la disperata avventura del nostro Vanini. Sapienza ermetica e
magia naturale giungono fino alla "sublime metafora" di
Vico "che il mondo e tutta la natura è un gran corpo intelligente,
che parli con parole reali ... ". Ma insisterei su Bruno, e anche
la prepotente 'operazione' linguistica della Variante d'autore può
darne conferma. Ben collocate mi sembrano poi l'elegante introduzione
di Laporta e la limpida nota biobibliografica di Zacchino. Ed allora
cordialissime congratulazioni
e cari saluti.
Mario Agrimi
P.S. Ho potuto, per ora, dare solo una rapida scorsa allo Archangelus
Gabriella di Eleandro Micrelpiz (è uno pseudonimo?), 11°
"quaderno del Pensionante"! (auguri!). La visione, ovvero
scale dei cieli è un autonomo e originale poemetto del "mistero
ineguale".
M. Agrimi
Da Roma (biglietto ms.) 2. IV. 1987
Grazie, e di cuore,
per avermi reso partecipe della comune pungente tristezza per la morte
di Salvatore Toma: un poeta in meno è sempre un vuoto doloroso,
ma dobbiamo far 'cantare' quanto più possibile i suoi versi!
Mario Agrimi
[Ancora qualche avviso, qualche lettera. In risposta all'invito per
la cartella su Tomo, per esempio].
MICHELA AMBROGETTI
Da Montalto Uffugo
(lettera ms.) maggio 1984
Caro Antonio
dirti che sono felice, soddisfatta e lusingata per la stima che mi
mostri è poco. Sono anzi un po' spaventata dal sospetto di
non essere poi in grado di mantenere fede agli "impegni"
presi certo sempre prima con se stessi che con gli altri; insomma
il terrore di esporsi senza essere all'altezza.
Ti ho sentito molto agguerrito, arrabbiato nella tua lettera. Delusioni?
Cenciate (come si dice in Toscana)? Non dici molto dei motivi che
ti spingono a dire che non vuoi più fare la rivista. Anche
se mi sembra di poter leggere fra le righe che ti rimproveri un eccessivo
occuparti di altro che non delle tue cose.
Sto ancora centellinandomi il numero 1 della nuova serie. Molto interessante
in tutte le sue sezioni. A quando il tuo numero personale di 160 pagine?
Ti leggerò volentieri e ti penserò più soddisfatto.
Perché è inutile, vero?, farti i complimenti per la
rivista? Io intanto sono in piena crisi. Spero che tu non voglia né
possa pubblicarmi tutte le poesie che ti ho inviato. Solo di alcune
di quelle sono del tutto convinta. Censuro infatti del tutto "Spesso
la luce è un acrobata". Debbo unificarla maggiormente.
Vanno bene "... e attizzammo" (da porre al passato il verbo
e togliere l'aggettivo finale neutro lasciando i punti di sospensione),
"Navigando" e "Frammento". Non sono del tutto
convinta di "Sei passata di nuovo", momento di abbandono
meno coerente con le altre tre, che forse si avvicinano di più
a quelle che ti allego per consolarti. Di queste mi piace sicuramente
"Urtarsi e non vedersi" e "Verso la curva netta".
Delle altre sono meno sicura. Ma se aspetto di essere sicura non pubblico
niente di niente.
Tu dici "essere predatori". Lo ero, ma per sentirmi davvero
donna ho creduto di dover compensare, bilanciare, smussare, annullare
questo lato. Ora forse ... non ho più possibilità di
recupero. E le mie "cose" sono un gioco spesso asfittico
come respiro musicale o tematico per troppa ansia di gioco e di racconto.
Così va deformandosi la mia ironia senza distacco. Certo il
materiale primo della poesia è la sofferenza, ma non quando
ci si è quotidianamente immersi fino al collo senza che si
riesca ad essere duri con il resto, quel tanto egoisti che ti consenta
di salvarti. Voglio dire che mi trovi d'accordo sul ragionamento.
Ma che la sua attuazione resta un problema per me.
Nùtriti della tua amarezza e trasformala in forza, in spinta
a creare il tuo tema personale. A presto rileggerti dunque.
Farò al più presto il vaglia, lunedì o martedì
al massimo. Ti ho cercato nuovi lettori qui a Montalto. Forse avrai
qualche abbonamento.
Spero che tra le mie cose precedenti e queste tu abbia modo di scegliere
quanto ti sembra adeguato.
Ti ringrazio e ora chiudo e vado ad imbucare (anche alla posta, ma
non faccio il vaglia!) (perché non ho soldi oggi) ciao
Michela
[Altre lettere. Una, del luglio '88, con proposta al Pensionante per
la pubblicazione di un suo libro, complice Chiappini. Per molti autori
- come per l'Ambrogetti - si è scelta una sola lettera. Come
è stato anche scelta dei curatori escludere le lettere di qualche
altro autore. Poche le esclusioni, a dire il vero, e quasi completo
il panorama].
MARTIN ANDRADE
- SUSANA DEGOY
Da Suzzara (lettera
ms.) 14.2.1984
Caro Antonio,
ho sfogliato il tuo volume e sono rimasto gradevolmente sorpreso nel
constatare l'uso che fai dell'ironia, elemento quasi assente nella
poesia italiana contemporanea. Non appena avrò un po' di tempo,
leggerò il tuo libro attentamente.
La prova del mio interessamento alla "iniziativa in volume"
del "Pensionante de' Saraceni", allego il materiale riguardante
una mia raccolta di poesia "I fuochi e la malinconia". Credi
possibile la sua eventuale pubblicazione con testo originale a fronte?
Chiaramente se il materiale ti sembra valido.
Non ho ancora ricevuto il libro del Toma. Pensi che abbia perso il
mio indirizzo?
Cordialmente
Martin
Da Suzzara (lettera ms.) 27.2.1984
Caro Antonio,
sono io che devo ringraziare te per la premura e l'interesse con cui
hai accolto le mie poesie. Certo che mi piace molto l'idea di veder
pubblicata la mia raccolta nel primo numero del "Pensionante"
volume-rivista, per cui puoi disporre del materiale nel modo che tu
ritenga opportuno. Una sola cosa: la prima e l'ultima riga delle mie
poesie sono sempre staccate di quattro (4) battute come avrai notato.
Non appena saprò la data del mio prossimo viaggio a Parabita,
ti telefonerò per avvertirti.
La fantasia sia con te
Martin
Da Suzzara (lettera ms., con bigliettino di Susana) 11.4.1984
Caro Antonio,
innanzitutto voglio ringraziarti per avermi presentato Salvatore Toma
e avermi dato la possibilità d'inoltrare delle proposte all'Assessore
Luigino Sergio ed al sindaco Antonio Avvantaggiato.
Ho scritto a Salvatore Polo per avvertirlo delle proposte che ho fatto
in modo che, se gli arriva qualche richiesta riguardo il mio progetto,
possa valutare complessivamente la situazione e, magari, darmi una
mano perché ne ho bisogno . . .Come promesso, ti mando la mia
poesia (L'attesa). Leggila e fammi sapere se ti è piaciuta
e anche se trovi
che possa essere inserita nella raccolta "I fuochi e la malinconia".
Ti abbraccio con tanto affetto
Martin
Tante grazie per il tuo libro "Il pane sotto la neve" che
mi è molto piaciuto. A presto,
Susana
Da Suzzara (lettera ms.) 16.4.1984
Caro Antonio,
ti mando - come da te richiesto - tre diversi progetti comprendenti:
lettera di presentazione, programma e preventivo per tre proposte
teatrali. Se vuoi, puoi conservare i preventivi. Se invece pensi che
possano servire subito, li dai via. Ricordati però che nelle
lettere di presentazione ci hai chiesto di non mettere il preventivo,
per cui ti devi regolare nel modo che credi più adatto. Voglio
dirti che io e Susana non ci stancheremmo mai di ringraziarti del
tuo interessamento al nostro bisogno di trovare lavoro. Grazie, caro,
grazie anche della tua comprensione. Vedrai che se si presenta l'opportunità
di operare dalle tue parti, non ti pentirai di averci presentato.
Veramente crediamo di lavorare con serietà e rigorosità.
Grazie, grazie, ancora.
A questa lettera allego le proposte e materiale riguardante l'argomento
"poesia". In busta a parte ti mando la documentazione delle
nostre attività.
Ti mando: "L'attesa" in traduzione allo spagnolo. Più
due fotografie. Più scheda bio-bibliografica. Più la
mia traduzione allo spagnolo della poesia LUNA YAHWEH di Aurelio Leo,
al quale ti prego di chiedergli se è d'accordo che io mandi
la sua poesia in Spagna per la sua eventuale pubblicazione sulla rivista
"AL'ARABI" edita dall'Ufficio della Lega degli Stati Arabi.
Mi serve una sua scheda bio-bibliografica e indirizzo. Ah! dimenticavo,
dagli, ad Aurelio, il manoscritto della mia traduzione di LUNA YAHWEH
glielo regalo . . .
Per le illustrazioni per "I fuochi e la malinconia", nessun
problema. Pensi che potrai fare un'operazione simile a "Il pane
sotto la neve"? Se è così, meglio ancora, Susana
si metterò in contatto epistolare con te. Ti saluta.
Ti sei sentito con Salvatore Polo? Salutamelo. Se avresti bisogno
di qualche cosa urgente da comunicarci puoi telefonare al..., sono
dei vicini condominiali molto gentili. Telefona sempre alle ore 13,00.
Ti prego di far riferimento al nome del fotografo che mi fece le fotografie,
si chiama ANTONIO PINTUS.
Salutami Salvatore Tomo.
Ti saluto affettuosamente insieme a tua moglie e alla tua mamma.
Martin
Da Suzzara (lettera ms.) 30 maggio 1984
Caro Antonio,
come promesso, ti mando l'articolo su Cortazar da pubblicare su "Pensionante
" vorrei, però - per correttezza - chiarirti una cosa:
come sai mi ero impegnata con Aldo D'Antico a scrivere per una nuova
rivista qualcosa su Cortazar e avevo iniziato in proposito l'articolo
che adesso ti invio; siccome poi mi arrivò la tua richiesta
e la scadenza precisa di rilascio, ho preferito darti priorità.
Per D'Antico - che non ha ancora precisato la scadenza - sto scrivendo
un articolo su "Ottaedro", sempre di Cortazar.
Da buona straniera, sono certa di avere dimenticato qualche "doppia"
e di avere capovolto qualche accento. Ci penserai tu a correggerli.
Spero che l'articolo ti piaccia. Fammi sapere qualcosa in proposito.
Ti mando una breve scheda biografica che penso possa servire.
Cari saluti di Martin. Affettuosamente
Susana
Da Suzzara (lettera ms., con nota di Susana) 11.6.1984
Caro Antonio,
avevo una lettera pronta per inviartela - comunque te la mando - quando
ho ricevuto la tua datata 6 giugno 1984. Ti ringrazio di tutto quello
che stai facendo. Oggi ho anche ricevuto una lettera di Raffaele Nigro
il quale si sta interessando con il Pres. delle Coop. Teatrali della
Puglia. Una osservazione: il titolo del mio libro è "I
fuochi e la malinconia" e non "I fuochi, la malinconia"
come ho notato tu lo chiami.
Dato che i tempi - mi sembra - per la stampa del libro sono buoni,
mi sa che dovrò fare un salto da te o cercare di vederci a
Roma ai primi di luglio. lo credi possibile?
Ti abbraccio cordialmente
Martin
Caro Antonio, grazie delle tue parole e del tuo giudizio così
positivo. Spero di conoscerti al più presto, a Roma o a Lecce.
Cari saluti
Susana
Da Suzzara (lettera ms.) (allegato 1) 11.6.1984
Carissimo Antonio,
ti mando la mia raccolta "invasione di luce", prima fatica
scritta direttamente in lingua italiana. Come noterai tutte le poesie
che ti ho lasciato a Caprarica formano parte di questa raccolta. Solo
che - potrai constatarlo - nel finire il volume ho corretto qualche
errore che c'era in alcuna poesia di quelle che tu già conosci.
La versione definitiva di tutte le poesie si trova nel libretto che
accompagna questa lettera. Credi possibile che Gigi Scorrano mi scriva
la prefazione? Se lo credi fai in modo che lui legga le poesie. Avevo
pensato - mesi fa - di chiedere a te la prefazione ma ho dedicato
il volume a Susana, a mia figlia e a te. Per cui non mi pare "corretto"
farmi fare la prefazione da una delle persone a cui dedico il materiale.
Pensi che è giusto?
Ho pensato a Scorrano perché quando lui fece la presentazione
del tuo libro mi colpì la sua rigorosità. Bene caro,
spero che "invasione di luce" ti piaccia. Fammi sapere qualcosa
in relazione al mio testo. Ti ringrazio anticipatamente.
Tante belle cose.
Martin con i saluti di Susana
Da Suzzara (lettera ms.) (allegato 2) 11.6.1984
Caro Antonio,
due righe in riferimento a "I fuochi e la malinconia": mi
sto muovendo per presentare il libro. A questo riguardo è probabile
farlo a Roma e Parma. Invece è sicuro a Piacenza dove tra l'altro
mi hanno assicurato l'acquisto di 100 copie.
Sia a Roma che a Parma sarebbe possibile interessare le Amm. Provinciali,
il che mi sembra una buona cosa.
Ti prego di farmi sapere al più presto:
1) Quante copie stamperai?
2) Per quale data sarà pronto il libro?
3) Ci sarà una presentazione del libro a Lecce?
4) Puoi dare la tua disponibilità per essere presente alle
diverse presentazioni del libro? Una possibilità c'è
di presentare il libro anche a Modena.
Ti faccio presente che alla fine di giugno mi trasferisco a Roma con
Susana ed Antonella. Se possibile faremo un salto a Lecce per salutarti.
Un'altra cosa: puoi mandarmi l'indirizzo e il telef. di S. Toma? Ti
abbraccio con affetto. Saluti di Susana.
Martin
P.S. Ho finito una nuova raccolta di poesie il cui titolo è
"invasione di luce"
Da Roma (lettera ms.) 23.7.1984
Caro Antonio
domenica 15/7 sono partite Susana ed Antonella. La sera sono andato
a prendere una lettera del Cile a casa di un amico. Brutte notizie,
è morta mia madre.
Il giorno 17/7 è arrivato il tuo pacco con le 30 copie del
mio libro. Ti ringrazio tanto. Ho già spedito il libro a diverse
città, fra cui anche Piacenza. A proposito, per quanto riguarda
la presentazione ed eventuale vendita del libro, mi dispiace dirti
che non è possibile fare niente prima di settembre.
Un'altra cosa: potrei interessare una libreria di Roma. Devi dirmi
quale percentuale aspetta al libraio per ogni copia. Ti prego di farmelo
sapere al più presto.
A settembre si farà la presentazione del libro qui a Roma.
E' probabile coinvolgere la Società Scrittori (Aldo De Jaco),
l'Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma e altre istituzioni.
Come stanno i tuoi rapporti con De Jaco?
Ho mandato per mano 4 giorni fa una copia di "i fuochi ... "
a Susana a Bs Aires. Ti prego di farmi avere tutte le copie possibili
della rivista, così gliela faccio avere a Susana.
Ho parlato telefonicamente con Gigi Scorrano il quale m'ha invitato
a una lettura di poesie per il 6/8 alle 20,30. Ci sarò senz'altro.
M'ha detto che non ha ancora visto i fuochi ... " stampato. Puoi
dargli una copia?
Bene, carissimo Antonio, resto in attesa di un tuo riscontro e sii
sicuro che mi muoverò per la vendita del mio libro. Mandami
un elenco dei critici - per le recensioni - ai quali ci pensi tu.
In modo di non sprecare né energie né copie . . .
Salutami tua mamma e tua moglie. Cordialmente
Martin
Da Còrdoba (lettera ms.) 11.IX.'84
Caro Antonio,
ho ricevuto "Pensionante " col mio studio su Cortazar e,
qualche giorno prima, "I fuochi e la malinconia". Tutte
e due le cose mi riempirono di gioia; bravo, amico, per la cura, il
buon gusto, l'amore che traspare da ogni pagina che le tue mani e
la tua intelligenza hanno preparato. Faremo ancora delle belle cose
insieme. Questa sera parteciperò a un importante programma
culturale di Radio Universidad di Cordoba, e da lì lancerò
l'appello ai poeti cordobesi per lo scambio che vogliamo stabilire.
La mia città, sempre più bella, si lecca le ferite di
otto anni e torna a sorridere. La percorro e penso "no pasaràn",
ce la faremo, noi argentini.
Dopodomani inizio un corso di "Introduzione alla conoscenza del
teatro", qui a Cordoba, e la settimana ventura un altro a Villa
Maria. Ai primi di ottobre farò una conferenza sul teatro di
Garcìa Lorca, e appena potrò, riprenderò a scrivere.
Per adesso, troppa stanchezza, troppa cara famiglia non vista per
anni, troppo amore diviso di qua e di là dell'Oceano.
Mi farebbe piacere una tua lettera. Ti penso e ti saluto con tanto
affetto,
Susana
Da Còrdoba (lettera ms.) 5.3.1985
Carissimo Antonio:
Prima di tutto, ti prego di scusarmi per il lungo tempo passato senza
essermi fatto vivo. Il motivo principale è stato che ho dovuto
affrontare la burocrazia agli effetti di avere la residenza in questo
Paese. Non puoi immaginare!
In più, sono stato a Buenos Aires parecchie volte per riprendere
i contatti con i dirigenti e compagni cileni i quali m'hanno giù
dato un incarico nel campo culturale. A questo riguardo, sto organizzando
la "Mostra del libro di Autori cileni in esilio" e uno spettacolo
teatrale. Il tutto dovrà essere pronto nel mese di giugno.
La nostra Organizzazione qui si rinforza ogni giorno e c'è
molto da fare anche per la vicinanza col nostro Paese.
In riferimento alla ricerca e traduzione di materiale di poeti argentini,
posso assicurarti che ci sono molti e di qualità. Fra poco,
Susana ed io, ti invieremo alcuni di questi tradotti in lingua italiana.
Che non saranno - necessariamente - quelli da pubblicare dal Pensionante,
in volume. A questo proposito fra 15 giorni dovrò mantenere
un colloquio con uno dei responsabili di Alcion Editora per vedere
per il materiale che ci hai inviato (tradotto nelle 3/4 parti). Loro
hanno appena stampato un volume del poeta argentino Leopoldo Lugones
con prefazione di Borges ed illustrazioni di Carlos Alonso. Bellissimo!
Costo: 35 dollari circa. Molto caro ma ne vale la pena. Vediamo cosa
potrò combinare.
Ti prego di salutare la tua mamma e la tua signora. Se puoi, mettiti
in contatto con Lino Angiuli e chiedigli di mandarmi FRAGILE ogni
volta che esce. E tu - naturalmente - mandaci il Pensionante (che
qui è piaciuto molto). Ci servono almeno tre copie per ogni
numero. E' possibile?
Cari saluti di Susana.
Ti abbraccio fraternamente
M. Andrade
Allego nuovo indirizzo.
Da Còrdoba (lettera datt., intestata: Consolato Generale d'Italia
e in riferimento ad uno scambio progettato poeti pugliesi-poeti argentini,
in volume) 11 novembre 1985
Gentile Signor
Verri,
rispondo alla Sua cortese lettera esprimendo innanzitutto il mio personale
compiacimento per l'interessante iniziativa culturale posta in atto
dal Suo Centro culturale.
Nell'inviarLe pertanto il mio personale augurio per la piena realizzazione
del vostro progetto, spiacemi tuttavia informarLa che motivi essenzialmente
di bilancio non permettono a questo Ufficio consolare di intervenire
nello stesso, nel modo da Lei auspicato. Le consiglio pertanto di
insistere con la controparte argentina o eventualmente interessare
all'iniziativa la regione Puglia dato che i poeti da tradurre in spagnolo
sono "in grossa parte pugliesi".
Con rinnovati auguri, Le porgo i più distinti saluti.
Il Cancelliere Il Console Generale
Maria Teresa Ambrosio, Gianluigi Pasquinelli
Da Còrdoba (lettera ms.) 6 gennaio 1986
Caro Antonio,
innanzitutto, tanti cari auguri di buon anno 1986 per te e i tuoi
e tutti gli amici di "Pensionante". Non ti abbiamo scritto
prima, perché volevamo cercare in ogni modo di portare avanti
il progetto dei poeti pugliesi e cordobesi, ma, purtroppo, dobbiamo
ammettere che è un progetto troppo ambizioso per le reali possibilità
della Casa Editrice "Alcyon". In ogni modo, sia io che Martin,
vogliamo continuare a tradurre i poeti cordobesi ed argentini per
"Pensionante". Siamo sempre in contatto col Segretario di
Cultura della Provincia ed è interessato all'argomento, ma
per quest'anno i progetti ufficiali vanno piuttosto verso i contatti
con la Spagna, con motivo dei cinquant'anni della morte di Lorca.
In proposito aggiungo una nota del giornale dove potrai vedere che
sono stata nominata direttrice del progetto "Anno Lorchiano"
e me ne occupo con tanto entusiasmo. Volevo proporti degli articoli
per "Pensionante" riguardanti l'argomento Garcìa
Lorca, dimmi se t'interessa; nel mese di ottobre ho avuto occasione
di conoscere Isabel Garcìa Lorca, sorella di Federico, che
ha fatto visita alla nostra città, e ho potuto parlare a lungo
con lei sulla vita e l'opera del suo fratello; si è molto interessata
al libro che sto scrivendo sul teatro lorchiano, e mi ha chiesto di
inviarlo alla "Fondazione Garcìa Lorca" di Granada,
appena sarà pubblicato.
Per Martin è stato un anno molto attivo, ha diretto un ciclo
in TV e uno spettacolo di autore cileno, intitolato "Gracias"
che ha avuto un notevole successo, al punto tale che il Governo della
Provincia gli ha offerto la direzione artistica della "Comedìa
Cordobesa" (il nostro Teatro Stabile) per il periodo 1986-1987,
carica che ha assunto in questi giorni. Il primo spettacolo proposto
da Martin per la Comedìa Cordobesa "Mariana Pineda"
- da inserire nell'Anno Lorchiano - che andrà in scena a maggio.
In più, il 18 gennaio ci sarà la prima di un altro spettacolo
che lui ha preparato per questi mesi, da noi estivi.
Caro Antonio, ti saluto e ti penso e continuerò molto volentieri
a collaborare con "Pensionante". A presto. Affettuosamente
Susana
Da Còrdoba (lettera ms.) 17.3.1987
Caro Antonio,
due righe per rispondere sul fatto che mi riguarda: ho telefonato
stamani a Madrid a Manuel Fernandez Montesinos, figlio di quel sindaco
di Granada assassinato il 16 agosto 1936 e di Concha Garcìa
Lorca, sorella di Federico. Ho spiegato quanto mi avevi chiesto, e
ha detto di sì! In questi giorni mi farà pervenire una
delle poesie delle "Suites" di Lorca, ancora inedita, con
l'autorizzazione per tradurla e spedirla a "Sudpuglia" per
una pubblicazione con testo a fronte e qualche parola mia a modo di
introduzione.
Bello, eh! Questo nipote di Lorca si sente in debito nei miei confronti
dopo l'Anno Lorchiano di Còrdoba, e ha voluto ripagarmi in
questo modo. Vi invierò pure una bella foto del muro del teatro
dove facevamo "Aula Garcìa Lorca" e dove si legge,
fra altri graffiti: "Lorca vive, sus asesinos han muerto, 19-8-'36/'86".
Ho spedito la tua lettera a Martin, che soggiorna a Buenos Aires.
Sarà felice per via del libro.
Ancora non è arrivato "Pensionante" e c'è
tempo.
Tante belle cose, e continua a sfornare delle idee folli, che - comunque
- vanno in porto.
Susana
Da Buenos Aires (lettera ms.) 20.11.1987
Caro Antonio
Grazie della tua lettera. Ho bisogno di sapere, al più presto,
quale costo avrà - in dollari - la 2^ edizione (500 copie per
l'Argentina) de "i fuochi ... ". Magari qui riusciamo a
trovare una mezza soluzione. L'altra cosa è che devi trovare
un amico ad Affari Esteri, a Roma. Dobbiamo tentare di portare in
Argentina le 500 copie attraverso valigia diplomatica come operazione
culturale, per cui non devi stampare il prezzo per l'edizione argentina.
Se non ci riesci, vedrò cosa cazzo riesco a combinare. Naturalmente
l'operazione la si deve fare tra Affari Esteri e l'Aggiunto culturale
all'Ambasciata italiana a Buenos Aires. Cerca tra i repubblicani,
loro da sempre controllano Affari Esteri, ma credo ci siano anche
dei socialisti. Saluti di Susana. Belle cose per te
Martin
P.S. Salutami Luigi Scorrano e Luciano Provenzano.
Da Còrdoba (lettera ms.) 25 gennaio 1988
Caro Antonio,
devo chiederti infinite scuse per il mio - nostro - lungo silenzio.
Martin continua a Buenos Aires e io cerco in questi giorni di avere
la conferma definitiva del mio lavoro in quella città. Ne ho
avuto giù il si del nostro Governatore (e, dicono, futuro Presidente,
Eduardo Angeloz), il quale mi ha affidato l'area cultura della Casa
di Còrdoba a Buenos Aires; manca ancora tutta la tramitazione
burocratica, ma spero bene di sistemarmi nella Capitale i primi giorni
di marzo.
Tutto questo ci ha preso lunghi mesi di preparazione, e abbiamo perso
contatto con gli amici. Meno male che ci sei tu, presente e fedele,
col bel regalo di Natale - i libri di "Pensionante" sono
arrivati in quei giorni - e le cartoline. Ancora non ho avuto "Sudpuglia"
che dici ti è stata recapitata, e mi dispiace sul serio. Non
importa se arriverà quando sarò già partita,
perché la proprietaria della casa mi terrà la posta
e verrò ogni tanto a prenderla. E' vero che l'assegno è
arrivato e ho potuto cambiarlo in giornata. Per adesso, per i motivi
sopra esposti, non scrivo altre cose finché mi sistemerò.
Appena avremo un indirizzo certo a Buenos Aires, sarai il primo a
conoscerlo.
Tanti auguri per il nuovo anno a te e ai tuoi. Cari saluti
Susana
Recapito di Martin a Buenos Aires, dove puoi scrivere finché
vorrai, perché è casa di amici: . . .
Da Buenos Aires
(lettera ms.) 5 agosto '88
Caro Antonio,
soltanto poche righe per farti avere il nostro nuovo indirizzo e dirti
che siamo di nuovo insieme e contenti di ciò. Il Paese però
non va bene, le cose continuano più o meno come dicevo in quell'articolo
di Pensionante, "Argentina dopo il silenzio", economia di
guerra, nessuna possibilità di andare oltre quello che basta
per sopravvivere; a questo si aggiunge che sono passati quattro anni
e tutti siamo più stanchi, più privi di entusiasmo,
con meno fiducia nel governo.
Io continuo a lavorare per il governo di Cordoba, nell'area della
cultura, e riesco a fare parecchio perché Buenos Aires mi piace
e mi muovo bene tra la sua gente. Martin pure, ed è in attesa
di concretizzare io sua partecipazione in due films. Noi due, insieme,
faremo un laboratorio per la formazione dell'attore a partire dal
mese di agosto, nel Centro Culturale "San Martin" che è
tra i posti di più prestigio a Buenos Aires. Chi la dura la
vince, caro Antonio, ne siamo convinti. Ed ecco l'indirizzo ( ...
)
Gradirei che tu io facessi pervenire pure alla redazione di Sudpuglia.
Io, comunque, scriverò in proposito
ad Aldo Bello.
Scusa del ritardo, e facci il piacere di scriverci presto. Tanti cari
saluti
Susana
P.S.: E' stato finalmente pubblicato il mio articolo con l'inedito
di Lorca?
Carissimo Antonio:
Puoi essere certo che ti penso sempre con tanto affetto. Salutami
tua moglie e tua mamma.
Tra poco ti scriverò una lettera vera e propria. Tuo
Martin
Da Buenos Aires (lettera ms.) dicembre '88
Carissimo Antonio,
prima di tutto, grazie per avermi spedito la bellissima cartella dedicata
al Toma. Mi sembra un materiale necessario per capire il Toma "altro"
che è stato, nel pieno della privacità, un uomo simile
a tanti altri: con le sue paure, grandezze ed anche le sue piccole
cose. Lo si capisce dal rapporto che lui aveva con gli altri e gli
altri con lui. Ma quello che mi è piaciuto di più è
che dopo sfogliare tante volte la cartella, il Toma mi sembra più
vivo che mai. Grazie, caro Antonio.
Qui le cose non filano mica bene, come avrai capito dalle notizie.
Questa democrazia è ancora fragile e Alfonsin non basta per
tener lontani i militari. Poi, questo popolo è rimasto "intrinsecamente"
fascistoide dopo tanti anni di totalitarismo.
Comunque, si vedrà.
Per le poste, 1 mese e mezzo di sciopero per cui non ti avevo scritto
prima.
Susana ti saluta con affetto. Io ti penso spesso e - a volte - mi
piacerebbe poter volare verso di te... purtroppo di soldi ce ne sono
pochi e viaggiare in Italia, per adesso, è un'utopia...
Salutami tua moglie e la tua mamma.
Martin
(Sugli autori dove non interveniamo, il corteggio non si deve intendere
completo: per quasi tutti è stato necessario fare sempre una
scelta per snellire il presente lavoro. Senza contare che per molti
-come per Susana e Martin - avventuro continuo con Sudpuglia)
LINO ANGIULI
Da Monopoli (lettera
ms.) 13.9.1981
Grazie,
grazie per la lettera e per l'offerto del vostro "Caffè"
che non conoscevo. Ti auguro possa riprendere il nostro "scrivere
insieme", che è sempre un ottimo risultato, al di qua
degli specifici (?) risultati.
Interessante la panoramica testuale che questo numero presenta. Dico
panoramica quasi in senso paesaggistico, nel senso che le linee emergenti
delle diverse scritture rispondono a tante e diverse foto della condizione
meridionale: da quelle più oleografiche e scontate (dove c'è
ancora un Sud che fa del proprio vittimismo uno specchio immobile
e narcisista) a quelle più spiazzanti e più in grado
di rimischiare le carte. Ciao
Lino
Da Monopoli (lettera datt.) 17.9.1984
Caro Antonio,
mi rendo conto che il mio ritardo epistolare può aver autorizzato,
in te, un'immagine di Lino chissà come, soprattutto in te che,
caratteriologicamente, sembri sempre necessitato a tenere qualcuno
con cui prendertela, a giudicare dalla tua nota editoriale che apre
l'ultimo numero del Pensionante. Certo: come si fa a non prendersela!
solo che a volte appare sterile rimproverare alla realtà di
non essere conforme alle nostre richieste.
Scusami queste annotazioni ravvicinate che posso adottare solo in
virtù di un buon rapporto come quello che ritengo di avere
con te.
Ma torniamo al tuo lavoro, che certamente non richiede solo annotazioni,
ma entusiastici incoraggiamenti, soprattutto in considerazione della
scarsità di mezzi di cui notoriamente tu disponi. Il Pensionante
ultimo, infatti, colpisce proprio perché alla povertà
cartacea del foglio corrisponde una densa ricchezza di proposte testuali
e di "messaggi" e, perché no?, di "firme".
Per non parlare, poi, del tuo lavoro editoriale. Gli ultimi due volumi
(Andrade e Augieri) sono quanto di più interessante sia giunto
ultimamente sul mio tavolo, attualmente occupato da una settantina
di volumi di poesia concorrenti al premio "Adelfia", tra
i quali c'è il tuo fuoco e la tua cenere. Non sono abituato
ad elargire gratificazioni gratuite perché conosco il loro
danno, ma Andrade mi ha finalmente, riportato a contatto con la "poesia"
(non importa se con o senza virgolette, se con la pi semimaiuscola
o metamaiuscola o o o, ma poesia, vivaddio, della migliore. Carlo
Alberto, invece, ha finalmente reso libro una sua fatica che, non
so se sai, era sfuggita alla collana "Aggetti" che dirigo
per Scheno perché costui non riesce a stampare se non un libro
ogni morte di poeta: una fatica che, "poesia" a parte e
con le virgolette, questa volta, sancisce irrimediabilmente certe
distanze e certi principi che trascendono il letterario e riguardano
l'uomo tutto intero.
Non appena avrò un'occasione recensoria (occasioni che cerco
di centellinare per non cadere nel recensionismo facile), parlerò
adeguatamente dei tuoi sforzi poetici ed editoriali, così come
parlerò di questi due libri importanti: parola di Lino che
ti saluta cordialmente
Da Monopoli (lettera ms.) s.d.
Carissimo Antonio,
se non proprio un "corpus", un embrione di corpicino può
venir fuori da questa prima raccolta di litterae, sulle quali lavorerò
ancora per ricavarne un volumetto. Fammi sapere se fanno al caso tuo.
Poi volevo dirti dei tuoi sforzi editoriali che trovo interessanti
e meritevoli della giusta attenzione. In particolare, volevo dirti
che seguo il tuo discorso di/verso, trovando che si colloca fra i
più densi e profondi che si vanno producendo da noi in questi
anni.
Spero che le tue cose vadano per il meglio, e ti saluto cordialmente,
ringraziandoti. Ciao
Lino
Da Monopoli (cartolina ill. ms.) 4.10.1984 (t.p.)
Un centro dopo
l'altro Antonio:
vedo guardando questo splendido quadrato (cubo) nero e guardando l'elenco
dei tuoi pensionanti. Evviva: lasciamo perdere le glorie, la fama,
il nome e altri plus-valori simili; abbiamo finalmente il sapere che
ci mancava per poter dire anche noi le nostre cose e far entrare in
gioco (e che gioco) le nostre spose a cui è persino concesso
di ubriacarsi in grigio-conversano, quel Conversano che devi salutarmi
e aringraziare sen-ti-ta-men-te.
Ciao e grazie
Lino Angiuli
Da Monopoli (lettera ms.) 10.10.1984
Caro Antonio,
mi hai ricordato i tempi in cui anch'io mi provai a editore, rimettendoci
un po' di soldini e, per questo, ho
voluto spedirti un paio di souvenirs di quella stagione.
Per quanto riguarda la mia adesione alla tua lista di co-iscrizione,
non avrei problemi a dirti si, anzi ti ringrazio per l'invito, ma
trovo che non sia il caso di avere due rispondenti da un luogo della
cultura, della storia e della geografia che si chiama comunemente
Bari; sarebbe troppo per questa città: già è
parecchio che compaia insieme a Bucarest/Buenos Aires/California ecc....
Per cui: ascoltami. Mettici per Bari solo il nome di Raffaele; può
bastare. Eviteremo così, tra l'altro, di accreditare certe
voci sul mio sodalizio con Raffaele e sull'esistenza di una centrale
Angiuli Nigro. Io resto comunque a tuo/vostro fianco indipendentemente
dalle firme pubblicate e se ci sarà da corrispondere corrisponderò.
OK? Noi, comunque, dovremmo vederci dopo il 20 ottobre per quell'incontro
con Andrade al quale, mi dice Pino Dentico, dovresti partecipare anche
tu.
Ho inserito il tuo nome nell'indirizzario che ho consegnato all'editore
Manuali/Bastogi a proposito della recente uscita di un mio libro di
versi che ti perverrà, pertanto, prossimamente.
Auguri per ogni cosa, soprattutto per i debiti. Fammi avere la rivista.
Se potrà esserti utile, tieni conto che il Castellano Giron
di cui al libro/GEA è attualmente in America, a Detroit, ed
è in stretto contatto con me.
A presto dunque: sursum corda
Lino
Da Monopoli (lettera ms.) 15.11.1984
Anto',
grazie per il "caldo" segnale a caldo. Volevo anche dirti
(chissà se lo sai) che sei giunto finalissimo (rosa dei 4)
al Premio "Adelfia", la cui giuria si è soffermata
a lungo sul tuo libro, di cui - però - non è sfuggita
una certa disorganicità, accanto ai pregi adeguatamente apprezzati.
Volevo anche dirti che abbiamo ospitato a Gioia e a Monopoli non solo
Andrade ma anche il Pensionante. Abbiamo venduto parecchie copie del
libro e altre ne vorremmo vendere, se tu ci dessi una mano. Pare,
in fatti, che ti ha scritto una libreria di Monopoli, senza avere
una risposta. E' vero?
Ad ogni buon fine, se credi, puoi prendere contatti con questa libreria
che è la libreria "Alò", Monopoli. A proposito
di ospitalità in forma di poeti, sai se Astalos va in giro...
e che tipo è... e cosa costa... eccetera... potrebbe essere
un altro gradito ospite.
Saluti dal tuo ulisside
Lino
P.S. Apro la busta, avendo ricevuto la tua ultima. O.K.: opera tu
stesso la scelta, in base al discorso, all'immagine e al progetto
complessivo che intendi far passare.
Auguri e grazie. Appena hai il nuovo indirizzo di Martin (o giù
ce l'hai), comunicamelo. Ciao Lino
Da Monopoli (lettera ms.) febbraio '87
Carissimo,
leggo sulla "Gazzetta" del tuo CORRIERE e muoio dal desiderio
di conoscere le tue ultime trame internazionali. Stai lavorando proprio
bene. Basterebbero un altro paio di Verri (e qualche Nigrangiuli,
se mi consenti) per pugliesizzare il cosmo.
Bene. Muoio dalla voglia, pure, di fare qualcosa per/con te. Ascolta.
Ho una trentina di piccole poesiole che ruotano intorno ad una operina
"desacralizzante". Cosa ne vogliamo fare. Potresti dedicarmi
una 15/20ina di pagine o sul Pensionante o sul Corriere, prossimi
venturi? E' una raccolta organica ma troppo minuscola, per la quantità,
perché io possa pensare ad una plaquette. Al limite, potremmo
prendere, a carico mio, un centinaio di estratti, in modo tale che
possa io farli circolare. Fammi sapere cosa te ne pare, cosa possiamo
fare e quali condizioni prevedi. Ci terrei a sbrigare la cosa nel
corso dell'anno in corso.
Aspetto e auguri da
Lino Angiuli
P.S. Dirigo da poco un centro regionale di servizi culturali, come
vedi dal depliant.
Da Monopoli (lettera ms.) carnevale 84
Caro Antonio,
è da parecchio che penso che il tuo cognome ti stia proprio
bene. Un cognome che contagia attivismo e movimento. Tu pensa: se
già in Lombardia, due secoli fa, il cognome faceva storia,
pensa adesso, nei pressi dell'ultimissimo adriatico e a contatto diretto
con Elios, che cazzo può combinare. Di qui la fregola: a chi
lo dici: ci sono dei giorni che l'ideazione si fa così contratta
e compressa da sentire il motore mentale imballato e senza "minimo".
E' il nostro privilegio-condanna di essere cosiddetti creativi.
Allora, anzi all'ora. Qui, prima che ci diciamo mie/tue cose, ci vogliono
2/3 giri di corrispondenza. Proposta, igitur ... è il mio telerecapito.
Tu mi chiami 2/3 giorni prima della tua graditissima visita. Te ne
vieni dalla mattina e te ne stai fino a sera o, se credi, piombi un
sabato a sera e ti fai un week and monopolitano. Monopoli è
ben piazzato sulla linea ferroviaria Bari-Lecce. Vedrai, finché
ci diremo le cose, il tempo sarà passato.
Preferisco così a una letterona lunghissima.
Mi raccomando: affare fatto, e non portarla per le lunghe, che se
no ... chi sa se ... chi sa quando ... Il Brigante, non so se sai,
sta per passare in serie A, finalmente. Sta per uscire un suo grosso
romanzo con Camunia. E' la vittoria di tutti noi, penso.
Ad prestum (trad. a presto)
A frappè (trad. a fra poco)
Lino
Grazie per il cileno.
Da Monopoli (biglietto ms.) estate '87
Caro Antonioverri,
in effetti né io né Raffaele abbiamo "capito niente"
del tuo cripto-criptogramma. Né abbiamo capito se dobbiamo
rimproverarci qualcosa: se - cioè - dicevi a noi o a chissacchi
quei brutti sostantivi che traboccano con amarezza dal tuo ultimo
biglietto.
Ciao
Lino
Da Monopoli (lettera ms., carta intestata GRAFISCHENA) 5.2.88 (t.p.)
Mio caro,
spero che non ti spiacerà se ti spiego le ragioni di correttezza
che mi inducono a disattendere il tuo invito. Non ho conosciuto Tomo-persona,
il che esclude una testimonianza "di vita". Parlarne come
poeta mi spingerebbe a fare la parte del "critico", una
parte che cerco di indossare quanto meno possibile e, comunque, in
questo caso, avrei bisogno della giusta distanza spazio-temporale,
che non c'è. Di lui so poche notizie che non riescono, da sole
a sviluppare, dentro di me, una sua qualche immagine. Che faccio allora?
il bla bla giusto per esserci? Non mi va e - credo soprattutto - che
non andrebbe a Salvatore. Quello che posso e voglio fare, invece,
è parlare della tua iniziativa e del tuo volume, criticamente
e amichevolmente, quando sarò pronto, nei mezzi a me disponibili,
uno dei quali potrà essere una rivista, in fase di stampa presso
Schena, recentemente fondata da me, Raffaele e Giovanni Dotoli e che
sta (spero) per vedere la luce prossimamente.
Sicuro della tua comprensione, ti abbraccio e saluto con affettuosa
simpatia il tuo tradimento nei confronti del proposito, che mi comunicavi
tempo fa, di smettere imprese e progetti libreschi e rivisteschi.
A presto, tuo
Lino
GEORGES ASTALOS
Da Parigi (lettera
datt.) le 13 août 1984
Mon cher Verri
Je viens de recevoir les exemplaires de Pensionante et je te félicite
pour la promptitude et pour la qualité de ta revue qui comble
certainement un vide dans la vie littéraire du sud de l'Italie
qui commence à être de plus en plus connu en Europe.
Et pourquoi pas, outre-atlantique? Avec les poèmes de Leonard
Nathan, le rayonnement de Pensionante commence à se préfigurer
dans ce sens. Et puisque j'y suis, je te prie d'envoyer un exemplaire
au Directeur de la Maison d'Editions Parallelo 30: Giuseppe Reale
- 1, Parco Caserta / 89100 REGGIO CALABRIA. Je peux le faire moi-même,
mais il me semble plus intelligent que ce soit toi, qui le fasses,
car un jour tu pourras avoir besoin de lui. Je ne sais pas si tu as
envoyé un exemplaire au Directeur de Nouvelle Europe, Mimmo
Morina (32, route Kehlen-Mamer/ LUXEMBOURG/ GD DUCHE DE LUXEMBOURG).
Je suppose que oui, sinon fais-le pour les mêmes raisons. Je
le verrai à la fin du mois à la Biennale de Poésie
en Belgique mais j'aimerais bien que ton nom soit fixé dans
sa mémoire. Mon cher Verri, la parution de ce dernier numéro
de Pensionante semble avoir pris les proportions d'un évènement
littéraire car depuis quelques jours, je reçois des
tas de coups de fil et pourtant, c'est les vacances. George Apostu
m'a téléphoné hier pour me dire que les deux
portraits ont été très bien mis en page et qu'ils
sont très bien sortis. J'espère que tu le connaîtras
un jour à Paris. Aurora également, m'a téléphoné,
ravie de voir ses poèmes dans le corpus ce ta revue. Elle vous
garde à tous, un meilleur souvenir. Tu as également
très bien fait de publier Monique Buhler car, comme je te l'ai
déjà dit, elle est la soeur de la directrice du Crédit
Lyonnais qui va sponsoriser l'exposition de Lucio Conversano en France.
Quant à Kapetanovitch, je te prie de lui envoyer également
un exemplaire de la revue (tu as l'adresse dans le répertoire)
car il y a quelques jours, il m'a téléphoné étant
justement en train d'écrire sur ton livre une analyse critique
comme seul, lui, sait écrire. On va la publier, à son
tour, chez les écrivains professionnels rien ne se perd jamais.
Tout prend corps. Surtout que ta littérature et ton personnage
méritent bien d'être connus au-delà de Milan.
Hélène et moi-même, nous t'embrassons et nous
attendons notre cinéaste de Lecce à Paris le 18, comme
prévu, en attendant évidemment, qu'Antonio Verri, dans
sa propre anatomie vienne un jour prochain nous rendre visite avec
sa charmante femme. Vous serez toujours les bienvenus. Bises et à
bientôt
Astalos
Da Parigi (lettera datt.) le 23 septembre 1984
Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je suis ravi de voir l'enthousiasme
avec Iequel tu démarres dans la nouvelle série de Pensionante
et l'équipe rigoureusement choisie qui gère la direction
et le comité international de la revue. Cette publication sera,
comme je l'avais déjà dit, une tribune ou une tête
de pont où les écrivains du sud pourront s'exprimer
aux côtés de leurs confrères d'autres littératures,
reliant ainsi les différentes cultures des différents
continents, ce qui ouvre une porte, cette fois-ci, du sud vers le
nord. Et au sujet du comité international que tu envisages
de former autour de Pensionante, je te suggère d'y introduire
Tudor George - Bucarest (ou Roumanie, ça dépend du genre
d'appellation que tu emploies pour les autres - Paris ou France, Londres
ou Angleterre etc). Comme je crois te l'avoir déjà dit,
Tudor George se trouve, en ce moment, à Los Angeles d'où
il rentrerà à Bucarest le 16 octobre, après quoi,
l'article sur toi paraîtra dans l'une des plus grandes revues
littéraires de Roumanie patronnées par l'Union des Ecrivains.
Je ne sais pas s'il n'est pas tard mais dans la présentation
de Horia Liman, je me suis trompé. Il n'a pas "dirigé
un quotidien de grand tirage" mais "la page littéraire
d'un quotidien de grand tirage". Si jamais tu peux rectifier
cette erreur, ce sera très bien. Mais, s'il est tard, ça
peut rester comme ça. En tout cas, c'est de ma faute - j'ai
dû sauter quelque mots, en tapant àla machine le texte.
Mon cher Verri, dans une prochaine lettre, tu me diras ce que tu attends
de moi pour Pensionante et je serai au rendez-vous avec les textes
de certaines personnalités littéraires européennes
qui feront bien dans les pages de la revue. Quant au livre de Jaco,
je l'attends avec impatience et je me ferai un plaisir de le lire
car je garde un merveilleux souvenir de ce monsieur qui est un véritable
écrivain qui connaît parfaitement les règles du
fair-play et du jeu des opinions. J'attends donc le livre. Quant à
tes collègues, tels Toma et les autres, tu as très bien
fait de m'expliquer la confusion qui s'est créée lors
de mon passage par Lecce car j'avais une image déformée
comme je te l'ai déjà dit. Tes amis sont mes amis. Pour
ce qui est de Conversano, je crois qu'il a déjà reçu
ma lettre et qu'il sait ce qu'il doit faire. Les deux cartes de Belgique
pour toi et pour Conversano, je les ai postées en France, à
mon retour, car elles se sont égarées parmi mes papiers
lors de la Biennale. Mon cher Verri, tu présenteras mes hommages
à Madame Verri et mon amitié à tes copains, Hélène
te fait un gros bisou et nous t'attendons à Paris où
tu seras toujours le bienvenu. Si tu rencontres Caterina, tu lui feras
nos compliments. Nous resterons en contact et pour la traduction de
mes lettres: Giovanni
Bises et à bientôt
Astalos
Da Parigi (lettera datt.) le 14 janvier 1985
Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je te réponds sur-le-champ
comme dans le bon vieux temps. En effet, depuis mon retour du Canada,
je n'ai pas eu un instant de répit.
Conversano peut te le confirmer. Toute une série de revues
d'esthétique et de théorie littéraire ont envahi
avec des demandes, ma paix, et je suis en train justement d'écrire
une série d'articles et d'études sur le modèle
analogique que j'ai produit avec Apostu à Edmonton mais ça
ne va pas durer une éternité - jusqu'à la fin
du mois, j'espère accomplir les commandes. Je suis très
content que ton nom et ta poésie commencent à être
répandus en Europe, c'est la seule façon de sortir de
l'anonymat qu'un sud lent et commode offre à ses créateurs.
J'espère que Perspectives n'est qu'un premier pas et que d'autres
échos suivront. En tout cas, ça te donne un petit peu
la mesure de la difficulté de faire sortir son nom de ses frontières.
Je suis également content que Monsieur de Jaco ait été
dans le sud pour les fêtes et qu'il ait pu te traduire l'article.
S'il est encore dans la région et si tu le vois, fais lui mes
compliments et mes àmitiés car je garde un très
beau souvenir de notre brève rencontre dominicale.
Quant au texte sur le théâtre que tu me demandes pour
ta revue, je t'enverrai vers la fin du mois, deux textes mondialement
rétérentiels à ce sujet - notamment sur le mòdele
analogique créé à Edmonton et l'esthétique
des analogies en général accompagnés d'une image
révélatrice de la fusion entre le théâtre
et la sculpture. Ou mieux encore: entre l'expression théâtrale
et la pensée sculpturale. Je t'enverrai également quelques
poèmes accompagnés de photos et de présentations
d'un poète anglais établi au Canada, avec une biographie
fantastique et d'un poète canadien d'expression anglaise qui
dirige une revue au Canada. Mais il faut me laisser un peu de temps
pour finir les textes théoriques dans lesquels je suis engagé
et d'arriver à jour avec ma correspondance qui, pendant mon
absence, a pris des proportions gigantesque.
En tout cas, c'est promis - début février, tu auras
les matariaux. Mon cher Verri, Je pense que Lucio t'a raconté
son séjour parisien et j'espère que tu travailles aussi
intensément à tes textes et à la rédaction
de ta revue. Hélène et moi-même, nous te faisons
la bise en espérant qu'un jour, nous t'aurons parmi nous à
Paris. Mes hommages à Madame Verri, mère et épouse
et à nos amis communs. Toute mon amitié. Bises et à
bientôt.
Astalos
Da Parigi (lettera ms.) 19 mars 1985
Mon cher Verri,
Je viens de rencontrer l'amie qui est professeur d'Italien à
Besançon que Lucio Conversano a connu chez moi et qui m'a apporté
les deux exemplaires du premier numéro de la nouvelle série
de PENSIONANTE. Eh, bien, BRAVO! C'est une excellente publication,
comme en sont très peu en Italie -tout au moins à ma
connaissance. Si toi et ceux qui sont autour de toi dans cette merveilleuse
entreprise, vous pourrez continuer au même rythme et substance
que vous l'avez fait pour les débuts - alors, dans deux ans
au maximum, la revue sera connue dans le monde entier. C'est une exceptionnelle
revue! Toute mon adhésion. Evidemment, j'immagine bien que
c'est dure mais, lorsqu'on a vraiment quelque chose àdire il
est absolument necessaire d'avoir une tribune d'où on peut
s'exprimer. Et toi, tu as beaucoup de choses à dire - j'en
ai pu m'en rendre compte. Toi, et tes amis, bien sûr. Personellement,
je te remercie d'avoir pensé à moi - j'étais
très touché de voir mon nom dans le colIège étranger.
J'espère être utile un jour à cette nouvelle PENSIONANTE.
Pour l'instant je me contente de contempler son premier né
en attendant de voir la suite. Je pense que tu as envoyé un
numéro en Romanie à Tudor George et àLuxembourg
à RINDONE - tu as l'adresse dans le fichier que je t'ai donné.
Les compliments à ta famille et à de Jaco, toute mon
amitié et mon appui,
Astalos
Da Parigi (lettera datt.) 13.8.1985
Mon cher Verri,
Comme tu peux l'imaginer, j'ai reçu ta lettre et je m'empresse
de te répondre en essayant de toucher le sujet qui semble d'actualité.
Je commencerai par l'éventualité de la publication de
Willi dans l'un des prochains numéros de Pensionante en version
italienne. Personnellement, je crois que ce serait trop difficile
pour Marianne de traduire le texte en Italien car d'habitude, il faut
que la première lanque d'un traducteur soit la lanque dans
laquelle on effectue la troduction. De plus, le texte pose de très
grands problèmes de langage car il est écrit d'une façon
très argotique ou plus exactement populaire-argotique.
Mais je crois qu'une garantie pour la troduction de la pièce
sera constituée par la signature de Caterina (et j'ai oublié
le nom) dont Giovanni saura te donner les coordonnées. Elle
est professeur à l'Université de Cosenza et parfaitement
bilingue, étant en étroite liaison avec le Centre National
de Recherches Scientifiques de France. Avec ça, elle est Italienne
et même de Rome où l'argot est plus raffiné et
plus riche comme dans toutes les capitales, d'ailleurs. Elle a déjù
le texte, il reste que tu prennes contact avec Giovanni car elle est
l'amie intime de son copain, Bruno. Et si tu restes avec l'idée
de le publier tu peux lui écrire. Apostu, en rentrant du Festival
d'Aix en Provence et en voyant ton dernier numéro de la revue,
a été super-enchanté par la présentation
graphique de la publication et je tiens à te le dire. Quant
à l'éventualité de venir dans le sud, cet automne,
il me semble impossible de l'envisager car nous, les quelques poètes
payés par le Congrès pour parteciper aux travaux, nous
sommes pris en charge par l'agence Havas et on est obligés
de suivre la route normale. Mais ça ne veut pas dire qu'un
jour ou l'autre, je ne prendrai pas Hélène par l'aile
pour descendre dans la région de Lecce où j'ai des amis
que j'aime beaucoup parmi lesquels tu te trouves en très bonne
position. En tout cas, je suppose que ça va se posser après
avoir terminé le roman car c'est un travail mortel qui demande
une concentration perpétuelle et une vie de moine. Malgré
tout, je dois bientôt interrompre car je suis invité
au Festival de Poésie Nordique en Islande et je ne peux pas
refuser puisque je leur coûte beaucoup d'argent. Puis ce sera
le Congrès de Corfou et entre temps, je dois faire un saut
à Nice pour installer définitivement mon appartement
qui est presque terminé. Ceci dit, ton ami dont tu nous parles,
je pourrai le voir à partir du 10 octobre. Mon cher Verri,
je t'assure de toute mon amitié et de toute ma complicité
en te priant de faire mes compliments à ceux qui te sont chers.
A très bientôt.
Astalos
Da Hendaye, Francia (cartolina ms.) novembre 1985
Mon cher,
je suis avec le poète islandais Thor Vilhjalsson, qui connait
bien Aldo de Jaco, près de la frontière Espagnole où
on passe des jours fantastiques. J'ai tout reçu et de mon retour
à Paris je t'envoyerai un panorama de poésie islandaise
en espérant que tu sera invité au Festival de Poésie
Islandaise 1986.
Bises, Astalos Hélène.
In un viaggio di sogno perpetuo con gli amici Astalos abbiamo molto
parlato della suo rivista che mi ha molto impressionato.
Tanti anni fa ho passato una sera di splendore nella casa di Aldo
de Jaco. Cari saluti anche a lui.
Sì, dovete venire in Islanda. Cari saluti,
Thor
Da Parigi (lettera ms.) le 22 juillet 87
Mon cher Verri,
à l'heure où je t'écris, tu as certainement reçu
les exemplaires de la revue de München avec les poèmes
en roumain que je t'ai envoyé par l'intermédiàire
de Giovanni. C'est très bien venu et ta poésie sonne
merveilleusement bien en roumain. Et si je n'ai pas publié
la traduction du monologue que tu m'as donné en 1986, c'est
parce que, d'abord, il est très long pour l'espace qui est
destiné à l'anthologie (et c'est dommage de ne pas le
publier en entier) et ensuite: parce qu'il est très bien traduit
en français, méritant d'être publié quelque
part, tel qu'il est. J'espére que l'occasion se présentera
à l'avenir. Tu peux compter sur moi - je pense souvent à
toi, à ta poésie et à ton acharnement de faire
passer la création de ton sud, au-delà de Milano! Je
viens de recevoir à l'instant SUDPUGLIA et inévitablement
j'ai lu la BETISSA. Excellent, bravo! C'est camement un livre dans
les dix-sept chapitres publiés. Merveilleux! Et quelle belle
revue! Tu peux féIiciter le redactore-capo pour la splendide
réussite. C'est l'une de plus belle publication qu'on a en
ce moment en Europe. Un effort qui mérite toutes les récompenses.
Tu peux même montrer ma lettre à la rédaction
- ça fair a plaisir à ces temeraires qui font la revue.
Mon cher, je viendrai en ltalie donner le cours dont je t'ai parlé
à l'université de Reggio. Je verrai Giovanni à
Napoli et ensuite à Reggio, après quoi je viendrai avec
lui à Lecce. On se verra alors et on faire une escale chez
VASILI. Mes hommages à ta mère, mes compliments et toutes
mes pensées sensibles à ta femme et à toi, les
meilleures réussites à venir - LA BETISSA préfigure
une belle carrière littéraire. Tu le mérite bien
et j'ai un faible particulaire pour ta poésie et pour le personnage
que tu es.
Bises et à bientôt,
Astalos
Da Parigi (lettera ms.) 16 janvier 1988
Mon cher Verri,
J'ai été quelques jours en Normandie et de mon retour
j'ai trouvé ta lettre. Je te réponds point par point.
Je n'ai pas téléphoné à ton ami, le directeur
de la revue - je ne le connais pas personellement. L'OEUF, n'as pas
paru en 1973, mais la théorie sur le Théatre Global
qui n'est qu'un élément de l'OEUF, parmi les autres.
C'est au sujet du Théatre Global que le philosophe EN CIORAN
m'avait écrit en 1973. Le texte sur I'OEUF dont je t'ai envoyé
la version italienne, paraîtra ces mois-ci en France, aux Etats-Unis
et au Canada, mais je ne l'ai pas publié jusqu'ici - je n'ai
pas eu le temps de m'occuper de lui. Toute mon amitié à
toi et à ceux qui te sont chers. A bientôt,
Astalos
Da Parigi (lettera ms.) 2 févr. 1988
Mon cher Verri,
Je viens de recevoir ta lettre et je t'envoie immédiatement
ce que tu m'as demandé.
La version française de I'OEUF - qui vient de paraître
ces jours-ci en Nouvelle Europe et Les épreuves dactilo de
la version américaine qui paraîtra au mois de mars aux
Etats-Unis dans la revue de l'Académie Américaine d'Arts
et de Sciences dont j'en fais partie.
En effet, je crois avoir oublié de te dire que depuis novembre
1986 je suis Académicien - membre de l'Académie Américaine
où j'ai été reçu avec 64 voix pour et
une abstention. Je ne me sens pas encore avec ma nouvelle qualité
- mai cela viendra.
Je suis en train de travailler durement pour finir en mars le roman,
car en avril je part aux Etats-Unis où j'ai une première
au théatre National de Washington (je te l'avais dit) et puis
je participe au 3 mai au congrés de l'Académie, justement.
Je te félicite pour le bien mérité prix dont
Pensionante a été recompensé, c'est ton oeuvre
au fond, et tout ce qui se fait depuis un certain temps du point de
vue littéraire dans cette partie-là de la botte italique
est dû en grande partie ou totalement à ton tempérament
d'écrivain autentique. BRAVO! Mes hommages à Madame
Verri et à ta Mère.
Avec toute mon amitié et à bientôt
Astalos
Da Parigi (lettera datt.) le 13 février 1988
Mon cher Verri,
Quelques lignes à la hâte pour te dire qu'en rentrant
de Normandie où je me suis retiré pour finir un texte
urgent, j'ai trouvé ta lettre et j'ai appris ainsi la mort
de Salvatore Toma. Que Dieu ait son âme! Je sais que vous étiez
amis et j'ai cru comprendre que tu l'appréciais beaucoup. Je
partage ta tristesse et la tristesse de votre groupe rassemblé
autour de Pensionante. J'epère que le jour viendra où
tu feras l'effort intellectuel de monter dans le train de Paris et
qu'alors, on aura le temps et la disponibilité de se dire bien
des choses et de reparler de ce poète que fut Toma. Je viens
de relire son livre et c'est étonnant avec quelle lucidité
sous-jacente, il prévoyait son départ cosmique. Mes
condoléonces et les compliments d'Hélène et de
moi même à ta femme qu'on espère bien revoir aussi.
Amicalement
Astalos
[Portatore del Pensionante in molte realtà internazionali.
La turca, per esempio, col poeta Sarac. Con l'indirizzario di Astalos
è stato possibile il "cambio" con molte riviste europee]
BIAGIO BALISTRERI
Da Bari (lettera
ms.) 20 giugno 1981
Antonio carissimo,
ti accludo un mio breve e forse parziale intervento per la tua inchiesta
sulla poesia, per la quale ho letto gli ultimi due pezzi pubblicati
sul "Quotidiano". Ti prego di farmi conoscere il tuo pensiero
in merito.
Sebbene sia tornato da diversi giorni dalla Bulgaria, non sono ancora
riuscito a vedere Leonardo, troppo impegnato per la chiusura della
scuola, e non gli ho quindi ancora rivolto la tua preghiera di risponderti.
Per quanto riguarda il famoso contributo, purtroppo ci troviamo di
fronte a qualche inaspettata difficoltà di tipo burocratico,
che spero vivamente posso risolversi entro la fine di questo mese.
Tengo d'occhio la pratica insieme a Curci, e ti farò sapere
come procede.
Per adesso ti ringrazio di tutto e ti saluto con sincera amicizia.
Biagio
Da Bari (biglietto da visita ms., carta intestata: "Cassa Risparmio
Puglia") 5.2.1982
Coro Antonio,
ti allego un esecutivo di stampa della nostra pubblicità che
pubblicherai, nella opportuna dimensione, sul prossimo numero del
tuo foglio, possibilmente lontano dai miei "pezzi" che eventualmente
decidessi di far apparire.
Successivamente, fammi pervenire una copia del foglio stesso come
giustificativo, nonché la solita ricevuta, per L. 150.000,
intestata "Caffè Greco" e con il tuo codice fiscale,
secondo l'allegato fac-simile. Purtroppo bisogna fare un rettangolo
e non una striscia. Più di questo non posso.
Spero di vederti presto. Ti abbraccio
Biagio
Da Bari (lettera ms.) 17 novembre 1984
Antonio carissimo,
eccoti il "malloppo". Per quanto riguarda "Generazioni",
come vedi, l'ho considerato giù pubblicato, ed ho utilizzato
le bozze di stampa. Il libro uscirà nei primi del 1985, e prevedo,
naturalmente, di organizzare qualche iniziativa comune a Lecce (col
tuo aiuto).
Ti confesso di essere in trepida attesa.
Ho gradito veramente molto questa iniziativa "argentina",
e ti invidio profondamente per il tuo tenace attivismo. Se lo confronto
con la mia pigrizia...
Ti ringrazio molto e ti abbraccio
tuo Biagio
P.S. Se servisse qualcos'altro, dimmelo, ciao.
VITTORIO BALSEBRE
Da Lecce (lettera
ms.) 13.12.1988
Caro Maurizio,
caro Antonio,
il "tomo" di Toma è stato un regalo "prezioso".
Qui, ma nemmeno altrove, in verità, avevo visto qualcosa di
simile. E' una vera "opera d'arte". Un multiplo con tante
idee, tanto fantasia, tanta e tanto creatività. Una di quelle
opere collettive che fanno piacere a vedersi, a leggersi, a godere.
Un profondo significato unisce tutto. Peccato che il POETA SIA ORMAI
MORTO materialmente. Disgraziatamente, qui nel Salento, si commemorano
solo i defunti. Non si suole far festa ai vivi. E' difficile che qualcuno
si accorga della "cultura creativa" nel momento in cui si
va facendo e gli eventi dell'arte si verificano. Voi due fate eccezione.
E' una rara eccezione che qualifica appieno la vostra sensibilità.
Avrei tante, tante cose da "raccontarvi", da comunicarvi,
ma non voglio essere invadente, non voglio abusare della vostra pazienza,
non voglio e non posso assolutamente rubarvi tempo. Per ora buon lavoro
e tanti cordiali saluti. Vi scriverò ancora.
Per oggi basta: oso solo in ritorno dall'università di Lecce,
ove ho presentato, per la prima volta, quelli che ho chiamato i FOTOGRAFFITI,
procedimento parafotografico, in cui si mischiano processi tecnici,
la poesia visiva, l'arte concettuale e la stessa fotografia, intesa
come vera e propria arte figurativa. Un processo nuovo e "sperimentale"
nella diuturna sperimentazione generale.
Cordialmente "Il cantastorie"
Vittorio Bàlsebre
P.S. Scusatemi per gli errori involontari, data la fretta con cui
io vi ho scritto in un momento di "pausa" del mio "lavoro".
FERENC BARANYI
Da Budapest (lettera
ms.) 12.7.1987
Carissimo Antonio,
ti ringrazio, ti ringrazio dei libri e delle riviste! Sei gentilissimo.
Qui, a Budapest, è avvenuta una cosa tragica: il nostro amico
- anzi fratello - Rolando Certa è arrivato a Budapest per partecipare
alla Settimana Festiva dei libri. Era molto contento di essere in
Ungheria, amava questa terra. Ed il 29 maggio, alle 4 di alba, è
morto per affezione cardiaca! Qui, a Budapest! E' morto nella vettura
di ambulanza.
Francesca ed io siamo inconsolabili. L'unica consolazione: i poeti
non muoiono mai. Le poesie di Rolando rimangono vive anche qui, in
Ungheria.
Antonio, nel mensile intitolato "Foglie familiari" usciranno
alcune tue poesie, tradotte in ungherese. Francesca ed io saremmo
molto felici, se tu ci visitassi una volta. Sii il nostro ospite.
T'abbraccio:
Ferenc
[Lettere sempre appassionate. Ferenc ha tradotto in Ungheria Pasolini,
Montale, ecc. Ce lo ha consegnato Yverdon]
MASSIMO BARBARO
- BIANCA DI GIOVANNI
Da Bologna (lettera
ms.) s.d. (1982?)
Carissimo Antonio,
scuserai il ritardo cori cui ci facciamo sentire, anche se a dire
il vero ci si aspettava una tua lettera.
Apprezziamo però il tuo "passare a vie di fatto"
con l'invio del "Pensionante" di agosto. Desideriamo ringraziarti
per avere citato il nostro contributo al "Banco di Caffè
Greco". Anche se, per un'incomprensione o per un refuso tipografico
è apparso: "Bianca e Massimo Barbaro"; non siamo
parenti né coniugi. Le nostre poetiche saranno simili e procederanno
in direzioni contigue; i nostri cognomi, però, sono diversi.
Ma passiamo ad argomenti un tantino più profondi. Durante questo
periodo noi abbiamo tentato di "srotolare l'esistenza",
ed essendo questo processo della coscienza (ma non sarebbe più
esatto dire dell'inconscio?) non sempre lineare, ne è risultato
del materiale che desidereremmo sottoporre alla tua attenzione. E',
questo, un riflesso di quella voglia di muovere le mani, dell'"inquietudine
e la voglia di fare", di quell'esigenza di comunicabilità
(con tutte le difficoltà che apprezzare l'introversione comporta).
In conseguenza di ciò, vorremmo conoscerti più a fondo;
anche se la distanza e i nostri impegni di studio, per il momento,
ci confinano nell'ambito della parola scritta (ma questi limiti non
dovrebbero andarci stretti). Potresti parlarci dell'esperienza di
"Caffè Greco"? Di cosa ha rappresentato per te e
per il contesto culturale leccese? Quali settori delle "culture"
e quali tematiche, attuali e non, pensi che valga la pena sviluppare
ulteriormente? Sai già del nostro interesse per il movimento
surrealista. Credi che nell'inconscio si sia pescato abbastanza? Che
ne è delle avanguardie artistiche a Lecce? Che spazio potrebbe
esserci per noi due? Decisamente, le domande cominciano a diventare
troppe. L'unica cosa certa è che, animati da una certo "inquietudine",
desidereremmo dare un contributo alla nascita di un "movimento":
che sia artistico, poetico od altro - non pensiamo a queste categorie
come compartimenti stagni - non ha importanza. L'essenziale sarebbe
riconoscersi su presupposti comuni, il resto verrebbe da sé
liberando le nostre creatività.
Il Sud. Abbiamo notato l'attenzione che il "Pensionante"
dedica alla tematica meridionale. Sottoscriviamo la proposta di Dimastrogiovanni
per uscire dal vuoto dell'incultura: "Senza perdere le nostre
radici, apriamoci al mondo esterno". Se si vuoi fare dell'avanguardia,
occorre "guardare avanti", guardare lontano. Su questo punto,
consentici di essere un tantino 'estremisti', se di valorizzare le
nostre radici si tratta, allora sviluppiamo le componenti arabe della
nostra cultura, ritroviamoci in Medio Oriente. Il nostro obiettivo
è ricercare la 'con-testualità' del segno e della parola.
Si potrebbe tentare. Con la nostra stima
Bianca Di Giovanni, Massimo Barbaro
P.S. Vorresti dare un giudizio critico, o un abbozzo di analisi, o
semplicemente una valutazione sul nostro modo di fare poesia?
Prima di spedire questa lettera riceviamo il 'foglio' di settembre-ottobre.
Vorremmo contribuire anche materialmente al suo mantenimento in vita.
Ti saremmo grati se ci indicassi il numero di CC. o altra via per
provvedere in tal senso.
GIORGIO BARBERI
SQUAROTTI
Da Torino (lettera
ms., carta intestata: Università degli Studi) 21 gennaio 1987
Caro Verri,
grazie della lettera e delle belle parole che mi ha scritto sulle
Notizie dalla vita. Ha le mie cose posteriori?
Altrimenti le invierei un paio di libretti, come testimonianza d'amicizia.
Ricevo regolarmente "Pensionante de' Saraceni". Le sono
grato anche di questo.
Con i migliori auguri e saluti
Giorgio Bàrberi Squarotti
Da Torino (lettera ms., carta intestata come la precedente) 3 marzo
1987
Caro Verri,
farò il possibile per raccomandare a "Tuttolibri"
l'ultimo "Corriere lnternazionale": io sono escluso dalla
possibilità di parlarne, perché altro è il mio
ambito nel giornale.
Ha ricevuto le mie ultime cose poetiche che le inviai? A presto. Con
i migliori auguri e saluti,
Giorgio Bàrberi Squarotti
Da Torino (lettera ms.) 30 giugno 1987
Caro Verri,
sì, ho ricevuto il libro di Enzo Panareo, la cui morte mi ha
colpito e addolorato profondamente. Ed è un'opera intensa e
vera, che rende più grave la perdita. Non ho ancora avuto,
invece, l'opera di Buongiorno, che mi scrive di avermi spedito.
Sono lieto di quanto mi scrive dei miei versi: sì, come poeta
quasi non esisto nella memoria e nel discorso dei contemporanei. Essere
come una voce dall'ombra, tuttavia, non mi dispiace: e, soprattutto,
mi fa piacere avere lettori partecipi come lei.
A presto. Con molti cari saluti,
Giorgio Bàrberi Squarotti
Da Torino (lettera ms.) 21 luglio 1988
Caro Verri,
mi dispiacque moltissimo non averla potuta incontrare a Torino: persi
la coincidenza a Milano fra l'aereo della Romania e il treno per Torino,
a causa del solito ritardo, e così giunsi a Torino soltanto
nella tarda serata. Sarà per un'altra occasione: chi sa che,
una volta o l'altra, non mi capiti di venire a Lecce, nel prossimo
anno.
Ho letto il suo romanzo con particolare entusiasmo, non appena (una
settimana fa) sono stato libero dalle fatiche degli esami. E' un esempio
straordinario di romanzo metafisico, scritto in un linguaggio di mirabile
lucidità intellettuale e di febbrile forza di invenzioni e
di immagini. Non è un'opera facile, ma, alla fine, ci si riconosce
mutati nel profondo perché la lettura è stata davvero
un'esperienza decisiva.
Lo pubblicherà presto? Teniamoci in contatto. Le auguro una
buona e proficua estate e la saluto molto
Affettuosamente
Giorgio Bàrberi Squarotti
GIOVANNI BERNARDINI
Da Monteroni (lettera
ms.) 31 luglio 1981
Caro Maurizio,
scusa se rispondo con un certo ritardo alla tua del 10 scorso speditami
insieme a "Caffé Greco", ma ho avuto diverse cose
da sbrigare e ho voluto anche leggermi prima di tutto "Caffé
Greco". Su questo ci sarebbe da fare più di un'osservazione,
ma dato che ormai si deve andare "oltre" (sempre che ciò
sia possibile fra le enormi difficoltà in cui oggi ci si dibatte)
credo sia opportuno rinviare ad un prossimo incontro.Mi sembra giusto
intanto allegarti un assegno di 10.000 lire quale modesto contributo
alle spese per questo nutrito fascicolo. Quanto poi all'amarezza e
dispiacere che esso ti è costato, non me ne stupisco dato che
anche io sto vivendo tuttora una simile esperienza da quando sono
usciti i "Segni del diluvio", ma anche di questo parleremo
a voce.
Fra l'altro, ho inviato il mio libro ad Aldo D'Antico con lettera
d'accompagnamento in cui proponevo, per il prossimo autunno, una presentazione-dibattito
a Parabita, ma non ho avuto finora alcun cenno di risposta. Speriamo
si tratti della "pausa estiva".
Passando ad altro argomento, mi rincresce darti un piccolo dispiacere:
non sottoscrivo l'abbonamento a "Lotta per la pace", poiché
via via, dalla lettura dei numeri della rivista e dei documenti pervenutimi,
mi sono reso conto di una posizione che in sostanza è filo-sovietica
e che non mi sento di condividere. Ma anche questo richiederebbe un
lungo discorso che ora, per lettera, non ho tempo né voglia
di fare: perciò rinviamo a voce. Ti ringrazio per le parole
di stima e di affetto che esprimi nei miei riguardi, e con te ringrazio
anche Ada. E vi dico che tali sentimenti sono ricambiati da me in
egual misura. Speriamo di vederci presto. I miei vi salutano con viva
cordialità ed io vi abbraccio fraternamente.
Giovanni
Da Monteroni (lettera ms.) 22 nov. 1984
Caro Antonio,
ho corretto le bozze. C'è un foglio, a firma di Astalos, che
non mi riguarda.
Non so come tu abbia deciso per l'impaginazione, ma io metterei prima
"La gazzella" del '61 e poi i due pezzi di quest'anno. Se
possibile, metterei uno stelloncino (o anche niente) fra un brano
e l'altro, con unica firma alla fine, senza ripetere tre volte la
mia firma.
Eventualmente telefonami. Cari saluti.
Giovanni
FILIPPO BETTINI
Da Roma (lettera
ms., carta intestata: "Università degli Studi "La
Sapienza'" di Roma") 1.10.1985
Gent.mo Antonio
Verri,
EsprimendoLe le mie congratulazioni per la nuova serie della rivista
e ringraziandola anche dell'attenzione prestata alla attività
teorica, critica e militante della "Scrimat" e dei "Quaderni
di critica" -come ha mostrato anche di recente l'ottima intervista
di Nigro a Sanguineti -, La voglio informare che Le ho spedito, a
parte, due volumi da poco usciti e da me curati: Segni di poesia/Lingua
di pace (Manni) e Letteratura degli anni Ottanta (Bastogi; e per la
cura anche di Lunetta e Muzzioli), nella speranza che questi possano
interessare Lei e la rivista e contribuire, sotto vari profili (teorico,
letterario e politico-culturale), all'ampliamento del dibattito da
Voi promosso e sviluppato sui numeri finora usciti; e anche -s'intende
- nell'augurio di stringere i nostri rapporti e di ravvivare uno scambio
ideale e operativo, che, senza altro, merita di essere ulteriormente
coltivato e cementato.
Con i più cordiali saluti
Filippo Bettini
[Qui riportiamo - per la brevità dello scritto non abbiamo
assegnato loro un posto - il testo di un biglietto di Sanguineti:
"Grazie del Pane, e del Forse; niente male, mi pare"; l'avviso
per un incontro - mai avvenuto - e l'assicurazione di "seguire
con attenzione" il Pensionante, di Giorgio Patrizi; una breve
lettera per accordi su di un intervento per Pagano, di Antonio Prete]
PIERO BIGONGIARI
Da Firenze (lettera
datt., pubblicata, col titolo "Pagano e il mio Salento",
sul n. di novembre 1985/giugno 1986 di Pensionante) 2 aprile 1981
Caro amico sconosciuto,
lei mi stimola a rispondere a un'inchiesta sulla poesia in Puglia,
e devo dirle che da un po' di tempo non so nulla di quanto accade,
nel campo poetico, nell'amato, e amaro, Salento, oltre il ritroso
D'Andrea (ma certo qualcosa accade; anche se a Bari si storicizza,
s'io non erro, in termini troppo post-storicistici). Mi esprimo così,
a proposito dell'amarezza, perché l'amico carissimo Valli,
nel dedicarmi una copia della sua Cultura letteraria nel Salento,
così chirografava il suo invio- "A Piero che in questa
terra amara ha sempre creduto". Ripeto: ho sempre creduto. Ancora
ripeto: in questa terra amara, e amata. Il mio rapporto col Salento
è stato precoce e continuo, tramite soprattutto l'amico fraterno
Oreste Macrí, e poi attraverso l'avventuroso Bacini, la cui
memoria sta salendo come di uno degli interpreti più profondi
dell'anima di una regione, e di una ragione, teoricamente più
compressa che depressa, e il caro e dolorosamente perduto, Vittorio
Pagano (ho una corrispondenza fittissima con lui), e infine attraverso
la presenza preponderante, e amorevolmente ospitale, di Valli e di
Marti. Già da "Vedetta Mediterranea" e poi in "Libera
voce" io sono stato presente in Puglia, dunque fin dagli oscuri
anni Quaranta. Col "Critone" di Pagano, vera fucina di letteratura
militante oltre che di intrepido giure (e fu matrimonio riuscito),
la mia presenza è stata assidua: la mia come quella degli scrittori
fiorentini della mia generazione che hanno amato, privilegiandola
d'un'attenzione particolare, che confina con io stessa scoperta virgiliana
dell'"umile Italia", la lingua parlante del Sud-Est, e parlante,
direi lingueggiante in un mare già proteso da una parte verso
la razionalità greca, dall'altra verso la Hispanidad del Barocco.
Si capisce che questi archetipi culturali emergono come spezzoni e
testimonianze, e talora incubi, a lungo sepolti nell'inconscio collettivo.
Infine "L'Albero" ha rinnovato questo prezioso sodalizio
che davvero penso cominci a fare storia, costituisca anzi un capitolo
di storia incontrovertibile, nel rapporto fecondo tra Firenze e Lecce.
Ho pubblicato a Lecce, nei Quaderni del "Critone", una plaquette
per me preziosa, Il caso e il caos, che è poi l'origine dei
miei studi pittorici che alla fine del 1980 hanno visto la luce presso
l'Editore Cappelli, col titolo Dal barocco all'informale, ma con lo
stesso sopratitolo seriale portafortuna che essi avevano quando uscirono,
in edizione numeratissima, nel 1961, per cura appunto di Pagano. Posso
aggiungerle che stamperò presso Milella la mia, promessa da
tempo, Autobiografia poetica, a testimonianza di una fedeltà
che non deflette?
Insomma il Salento si confonde forse per tratti e singulti, ma in
un nodo indissolubile, con la mia stessa storia di scrittore. Sarà
forse per questo che non ne so molto? Ma certo è che molto
lo amo, e spero che esso possa decollare come merita per la profonda
e attenta serietà con cui esso mira a coincidere, senza troppe
distrazioni ma anche senza troppe velleità mascheranti, con
la storia, se vuole, amara, del nostro tempo. Il fatto è che
noi abbiamo a disposizione una sola storia, la nostra, e non sta a
noi sceglierne una migliore. D'altronde le difficoltà qualche
volta sono feconde, propiziano frutti talora più duraturi di
quelli che nascono nelle capitali informi, e spesso male informate
dei nostri mass media e dei poteri costituiti. Quando poi l'Università
di Lecce vede tra i suoi maestri studiosi appassionati di quello che
accade nella piccola patria come momento non separato dalla patria
più grande che ogni uomo coltiva nel segreto della propria
espansività interiore oltre che nell'oggettiva situazione storica
percepita senza barre ideologiche, mi pare che il futuro non sia disperante.
(E non vorrei essere come il venditore d'almanacchi leopardiano).
Amaro il presente, ma esso è amaro a Lecce come a Firenze come
a New York.. abituiamoci all'amaro: esso fortifica il gusto, non lo
illude né lo droga.
Comunque, caro Verri, il mio cuore - questo è certo - l'ho
lasciato, come un giorno poco lontano ebbi a vederne il misterioso
ondeggiare tra gli scogli, a Porto Badisco, l'ho lasciato, dico, tra
le schiume bluastre d'un mare irrequieto come gli occhi stessi incupiti
della speranza: o forse, sì, della nostra amarezza, ma attiva
amarezza, che confina schiumando con la profonda allegria dell'essere.
Mi creda con tutta l'amicizia il suo
Piero Bigongiari
RINO BIZZARRO
Da Bari (lettera
datt.) 24 luglio 1981
Caro Antonio,
ho ricevuto la tua lettera, e non posso che complimentarmi con te
per l'ottimo lavoro che stai facendo su "Quotidiano" per
quel che riguarda la poesia. Purtroppo non ho potuto vedere tutti
i numeri del giornale che contenevano i tuoi scritti perché
esso mi giunge disordinatamente e molte volte qualche numero si ferma
a metà strada o nella borsa del postino. Tuttavia è
stato sufficiente quello che ho potuto leggere per capire che stai
facendo un lavoro serio e rigoroso. "Caffè Greco"
non l'ho ricevuto ancora e spero non segua la sorte di quei numeri
di Quotidiano che non mi arrivano; mi farebbe piacere poterlo vedere.
Sto seguendo con interesse e partecipazione la vicenda del "Quotidiano"
e mi dispiace molto che sia, come mi dici, "male in arnese e
mal visto"; spero proprio che una iniziativa del genere non debba
esaurirsi così, perché sarebbe un danno ed un impoverimento
per tutta la comunità pugliese. Colgo nelle tue parole anche
una sorta di sottile amarezza per le condizioni in cui qui in Puglia
si è costretti ad operare nel campo della cultura. Sono d'accordo
con te, ma sono anche personalmente convinto che le "cose"
qui si smuovono anche e forse soprattutto in questo modo: a prezzo
di sacrifici spesso pesantemente personali. Alternativa unica è
l'emigrazione, forse, e tutta la nostra storia ne è piena,
in ogni settore ed in quello della cultura in particolare. Non ti
sei perso niente non venendo a Melendugno a vedere il mio spettacolo,
perché in certi decentramenti che facciamo, purtroppo, mancano
le più elementari infrastrutture teatrali e si è costretti
a lavorare in condizioni incredibili, a tutto scapito della qualità
del lavoro; ma bisogna fare anche questo, per le ragioni suddette.
A Melendugno poi, per esempio, mancava il contatore che reggesse il
carico dei nostri riflettori, per cui abbiamo dovuto abbassare tutte
le luci e fare lo spettacolo quasi... al buio. Pazienza! D'ora in
poi ti prego di indirizzare i tuoi scritti in Via Indipendenza, 75
- 70123 Bari, perché sto cambiando recapito. Adesso ti saluto
cordialmente sperando di incontrarti presto.
Rino Bizzarro
Da Bari (lettera datt.) 29 ottobre 1981
Caro Antonio,
finalmente ho ricevuto il tuo "Caffè Greco", il numero
di Maggio, e ti ho rispedito un po' di materiale de"La Vallisa"
visto che non ti è arrivato ancora niente della mia precedente
spedizione. E' un buon lavoro il tuo "Caffè Greco"
e bisognerebbe mobilitarsi tutti per non farlo morire: come se ci
fossero tante voci letterarie qui in Puglia da potersi permettere
il lusso di vederne morire una! Sarebbe una battaglia che il sindacato
nazionale scrittori potrebbe e dovrebbe fare, anziché dormire
il sonno del giusto o, peggio, pensare alle sue minime spartizioni
di microscopico potere. Ma evidentemente ognuno ha quello che si merita,
e forse gli scrittori pugliesi si meritano il sindacato che hanno.
Fammi sapere cosa pensi de "La Vallisa", altro "miracolo"
che francamente non saprei dire quanto potrà durare! Al piacere
di leggerti.
Tuo Rino
Da Bari (lett. datt.) 1 giugno 1983
Caro Antonio,
ho ricevuto l'ultimo numero del tuo "Pensionante" e l'ho
letto come sempre con interesse. Ho letto con interesse anche la lettera
di Nino Palumbo. Certamente saprai che gli amici di cui Palumbo parla
e di cui riporto alcune frasi siamo noi de "La Vallisa"
e che quelle frasi sono prese da un documento che sottoscrivemmo noi
tutti. Ora stiamo preparando un "dossier" sull'operato del
sindacato scrittori di Puglia, che pubblicheremo sul prossimo numero
del quaderno; vuoi scrivere anche tu una nota, una testimonianza,
quello che vuoi, sull'argomento? Può essere un modo per essere
vicini di più. Tutta "La Vallisa" è solidale
con te e con il "Pensionante", e ti do atto per il coraggio
che hai avuto nel pubblicare quella lettera di Palumbo proprio su
un giornale salentino (?). Aspetto qualcosa da te.
Ti abbraccio
Rino Bizzarro