Puglia connection




Nello Wrona



Prima apparvero i predoni. Calarono, intorno agli anni Cinquanta, aprendosi la strada con le ruspe e il mare con le bombe a mano. Centinaia di ettari e migliaia di alberi rasi al suolo con la nitroglicerina, per far posto nell'entroterra alle periferie malsane delle grandi città (con i quartieri dormitorio e con i suk e con i fondaci impenetrabili di Taranto e di Bari) e nelle marine ai doppioni dei paesi estivi, sorti con tanto di autorizzazione amministrativa (poi trasformato per sanatorio nel più vergognoso condono della storia repubblicana), a poche decine di metri dal mare. Erano imprenditori dell'ultimissima ora, con il fascino discreto dei milioni in tasca e con la benedizione di una classe politica che aveva finito per delegare la pianificazione del territorio alla selvaggia iniziativa privata, facendo della questione urbana l'appendice naturale (per anni implosa) della più ampia questione meridionale.
Crebbero gli agglomerati abitativi e le infrastrutture, a ridosso dei poli di nuova industrializzazione - Bari, Brindisi, Taranto: la triade dei ciclopi solitari - mentre si ridusse parallelamente l'area destinata, dalla geografia e dalla cultura contadina, allo sfogo dell'agricoltura: da cinquecentomila a trecento mila ettari utili, su una superficie di un milione e seicentomila ettari disponibili.
Li chiamarono paesi fantasma, con le redivive fontane del fascio al centro della piazza e con i Gonfaloni sbiaditi dalle fughe oltre frontiera. Chi rimase, o chi non poté partire, si acquartierò nelle retrovie dell'assistenzialismo e dell'economia di sopravvivenza. Il terreno, così, fu spianato ai nuovi bucanieri. Arrivarono al seguito degli incentivi a pioggia e delle sovvenzioni statali, seguendo il filone aureo e il miraggio di una ricchezza che prometteva l'America made in Puglia. Fu California, sì; ma quella del ghetto e della violenza. Del 1965 è il primo rapimento di persona, a Vico del Gargano, con uccisione dell'ostaggio, un agricoltore. In ventiquattro anni i rapimenti sono stati ventidue, ma gli ultimi dieci a danno di industriali. Se fece scalpore il biondino della spyder rossa, meno clamore suscitò, nello stesso anno, l'ondata di regolamenti di conti nel Barese e nel Tarantino, nelle zone, paradossalmente, più vicine al futuro e con la più alta concentrazione di organizzazioni sindacali. Un misto di retorica e una buona dose di stupido ottimismo hanno fatto da contraltare alla specializzazione - e alla conseguente selezione dei bersagli - della criminalità organizzata. Un'altra questione aperta che mai fino ad oggi era stata presa in considerazione ufficialmente né in sede regionale né per le competenze del governo centrale. Eppure, da anni, la Puglia parla libanese e colombiano; da anni è la banchina dì lavaggio per le petroliere da e per il Medio Oriente; da anni la Valigia delle Indie è stata sostituita dalle valigie diplomatiche. Bisognava aspettare le conclusioni della Commissione Antimafia?
Che ha ammesso, ma non è andato a fondo. Ha usato i guanti bianchi, quando poteva (doveva) usare il pugno di ferro. Che senso ha, infatti, lanciare l'allarme e poi sperare che il fenomeno rimanga entro limiti ristretti "perché in Puglia non esiste, per fortuna, una tradizione di criminalità mafiosa e camorristica"?Mafia e camorra hanno solo un retaggio storico che si identifica con la Sicilia e con la Campania. Non hanno confini ormai né patrimonio genetico. Infatti: tre poli di criminalità organizzata - campana, siciliana e calabrese - a nord e a sud di Bari, con coinvolgimento di organi politici e giudiziari. Gestione diretta del traffico della cocaina con i paesi produttori (Siria, Libano e ancora Colombia) o mediante intermediari lombardo-veneti; infiltrazioni mafiose a Foggia, e la Capitanata - già terra di caporali - gigantesco emporio della droga (seimila - settemila tossicodipendenti nella sola provincia), con un centro di potere economico-affaristico "che riesce anche a influire sulle attività delle banche locali, a controllare l'informazione, a non farsi nemmeno sfiorare dalle indagini"; camorra e 'ndrangheta a Taranto, con il supporto logistico della "Sacra Corona Unita" di Brindisi e di Lecce e con l'attività di almeno quattro gruppi di fuoco che rispondono piramidalmente ad altrettante famiglie pugliesi; sette clan e dodici organizzazioni a Brindisi, paragonabili per ferocia e per determinazione solo alle cosche catanesi e reggine, nella provincia con il più alto indice di mortalità violenta della regione. Sei gruppi, infine, a Lecce, dove è in ulteriore espansione il fenomeno del riciclaggio del denaro sporco, con la più spietata delle spartizioni del mercato della cocaina e dell'eroina.
Il tutto, con una magistratura che lavora in condizioni "difficilissime" e con un organico di polizia "assolutamente insufficiente": nel solo Salento, il 52% dei comuni è privo di un presidio fisso della polizia dì Stato.
Si parla apertamente di riciclaggio, di istituti finanziari (soprattutto a Taranto, dove "impiegano capitali consistenti, sproporzionati rispetto all'economia legale della provincia"), di sistematica inapplicazione della legge Rognoni-La Torre, di giustizia costretto a ritirarsi e a cedere il terreno, di truffe scientifiche attraverso e a danno degli organi della Comunità Economica Europea, di spacciatori e di killer sempre più giovani, sempre più bambini bruciati sempre più in fretta.
Le infiltrazioni, poi. Nell'apparato giudiziario e negli enti locali, secondo la Relazione di Chiaromonte. L'eredità viene da lontano, quando alla classe dirigente anni Sessanta subentrò la classe degli affari e delle tangenti, e quando le opere pubbliche divennero il punto di convergenza tra interesse pubblico e interessi privati, con cifre iperboliche stanziate per acquedotti, bacini irrigui, strade, autostrade, porti e aeroporti: nel 1975, tre miliardi di lire per chilometro di rete stradale. Dove sono andati questi fiumi carsici di denaro pubblico se non a finanziare la crescita di una lobby di potere che oggi, venuto meno il referente politico, si appoggio alla criminalità economica organizzata? Il vuoto di potere, infine. Che in Puglia è una scelta politica. Ma pienamente speculare ci quanto è successo in Italia negli ultimi vent'anni, Prima la resa economica con l'involuzione dell'agricoltura, poi il sogno dell'Industrializzazione pesante, oggi i poli turistici e l'emergenza ecologica.
Con il risultato di non avere strade, autostrade, infrastrutture, ma decine di organizzazioni straniere che gestiscono direttamente il capitale naturale e umano della regione, aggiungendo povertà alla povertà e lasciando solo lo spazio per statistiche che ormai non possono più tenere aggiornate le cifre dei morti ammazzati, dei regolamenti di conti, delle vendette trasversali. Da San Severo a Santa Maria di Leuca è solo un rosario di proiettili. E una lunga nerissima vedovanza. In attesa che l'ingresso in Europa porti, come un'orrifica nemesi, il ghigno satanico dei giustizieri del terzo millennio.

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