§ La nostra storia

Il Museo messapico di Alezio




Maria Gloria Zezza Raiṇ



Il decentramento delle funzioni amministrative statali in materia di musei e di biblioteche (1) ha consentito alle strutture museali di rispondere in maniera articolata al desiderio di più ampia fruizione del patrimonio culturale nel suo insediarsi e distribuirsi nel territorio, desiderio - che è inizio di rivitalizzazione delle istituzioni stesse - avvertito pure nel settore del turismo, che tende a caratterizzarsi non semplicemente come fenomeno di natura economica, bensì di valore sociale e culturale (2).
Il museo di Ente locale o di interesse, che senta la responsabilità del recupero, della ricerca scientifica, della conservazione, della tutela, dello studio, della trasmissione del patrimonio culturale, potrebbe svolgere un ruolo più incisivo nella vita comunitaria e nel territorio cui geograficamente e culturalmente esso appartiene, promuovere scambi fecondi con diverse fasce di età scolare e di cultura, socializzare senza necessariamente massificare antiche funzioni per definire un rapporto nuovo tra strutture istituzionali, intellettuali e società intera, sviluppare una vocazione didattica ed educativa (3). Ma ancora limitata è per un museo la possibilità di recupero, di ricerca, di tutela, delegati istituzionalmente dallo Stato alle Università e alle Soprintendenze, e di una attività culturale autonoma (4), pur nel rispetto dei programmi e dell'azione di governo delle Regioni e degli Enti locali, per un insieme di norme di autorizzazione e di controlli che legano il museo ad organismi statali (5).
Significativa è un'iniziativa presa dal Museo di Alezio, il più recente museo istituito nella Provincia di Lecce (6), che ha avviato dal 1984 un'attiva collaborazione con le scuole elementari e medie inferiori. Sorto in occasione della ripresa di scavi sistematici di un nucleo di necropoli della città antica (in località Monte d'Elia) e quasi ideale prosecuzione dei lavori in Alezio dell'VIII Convegno dei Comuni Messapici Peuceti e Dauni (7), il Museo Civico Messapico di Alezio cerca di "uscire" dai propri spazi espositivi per avvicinare gli studenti nelle diverse sedi scolastiche, attraverso seminari di studio tenuti dal direttore sul significato della ricerca archeologica e sull'importanza dell'indagine storica del terreno per la ricostruzione di un quadro delle culture materiali, dei prodotti e delle manifestazioni concrete delle genti del passato, nell'intento di accostare le società attuali alla loro storia e alla loro cultura. Siffatta iniziativa (che supera indubbi ostacoli organizzativi e comporta un'attenta valutazione dei tempi di intervento e degli argomenti da trattare, sempre concordati con i docenti, i direttori didattici, i presidi, ed una preliminare attività programmatoria che tiene conto della situazione territoriale, dei vari bisogni, delle differenze tra i fruitori) trova favorevole il mondo della scuola. teso a chiarire alcuni interrogativi che scaturiscono dalla lettura delle prime pagine dei sussidiari e dei manuali di storia, ove si tratta delle fonti per ricostruire la storia antica, e nasce dalla necessità di inserire nello studio delle civiltà del bacino del Mediterraneo anche l'antica Penisola Salentina, la Messapia, della quale Alezio fu uno dei centri urbani.
Per la conoscenza della storia più antica del Salento, fonte principale di informazione è l'archeologia, in quanto, con il passare del tempo, occupazioni, abbandoni, distruzioni hanno provocato il sovrapporsi di strutture e di accumuli di terra, riconosciuti e studiati attraverso l'indagine stratigrafica condotta oggi mediante avanzati sistemi di prospezioni, di analisi e di ricerche sul terreno (8).
L'archeologia viene così a trovare spazio tra le discipline del curriculum scolastico, sollecitata da quesiti - che meritano risposte precise, sostenute dal dato scientifico e dal dettato normativo (9) - che sono frutto di una esigenza, insopprimibile nell'uomo. di conoscenza dei propri simili e della coscienza del passato, viva anche nei giovani, pur così sensibili ai cambiamenti di umori e più portati a costruire del nuovo che a recuperare in chiave diversa l'antico.
Gli interventi nelle scuole hanno lo scopo non solo di far conoscere la realtà archeologica locale, emersa da occasionali rinvenimenti, da interventi di scavo di emergenza, da indagini programmate negli anni, e che trova nel museo un luogo di espressione e di trasmissione - un contenitore ideale - ma anche di presentare il museo come organismo in divenire con il procedere della ricerca archeologica e con l'acquisizione di nuove testimonianze: museo come risultato di un lavoro silenzioso e costante, fatto non di oggetti da esporre ma di preliminare indagine sul terreno finalizzata alla rielaborazione scientifica dei dati. Alezio, sotto il profilo della conoscenza e della divulgazione in senso educativo della realtà culturale preromana che ha interessato tutto il Salento, è un sito ideale: nel territorio comunale vi è infatti un'area di necropoli parzialmente in luce, in uso tra il VI ed il II secolo a.C. (Monte d'Elia), che sarà attrezzata nell'immediato futuro a parco archeologico, esempi di scavo dell'abitato antico nel succedersi delle diverse fasi storiche, un museo che comprende anche una sezione all'aperto per la conservazione di tombe a cassa che si rinvengono casualmente durante sterri e lavori edilizi, una ricca documentazione epigrafica per la presenza di iscrizioni in lingua messapica incise all'interno delle tombe di pietra. Al museo è affidato il compito di collegare tutte queste realtà in un quadro organico e comprensibile a tutti. l'esistenza di un museo ad Alezio è così giustificata per il suo ruolo sociale, per le sue possibilità espressive e funzionali, per la sua capacità di mezzo di comunicazione e di adeguamento ai cambiamenti sociali e culturali e ad una scuola che va scoprendo la scienza sperimentale. Oltre i limiti imposti dalle maglie dei regolamenti, che a volte comprimono le possibilità di lavoro all'interno di un museo, oltre la fossilizzazione degli oggetti, spesso considerati l'unico aspetto del museo, oltre la concezione elitaria della cultura, che è la negazione dei legami con l'esterno della variabilità di questi legami, oltre la carenza di strutture e talvolta di buona gestione ordinaria, si può muovere un museo, anche quello classificato minore (10), un "museo a misura d'uomo", che si allarga alla città divenendone parte integrante come è una scuola, un museo che non concede o attende le visite, ma le precede e le prepara, le sollecita e le giustifica come momento di verifica di un itinerario di apprendimento, iniziato tra i banchi di scuola, proseguito sullo scavo, nel territorio, nella propria realtà geografica e ambientale. Il direttore di un museo diventa familiare se lo si incontra più volte, se lo si osserva sullo scavo, se porta a scuola disegni, fotografie, diapositive illustrative delle fasi di indagine archeologica, se invita a toccare frammenti di ceramica decorata, vetri iridescenti, chiodi di ferro arrugginiti, bronzi patinati, lastrine di intonaco dipinto, tessere di mosaico pavimentale, scelti tra i tanti reperti di "scarto", ancora incrostati di terra, magari da pulire insieme agli studenti in vista di un ipotetico restauro. Questi materiali di grande valore informativo, perché tutti provenienti dal territorio compreso nei confini del Comune di Alezio, producono cultura, "creando fasce di fruizione altrimenti inesistenti, nell'ambito cioè delle popolazioni locali - con particolare riferimento alla scolarità dell'obbligo -, le quali riscoprono, o piuttosto scoprono nel "loro" museo, la "loro" storia (11). Il ricorso intelligente alla manualità nella programmazione ed organizzazione didattica (12) aiuta, d'altra parte, ad accostare "le cose", anche quelle appartenute alle genti del passato, per osservare, ad esempio, la conformazione dei resti ossei rinvenuti in una tomba messapica, per riconoscere a livello macroscopico il grado di depurazione dell'argilla in ragione delle forme ceramiche, per ricostruire la tecnica nella lavorazione dei metalli, per indagare i materiali usati nell'edilizia, per esaminare il tipo di scrittura delle epigrafi, per ripercorrere un cammino di civiltà e di relazioni sociali, attraverso il contesto che ha prodotto i manufatti. Proprio dal contatto con le cose nasce nei giovani studenti quell'espressione di meraviglia - o forse è di confortoper il ritrovarsi uguali e differenti rispetto agli uomini del mondo antico, che porta alla consapevolezza dell'importanza del proprio passato e che ripaga chi opera nel museo di tanti sacrifici, del doversi dividere tra aspetti culturali e politici delle funzioni dirigenziali talora inconciliabili, delle contraddizioni tra centralismo statale e autonomia locale. della repressione di proprie potenzialità scientifiche. Tutto il personale del museo, in forma mediata o immediata, è coinvolto in questo progetto educativo, come tutto il personale della scuola, per lo spirito di informazione e di collaborazione che anima queste iniziative; tutti hanno la coscienza di aver contribuito alla costruzione di un lavoro senza impegni di spesa né sprechiche tenta umilmente di suggerire e suscitare scambi, di aiutare a conoscere una parte dei "beni" trasmessi dalla storia da valorizzare come risorsa collettiva, una eredità non da accumulare ma da conservare attivamente contando soprattutto sulla partecipazione dei fruitori.


NOTE
1) D.P.R. 14.1.1972, n. 3.
2) Beni culturali e servizi per la cultura nelle politiche delle Regioni e degli Enti locali, a cura di Elena Tropeano, "Ricerche e Studi Formez - Centro di Formazione e Studi per il Mezzogiorno", Roma, 1984, vol. 40.
3) A. Houser, Soziologie der Kunst, München, 197,4.
4) AA.VV., Le rôle des musèes dans l'éducation, in "Museum", 1953, pp. 213-281. Più di recente: O. Ferrari e S. Papaldo, Conservazione e gestione dei beni culturali, in AA.VV., Nuove conoscenze e prospettive del mondo dell'arte, Suppl. all'Enciclopedia Universale dell'Arte, Roma, 1978.
5) Si veda, a tal proposito, il capitolo "Musei e politica culturale" in L. Binni e G. Pinna, Museo, Storia e funzioni di una macchina culturale dal Cinquecento ad oggi, Milano, 1980, p. 86, pp. 163-179.
6) M.G, Zezza, I Musei della Provincia di Lecce, in AA.VV., La Puglia e il Salento, a cura di Donato Dino Viterbo, Lecce, 1986, pp. 217-232.
7) AA.VV., Atti dell'VIII Convegno dei Comuni Messapici Peuceti e Dauni (Alezio, 14-15 novembre 1981), a cura della Società di Storia Patria per la Puglia, Bari, 1983, serie Convegni, Vol. XIII.
8) Si rimanda al recente manuale di scavo archeologico di A. Carandini, Storia dalla terra, Bari, 1981, per un inquadramento delle singole operazioni e delle fasi di ricerca, in quanto sui metodi di scavo, i procedimenti dell'archeologia e le attività di laboratorio esiste una vastissima bibliografia specialistica che risulterebbe difficile citare in nota.
9) L. 1.6.1939, n. 1089: "Tutela delle cose di interesse artistico e storico".
10) L. 22.9.1960, n. 1080, art. 1.
11) A. Tripponi, Problemi e potenzialità nei depositi archeologici: il circondario di Rimini come territorio campione, in AA.VV., Il museo e i suoi depositi, "Musei e Gallerie d'Italia", nuova serie 9/10, Anno XXX, 80/81, Roma, 1986, p. 35 in particolare.
12) D.P.R. 12.2.1985, n. 104 : "Programmi didattici per la scuola primaria"; D.M. 9.2.1979: "Programmi, orari di insegnamento e prove di esame per la scuola media statale".


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