§ L'inedito

Dieci anni in rivista




Maurizio Nocera, Antonio Verri



Elenco dei corrispondenti

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questo numero
ennio bonea, bruno brancher, e.a. buongiorno, caffè greco, antonio verri, domenico cara, nicola carducci, luciano caruso, hernàn costellano gìrón, anna maria cenerini


ENNIO BONEA

Da Lecce (lettera ms.) gennaio 1983

Caro Antonio,
ti passo due liriche di Bodini che mi hai chiesto, tratte dal volume americano V. BODINI, The Hands of the South (Washington, The Charioteer Press, 1980, pp. 48) che raccoglie gran parte delle liriche delle prime due raccolte del poeta, tradotte da Ruth Feldman e Brian Swann che hanno compilato nel 1979 un'antologia Italian Poetry Today e, in precedenza, traduzioni di Lucio Piccolo, Andrea Zanzotto, Rocco Scotellaro e Bartolo Cattafi.
Ennio Bonea


Da Lecce (lettera ms., carta intestata: Università degli Studi) 30.4.1987

Caro Antonio,
grazie per il lusinghiero (gradito) giudizio sul "saggetto epistolare" Bodini-Sinisgalli, seguito poi da una imputazione/condanna a mio carico, per il dichiarato, mio discredito per la letteratura creativa, con l'aggravante di una "palese" ambiguità: un discredito di facciata.
Io odio (ma più per pudore e paura) la mia letteratura e quella di chi come me (e sono tanti), non crea, cioè non dice nulla di nuovo e di originale. Ma amo la poesia e la prosa che dicono e dicono bene, in senso estetico ed anche morale.
Viva la letteratura, caro Antonio, ma abbasso la letteratura rimasticata, l'"ecoletteratura".
Cari saluti e arrivederci presto.
Ennio Bonea


[Non riportiamo una lunghissima lettera di Beppe Lopez, pubblicata - col titolo: Una testimonianza di B.L. - su Pensionante foglio di marzo-aprile '83, riguardante soprattutto questioni legate a "Quotidiano"]

BRUNO BRANCHER


Da Lecce (lettera datt. e ms.) giovedì 10.IV.1986

Caro Antonio,
giusto oggi ricevo, recapitatami da Fabio, (se ben ricordo), la tua lettera di precisazioni e di richiesta di un forte (per noi) compenso per la tua partecipazione a Salento/poesia 1986.
Innanzitutto mi spiace che io sono la causa principale della tua incazzatura. E ancora: visto che tutto gira tra assessori e banche, non ti garantirà neppure una lira, e con ciò, anche se con grande dispiacere, ti rendo noto che farà malvolentieri a meno della tua presenza. Visto che per dieci anni hai pagato solo tu per tutti, non sono in grado di chiederti un altro sacrificio.
In quanto ad assessori e banche sono felicissimo di comunicarti che stanno rispondendo con sollecitudine alle nostre richieste. Purtroppo non siamo riusciti ad arrivare fino ai massimi vertici: da Leone De Castris, o da Fitto. Ma con pazienza e perseveranza. penso che anche noi potremmo, anche se a tempi lunghi, arrivarci. Proseguendo: i poetini e le poetesse che tu citi con tanta acrimonia non sono poi così "pavoni"; in taluni casi sono di notevole spessore, sta di fatto, caro Antonio, che io, lumpen e sincero, li preferisco a fare poesia che davanti ad una discoteca o con la siringa in mano. 0 preferisci altro, per avere magari argomenti falsamente sociali e per te gratificanti in cui esibirti? Questa è la tecnica ormai riconosciuta di un non noto sociologo che opera, a spese dell'Università, in quel di Lecce.
Non so che rimedio consigliarti per le tue nausee, ti assicuro, però, che da parte mia ricevere lettere di un certo tenore, come la tua, mi crea dei problemi allo stomaco. Ho trovato la cura adatta, non ascoltare; ma quando lo scritto proviene da un amico, il compito, la scelta diventa difficile.
Io mi sono domandato varie volte il "che cazzo sto facendo"; ed a un dibattito che si sta svolgendo in Italia, sulla comunicazione e sulla teoria dello stupore e del nulla, rispondo proponendo poesia. A Milano, a Siena, a Roma, a Sperlonga, a Napoli, a Lecce. Resuscitando, nel caso, anche Dionisio, un dio di tante cose, compresa la trasgressione.
Ripeto, non ti garantisco nulla. Rinnovo l'espressione di dispiacere e amarezza. E nei tuoi riguardi, di immutata stima. Ti allego una mia poesia. Spero che non sia considerata cartaccia inutile.
Un abbraccio dal tuo amico.
Bruno Brancher
P.S.: Sia chiaro che la forma della lettera, la consegna tipo: "serie mistero", la stessa lettera fotocopia dell'originale, non avrebbero meritato nessuna risposta, o quanto meno una risposta adeguata alla lettera ricevuta. Tutto ciò non viene fatto solo per la considerazione che ho sulla tua
persona.Di nuovo ciao.
Poi, parlando di L. 300.000 per ogni partecipante, mi vuoi dire chi sono gli altri a cui
dovrei corrispondere quella somma? Delega per delega. Grazie.
Bruno Brancher


Da Milano (lettera ms) giovedì 24.9.1987

Caro Antonio
Verri, ieri ho ricevuto il tuo ultimo lavoro. Il tuo libro. Bellissimo libro che ho letto subito ed immediatamente mi sono entusiasmato, anche perché ho conosciuto un nuovo Antonio Verri, diverso da quello che immaginavo io. E che imparai ad apprezzare fin dal lontano 198...
Bene, Antonio, complimenti. Il tempo passa e come vedi io sono più povero e allegro di prima. Ed i miei amici nel "Sud della Puglia" continuano a ricordarmi con affetto: magari facendomi partecipe delle loro ultime fatiche letterarie. Come hai fatto tu. Grazie. Tremendo il Capitolo Ottavo: "Un feroce sagittario ecc.ecc.". Chi volevi uccidere? (la pagina 42 è completamente in bianco, per chi legge la cosa è imbarazzante. Avverti lo stampatore). Caro Antonio, rinnovo il grazie con un affettuoso abbraccio, tuo amico
Bruno ciao


Da Milano (lettera ms.) 15.5.1988

Caro Antonio
ho ricevuto il tuo "biglietto". Grazie per le cose belle che mi dici. Come dice quella antica canzone: "li ho graditi".
Non darà a nessuno la ballata delle biciclette gialle. E' solo tua. Naturalmente fino alla pubblicazione. Di nuovo grazie. Veramente, però, devo dirti che per me quella ballata è troppo lunga, a volte, leggendola, stanca. Sì che ho deciso di spedirtene un'altra versione, che è identica alla prima, (ma) solo un po' ridotta. Dammi retta. E' meglio così.
Caro Antonio, grazie per le foto, per quel magnifico pranzo, per il tuo struggente ricordo che mi hai dato sul nostro amico Salvatore Toma.
Ti abbraccio. Con affetto tuo amico Bruno (Brancher). Stammi bene e buone cose
ciao ciao


Da Milano (lettera datt.) 10.2.1988

Caro Antonio,
ho ricevuto la tua lettera. Molto gradita. Grazie. Non lavoro più alle bici gialle visto che le hanno fatte sparire tutte. In compenso continuo a scrivere. Sì, è vero che io e Salvatore Toma ci somigliavamo molto. Una somiglianza di cui mi sento molto onorato. Mi chiedi una cartella per ricordare Salvatore Toma. Te la mando subito e volentierissimo. Naturalmente rifiutando la testimonianza, o il "ricordo dell'amico". Rischierei l'epitaffio. Così che io, vecchio e matricolato ladrone, approfittando degli spazi che mi offri, addirittura approfittando della vita di Salvatore Toma, zac, ti rifilo questo scritto, compilato di getto, scritto in una sola notte. Conosco molto bene Salvatore. quando verrà a conoscenza di questa mia bassezza si farà 'na gran risata. Lo sento che dice: "eh 'sto Bruno, non si smentisce mai. se continua di questo passo andrà a finire che uno di questi giorni me lo ritroverò qui con me. i n paradiso." "Sì, Salvatore, io e te il paradiso ce lo meritiamo di certo se non altro per avere vissuto una vita d'inferno. Però, per quanto mi riguarda, fasëm inscì, caro Salvatore: verrà in paradiso, chiederà a san Pietro di metterci in cella insieme, (le chiavi le ha lui), scusa, volevo dire che chiederà a san Pietro di regalarci una nuvola. In compagnia di due belle ragazze, si intende. Però, coro Salvatore, dovresti portare un po' di pazienza; il paradiso va anche bene, ma non subito. Aspettiamo che il tempo passi. Facciamo ancora una cinquantina di anni. Sai, io ho appena incominciato a vivere, e devo ancora recuperare una ventina d'anni passati nelle nostre galere. Ecco, caro Salvatore, verrà a trovarti, so di certo che vivremo insieme e magari faremo anche poesia, ma dovrai scusarmi per il ritardo. Comprensibile ritardo. Ciao, Salvatore con amore." E tu, caro Antonio, visto che ambedue ci troviamo ancora su questa terra, leggi 'sta cosa qua e mettila bene in evidenza. Mi hai chiesto trenta righe. Sono più di trenta righe, ma che cosa importa? Dopotutto si tratta di una leggera trasgressione, che, stante le mie caratteristiche di picaro e di eterno lumpen, mi si addicono e soprattutto non guasteranno di certo nell'economia degli spazi. Spazi per te preziosi. Preziosi per tutti noi. Insomma, caro Antonio, vedi di arrangiarti un po'. Togli di qui. Aggiungi di là. E fai stare tutto il mio pezzo intero. Lettera compresa. Ciao Antonio. Un abbraccio dal tuo amico Bruno.
Bruno Brancher

E. A. BUONGIORNO

Da Genova (lettera ms.)
(approfittando d'un'eccezionale pausa extra) 2.XII. 1983

Caro Antonio,
che ti succede, cosa succede? M'è appena arrivato "Pensionante de' Saraceni" con l'annuncio, che è in corpo 10 - o piuttosto in corpo (a) lutto - della tua cessione della direzione, dell'inverno che t'attende "noiosissimo". M'ero affezionato a P.d.S. grazie a te, al conoscerti, alle tue lettere rare ma mai fuori misura in ogni accezione; mi ero affezionato perché conoscevo il direttore, i suoi problemi (solo alcuni, è vero: ma non eri per me, non sei anonimo come lo è invece il nuovo dir.), le sue aspirazioni, ambizioni, frustrazioni. Come dimenticare te, una sera, che camminavo con un più importante collega e tu frenasti, mi desti il foglio ancor umido quasi, e lo donasti generosamente anche a lui? (Che ti era ignoto, ma era con me, e ciò bastava). Se mi capitava qualche giornale affine al tuo te lo inviavo (volentieri) perché eri tu, e sapevo che non t'offendevi, anzi t'era per lo più gradito. il fatto che il foglio uscirà ancora per due anni... bene. Ma senza te perde non foss'altro l'inventore. Forse è l'accentrazione dei titoli, i costi (leggo che ormai siete supplemento a "Salento domani" e non posso andare a cercare l'ultimo precedente per verificarlo anche lì). Era tuo, tutto (o parte?), Caffè Greco, tutto tuo P.d.S. M'avvicinava a te - perché se v'eran dubbi potevo parlartene, scriverti conoscendoti, te, la tua altezza, voce, sguardo, (pensiero un poco), movimenti. Con un altro è tutto diverso. Può migliorare. Forse. A me andava com'era, con la sua originalità d'ogni volta. Ti confesso ch'è stata una vera delusione, sberla, il non vederlo più tuo. Tanto più che il tuo parlare di "inverno noiosissimo" ed il tacere su tutto il resto futuro mi fa preoccupare per te: che farai, quali impegni, progetti hai? Di S. Toma il "PdS" recente ha ampi stralci, di fatto nulla di tuo (salvo a C. Bene). Io annuso manovre, in tutto ciò, che ti strappano il foglio color "ocra gialla" dalle mani. Se è così, peggio che mai, siamo più che mai in It. Avevi già rinunciato all'altro mensile? Ed ora? Sappi che t'ammiro per come hai testardamente tenuto su il tuo "foglio", che m'ha avvicinato a te, a tanti problemi altrimenti impensati per ignoranza, per rifiuto "aprioristico". Confido in un futuro tuo, però, che sia meno "noioso" di quel che temi. Ad maiora! Perciò
tuo E. A.
Altro, al momento, non so dirti per ignoranza (mia) e mie imbecillità.


Da Genova (lettera ms., carta intestata: Fondazione Colombiana) 4.XI. 1985 h. 02,15

Caro Antonio,
ho finito di battere poche ore fa alcune cose per te, cioè per la rivista P.d.S., di cui farai quel che vuoi (non certo un libro, pas possible). Spero che, fra tutto, qualcosa sia pubblicabile malgrado volute stonature ("strepita la luna un peàna di gioia / immaronéndosi azzúrra": pure, furon parole, queste ultime, mutatis mutandis, d'un astronomo).
Quanto all'immaginazione, non mi meraviglia se pubblica "dignitosi", graficamente, libri: Luperini venne a Le, stette un anno, scappò, ne disse peste e corna dell'Università (tuo ritaglio del Quotidiano speditomi gentilmente) e quindi tra partito e tutto ne ha fatto un suo, com'era ovvio, feudo. M.H. sta a Le da sei anni, Lup. è tornato in patria in 6-10-12 mesi... M. è a-partito, Lup. si serve bene del partito e delle sue leve di mass media, potere ecc. Ciò non toglie nulla all'italianista: dimostra solo come va, se ci si sa fare e s'hanno appoggi, l'Italia...
Tu dirai che anch'io ora mi servo di te, di Lecce per "lanciarmi": spero che capirai ch'è stato del tutto casuale... Mi spiace solo non poterti essere utile come un... Romano... sai, son genovese (d'origine in parte pugliese), malgrado tutto, e non sono né un italianista né un politicante o maneggione o arrivista o presuntuoso o sfruttatore o drittone o quel che preferisci che non sia offensivo per altri (e per me), ma che mi rende diverso dagli (o da) altri e, più o meno, uguale a me stesso.
T'invio un po' di roba, pel dicembre e per l'eventuale futuro. A te la parola, anzi, la scelta. Non mi pago le pubblicazioni (salvo le copie mie), ma spero di rinnovare l'abbonamento in modo migliore, se avrà il sospirato aumento. Ciò che può meritare (libro mio a parte che non c'entra -) va sostenuto: te lo scrissi subito, quando non pensavo ancora al Prologo che fu l'inizio... d'un mio nuovo gravoso e gradito (?) impegno letterario (nella letteratura storiografica credo d'essere un nome internazionale, senza l'immodestia!, sia pur di 6° grandezza, per usare ancora una definizione astronomica). Ora chiudo, ti ringrazio e saluto. Appena posso correggerà ciò che ho battuto e te lo spedirò. Temo non prima di sabato 9 (ho veramente tanti, troppi impegni universitari in 'sti prossimi giorni).
Complimenti pel premio, sig. Editore! M'ha fatto veramente piacere così come l'inaspettata tel. ed il fatto ch'hai un tel.
A risentirci e (speriamo presto) arrivederci.
Tuo E.A.
P.S. Forse non pagai mai a suo tempo il foglio giallo PdS perché... non aveva prezzo (nemmeno scritto) e tu non chiedevi ed io, a Le, mi sentivo gratificato del dono come compenso delle mie fatiche di venire e restare là. Tutto qui. Anche a Ge l'ho ricevuto, è vero: ma mai una richiesta, io stesso non sapevo come fare e che fare. Ma quanto costi pubblicare, lo so... anche se un foglio non è un voi. (e, ripeto, L. 20.000 per 6 fogli mi parvero troppo davvero per l'immaginazione, io che sono abbonato a varie riviste storiche - ove si scrive gratis - e seguo gli abbonamenti di altre per la Facoltà o Dipartimento o Istituto o Università tout-court, con tiraggi di, massimo, 1000 copie per fascicolo, mentre l'immaginazione ne tira (va), dice, 1800... Ma chiudiamo una volta per tutte la tiritera con le parole di Antonio Milella: "dovessi fare l'editore per un partito, lo farei. Mi dan (1978) 10 miliardi ed io ci sto").
P.S. bis. Sarà osceno, in un lontanissimo domani, un libro pseudo diario in prosa aulica (si fa per dire), di cui tu sarai arbitro e giudice supremo, dal 1960 al 1975 circa? Non credo sardi troppo lungo. Vi si parla di Ge, To, Roma: è solo una proposta oscena (e sfacciata) ma non è unicamente sentimentale, anzi! Ciò può andare avanti per 3-6 anni, se mai, secondo i "soldini", come dici tu, tuoi, degli altri e miei (in parte).


Da Genova (lettera ms.) 21.II.1986

Caro Antonio,
non devi ringraziare se, qualche volta, posso inviarti un po' di rimborsi spese: non sono più a Le (che mi costava!!!) e nelle tue idee ci credo e vanno, se possibile, aiutate (brutto termine).
E 10 copie di A.G. offertemi da te non son cosa da poco. Ed il dono con dedica del "Galateo".
Quanto alle "opere prime", sì, me n'ero accorto, nei limiti però del "genere letterario".
Infatti il tuo "Galateo" come "Folstizio" di C.A. Augieri non sono proprio "opus I": Skarnificazione per C.A.Augieri, il tuo Pane sotto la neve rendono meno "prime", se non per genere, il Folst. e il Gal. Questo da pseudo - "critico" che si intromette in cose che non lo riguardano e cerca di scimmiottare M. Marti. A proposito: il Marti, dopo 60 anni di Leopardi, deve sentir "dolce" il nome Eleandro! Hai fatto bene a non svelare il vero autore; continua così. Spero non t'abbia offeso, invece - ma non credo, se l'hai edito di tua iniziativa - la paternità attribuitati da lui. (Marti ed io andavamo molto d'accordo). Quanto a Macrì, se è quello di francese... beh, ci siam sempre cordialmente detestati dal 1° incontro: evidentemente è un sentimento che funziona anche a distanza, il che mi dice che in A.G. c'è molto davvero di me: e ciò mi fa piacere (2 punti o virgola? inizialmente pensavo 2 punti). Per Brancher.. mi fa piacere, così come mi farà sempre piacere per chi lo accetterà e non mi spiacerà certo per chi lo rifiuta. Siamo liberi, noh?, con tutto il nostro portato alle spalle (oggi s'usa malamente dire "background").
Quanto a Liman ricorderai, non si sapeva bene da parte tua che cosa volesse. Poco male (per me); per te era un'occasione di collaborazione.
Peccato.
Così pure il tuo lavoro, che fra Rivista e Quaderni par sempre alla fine, stando a sentir te, ma poi continua, in un modo o nell'altro, ma mai indegnamente. Anzi! certe volte certe cose son veramente capolavori di scelta sia sul Pensionante (rivista) sia nella silloge dei Quaderni. Mi scrivi che vuoi presentarmi al Premio Camajore e allo Stresa Poesia. Saran le solite manfrine editoriali (e qui le rogne son le tue!) ma anche come editore... se non risichi non rosichi ("Ed io con te, n'è vero?"). In A.G. vi sono - te lo riferisco perché si posson correggere nelle copie pei premi:.... [e qui si indicano delle correzioni da fare]. ... Forse un foglietto di "errata-corrige" farebbe bene all'edizione, se la presenti ai premi, sia per me sia per te (e viceversa, sia per te editore sia per me autore). Considerato il caos e il giro di quattrini d'un premio, credo proprio ne varrebbe la pena. Potrebbe essere di lancio, una partecipazione tua, visto che hai preso già un premio come editore (e per me... bah... io stesso lo proposi per entrambi - tu ed io!). Grazie delle informazioni, buona fortuna ed, anzi, et, ad maiora!
Caramente
E.A.
P.S. (Che non è PdS). Ho già apportato 2 o 3 varianti ad A.G. ed alle poesie della rivista!!!.


Da Genova (lettera ms.) 20. IV 1986

Caro Antonio,
una "Capri" non personalizzata è il minimo con cui si possa rispondere alla tua lettera "F" (nota l'anfibologia involontaria), che tanto sa di quei primi 5 libretti - chissà perché poi Mondadori mutò? - che fari da copertina a Montale, da "Ossi di seppia" a "Diario del '71 e '72". Poi venne il bianco di Quaderno di quattro anni ed Altri versi.
Questa la prima impressione alla desueta carta, peraltro originale (altra anfibologia) come aspetto e come tale: si vedon le vergelle (vergette, per altri) e bastoncini del tessuto col quale, buona carta d'altri tempi, non liscia come persin questa "Capri", fu composta.
Evviva la tua onestà. M'avvisi che ti fermi. Bene. Fai quei che vuoi dei versi ch'hai ancor miei (meglio di tutto, forse, stracciarli?). Evviva la tua stanchezza, il tuo chiuderti in casa (più volte vissuto - E.A. -), il tuo incazzarsi con tutto e con tutti (dici non con me: mah?). SEI NORMALE. Freghi la legge Basaglia che concede ai matti di girare. Perciò stai in casa faticando a faticare.
Con buoni 10 mesi di ritardo e anche più mi avvisi che il sabato acquisti regolarmente La Stampa (per Tuttolibri): bravo. Leccesemente tuo: meglio tardi che mai, l'avviso, anche se da tempo avevo "mangiato la foglia". Ma nell'incertezza... era una scusa per scriverti, velocemente...
Auguri ad Andrade: Ii merita ed è "ben più assai meglio superiore a me" (W L'ITAGLIANO!!!). Pel resto, che dirti? grazie di tutto! D'avermi spronato, col tuo "P.", ad uscire dal guscio, d'avermi "lanciato", pubblicato, e pensare di pubblicarmi ancora un poco. Vedremo De Jaco: vorrei confidare in lui, ma timeo per timor reverenziale.
Antonio, vedi, tu sei un amico, e potevi dirmi: "fai schifo", e ti credevo.
Chiunque altro mi lascerò - o avrebbe lasciato: ma avrei mai spedito qualcosa ad altri? - un minimum di dubbio sul suo rifiuto.
Di te dubitavo, temevo l'accettazione. Da altri... il rifiuto (o, per corresponsione sintattica, di,. Ti ritiri. Giusto. Ma poi, come riuscirai a vivere? Sono, i tuoi come i miei (come di B.) germi di stirpe malefica. Una volta penetrati, fari parte di noi. Con ciò spero guarirai come tu desideri (che violenza a me stesso evitar la sciocca rima!) e migliori.
Per il resto, si sa. Lavoro troppo, solo ieri, dall'11.IV, è arrivata la tua (11 era ven., ieri era sab. 19). W le poste nostrane. Non posso chiederti di salutar M., che dovrei vedere entro 10 gg.
Fa' di star bene.
Solo grazie a te A.G. è edito (e l'Errata C. pure). Non è, per me, poca cosa. Una scintilla vai bene una vita - fra l'altro, quale, immodestamente, la mia... di prof. del caz..
Auguri e non mi dimenticare
E.A.
Potrei essere disperato.
In questa lettera non sono polisemie
Esistono unicamente anfibologie.


Da Genova (lettera ms.) Ven. 12. IX. 1986

Caro Antonio,
con qualche ritardo rispondo alla tua del 19.VIII da S. Cesarea Terme contenente anche il catalogo. 750 copie di AG non so come riuscirai a piazzarle, ma tu sei stregone capace di tutto.
La mia filologia su Puglia è solo una mia illazione scientifico- poeticheggiante, forse possibile. Di Ge c'è chi dice che significhi dente, chi ginocchio, chi gomito. Non certo "porta" (ianua latino). Gli è che il molo vecchio, per altri tempi, era un vero rifugio naturale fatto più o meno a 7 e proteggeva da venti e correnti. Raso come una puglia: funziona: basta tagliare il grano! Mi fa piacere il tuo tono di lavoratore ch'ha ripreso il gusto al suo mestiere: sei bestia culturale tu quoque (animal intellectuale), per cui ci si ricasca per forza, se appena licet. Io lavoro sodo già da prima della tua del 19.VIII, da cui il ritardo di questa epistola. E' venerdì, il mio giorno - non sempre: ma se salta. rischia di saltare il riposo settimanale! - di riposo, ovvero di libertà da impegni... accademici. Ma quante volte, e tu lo sai e comprendi, ho saltato un dì di requie settimanale sia pure se il medesimo è di un altro tipo di lavoro per me. Cercherà di procurarmi i soldi per scappare a Le nell'87 (se non casca l'aereo: ormai la salute, stress ed anche tempo fari sì che sia il mio miglior mezzo di locomozione, a parte i piedi o l'auto per i brevi tragitti).
Mi scrivi di dirti quali mostricciattole scegliere per una vicina pubblicazione. Stamane ho finito di battere la 23° promessati in aggiunta alle 40-50. Le 50 lasciale in pace; le 23 le debbo rivedere e te le spedirà quanto prima. A te la selezione di quelle 73 (non ho grandi preferenze: alcune son brutte ma vi sono affettivamente attaccato, per cui io non oso depennarle, ma il critico deve cestinarle!): solo l'ultima di queste 73, un breve poemetto, forse vale. Ma vale perché recentissima, e quindi non vista con l'obiettività che il tempo porta. E' molto personale, oserei familiare. Le vedrai a gg., quando le avrà riviste. Quanto alla pubblicazione. invece, delle poche altre che hai da tempo, fai tu. IO ricordo solo d'essere affezionato, e mi pareva non troppo oscena: Sensi, ovvero stanotte (spero di non errare il titolo: è "Strepita la luna un peana di gioia" ecc.). Questo sempre che hai sempre possibilità e/o intenzione di pubblicarne qualcuno delle più vecchie (meglio, di quelle che ti mandai verso l'inizio dell'anno e tu preferisti pubblicare le più recenti).
C'è certo un salto fra l'ieri, l'altr'ieri e l'oggi, ma credo di non essermi evoluto poi troppo, visto ciò che mi spinge a mostricciattolare. B. telefonò domenica scorsa (7.IX) ma ero chissà dove, e m'è spiaciuto non udirlo in diretta sia pur per pochi secondi. Gli scriverò con più calma perché devo meditare cosa scrivere che lo possa abbindolare al di là dell'affetto ch'ha per me.
Vedo che qualche lettura ti procura qualche soldino: bene! Buona Yverdon. E fatti istigare: è cosa ottima. Condivido io pure l'idea che sia giusto istigarti!!! (W perciò Aldo Bello, cui m'associo pienamente, diavoletto senza coda, ma con forcone rovente. come forse ho già fatto mesi fa).
8 persone intorno possono inquietare gli studi o, se preferisci, meditazioni. Ma almeno c'è vita! Buona "selezione" (cioè abbi fiuto, e sofisticato!) pel tuo Quaderno di Corriere Internazionale, cui auguro ogni successo... mondiale! E' da te, te lo meriti. E ricorda (o, credimi) i lavori son tanto più belli quanto più difficili e pieni d'entusiasmo: esperienza personale. Scrivevo AG di nascosto, ed oggi è più o meno lo stesso. Allora non pensavo ad un'ed. Oggi vi penso, ma non vi spero. E se mi sveglio, o mi capita una distrazione per un'idea, corro a scriverla. Poi, si rivedrò, molcirà. E' in fondo lo stesso lavoro, applicazione usati per gli articoli o monografie (quelle pure son sempre scritte alla luce del sole, ma quasi nascostamente perché chi circonda non capirebbe).
W le betisse tue, occorre coraggio a rivedere le mostricciattole mie.
A presto e caramente
E.A.


Da Genova (lettera ms.) 12.X. 1986

Caro Antonio
ti giuro che il tuo silenzio ed il non reperire nessuno a casa mi avevano un po' preoccupato. D'altra parte ti sapevo - e per ciò immaginavo - molto occupato (Paris?, Bern, Bari) e ciò mi dava fiducia. Ma relativa. Non perché t'avessi inviato due cose (a numero una raccomandata e ufficializzato dall'intenzione ...), ma così tout court.
Ora mi scrivi che stai bene, vedo che la lettera v'ho posto 8 gg. ad arrivare... Tutto pel meglio, anche se freneticamente. Come qui, dove stiamo traslocando d'istituto e perciò... "convien tacere".
Confido che non m'imbrogli sulle 23 mostricciattole (ormai ne hai un'80ina!). A' toi, si tu veux. Ma non m'interessa molto di loro. Che ti siano a genio, è già qualcosa. Ora per mesi e mesi tacerò, visto che hai avuto gli ultimi 20 'anni inclusa la ripresa (vivace, invero) dopo l'edizione di AG... che qualcuno m'ha richiesto chi n'era l'autore, dimentico o ignorans lo pseudonimo di quand'ero giovane.
Da B. ricevei 1 tel. 2 sett. orsono ed 1-3 sett.ne ma ero assente. E 1 lettera. Chissà se telefonerà oggi?
Imito troppo Montale? Ahimé, ero partito diversamente, poi, adulto, conobbi M., "genio del bene e soprattutto del male", tanto per autocitarmi.
Caro mio "Editore stranissimo", capita sempre di dover lavorare in fretta dopo un periodo di lavoro incasinatissimo ed affrettatissimo. Altrimenti non si lavorerebbe, o si lavorerebbe male.
Dal 1° sett. '86 ho buttato giù 3 cose (ma certo da cestinare), che non ho riveduto e non le rivedrò per mesi. Quindi "respiro" le mie materie ("discipline") che fra un mese saràn già alla 2° lez., oggi come oggi, se camperò.
Buon lavoro, magnifico editore, e non te l'aver a male se, almen quel che mi spedisci, genovesemente so che costa, e perciò lo voglio pagare... poco.
Il tuo pseudo mostricciattoloso mostricciattolante da te scoperto grazie ad autoimposizione.
E.A.


Da Genova (lettera ms.) 6.II.1987 ven. h. 06,32
(alzatomi apposta per lavoro, ho qualche minuto di tempo prima di uscire)

Caro Antonio
Araldo di poesia, cultura, sfoghi personali, caro Promotore d'Autodafé più grandi - Nobel - men grandi che tu salvi dal cestino, carissimo Antonio, insomma, sto leggendo e rileggendo il tuo Corriere internazionale. Ti dico subito cosa mi è piaciuto di più finora (sono a De Jaco). Primo, la tua presentazione, forse per il sapore di petite madelaine dei tuoi discorsi con la Rina Durante, forse perché mi citi così sottilmente intendendo il mio spirito. Poi, sinora, tra gli altri, E.F. Accrocca con la sua Vanno slava, che quando riesce a dimenticare Montale - od era un'atmosfera che egli, più anziano di me di 19 anni, ha respirato così, naturalmente, anche senza legger l'Eugenio? - raggiunge vette davvero personali e perciò elevate, sublimi non solo per lui solo, se stesso.
Parlo degli italiani, ma sto solo a metà - scarsa - del De Jaco che la sua zampata la da, più o meno sensibile ma invisibile sempre, come credo giusto che sia. Osa tirare in ballo Dante (Padre Dante) per il ditta dentro, per giustificarsi. A Tanto io non osai mesi fa, in una lettera, fors'anche perché il Poeta già lo nomino, l'ho nominato nelle cit. premesse ai miei quaderni di "bella" dai quali ho stralciato tutto quel che tu hai edito (anche AG ha una cit. da Dante, ed è quad. a sé, tutto per una, di sole mostricciattole, la dove gli altri alternano prose e poesie - salvo [Lara], unica vera confessione quasi a diario: e il Dr Z l'ho riletto per la 6° volta in 30'anni nelle passate notti ... ). Non so parlare di francesi, o dei tradotti. Ho mostricciattolato in latino, in ispagnuolo, in italiano ovviamente, persin in greco lontano (antico), ma mai in francese, che pure leggo e capisco a livello di 2° madre lingua - la terza è il genovese, la 4° il foggiano: ma non ne parlo alcuna bene: solo l'italiano con lieve cadenza d'un Sud di Livorno già quasi lontanamente laziale, ormai ingenovesato dal tempo. Perché non al francese? Forse come lingua poetica non mi piace, tutto sommato, nemmeno l'oil medievale. Apprezzo l'Autore, quel che dice, ma il verso mi stanca ed annoia inconsciamente, in franciosco dittare.
Garcìa Lorca: forse - non l'aver a male - è un buon elzeviro da 3° pagina lungo come tale (elzeviro), non superiore ad una dignitosa critica di giornale... Beh, sì, anche un po' provinciale (e qui forse pesa la mia preparazione culturale, il mio ben conoscere Lorca e la poesia anche ispano-americana, e andalusa, che non è castigliana come dovrebbe essere quel che chiamiamo quotidianamente "spagn-u-olo").
L'iconografia: interessante nel suo sfumato tentativo di evitare la manichea dicotomia bianco/nero. Talvolta (Placenta) ha persin titoli azzeccatissimi, sì tutto doppio, nella sua citazione, pensierosità astrale.
Andrea Genovese forse mi dice di più come traduttore, bravissimo proprio forse perché non conosco il testo, che Autore. Ma può essere un caso, od io non mi sono ancora sintonizzato a puntino con lui.
Alcune comunicazioni le lascio da parte: sono informative e pur utili. E tralascio pure gli inglesi: per me troppo complesso sperare di comprenderli dignitosamente quale (penso) meritino. Con traduzioni a fronte entro meglio nell'intento - m'illudo - del testo originale di Pasternak, forse perché lì mi sforzo gioioso da arrivare a comprender la lingua e la sua visione - che al lettore di 6 volte Z, sia pure in it., qualcosa deve o dire o suggerire o forse strappare dal suo cervello, o simulare significati affini ai 2 animi, il suo (P.) ed il mio, come E.A. - Eleandro A. Fine pel momento. Hai notato, non intestata, che carta araldica t'ho trovato per caso, Araldo del nostro Adriatico - Ionio? Vivo, fra l'altro, anche docendo (!!!) araldica!
A.d.J.; Scale (sic! titolo anche mio... e non conoscevo Montale) ed lrina le sento mie, l'ho avvertite alla prima. Acq. prof. ancora no: studierà più avanti,... L'introduzione, o presentazione, bella. molto per me meritevole, è forse inutile per chi poetante non è.
Ed ormai sono le 7,29 e me ne debbo sortire di casa nell'"alba" quasi "di oro", come scrisse il nicaragueno Rubén Darío, amatissimo (da me, s'intende!).
Profonda Acqua (un verso ripetuto per errore di stampa pag. 69) è bello, ma non riesco ancora a sintonizzarmi.
Son le 16,30. Spedisco. Meglio subito che dopo perché non ho voglia e tempo, per ora, di tirare avanti 'sta lettera per 3 gg., quali m'occorron minimo per leggere (il week end prevede ciò, fra l'altro). Ciao, grazie et ad maiora.
Tuo E.A.


Da Genova (lettera ms.) 28.5.1988 (t.p.)

Simbolo
Rimembranze liberamente rivedute dalla memoria
Presenza d'un certo Sud ch'è nel sangue
Curiosità
Complicazioni alla Joyce ed affini
Sentimenti camuffati o/e forse
Sentimentalismi (sì -?- e non)
Personaggi reali o legati all'ebraismo totale
Personaggi da favola
Personaggi semibiblici o biblici tout court
Crisi dell'uomo qual è oggi (e in passato
La DONNA nelle sue infinite molteplicità
Paura
Rischio
Ardore
Dedizione malgrado tutto
Meditata divagazione
Fantasie storicizzate
Storie fantastiche
Metastoria
Metafantasia
Invenzioni allo stato puro ed impuro
Volontà
Sensualità sottile e sottilmente rimproverata, come dire: "humor-izzata"
Osservazione perenne che sola permette la creazione, la fantasia, fantasticheria
Non è ermetismo: è che bisognerebbe conoscere
alcune - o molte - occasioni
vissute dall'Autore ed a
noi rinarrate: ma proprio
ciò lo fa parere
Ermetismo, sia pure non gratuito
Reminiscenze - o anticipi in altri lavori
Parole rare, inventate, talora credo non capite
Polisemie sia verbali sia di lettura
Autobiografia rielaborata
ma anche
Biografia assimilata in autobiografia
Onirismo svelato ma non spiegato, un
onirismo "puro" che non ha paura del sesso o di
se stesso
Nomi (non sostantivi)

[Perchè i poeti molto spesso non amano le marine?
forse perché è qualcosa che muta incessantemente ad
istante?]
Elevazione attraverso false (no pure pei poeti) chutes (ma cos'è la
chute, la caduta? A. Camus, Nobel, E.A., uno qualunque)
" Il narratore sa e corse 1000 vie e 1000 quadri ... "
La scelta dei nomi propri
Fiaba celata (fiaba antica creduta, realizzata)
Costruzione del racconto già esiste: tutto sta a liberarlo (dai
morsi, dalle brule: Michelangelo dinanzi al pezzo di
marmo sosteneva che bisogna solo togliergli quel che
c'era di troppo per avere la statua)
" da sempre corro per lasciarmi dietro il pescecane" p. 90.
Zebel, l'onniscente che non conosce la noia
L'olivina, ovvero la fantasia dello scrittore-autore, quasi la
sfera della sua biro che scorre
"Pico è soprattutto un trofeo"
La lettura de "I trofei della città di Guisnes" è un'operazione si-
curamente cerebrale, che impegna ed al tempo stesso al-
lontana dalla realtà opprimente del quotidiano
Se poi non ho capito nulla, pazienza. Comunque lo rileggerò, e presto
E. A.
P.S. Gli appunti sono presi durante la lettura, abbastanza continua malgrado gli esami (continui).

[La presenza di molte lettere dello stesso autore - come per Buongiomo, Andrade, Astalos, De Jaco, Liman, ecc. - è solo da intendere come risultante del sempre colto e prezioso loro impegno per Pensionante]

"CAFFE' GRECO" - ANTONIO VERRI

Da Caprarica di Lecce (lettera datt.) 30.6.1981

Caro Maurizio
i tuoi sforzi, il tuo impegno, il tuo amore stavo per dire, per "Caffè Greco" richiedono una risposta finale che non sia telefonica. Questa. Molto intensa, pensata, anche se poi stesa di getto.
Altrettanta risposta richiedono le tue, se mi permetti, sciocche arrabbiature, i tuoi "distinguo", le tue, e mi devi ancora permettere, pretese (almeno secondo il mio punto di vista).
Conseguente poi il tuo disamore per "Caffè Greco" e la disistima nei miei confronti.
Ricordo che in una lettera che ti scrissi, un bel po' di tempo fa, a parte i miei entusiasmi, "il mio volare con le ali degli angeli" dice Panareo, le mie impennate di natura culturale (a volte sciocche, avventate), la mia difficoltà a tirare avanti un fascicoletto di letteratura (che per quanto malandato, mi è sempre costato molto, e non soltanto in termini di soldi), le mie domande senza risposta, a parte tutto questo ti dicevo anche, anzi finivo la lettera, se ricordo bene, con questa bella frase "Allora perché non fare Caffè Greco?".
Da questo momento in poi quello che mi chiedo è esattamente il contrario. Perché continuare a fare "Caffè Greco"? 0 comunque una rivista noi due (visto che mi hai molto virgolettato il fatto che non ti fidi più di me! Di me?). Ma procediamo con calma.
Anzitutto ti do ancora testimonianza del buon lavoro tipografico, di impaginazione e di costruzione dell'ultimo numero (ti ricordi che mi hai rimproverato di dire avanti a te delle cose e dietro delle altre?), dei tuoi sforzi in termini di soldi e del fatto che, per quanto riguarda quello detto sopra e qualche altra cosa, non potevo trovare Maurizio Nocera migliore per fare (come abbiamo fatto) gli ultimi due numeri della rivista.
Ma quello che ci divide a questo punto è ben altro. Cose serie e meno serie.
Serie. Di programmazione, di scelte, di un modo per andare avanti che non troviamo più ormai, di un "incanto" perso per strada o lasciato tra le rotaie roventi di quella stazioncina di Galugnano.
Meno serie. Meschini litigi, interventi maligni di terze persone, "piccole" questioni di indirizzi, di libri, a volte anche di soldini; che spingono te, e non so spiegarmi con quale diritto, a fare la voce grossa e me a rompermi completamente le palle.
Ma, caro Maurizio, a dividerci non sono solo queste piccole arrabbiature, che il tuo carattere nervoso fa diventare montagne da non superare, né soltanto banali e piccoli screzi su cose altrettanto piccole e cretine.
Ci divide anche certo modo, o il modo di impostare e continuare a fare una rivista che è, ed è sempre stata, un lavoro di gruppo, di un gruppo di intellettuali liberi, lasciati liberi, caro Maurizio, di combinare la luna dal cazzo o il cacio ricotta con Pelè.
Questo anche per dirti o ricordarti quante volte mi hai rimproverato certe iniziative che io prendevo su "Quotidiano" o quell'avventura "Al banco". Prendevo da solo, dicevi.
Non sei mia madre, né ho un contratto con te, e poi quando sono stato "al banco" tu non avevi né tempo né voglia di stare con me. Quello che ti ho nascosto è solamente il fatto che mi sono indebitato, e di grosso anche (visto il mio persistente stato di disoccupazione), per questa, ripeto, avventura, o avventuretta se vuoi. Perché io di là, e Conversano con me. non vendevo soltanto libri, ma cercavo, l'ho cercato con tutti, anche il momento operativo. E tu dovevi rispettare questo mio lavoro visto che, fino a prova contraria, ero io il direttore di "Caffè Greco" (o ti disturba?), ma soprattutto dovevo sempre essere io a coordinare la parte letteraria della rivista, ormai sempre più lontana, da fare. C'è dell'altro. Io, nel mio ultimo editoriale, "chiudevo" con "Caffè Greco" per motivi del tutto culturali, "per cominciare a fare le cose in grande", per dare, cioè, delle cose molto più mature, ed intendevo di tutti, non solamente mie o di Conversano.
Ed anche per quanto. mi riguardava sentivo altre esigenze. Di lettura soprattutto o di lavorare su altro. Ma, come ti avevo anche detto, volevo un po' di respiro per riordinare un po' le idee, e qualche pasticcio del tutto personale.
Tutte queste cose, visto che tu volevi iniziare con una nuova rivista, io me le dovevo lasciare dietro. E lo potevo benissimo fare (ma forse non molto), ma. mi sono detto, e ho anche detto (ad amici, Piero Manni, Aurelio Leo), a certe condizioni.
Quali sono queste condizioni? Semplici, quasi naturali, che ti ho esposto quel pomeriggio all'Università, sugli scalini accanto al bar.
La rivista doveva avere redazione a Lecce. Doveva avere anche una redazione Ristretta, ma di almeno quattro persone. la ponevo come condizione indispensabile. Dovevamo crescere in quattro e far crescere soprattutto. Ma c'era anche dell'altro. Il numero delle copie da fare, allargare la distribuzione, lavorare senza l'assillo di autotassarci, e la tipografia doveva essere a portata di mano (io, in questi due anni di lavoro, il "nostro" tipografo lo avrà visto sì e no una volta e mezza, tu non volevi, ti ricordi?).
Non ti potevo riempire, come tu dicevi, una cinquantina di pagine letterarie (mica io, dovevano essere Mancino, Nigro, Rina, ecc. e i "giovani" di "Caffè Greco"), pagine che poi, magari, non erano in linea o non avevano niente a che vedere col resto della rivista (ma si possono lottizzare queste cose?). Rivista che doveva crescere laggiù, sperduta, nella provincia di una provincia, fra totem e tabù, e gente abituata solamente ai festival di "Gallipoli Nostra", a canti, danze e teleprivate, e stanca, assolata, dal mare negli occhi, con una coscienza e idee del tutto balneari.
Dico questo, spero di non essere frainteso, (tu dovresti sapere quanto amo la mia terra e la sua gente), solamente per farti capire che una rivista seria di letteratura, come io la intendo. deve muovere un bel po' di gente, di idee, stimolare compagni e non compagni, agire, combattere dove sono ubicati i "palazzi" (poveri e piccoli da noi, comunque ... !) (e intendo Università, Accademia. sedi di giornali, editori, uffici politici, ecc.), per una rivissuta e per una letteratura di rancore, gomito a gomito, per combattere le "poetiche" ufficiali, i mali dentro, i clientelismi culturali.
Per questo doveva essere Lecce, caro Maurizio (anche se, e lo ricordo bene. non intendevamo fare una rivista di provincia) e poi, permettimi ancora, per cercare di sconfiggere quella maledetta voglia che hai di accentrare tutto sulla tua persona.
Ancora. Sei di parte Maurizio, e quando ti infervori ti metti a giudicare questo e quello con un "tuo" particolare metro (la questione di questi giorni con Francesco Spada insegni).
Guarda che non è un male essere di parte. Male è solamente non rispettare il lavoro degli altri.
Altro ancora. Nel tuo Post Scriptum mi pare che hai frainteso il mio "tacere per un po'" (la interpretazione giusta è quella di cui sopra: dare delle cose molto più mature).
Cosa vuoi dire "siamo coscienti che a "Caffè Greco" verrà chiusa la bocca. perché così vuole una nostra disgraziata situazione di Sud"? Come far coincidere, mi ripeto, questo "organico discorso letterario e politico" senza una redazione o con una redazione fantasma?
E chi ti ha detto che la nuova letteratura o "letteratura nuova" equivale a dire "più umanizzante e vicina ai reali bisogni della gente"?
Questa lettera, caro Maurizio, a cui pongo subito fine (rischio di non farmi leggere o di farmi venire il "crampo del monaco"), cominciata per fare delle considerazioni (piuttosto amare) sul nostro lavoro fatto, da fare o che volevamo fare, ti arrivi anche come una provocazione.
Per quanto mi riguarda sono disposto a rendere pubblico questo mio scritto ed una tua eventuale risposta. Che ne dici? In piena coscienza ("tranquilla", anche la mia è tranquilla, caro Maurizio), e per amore della verità
Antonio Verri
[Una baruffa salutare]

DOMENICO CARA

Da Milano (lettera datt.) 21.2.1986

ho molto gradito la Sua suggestiva pubblicazione con il testo dedicato al mio lavoro da Silvana Folliero! Mi auguro di segnalarla sulla stampa cui collaboro.
Poiché sono in molti gli amici che ad essa collaborano e sono redattori, sarei lieto poter avere la corrispondenza da milano! che noto manca all'équipe redazionale!
E' un modo anche di essere vicini ad una iniziativa meridionale (a cui sono visceralmente legato, da calabrese) e meglio collaborarvi!
Le rinnovo ringraziamenti e Le porgo auguri di buon lavoro
dev.mo Domenico Cara

NICOLA CARDUCCI

Da Lecce (lettera ms.) 11.2.1984

Caro Antonio,
rallegramenti per la nuova attività di "Pensionante" in volumi. Hai veramente fegato.
Purtroppo, a tutt'oggi, non è uscito su "Quotidiano" il mio articolo sul tuo De Santis. Avevi ragione tu nel pronosticare che non sarebbe stato pubblicato. Ma - se credi - puoi far intervenire Primiceri, tuo amico (mi dicesti): sempre che quel mio pezzo - consegnato personalmente cinque mesi fa - non sia stato cestinato. Sollecitazioni, io non voglio farne: ne ho fatte abbastanza.
Ma se sapessi che non hanno intenzione di pubblicarlo, spedirei il detto pezzo a "Contributi" (che
è una rivista, stampata da Congedo).
Con l'occasione: nella tua collana del "Pensionante" in volumi troverebbe ospitalità un mio "Carlo
levi tra storia e utopia"? E' già pronto.
Tuo Nicola Carducci


Da Lecce (lettera ms.) 14.10.1984

Caro Antonio,
ho un articolo per la tua rivista (che mi preannunciasti per telefono): non lungo. L'ho approntato in questi giorni. Spero sia di tuo gradimento; anche perché, fra l'altro, riguarda alcuni inediti di Tommaso Fiore (sedici), pubblicati in un volume edito dal Laveglia di Salerno.
Passa subito dalla mia scuola, a ritirarlo: lo porto sempre con me in borsa, per consegnartelo. Tanticari saluti
Nicola Carducci
P.S. Scusami la pessima riproduzione a macchina: saprai certamente rimediare, per evitare pasticci di stampa.


Da Lecce (lettera ms.) 8.2.1987

Caro Antonio,
ho bisogno del tuo soccorso. Il poemetto La Betissa non è oltremodo oscuro, o - comunque - non così chiaro, nel suo insieme, da incoraggiarmi nell'impresa.Potremmo incontrarci? Risentiamoci per telefono.
Mi son sempre dimenticato di dirti che io, al Sindacato Scrittori, non sono mai stato iscritto (francamente, perché non ci ho creduto; non sono iscritto neanche ai vari sindacati della scuola; i sindacati, nel nostro "bel paese", mi sembran tutti "corporativi"): questa circostanza, ossia che non sono mai stato iscritto (Rina Durante, per alcuni anni, volle considerarmi "iscritto", di sua iniziativa), mi vieta dal presentare uno scrittore (te, in questo caso), con regolare compenso?
Appura questo nesso, perché non vorrei poi restare con un palmo di naso.
Tanti cari saluti.
Nicola
P.S. Ho ricevuto il plico dei tuoi articoli.


Da Caprarica di Lecce (lettera ms.) 15.5.1987

Caro Nicola,
mi chiedi, per capirne di più, qualcosa sulla mia "Betissa". Un po' tutto questo mi spaventa: come faccio a dirti tutto l'orrore, la passione e le ossessioni di quei due mesi in cui l'ho scritta (ci metto anche la disperazione e poi forse dovrei aggiungere dell'altro ... )?
Fai conto di questo per capire la quantità di bruchi e squali e altro che corrono quasi in tutte le pagine.
C'è carnosità però, una carnosità tanto eccessiva... tanto eccessiva da annullarsi! Come faccio a dirti che la Betissa (donna-terra-stupidità-madre-materia) io l'ho vista il mattino del 2 agosto nella mezz'acqua vicino ad uno scoglio di Santa Cesarea, che si alzava, si abbassava, si alzava, godendo, facendo godere di animalità barbara, e che poi l'ho rivista in altro posto, sempre a S. Cesarea, sempre sulla mezz'acqua, esplodente, cretina, vaga, spugnosa? Da qui la terra, la storia, il resto. Ma non posso dirti: comincio contando e puntando. finisco contando e puntando, sempre alla bivett; è un viaggio, il mio viaggio, una metafora, una serie di ossessioni, scoppi di vita, fragori d'ogni genere, voli. Non posso, passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, anche se per aiutarti ti dico:
vi sono tanti numeri, tante storie, tante ripetizioni (la forza dell'opera), dominante per molta parte è la storia /paura dei bruchi (di nuovo Galateo?) in un paesaggio rosso, iniziale, in qualcosa che quell'estate vedevo dilatarsi, prender forma, distruggersi per troppa forma (dilatarsi, è quei termine che mi ha sempre accompagnato, mi accompagna) (data dalla Betissa il mio amore per pesci, vulcani, uccelli, cielo, tutto quello che non mi è mai interessato). Ancora: miti, storie e storielle medievali, re arturo, tristano e isotta, abelardo, monaci vaganti ribelli buffoni; storie e storielle orientali, o fatte confluire: l'arlo forse sede di illuminazione, una leggenda indiana della luna inseguita dal sole (giorno e notte), forse anche l'ano e il facilisco.
Caro Nicola, la nascita dell'universo, l'argilla, il primo essere (innamoramento, curiosità), alchimie, disperazioni varie, di nuovo la terra-donna stupida, grassa, idiota, avvolgente, dilatante, carnosa, mulacchiona, esposta alla luna, mora, spugna. languore, spessore, monte, caverna, roccia che respira. E mi fermo.
Castro si popola. Ci sono venditori d'ogni cianfrusaglia, mercanti in ogni angolo, una vita che a stento si accetta, che non è più allo stato iniziale, al di fuori dell'azzardo del caos, dell'accidente, una vita tanto blanda, non dilatante, allora una voglia di non più rotolare, ma di volare (ecco Icaro, l'ascensione di Alessandro). Inutilmente. La terra è idiota e/ma ci tiene!
Un furore linguistico che non ti dico: un glossario del duecento; etimologico; botanico; e bla bla bla. Ma quelle parole, in quei tempo, vivevano così bene tra loro, si incastonavano così bene (per esempio: luvarde è una costa a Castro), che dare dello sciocco a chi viene a chiedermi qualche chiarimento su un termine o l'altro è facile. Ecco (mi autocito), in quei due mesi mi sono sentito davvero un re (creativamente, dico): "un re che vola mentre la testa scoppia", dal ghigno del predatore, l'arroganza necessaria. Vuoi da me qualche riferimento letterario? Perché noi Ma non so proprio se riferimento è il termine adatto. Comunque, Queneau della "piccola cosmogonia portatile", forse la magia della parola delle "Devozioni domestiche", di Brecht. Non riesco a leggere nella mia Betissa altro che questi due. Oddio. Tieni conto che è anche un'operazione di una umiltà incredibile. Di quella povertà disponibilità di cui mi vanto. Tieni conto che non è vero, come dice Dodaro, che è il mio capolavoro, se mai è il risultato di rabbia, fobie, disperazioni, incanti, orrori... Come sempre. Stanco, sfinito, in cerca del volo. Parossisticamente.
Caro Nicola, forse non ti ho detto granché, forse non ti ho detto quello che ti interessava. Non è facile.
La mia solita stima, gratitudine, amicizia
Antonio
P.S. Per me umiltà confina con rabbia. arroganza, aristocrazia della scrittura, niente è pari ai "piccoli gioielli" d'autore. La Betissa lo è? Ma mi piace sempre meno. Forse non la leggerà più!


Da Lecce (lettera ms.) 28.2.1987

Caro Antonio,
ho bisogno di sapere qualcosa su:
1) Samarcanda
2) Micisca
3) Cecè (p. 58 di "Il pane")
4) Il castello di Munot
5) Via Malennia (p. 63 di "Il pane")
6) L'Alfredo di cartapesta (p. 63, ivi)
7) (La gatta) Giulia (p. 63, ivi)
8) Il bistrò dell'arciprete Ruggiero (p. 64, ivi)
9) Signora Ada (p. 64, ivi)
10) Ciataro (p. 70)
11) Otranto 1979 (è un racconto un po' troppo oscuro: indicamene il senso, e lo rileggerà con qualche elemento ermeneutico in più).
Ciao e tanti saluti
Nicola


Da Lecce (lettera ms.) 5.1.1988

Caro Antonio,
ho provato a chiamarti per telefono. Forse sei stato fuori? Tu sei (beato te!) cittadino del mondo:
senza lacci e lacciuoli (di spazio e forse di tempo).
Intanto, auguri fraterni di un più felice (si fa per dire) anno (basterebbe che fosse, l'88, meno sciagurato del precedente).
Eppoi: quella somma residua? Scusami la insistenza: sono L. 131.000. Ho letto il tuo ultimo scritto,pubblicato in "Sudpuglia", e me ne congratulo: tu sai essere insieme, egregiamente, critico e scrittore. In attesa anche del volume che raccoglie le presentazioni degli scrittori salentini: o l'idea della pubblicazione è sfumata?
Tanti cari saluti
Nicola Carducci

LUCIANO CARUSO

Da Firenze (lettera datt.) 11 maggio 1982

Caro Antonio,
ti ringrazio per il foglio di aprile-maggio, potrei averne un'altra copia per il mio amico e coautore del quale si parla nella noticina? grazie. In questi giorni ho portato in scena a Firenze uno spettacolo futurista, ti mando la locandina, c'è stampata una nota di sala: è possibile riprodurla sul prossimo foglio dando notizia dell'avvenuta serata?
F.S. Dodaro ha stampato a Lecce una mia cartella, potresti telefonargli e sentire se te ne regala una a mio nome, caso mai riproducendo la sua introduzione? Prova e fammi sapere. la prossima settimana si inaugura la mia mostra di edizioni lì a Novoli, purtroppo io non potrà venire.
A presto, grazie ancora, cari saluti
Luciano


Da Firenze (lettera datt.) 16 dicembre 1982

Caro Antonio,
ti ringrazio di tutto, anche della tua ricerca al Quotidiano.
Grazie anche per il Giuoco delle carte, io per il resto sono sempre in piena attività, sarà una maniera per sfuggire alle nevrosi, che dirti?
Il mio viaggio invernale purtroppo si perde nelle brume del nord per biechi motivi di soldi, e io spero di andare a Castro ma sul bordo del mare, a Castro di Sopra le comunicazioni sono un po' incasinate. Anch'io ho conosciuto donna Ada, quando aveva appena aperto l'albergo, ma con i suoi figli non mi riesce neppure di parlare. Siamo appartenuti e apparteniamo tuffi ad un'altra storia? a volte mi viene di pensarlo.
Chiedi una collaborazione più stretta? In che senso? Mentre ci pensi io ti mando le due ultime cose fatte: uno è un vero e proprio testo poetico rimasto non si sa perché fuori del mio libro di poesie, e quindi inedito, anche se risale a dodici anni fa. L'altro l'ho appena ascritto come piccola esercitazione teorica post-filosofica e andrebbe stampato così senza una lettera maiuscola.
Ti faccio gli auguri per le feste, a presto
ciao Luciano
(mi raccomando le bozze!)


Da Firenze (lettera ms.) 15.5.1983

Caro Antonio,
ti mando l'ultimo materiale che ho prodotto - io non sto molto bene ma non riesco neppure a smettere - è una specie di sforzo che devo fare e non so dove mi porterò. Va bene per la mostra genetica - non so che cosa è successo a Dodaro - ma va bene - se t'interessa c'è un mio scritto sul colto come eterno ritorno - è l'unica idea che mi viene. Riceverai il libro su CONTINUUM e i dieci anni di attività del gruppo di Napoli che ho appena finito - spero che tu gli dedichi lo spazio possibile - grazie per la rivista -ciao - a presto
Luciano


Da Firenze (lettera ms.) 3.10.1983

Caro Antonio,
purtroppo non ho avuto il trasferimento a Napoli - e non so ancora che fine farà. Capiterà, spero, l'occasione di incontrarci prima o poi.
Con il S.N.S. ho chiuso mentalmente dieci anni fa - dopo esserci appena entrato e dopo che mi ci sono scannato a mia volta. Non stimo De Jaco né Toti e non vedo che altro potrei aggiungere a quanto tu dici - ma non si può mai sapere.
Ti ringrazio per quanto intendi fare per CONTINUUM ma mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensi.
Sto preparando una mia monografia resa complicata dal fatto che si intende far uscire per intero la biografia e trattandosi di venti anni di roba è un'impresa spaventosa - appena pronta te la mando - a presto,
Luciano


Da Firenze (lettera datt., carta intestata: silence) 6 dicembre 1983

Antonio carissimo,
tutti prima o poi si cade nella tentazione e comunque il tuo libro almeno è una bella tentazione, ovviamente più delle poesie scritte per come sono fatto io mi è piaciuto molto soprattutto l'ultimo brano del libro (Mio padre, Do Rico).
Ho avuto anche l'ultimo numero di Pensionante e le copie aggiunte che farà circolare; vedo che abbandoni la confezione del foglio, che cosa diventerà adesso? vedi, anche un foglio così, ma voce libera, aveva una sua funzione e gli spazi diventano sempre meno in ogni dove e in ogni luogo;sere fa ho incontrato ad una mia conferenza Oreste Macrì e si è parlato di Bodini, di mare e di sole lontano, nella luce calcinata del sud, momento di commozione, ma alla fine sono prevalsi gli schieramenti e ognuno per la sua strada: possibile che per tutti noi questo sud sia una piaga che non si rimargina mai nella vita?
Pace, è così.
Ringrazia anche il tuo amico Toma per le sue poesie, ricevute assieme alle tue.
Io sono qui con sempre più affanno a cercare di realizzare programmi e di visualizzare il silenzio, con il desiderio di andare via, schizofrenia in atto e malessere, ma poi chi sa che fine si fa tutti.
Ti terrà informato, come sempre, fammi sapere di te.
Saluti, auguri, ciao,
Luciano Caruso


Da Firenze (lettera datt., carta intestata:
Le brache di Gutemberg / Cronaca e storia) 12 febbraio 1987

Caro Verri,
ti ringrazio per il nuovo pensionante de' saraceni, che mi sembra meglio riuscito (soprattutto grafic- amente); io ti auguro il miglior successo per la tua fatica. Se ti interessa a Palermo Gaetano Testa fa una rivistina "Per approssimazione", è ben fatta (Flaccovio editore, via Ruggero Settimo 37, 90100 Palermo), sarebbe bello riuscire che so con l'aiuto delle università a fare un confronto/scontro/esame delle cose fatte al Sud, che in questo campo sono davvero più interessanti di quelle fatte altrove. Ti scrivo comunque, oltre che per riproporti la mia collaborazione (ad aprile farà una mostra di miei libri in copia unica qui a Firenze e sarebbe bello se tu potessi dedicarmi un tuo scritto e qualche pagina illustrativa sul prossimo corriere-pensionante) anche per dirti che verso fine marzo sarà a Lecce per un seminario all'università chiamato da Lucio Giannone, e spero questa volta di incontrarti. A presto, auguri di buon lavoro e affettuosi saluti,
Luciano Caruso


Da Firenze (lettera ms., carta intestata come la precedente) 15.9.1987

Caro Verri,
sì, questa volta mi piace (parla de La Betissa). Apprezzo la grande visionarietà del tuo testo, ma anche s'indovina il lungo lavorio e la lenta costruzione. Conoscendo la costa a Castro deserta capisco che scateni questa lucida capacità di vedere oltre, di silenzi pieni di echi ed ecolalie. Apprezzo anche Che. malgrado le difficoltà, il libro sia uscito in Puglia, ma dato il momento che vive la nostra cultura, altrove sarebbe stato impossibile. Cordiali saluti
Luciano Caruso


Da Firenze (lettera ms., carta intestata come la precedente) 13.11.1987

Caro Antonio,
ovviamente mi dispiace che chiudi la rivista e i quaderni, anche se è chiaro che con le sole forze personali nessuno ce la può fare - bisognerebbe cercare un finanziamento regionale, come ha fatto la regione Abruzzo che paga la rivista "Tracce". Ho ricevuto tutto quello che mi hai mandato e ti ringrazio - purtroppo io sono anni che non ho una rivista mia. Chi sa quando mi riuscirà di tornare a Lecce - ma ho tanta nostalgia. A presto, auguri per tutto
Luciano


Da Firenze (lettera ms., carta intestata come la precedente) 7.2.1988

Caro Antonio,
visto che c'è tanta urgenza e che io non ho tempo e modo (sono alle prese con lavori totali in casa), ti mando una mia pagina già pronta [l'occasione è la cartella per Toma]; per titolo puoi mettere: "il poeta è colui le cui parole sono scritte sull'acqua". Aspetto il libro appena pronto. Cordiali saluti, a presto.
Luciano

HERNAN CASTELLANO GIRON


Da San Luis Obispo (California) (lettera datt.) 20 dicembre 1986

Carissimo amico:
Il tuo recapito mi è stato Fornito dal nostro amico comune lino Angiuli, che penso ti avrà parlato di me. Io sono Hernán Castellano Giròn, poeta cileno. Vissi in Italia dal 1974-1981, come esiliato politico. Anni difficili di lotta e speranza, di miserie e gioie elementari. In quel tempo conobbi Lino, che è rimasto come un fratello lontano per me. Egli pubblicò, nel '77, L'automobile celestiale, nella defunta e coraggiosa editrice GE, libro che forse conoscesti.
Orbene, con un'altra amicizia italiana, Patrizia Veroli, poetessa e Fine critica d'arte, abbiamo lavorato a lungo ad un libro che raccoglie testi inediti miei, tutti scritti in Italia e che sono una riflessione sulla mia italianità/cilenità, più una selezione - una specie di opera scelta - dei miei libri pubblicati altrove e prima, costituendo il tutto una vera Opera scelta 1967-1986 che, se riesco a pubblicarla, costituirà certamente un libro molto importante nella poesia Ispanoarnericona e Latinoamericana, con un rapporto molto stretto con la cultura italiana, specialmente quella del Sud.
Lino mi ha suggerito di rivolgermi a te per pubblicare quest'opera che ha bisogno di un editore, e, cito Lino, "coraggioso, disponibile e fantasioso" come te. Il libro è finito, nella sua non poco difficile preparazione, coi testi a fronte in italiano e spagnolo. Siccome è ovvia la difficoltà economica di un progetto del genere, io sarei disponibile a contribuire all'edizione, sia con una pur limitata contribuzione economica, questione da parlarsi, oppure - e credo che questo sia più interessante - potrei fornire il testo completo del libro composto da me, qui, nel Mac Intosh Word processar dell'università dove lavoro, che fornisce pagine stampate col Laser printer, proprio belle e pronte per la fotografia di stampa, riducendo così moltissimo i costi di produzione del libro, ed eliminando la proof-reading, che è anche - almeno qui - molto costosa. Posso inviarti prove di questa stampatura.
Il libro sarebbe prefatto da Lino, e porterebbe anche una nota di Patrizia come traduttrice, più le sue note ai poemi. Il manoscritto è da Patrizia il cui indirizzo è...
Probabilmente lei si è messa in contatto con te, o forse aspetta che io ti contatti, cosa che soltanto ora posso fare. E' stato un tempo difficilissimo per me, per la ricerca di lavoro e lo spostamento in California da Detroit dove siamo vissuti sin dall'81. Ora ho un lavoro, temporale, ma che potrebbe trasformarsi di ruolo, qui nella California Polytechnic State University di San Luis Obispo, luogo molto simile al Sud italiano.
Io spero che tu ti interessi del nostro progetto, e aspetto con ansia la tua risposta. Nel frattempo ricevi da me e la mia famiglia i più cordiali auguri per le feste venture, e per il nuovo anno.
Hernán Castellano Girón


Da San Luis Obispo (lettera datt.) 12 Febbraio 1987

Carissimo amico:
Grazie tante per la tua risposta. Veramente apprezzo molto il tuo interesse nel pubblicare il mio libro, il cui titolo ancora non è stato deciso, ma che però si potrebbe riferire provvisoriamente come Poesie Scelte 1967- 1987. Mi piace molto che tu trovi interessante la soluzione di fare la composizione qui in California, per poi inviarti il libro bello e pronto per la fotografia di stampa. Questo non soltanto ci permette di risparmiare notevolmente sul budget di stampa, ma anche, e questo non è di poca importanza, ci permette di eseguire personalmente la correzione delle bozze, per evitare i famigerati errori di stampa. Io ti includo diverse prove di stampa, nei tipi disponibili - ma ci sono anche altri possibili - disponibili per stampare nel laser printer Mac Inctosh. Questa lettera è scritto col Times 12 punti. Altri esempi sono inclusi, in diversi modi e misure. Io sto facendo la composizione di un libro di sonetti, Sonetos del Barroco Alcohólico, ed è interamente composto in questo Times. Ti invio anche un esempio dei sonetti. Io farei il nostro libro con due tipi diversi, per esempio il Times per lo spagnolo, e l'italico per l'italiano in pagine opposte. Ti invierò, naturalmente, prove di queste scritture. Io sarò disponibile per lavorare alla composizione del libro sin dai primi giorni di Aprile. Prima non posso, perché sono assolutamente occupato nella correzione e poi nella difesa della mia Tesi dottorale, fissata per il 27 Marzo venturo, a Detroit. Credo che, comunque, abbiamo tempo, posto che tu vuoi pubblicare il libro entro quest'anno. Bisogna che lino e la Veroli si diano da fare, e mi facciano avere i loro pezzi. Io vorrei una prefazione da Lino, e un piccolo saggio illuminativo dalla Veroli. riguardante il difficile lavoro della traduzione.
Trovo molto strano che la mia lettera ti sia arrivata senza busta, come mi spieghi. E' arrivata proprio senza niente che l'avvolgesse? Invierà questa via raccomandata aerea, per maggior sicurezza. Ti saluto con affettuosa amicizia.
Hernán Castellano Giròn
[Ancora un cileno. Non andammo in porto perché il tutto avvenne nella fase discendente di Pensionante Centro]

ANNA MARIA CENERINI

Da Lecce (lettera ms.) 15 febbraio 1988

Carissimo Antonio,
ti mando questi versi che spero non ti deludano completamente. Forse, tra tutte le cose che ho scritto, questa mi è costata più fatica e non perché sia stata scritta controvoglia. Del resto, e tu lo saprai, a parte un breve inizio, il nostro (suo e di Salvatore Torna; la lettera è stata scritta per accompagnare un testo da inserire nella cartella "Le rane hanno il pancino chiaro", dedicato appunto a Toma) rapporto era univoco: da lui a me. Nell'ultimo periodo poi (solo una settimana prima della sua morte) le sue cartoline e le sue lettere (sempre più frequenti) erano oltre ogni disgusto. Credimi. Ho vissuto la sua morte con sensi di colpa e molta confusione. Sicuramente ora l'idea di commemorare o sublimare Salvatore Toma, in o attraverso la scrittura non mi piace (anche se il rischio è proprio questo). Non credo che scriverà altro che possa coinvolgerlo e questi versi sono da considerare veramente un'eccezione. Questa volta, sono sicura, lui tacerà ma riderà molto e finalmente sarà soddisfatto della sua vendetta. A presto
Anna Maria Cenerini
P.S. Non ti ho spedito la lettera di Salvatore perché tutte sono molto personali e molte di esse coinvolgono terze persone. Riservatezze? Rispetto? Pudore?
[Una delle "Follie" dell'ultimo Toma. Un nuovo pretesto. Con questo nulla togliamo alla dolcezza e alla bravura della Cenerini. E per quanto riguarda dolcezza e bravura dobbiamo registrare nei "quaderni del Pensionante" la presenza di un'altra poetessa leccese, Claudia Ruggeri: esattamente in "Aderire allo squalo. Per Aldo Bello" di Colazzo - Conversano - Ruggeri - Tolledi - Toma - Verri. Quaderno in sughero in copia unica]


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