§ Il corsivo

Battibecchi




Omicron



A sud dell'ovvio
Ho un dubbio atroce: che cosa sarebbe accaduto se a trasformare il catino adriatico in una fogna a cielo aperto fossero stati i meridionali? Il grosso della stampa italiana, si sa, impera oltre il Garigliano, dalle stesse parti in cui agiscono le lobbies che la finanziano. Ve l'immaginate i titoli? "Cavour i napoletani voleva lavarli"! Con le mucillagini, adesso? Con le migliaia di tonnellate di veleni che l'Italia delle fabbriche riversa nei mari d'Italia? Coi sapone estratto dalle scorie dei velenifici settentrionali? In pieno agosto, sul Corriere della Sera, un corsivo di Maurizio Chierici, con titolo emblematico: A Sud delle alghe inquina il politico. Tutto un programma. Fra le altre amenità Chierici rivela: che in Calabria il cemento raggiunge il bagnasciuga; che il Gargano "ha la sfortuna di trovarsi in provincia di Foggia"; che a Sud si prepara la stessa tragedia alghesca del Nord, ma con la differenza "che nell'Italia delle fabbriche prima o poi inventeranno qualcosa", mentre "in questa Italia mediterraneo la distruzione va avanti implacabile"; che a. Sud si inquina l'idea dello Stato; che i boss con targa politica "annegano nell'acqua sporca i sogni del Mezzogiorno".
Bell'esempio di Pensiero. Con un colpo solo, è messo a segno tutto ciò che legittima un onesto livore di parte. Che il cemento in Calabria lo abbiano fatto colare finanzieri milanesi, tondinari bresciani, investitori tedeschi, assai prima e in maggior misura degli indigeni, come del resto è accaduto per il versante adriatico e ionico della Puglia, e per quello tirrenico (ne sa parecchio il "pioniere" Rivetti) della Basilicata, per Chierici è un dettaglio trascurabile.
Universalmente nota, poi, la tragedia geografica del Gargano: non per nulla, per ripagare in qualche modo il promontorio di tanta frode, il Responsabile della creazione vi spedì un guardiano permanente, infilandolo in una spelonca a Monte Sant'Angelo. Fu l'astuta Enichem ad eludere la scorta. E ci volle la delazione di tutti i foggiani (garganici compresi, malgrado la sciagura latitudinale) per far conoscere lo scaricamento di fanghi micidiali appena fuori porta, sotto Manfredonia. E l'Enichem non è cosa meridionale.
Ma anche questo, per il Nostro, è un dettaglio di poco conto. Tanto più che la Puglia ha un altro difetto fisico-geografico: non possiede un fiume degno di questo nome; l'Ofanto essendo appena un rigagnolo, per di più distante dalle ciminiere garganiche, e dunque non assimilabile a fiumi-operai celeberrimi, come il Lambro, o il Seveso, o l'Olona, vanto dell'igiene collettiva e dell'operosità lombarde.
Sarà poi vero che per il Sud è dietro l'angolo un'invasione mucillaginosa, del tipo adatto ad un'area sottosviluppata, s'intende, meno sontuosa e totalizzante di quella che finora ha dato del Nord, grazie anche all'ausilio dei satelliti, un'immagine impareggiabile? Alle correnti marine l'ardua sentenza. Perché queste, in Adriatico, scendono proprio verso il Gargano. Ma appena lo varcano, deviano verso l'Albania e la Jugoslavia, riprendendo le rotte boreali. Come la cagna della Bibbia - si direbbe - le mucillagini tornano al loro vomito, risalendo in disordine e senza speranza le valli marine che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Che - in proposito - nell'Italia delle fabbriche, "prima o poi", inventino qualcosa è quanto meno auspicabile; escluso, ci auguriamo, l'inscatolamento di mucillagine d'artiste, con esposizione permanente nei musei delle aree di produzione. Sarebbe ripetitivo, oltre che sconveniente. Quanto all'Italia mediterranea, nella quale "la distruzione va avanti implacabile", bersaglio mancato. E forse fa al caso di Chierici una citazione ciceroniana: putat quod cupit. Rimini e Milano Marittima, comunque, sentitamente ringraziano.
Ringraziano un po' meno le tonnellate di mitili e di vongole distrutte, e i pesci finiti a pancia all'insù, ma da quelle parti. Ringraziano molto di più pescatori, albergatori, ristoratori, lottizzatori di, spiagge e affini, per la fulmineità con la quale lo Stato (non inquinato) ha deliberato strabilianti provvidenze per l'Italia protetto; mentre non hanno di che ringraziare coloro che assistono alla distruzione dei ruderi di un'agricoltura abbandonata dallo Stato (inquinato), in un Sud devastato da una siccità che ha coinvolto artigianato, industrie conserviere e di trasformazione, esportazioni: senza che vi sia giunta una lira.
Dichiarandomi poi immediatamente e senza scampo reo di adesione alla chiarezza del pensiero meridionale, fondato sulla consecutio, inscindibile, dei tempi e della logica, confesso la mia assoluta incapacità di cogliere la performances del Pensiero chiericiano esplicitate - ad esempio - in frasi come: "Perché, come è loro diritto, i vacanzieri mangiano, bevono, si lavano e fanno altre cose. Sono le cose nelle quali, turandosi il naso, finiscono per battere il crawl ... ".
Oppure: "A rimetterci sono sempre i soliti peones. Una generazione prima emigravano al Nord; si erano illusi di pescare nel benessere del turismo e restare a casa. Ma i loro ristoranti, troppo cari, mettono in tavola pesce scongelato male; i loro alberghi balbettano un'accoglienza che non supera la buona volontà. Senza contare il prezzo, chiamiamolo politico, che pagano ai boss dei comuni e della provincia. Sono loro a Fare cultura. E la fanno col sistema delle cosche, per il momento bonarie, poi si vedrà ... ". Ma da quale recesso avrà inviato, il Nostro, questo "servizio"? E quali alberghi vuoti, quali spiagge semideserte?
A Sud si sono incrociati per tutta l'estate linguaggi di mezzo Nord. Solo a settembre, tutti via, in fabbrica, ovviamente. Lontano dal Sud che inquina l'idea di Stato, e dentro il ghetto industriale che inquina cielo terra mare e Palazzo. Ma con problemi diversi. Perché quelli che svernano all'ombra vivibile delle ciminiere non badano ai propri boss, questi, sì, senza targa politica, visto che l'economia ha sempre dominato (e determinato) la politica: fra l'altro, non avendo sogni d'alcun tipo, neanche da annegare nelle proprie acque e nelle proprie coscienze. Tutt'altro che pulite.

A nord dell'ovvio
Sarebbe interessante scorrere le pagine di alcuni scrittori, per scoprire il loro tipo di rapporto con la gente del Sud, o la loro idea del Sud e dei meridionali. Mi riprometto di farlo, emergerà un'aneddotica gustosissima. Per ora, sollecitato dalle risse municipalistiche che fanno affiorare i noduli a lungo covati sotto la pelle della coscienza collettiva, mi soffermo sui "pezzi" di alcuni giornali, firmati da quelli che passano per maîtres à penser, per opinion makers. ma anche per notissimi voltagabbana, decisi a tuffo, pur di dimostrare, col mutare dei tempi, questo e il contrario di questo; e più che mai pronti a frequentare le corti dei potenti finché sono potenti, ma altrettanto pronti a rinnegarli se potenti non sono più, per disgrazia ricevuta. Ricordo ancora Sindona, quello degli anni ruggenti del suo potere economico e politico; veniva indicato, senza esitazione, e con moltissimo rispetto, come "il finanziere milanese"; qualcuno, più incauto, lo definiva "il finanziere lombardo"; comunque era ritenuto un'inequivocabile uomo del Nord. efficiente, operoso, intraprendente, persino geniale. Quando poi la sua resistibile ascesa invertì la rotta, divenne immediatamente "il bancarottiere di Patti" e "il faccendiere siciliano". Lo si ghettizzò, cioè, con la riduzione al natio borgo selvaggio - come ha scritto Cesare De Seta -: "terra di loschi mafiosi e di facile lupara. Eppure l'uomo era sempre lo stesso".
Analogo sorte per Armando Verdiglione, le cui opere per anni furono pubblicate da editori del Nord, le cui imprese si affermarono a Milano, le cui kermesse fastose ebbero luogo tra la "capitale morale d'Italia", Parigi, New York e Tokio, seguite da coorti di intellettuali di rango mescolati ad uno stuolo di ostinate mezze calzette. Sempre riverito, sempre ricercato. Poi, per plagio e per estorsione, finito in galera. E subito abbandonato.
Con l'anatema superbo di Giorgio Bocca, su Repubblica: "Verdiglione è bruciato, cancellato, come, prima di lui, ( ... ), quanti altri uomini d'avventura del profondo Sud .. ". E incalza, il fustigatore "lombardo" di origini calabresi: "Piedi piccoli, mani piccole e carnose, un volto che ricorda, ingrandito, quello di certi nani di Velasquez, trastullo di sovrani con i loro rancori nascosti". La plagiata, invece, è "bionda e magra" (una valchiria?). Il plagiatore ha "le labbra chiuse a bocciolo".
Le imbecillità antropologiche di Lombroso e di Lavater continuano a far proseliti. Come metterla, infatti, con uomini dal volto emaciato, dalle mani lunghe ed esili, dalle labbra sottili, che si sono distinti in efferati delitti a danno delle coscienze e della cosa pubblica? L'industriale Riva è nato a Milano, come il faccendiere Calvi poi impiccato(si) sotto il londinese ponte dei Frati Neri; il "venerabile" Gelli è aretino; il più grande riciclatore di denaro sporco dell'Italia contemporanea è Tognoli, bresciano purosangue. Allora? Allora. il sospetto è che si voglia ritenere in ogni caso il Sud una specie di vaso di Pandora, dal quale "sortiscono tutti i mali del Paese". La coscienza della nazione regredisce così a un municipalismo corrivo e volgare, che la affoga in una palude di sentimenti inconfessabili.

Al centro dell'ovvio
La legge prevede che al Sud l'industria pubblica riservi "almeno" il 60 per cento dei propri investimenti e "almeno" l'80 per cento dei fondi stanziati per nuovi impianti. E' una delle poche leggi italiane chiare, prive di distinguo, di ambiguità. Ebbene: la quota degli investimenti allocata al Sud è stata progressivamente ridotta dal 47 per cento del 1981 al 30 per cento del 1988. E attorno al 31 per cento è quanto il sistema delle Partecipazioni Statali propone di riservare anche nei prossimi anni alle aree meridionali.
Il minimo storico è stato raggiunto in coincidenza del periodo di gestione del ministro Carlo Fracanzani, uno dei più garruli esponenti politici, che non manca mai di ribadire la priorità degli interventi nelle aree meridionali. Fracanzani è nato a Padova, risiede ad Este, è stato eletto sempre nella circoscrizione Verona-Padova-Vicenza-Rovigo: la stessa che ha registrato negli ultimi anni i più alti indici di sviluppo industriale, di occupazione e di reddito. E' una coincidenza, persino ovvia. Ed era anche tempo che le Partecipazioni Statali si fermassero ad Eboli. Ne diamo atto e pieno merito al ministro. Così si affronta la "frontiera dell'Europa". E con l'Europa che c'entra il Mediterraneo? Ci voleva l'Uomo di Este per capirlo. (Domanda che lascia il tempo che trova: dove sono andati a finire i sindacati? La mitica triade - Cgil-Cisl-Uil - è Forse diventata memoria storica? Oppure scioperare, per il Sud, stanca?).

L'ovvio dell'ovvio
Secondo gli ultimi dati disponibili (1987), le USL centro-settentrionali spendono mediamente 972 mila lire per ogni cittadino, contro le 923 mila della Sicilia e le 884 mila del Mezzogiorno nel suo complesso. Avevamo già riportato, in un numero precedente di Sudpuglia, i dati sulle pensioni di invalidità: ai primi posti non ci sono province meridionali, ma settentrionali, con le aree piemontesi in rilievo. Tutta l'Italia è paese, dunque. La "cultura" assistenziale non ha regioni di preferenza. Chiaro, una volta per tutte?


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000