Caro Bocca: E' razzismo, non schizofrenia




Franco Compasso



Il razzismo è una mala pianta, è il veleno corrosivo della società e dei gruppi, non meno che degli individui, che pretendono di dare una giustificazione ideologica a processi di sopraffazione di altri individui e di subordinazione di regioni ed aree ritenute "Inferiori". Alla fine del secolo scorso, nel cuore del più vivo dibattito meridionalista, si pretese da parte della scuola antropologica-criminologica (Sergi, Niceforo e Paolo Orano, che più tardi diventerà l'ideologo dell'antisemitismo fascista) di spiegare l'inferiorità civile e la emarginazione sociale del Mezzogiorno con assunti razzistici.
Fu proprio il Niceforo in Italiani del Nord e italiani del Sud (pubblicato nel 1901) a sottolineare le differenze delle due Italie e ad affermare l'incapacità dei meridionali a vivere una vita organizzata moderna.
E' da queste aberranti premesse "Ideologiche" che il fascismo attua una specifica "politica della razza" ed elabora una carta della razza. Il razzismo non è, dunque, un accidente della storia, un incidente del percorso democratico della nostra società verso dimensioni più civili e più giuste.
Crediamo che il vile, infame episodio di Verona, che ha causato, dopo un pestaggio e la conseguente emorragia cerebrale, la morte dell'emigrato meridionale Achille Catalani, cinquantunenne maresciallo dell'Aeronautica Militare, nativo di Grottaglie, in provincia di Taranto, non possa essere liquidato con denunce moralistiche, con condanne verbali. Né crediamo che possa essere minimizzato come un semplice e isolato episodio di follia. Non è stato un raptus a determinare la tragedia.
Di fronte a questa nuova, infame tragedia, dobbiamo chiederci: basta solo l'inflessione dialettale a far scattare l'odio cieco del razzismo? La risposta è no. La condanna deve essere ferma e severa. Non possiamo indulgere a nessuna giustificazione di comodo. Questo è solo uno degli episodi mostruosi dei quali i meridionali sono vittime incolpevoli ed indifese. Il razzismo, nelle sue diverse e mortali sfaccettature, ha radici ben profonde: non solo l'odio ed il rancore contro i foresti - gli estranei - quanto il disprezzo della dignità umana, l'ignoranza, la stupidità. E bisogna riconoscere che 130 anni di unità nazionale non hanno cementato la solidarietà umana e la coesione tra il Nord e il Sud d'Italia. Le radici profonde del divario socio-economico si irrobustiscono nell'humus di una divaricazione civile che non può essere ricondotta solo a fenomeni di schizofrenia.
Ancora una volta, Giorgio Bocca si incarica, su Repubblica del 15 luglio, di accreditare la tesi che l'antimeridionalismo di alcune forti e consistenti aree del Nord sia dovuto non al razzismo ma ad una forma di schizofrenia. "Fatti gravi come il sessanta per cento dei bergamaschi che si dichiarano apertamente antimeridionali e della Lega lombarda - scrive Bocca - non si giustificano con il razzismo ma con la schizofrenia".
Non siamo d'accordo con Bocca. E' ricorrente e ben collaudata la sua difesa d'ufficio dell'antimeridionalismo. Ciò che sfugge all'autorevole giornalista è la circostanza che l'ultimo episodio criminoso di Verona si iscrive in un lungo itinerario di violenze e di disprezzo verso i meridionali "trapiantati" al Nord. E poi: l'alibi dell'antimeridionalismo non funziona più come deterrente per non affrontare alla radice la questione meridionale. E' lo stesso Bocca a vanificare l'alibi antimeridionalista quando incita ad opporsi alla "meridionalizzazione dell'Italia", opposizione che giudica "doverosa ed opportuna".
L'incitamento dell'antimeridionalismo deve essere respinto con fermezza, perché giustlfica la progressiva dissoluzione delle ragioni dell'unità, che è il fecondo terreno che alimenta le fortune politiche ed elettorali delle varie leghe nordiste.
Non hanno torto coloro che oppongono un netto, radicale e razionale, rifiuto alla logica separatista delle leghe nordiste: "nel Nord sta nascendo un partito non molto diverso da quello che, or è circa un mezzo secolo, fu il separatismo siciliano" (Giulio Mazzocchi, Giornale di Napoli del 18 luglio).
E' evidente che alla lunga la deteriore ed inqualificabile "crociata" antimeridionalista delle varie leghe nordiste posso condurre alla aberrazione di un nefasto separatismo, più o meno mascherato.
Il separatismo siciliano come la stessa opposizione del meridionalismo democratico facevano proprie le condizioni di arretratezza e di sfruttamento delle regioni meridionali dopo l'Unità.
Il separatismo nordista ha una identità ben diversa. E' figlio dell'intolleranza, è la negazione cieca e rozza dei valori dell'integrazione civile. Non vi sono giustificazioni per il razzismo, che è viltà, violenza, disprezzo, rifiuto dei valori e delle ragioni della civiltà umana. E non vi può essere nessuna... bocca della verità capace di giustificare il rigurgito antimeridionalista, che è il cemento unificante delle varie leghe nordiste.

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