Leuca,
maggio 1987
1. Il Cairo, autunno
1927.
All'aeroporto di Almasa, a riceverlo in viaggio per il Sudafrica.
Non ci conosciamo. E' di modesta statura, inelegante, trasandato,
ma gli basta aprir bocca per "comprare" chiunque. Ha un
involto di circa 2 kg.
"Andiamo a sdoganare il bagaglio", dico. "Eccolo".
dice sollevando l'involto: "la carta per gli articoli, il rasoio
con sapone e spazzolino denti".
"E come fai per la biancheria?"
"Non ho certo il tempo per lavandaie e stiratrici; dove arrivo
compro camicia, mutande, calze e fazzoletti, e sbatto via la roba
sporca".
2. Gondar, 2.4.1936.
Abbiamo occupato l'Amhara, ogni mattino ci ha sorvolato in avanzata,
buttandoci notizie, posta e doni. Ma ora vuole atterrare col piccolo
aereo: a cenni, da terra, lo dirigono dove stiamo apprestando un terreno,
piccolissimo e limitato da burroni e boschi. Si butto giù,
non cappotta sul terreno gibboso. si infila tra gli alberi con uno
schianto. Illeso, ma un'ala è sfasciata, e non è certo
a Gondar che si può trovare aiuto: gli automezzi della nostra
colonna sono i primi che la popolazione vede. Ma un sergente del 3°
Bersaglieri compie in 3 giorni il lavoro, con fili di ferro, chiodi,
legni. Vittorio, indifferente, riesce a decollare e a raggiungere
l'Asmara.
3. Ankara, primavera
1938, cantiere della nuova R. Ambasciata.
Ormai viaggia col proprio minuscolo Breda 39; il precedente è
in fondo all'Egeo, ma lui è salvo, va in Cina e mi vuole come
2° pilota fino a Bagdad. Ma i turchi non lo lasciano ripartire,
sarebbe già in carcere senza l'aiuto dell'ambasciatore: è
arrivato seguendo una rotta aerea proibitissima. Finalmente lo rilasciano.
negandogli beninteso la compagnia d'un amico, anche se con passaporto
diplomatico.
4. Como, febbraio
1944.
Ci incontriamo in tram: gli faccio un cenno, sono nei guai, scendiamo
entrambi fingendoci non conoscenti e andiamo in un posto dove si possa
parlare. "Hai combinato qualche malanno?" chiede a bassa
voce. "Sì. Nelle questure c'è già il mandato
di cattura, e anche la foto nella provincia di Vicenza. E tu?".
"Per me, risponde, per ora niente. Ma non può tardare.
Sono già segnalato per triplice diserzione".
[come corrispondente del "Corriere", come capitano pilota
richiamato, come professore di Filosofia del Diritto nell'Università
di Pavia. Non si è più fatto vivo con nessuno. La moglie
Laura e i quattro figli vivono nella casa di Daverio, e dicono che
lui ha sconfinato in Svizzera].
Ai 4 momenti conviene
aggiungerne un quinto: anche Vittorio è entrato in pieno nel
movimento ribelle, ma nessuno lo ha disturbato a Daverio. Vivo da
lui da un mese (giugno 1944).
E' notte, c'è un coprifuoco severo, le SS tedesche e le brigate
nere di Salò hanno l'ordine di sparare senza preavviso. Siamo
in un bosco con aste acuminate d'acciaio per frugare il terreno dove
da mesi ha sepolto cassette di armi. Non troviamo niente e parliamo
tenendo le labbra a pochi centimetri dall'orecchio. "Non pensi,
Vittorio, che il popolo italiano, lui se la caverà?".
"Certo. Lui ti trasforma in merda anche il granito".