§ Le adozioni in Italia

Figli di un dio minore




Vincenzo Menichella



Nel 1956 Look titolava: "L'unico mercato nero che ci è rimasto"; poco dopo a Napoli, l'avv. G. (impersonato in un film da A. Sordi) veniva fermato sulla nave con un carico di bambini per gli USA; oggi importiamo ed in Salvador li creano proprio per gli italiani, che figli non ne fanno più!
Quando entrai nel Brefotrofio di Roma nel 1947 erano 6000 i bambini assistiti: oggi nessuno, ed il brefotrofio chiude; allora la mortalità era molto alta; dopo alcuni anni fortunatamente non preoccupavano i morti ma i sopravvissuti.
Cosa fare? L'esperienza e la letteratura sconsigliavano l'orfanotrofio; gli affidamenti ai contadini, buoni dal lato affettivo, erano senza garanzie per l'avvenire degli assistiti. Le adozioni "legali" all'estero furono oltre 6.000 da parte della CRI e del Cath. Rel. Sery., mentre in Italia l'istituto dell'adozione (inalterato dal codice di Napoleone) poteva servire a dare una continuità dinastica ad una famiglia, non a dare una famiglia ad un bambino.
Pubblicai (1961) un "progetto di adozione forte per minori abbandonati"; l'on. M. Pia Dal Canton lo presentò nel 1964 e lo difese con entusiasmo (collaborarono Pasi, Galassi, Radaelli), nel 1967 fu legge, nel 1971 non vi era più un bambino abbandonato anche per l'effetto deterrente della dichiarazione di adottabilità sui genitori dal ricovero facile. Un successo pieno: la legge era nata per dare una famiglia ad ogni bambino, non per dare un bambino ad ogni famiglia. Quando finirono i bambini, i mass media, paradossalmente, registrarono solo la delusione degli aspiranti genitori. I bambini non hanno voce!
Così nacque la balla che domina incontrastata da quattro lustri: "Decine di migliaia di bambini languono in orfanotrofi, nascosti per non far perdere le rette di ricovero [vi fu anche un "blitz" contro le madri superiore, con l'impiego di migliaia di carabinieri, N.d.A.], o per l'inettitudine dei tribunali che lasciano i bambini senza famiglie e famiglie senza bambini". la frase la scrissi purtroppo per primo io (infelix culpa), ma circa 30 anni fa!
Si parla oggi di 60.000 minori abbandonati negli istituti, ma l'ISTAT, per minori, indica anche i diciottenni ed i ricoverati per handicap. Gran parte poi ha parenti, sia pure in difficoltà e la legge non consente di togliere loro i figli!
Questa la balla; da essa discende la giustificazione del mercato: se i bambini non li danno, ce li prendiamo da soli! E così nacquero prima le madri miracolate, poi i padri miracolosi.
Una clinica, due donne. Una giovane a termine, l'altra più attempata, con due cuscini sull'addome. Ecco il miracolo: i due cuscini si trasformano in un neonato con relativa falsa dichiarazione di nascita (vi furono alcune condanne); l'altra donna esce dalla porta di servizio.
Nel 1975 il nuovo diritto di famiglia stava per consentire il riconoscimento degli adulterini. Mi precipitai in Senato (ebbi attenzione solo da tre donne, Dal Canton, Falcucci, Tedesco-Tatò) per chiedere che si incaricasse il Tribunale dei minorenni di controllare la veridicità di un riconoscimento da parte di un padre coniugato: non fu possibile per l'urgenza... politica alla approvazione. E così vi furono i padri miracolosi! Una figlia di una sudamericana, giunta nel nostro Paese al settimo mese, trovò un padre che non si era mai mosso dall'Italia; un padre con appendici virili che superavano l'oceano!
Anche dopo l'inserimento della norma nella legge del 1983, il falso riconoscimento è ancora frequente perché, tra ricorsi e cavilli, si arriva ad un'età in cui il tribunale è sotto ricatto: o rompe legami giù consolidati per il minore e perciò agisce "contra legem", perché contro gli interessi del minore, oppure sancisce la divisione degli adottanti in furbi, che hanno il bambino senza sottostare ad indagini psicologiche e sanitarie, e fessi, che dopo molte indagini, preghiere e file non hanno, a volte, neppure delle buone parole! Il bambino, poi, non va certo nelle famiglie più valide "comparativamente", a meno che validità non significhi saper fare bene i fatti propri.
I mass media sono tutti emotivamente schierati a favore degli "irregolari" e forse è giusto che sia così. Non ho voluto scrivere prima che fosse concluso il recente caso (Serena Cruz, N.d.R.) per rispetto al lavoro dei giudici ma, nonostante l'avversione viscerale agli espedienti truffaldini, non riesco a credere che sia stato interesse della bambina cambiare famiglia.
Non condanno perciò gli interventi a favore delle ragioni del "cuore" ma, e decisamente, le autorevoli proposte "de iure condendo" per una legalizzazione delle illegalità, per la sottrazione della materia ai tribunali per i minorenni (validi per tradizione, preparazione e composizione) ed in sintesi per la distruzione del principio da cui ero partito con il mio progetto del 1961 e cioè che a norma dell'art. 30 della Costituzione fosse lo Stato a doversi far carico, in difetto dei genitori, all'allevamento, istruzione ed educazione di un minore abbandonato, nell'unica forma scientificamente corretta e cioè mediante una "adoptio plena", in una famiglia stabile, precoce, idonea (Padre Lener, condividendo tale tesi, scrisse la prefazione ad un mio libro). La tendenza prevalente è che si americanizzi; ognuno si scelga il proprio figlio e se lo vada a prendere, abbandonato o no, desaparecido o no, ma naturalmente sano, bello e possibilmente femmina (nonostante l'augurio "salute e figli maschi", tutti vogliono la bambina!).
Come forma di assistenza per i minori abbandonati italiani, l'adozione non ha più un gran ruolo, ma non si devono negare, per ragioni di razza e di nazionalità, i benefici della vita familiare a nessun bambino (Harvey), ma attraverso agenzie valide e collaudate (come la CRI e il CRS) e con il criterio della scelta comparativa delle famiglie da parte del tribunale, come avviene per i bambini italiani, non con il "raid" delle famiglie in Sudamerica!
La legge deve poi esplicitamente prevedere che, in caso di fondato sospetto di falso nel riconoscimento di un minore, il tribunale per i minorenni possa direttamente svolgere le opportune indagini e agire con provvedimento provvisorio urgente, senza attendere i vari gradi di giudizio civile.
Per l'assistenza in Italia, il problema è di far decollare l'affidamento familiare previsto dall'ottima, dico ottima, legge del 1983 (Iervolino, Tedesco-Tatò ed altri), ma ancora poco nota a molte autorità amministrative che dovrebbero sostenerla. Bisogna sollecitare un affidamento familiare, professionale e cioè, di regola, retribuito, sorretto da servizi sociali.
E' solo questo il modo per ridurre i 60.000 minori degli istituti, che con l'adozione non hanno nulla a che vedere. Bisogna perciò rafforzare la legge, non distruggerla.

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