L'attività
di formazione messa in atto negli ultimi anni presso la BANCA POPOLARE
SUD PUGLIA è stata indirizzata principalmente verso gli addetti
alla rete di vendita, mirando al rafforzamento ed alla crescita della
cultura commerciale e manageriale da parte di chi opera ad immediato
contatto con la clientela.
Tale attività è stata ovviamente posta in rapporto di
continuità col processo di orientamento al mercato ed al cliente
- già da tempo avviato - ed ha trovato le sue puntuali verifiche
nelle recenti campagne di incentivazione (sulle quali ci si è
soffermati nei precedenti numeri di questa Rassegna).
I maggiori volumi non vanno conseguiti facendo leva sui prezzi, perché
in tal modo si ricavano vantaggi esclusivamente nel breve periodo;
agendo, invece, sulla qualità dei prodotti, l'incremento delle
vendite si pone come vantaggio duraturo.
Si vendono più servizi solo se qualitativamente diversi da
quelli esistenti sul mercato; la clientela può essere fidelizzata,
vanificando le azioni della concorrenza, solo soddisfacendo appieno
le sue esigenze.
La qualità percepita dal cliente è collegata all'ultimo
stadio della produzione; ma per ottenere una buona qualità
complessiva occorre migliorare l'efficienza anche nelle unità
organizzative centrali, poiché queste concorrono in modo diretto
alla produzione.
Si è anche considerato che l'attività formativa rivolta
ai soli addetti alla vendita avrebbe potuto creare insidiosi squilibri
"Culturali" tra la struttura aziendale periferica e quella
centrale (la prima sempre più "commerciale", la seconda
ancora legata a logiche burocratico-amministrative); squilibri che
avrebbero accentuato la storica dicotomia "centroperiferia"
creatasi nel sistema (e spesso fonte di disfunzioni e incomprensioni
a livello di comunicazione e di interpretazione dei fini aziendali):
il centro "legislatore-controllore", la struttura periferica
"esecutrice-controllata".
Proprio per neutralizzare questi rischi, nella continua ricerca di
migliori livelli di efficienza generale e di soddisfazione della clientela
"interna", si è deciso di coinvolgere nei piani formativi
anche i comparti centrali, utilizzando la filosofia didattica dell'"imparar
facendo".
La consapevolezza che il miglioramento del processo produttivo può
ottenersi attraverso l'ottimale utilizzo delle risorse disponibili
(e quindi con una continua e graduale evoluzione qualitativa nei processi
aziendali interni ed esterni) ha portato, nell'ambito di un progetto
di formazione a largo respiro, alla costituzione di gruppi di lavoro
misti "centro-periferia", denominati GRUPPI DI PROGRESSO.
Il ruolo-guida svolto dalla formazione globale garantisce una fluida
transazione dal vecchio al nuovo stile, anche se cambiamenti così
innovativi richiedono tempi lunghi di reazione e di adattamento: dalla
gestione del quotidiano, dall'individualismo spesso sospettoso, si
passa alla pianificazione, alla discussione propositiva, al lavoro
di gruppo.

I GRUPPI DI PROGRESSO
sperimentali si sono impegnati nello studio di alcuni processi produttivi,
utilizzando la metodologia del "creative problem solving";
è questo un modello analitico-sintetico assai importante per
avanzare nel processo innovativo; consta di sei stadi (ricerca delle
opportunità, dei fatti, dei problemi, delle idee, delle soluzioni,
dell'accettabilità) e in ciascuno sono presenti le fasi del
pensiero divergente (innumerevoli possibilità) e convergente
(una sola risposta).
Il sistema della soluzione creativa dei problemi è anche alla
base dei "circoli di qualità", introdotti presso
alcune aziende di credito dopo i successi nel settore industriale,
che tuttavia si differenziano dai "gruppi di progresso"
perché omogenei e del tutto volontari, e quindi non inseribili
in organici interventi formativi.
Attraverso l'individuazione collegiale dei problemi specifici e delle
concrete proposte di intervento, presentate in chiave costi/benefici
alla Direzione Generale, quattro gruppi R.U.C. (responsabili degli
uffici centrali) hanno analizzato le varie fasi di un processo completo,
dalla produzione alla erogazione del servizio alla clientela (facendo
ricorso a riunioni di gruppo, interventi in filiale, questionari,
etc., mentre altri sei gruppi hanno utilizzato le varie fasi di processi
produttivi rivolti a "clienti interni".
Il primo bilancio complessivo di questa esperienza è sicuramente
positivo, con tangibili riflessi a livello di comunicazione ed integrazione
interna, evoluzione ed omogeneizzazione della cultura aziendale, eliminazione
di resistenze psicologiche e di schematismi "sedimentari".
Va anche detto, infine, che il nuovo modo di pensare ed operare non
rappresenta un "innesto a rischio", poiché non risulta
del tutto estraneo all'Azienda; in diversi casi si era già
pervenuti a concreti ed apprezzabili risultati, grazie a razionalizzazioni
nel lavoro di routine, di automazioni "fatte in casa", etc..
Questo, d'altro canto, lascia ben sperare nel buon esito degli ulteriori
interventi formativi in corso di svolgimento.