§ Opinioni

Le incognite dell'ultimo decennio




Paul Anthony Samuelson



Come finirà questo nostro secolo? Non nel clamore, ma nel pianto", scrive Eliot; mentre Frost ci addita la scelta tra il Fuoco o il Gelo.
Noi economisti, meno soggetti alla potenza evocatrice delle immagini, dobbiamo attenerci alla realtà dei fatti. L'estrapolazione delle attuali tendenze mi induce a ritenere che per gli anni Novanta le probabilità sono a favore di una crescita reale globale. Nella maggioranza dei Paesi la vita sarà un po' meno breve e meno afflitta dalla fame.
Nell'era post-Gorbaciov emerge infatti la ragionevole speranza del superamento della guerra fredda, che riduce in modo concreto il rischio statistico di un olocausto nucleare. Nel momento in cui le risorse vengono destinate al burro invece che ai fucili, le possibilità di un miglioramento dei livelli di vita devono poter aumentare.
Per quanto riguarda l'Italia, l'andamento economico degli anni Ottanta è stato migliore di quello del decennio precedente, all'insegna dei problemi con l'Opec. Come tutti gli altri Paesi del Mercato Comune che, con il 1992, avvieranno una maggiore cooperazione commerciale, anche l'Italia può sperare in una prospettiva favorevole in questi ultimi anni del Ventesimo Secolo. Per il futuro, tuttavia, sembra inevitabile un certo rallentamento. Dalla fine del conflitto, vale a dire dal 1950 fino alla questione energetica scatenata dall'Opec attorno al 1975, abbiamo sperimentato una miracolosa età dell'oro. Mai prima di allora, e mai dopo di allora, i Paesi industrializzati e in via di sviluppo hanno registrato un aumento del reddito così sostenuto e prolungato. E' stato, il nostro, il trionfo dell'Economia mista: frutto dell'epoca post-keynesiana.
Negli Stati Uniti le conquiste scientifiche si sono succedute a ritmi di primato, mentre l'Europa occidentale e l'Area del Pacifico imparavano dall'America l'arte di stimolare la produzione. In tal modo, esse hanno ridotto -ma non eliminato- il divario di superiorità di cui gli Stati Uniti avevano goduto nella prima metà del secolo. La promessa mai mantenuta di Mussolini di dare agli italiani livelli di vita simili a quelli delle società più ricche si è finalmente avverata, nel dopoguerra.
Anche nelle società povere e arretrate le febbri malariche sono state combattute col ricorso a controlli medici; i raccolti si sono raddoppiati e quadruplicati grazie all'impiego di nuove sementi e di fertilizzanti. In regime di Economia mista, il prodotto globale è cresciuto meglio e per un periodo più lungo rispetto ai risultati ottenuti in regime di Capitalismo puro.
Nell'eterno scontro tra principio della diminuzione dei profitti e la creatività della scienza, il Ventesimo Secolo è stato testimone dei trionfi dell'innovazione e delle conoscenze. E il decennio a venire, sulla base dei dati disponibili, vedrà ulteriori conquiste nel campo della biologia e dell'ingegneria. Per dirla in breve, tutto sembra smentire quei futurologi che prevedono un Gotterdammerung dell'economia. Nel 1999 le riserve di petrolio non saranno esaurite e se l'inquinamento atmosferico potrà aumentare in non poche regioni, è anche vero che la volontà di preservare l'ambiente potrà stabilizzare in modo sensibile, se non addirittura annullare, i danni provocati dalla precedente rivoluzione industriale.
Occorre, però, smentire anche chi prevede che l'andamento economico degli anni Novanta sarà superiore a quello dei primi decenni del secolo. I dati, infatti, sono lì a indicare che il quarto di questo Ventesimo Secolo ha registrato un ampio rallentamento della crescita a fronte del quarto di secolo precedente. Questo riguarda, in particolare, l'Europa negli anni dal 1973 al 1985, ma anche il Giappone, che ha visto dimezzare i tassi percentuali di crescita rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta.
Un'eccezione è rappresentata dalla Corea del Sud, da Singapore e da Taiwan, che nella metà del decennio in corso hanno registrato tassi annuali di crescita di due cifre.
Fenomeno, questo, che trova una sua spiegazione nel fatto che si tratta di società d'industrializzazione recente e pertanto in grado di far lievitare la produzione grazie all'imitazione e all'entusiasmo. Anche per questi Paesi industrializzati dell'ultima ora, comunque, si verificheranno quanto prima un rallentamento e una normalizzazione del tasso di crescita.
Allo scopo di illustrare la modesta tendenza al rallentamento dei profitti in questo ultimo quarto di secolo, espongo qui di seguito uno schema quinquennale relativo al rallentamento che ritengo prevedibile per quanto riguarda l'America. Dal '75 all'80 la crescita del Pil è stata del 3 per cento. Dall'80 all'85, del 2,5 per cento. Dall'85 al '90, del 3 per cento. Dal '90 al '95 sarà del 2,5 per cento. Dal 1985 al 2000 sarà del 2,4 per cento.
Il fatto che Germania Ovest, Regno Unito e resto d'Europa occidentale possano evidenziare un andamento simile non è da stupire. Se la perestrojka riuscirà a sopravvivere nell'Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est e se comincerà a dare i suoi frutti - due interrogativi non da poconon è escluso che, rispetto all'andamento negativo degli anni Ottanta, possa verificarsi una netta ripresa.
L'eventualità che i disordini politici prendano il posto del torpore della burocrazia totalitaria equivarrebbe ad una vera e propria tragedia. E il realismo impone di tener conto anche di una minima probabilità che questo scenario catastrofico si realizzi.

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