§ Uomini senza storia

Mafie e luoghi comuni




Maria Rosaria Pascali



Dicono che noi meridionali siamo un popolo di ingrati, di inconcludenti. Che non facciamo mai nulla di costruttivo. Eppure - dicono - di denaro quaggiù ne è stato mandato, a bizzeffe. Forse, se non fosse andato a impinguare le tasche di qualche "gran signore", se non si fosse impantanato nei lunghi corridoi burocratici, se non fosse stato incanalato in operazioni che si sapevano fallimentari, forse un po' meglio oggi staremmo. Ma recriminare non serve. Tanto più che ben altrettante scelte ci riserva il presente e, di fronte a queste scelte, non sappiamo fare altro che riapprovare e consolidare proprio quella linea di condotta contro la quale paradossalmente inveiamo.
Un popolo di ingrati, dicevamo. E ce lo dicono anche le varie "lighe" del Nord che, per superare "squallidi" preconcetti e diffidenze sulla loro natura "non razzista", hanno addirittura costituito altre due leghe al Centro e al Sud. Chi è razzista a questo punto? Meno male che quaggiù qualche "illuminato" c'è e ha votato in loro favore. tenendo alte le sorti di quest'altra "cosa"!
A ognuno il suo, sembra la loro parola d'ordine: la Lombardia alla Lombardia, la Calabria alla Calabria... la ricchezza al Nord, il sottosviluppo al Sud; ognuno ha la sua croce, non si riesce però ad intravvedere la loro.
O forse sì: la loro croce è e continua ad essere un Sud che pesa, come una palla al piede, un Sud indispensabile solo nella sua sudditanza (quale inesauribile fonte di drenaggio di risorse, colonia di clientelismi che consolida le scelte di base), ma guai ad ammetterlo, a sporcarsi le mani. Le mani se le sporcano i tanti "terroni" che, a conferma di una tradizione secolare, continuano ad emigrare al Nord e ad accettare i lavori più umili che possano esistere per vivere.
Comunque, sarebbe sbagliato credere che tutti i settentrionali che ce l'hanno con noi facciano questo tipo di discorso. Non tutti sono così intelligenti. La maggior parte crede ancora nella razza superiore. E' la superiorità dell'ignoranza. Con tanto di morale, come se non bastasse. Morale da ridere. E' un Nord stanco di sequestri e di uccisioni di bambini, di un ambiente malavitoso che infanga il nome di un popolo (quello settentrionale, ovviamente!) fiero e dignitoso, meticolosamente operoso. Come se noi, quaggiù, fossimo contenti, complici dei delitti, criminali per vocazione. Perfino un prete ci ha condannati, in massa, con un atto di "simbolico coraggio", di sdegno profondo, ma che, in realtà, è di estrema generalizzazione.
Mafia, perché. Droga, perché. E perché quaggiù niente riesce ad attecchire. E i clientelismi, perché. Se lo è chiesto quel prete? Se lo è chiesto la gente del Nord? E la lega lombarda e quella veneta ... ? Certo, è più semplice il campanilismo da quattro soldi, lo scaricarsi da ogni responsabilità, il prendere le distanze da certi fenomeni, ignorandone volutamente altri.
Se si prendessero in considerazione anche "questi altri" si avrebbe l'immagine completa di tutto uno Stato criminoso, di cui il Mezzogiorno costituisce solo una parte, forse la più appariscente, ma certo non la più vergognosa. Si scoprirebbe che non esiste una "Mafia", ma tante e tante mafie che si nutrono di tangenti, di denaro pubblico e di evasioni fiscali. Mafie ingrossatesi al Nord. Mafie da gran signori, naturalmente. Chissà perché, nella morale comune, questi fenomeni vengono visti in modo meno terrificante di un sequestro di persona! E soprattutto, è veramente strano che si inveisca solo contro un assistenzialismo che ha e continua ad arricchire piccoli gruppi del Sud, svenando - si dice - il patrimonio statale e si sottilizzi sui grandi movimenti di denaro che, nel Nord, arrivano a condizionare l'economia intera: ci riferiamo all'uso, o meglio, all'abuso della Cassa integrazione speciale, ai danni irrecuperabili che l'industrializzazione incontrollata ha prodotto, distruggendo la natura, rendendo invivibili le città, inquinando cibi, acqua, aria, aumentando a dismisura la percentuale di tumori al polmone e allo stomaco. Chi paga o pagherà per questo? O è solo che si tratta di fenomeni che rientrano nella "normale" logica capitalistica? Ma già, la mafia, quella "vera", è tutt'altra cosa...
E, soprattutto, è quella che più balza agli occhi del mondo.
Anche l'Europa del '93 lancia seri moniti: un'Europa disposta ad aiutare tutti i Sud del mondo, tranne il nostro. "Sarà il mercato a condannare le regioni ormai prigioniere del fattore M all'emarginazione e al degrado". Un discorso non meno "leghista" di quello che si svolge all'interno del nostro Paese. Un discorso spicciolo che non tiene conto degli effetti deleteri che una ulteriore emarginazione di queste aree avrebbe sulla vita dell'intera nazione, dell'instabilità cui si andrebbe incontro. E comunque, altro che giusta condanna: qui si tratterebbe di mandare allo sbaraglio migliaia di persone che con la mafia non hanno niente a che fare o che mafiose sono diventate per forza maggiore, perché lo Stato non ha offerto loro una seria alternativa. l'Europa della "signora Thatcher" ha poco da strillare. la questione è grave ed è politica. La questione, con o contro la volontà del più, va risolta e va risolta in maniera politica. L'Italia del grandi agglomerati non ha proprio nulla da guadagnare da un Sud emarginato, anzi, ha molto da perdere. E se questo non lo si vuole capire, beh, c'è solo da aspettare. Sicuramente noi meridionali ce la passeremo male, ma in fondo non è che sia una novità, non è che questo disturberà gli "squilibrati" equilibri esistenti. O credete davvero che il cosiddetto "fattore M" abbia paura' del '93? O che i suoi traffici non continueranno ad infestare tutta l'Italia? Se la mafia esiste è perché c'è terreno fertile fin su nei vertici dello Stato. Se la mafia è così forte è perché non così forte è lo Stato. Insomma. non è una questione meridionale, o meglio, non solo meridionale. Capito questo, si capisce pure che l'indipendentismo ha le gambe corte e che la soluzione si deve trovare su un fronte totalmente opposto.
Invece, continuiamo a cadere nei luoghi comuni, scarichiamo la rabbia sui nostri simili, cerchiamo di non omologarci creando differenze di comodo, e così facendo perdiamo il senso del nostro agire, agiamo manovrati da impulsi esterni che ci condizionano, senza mai chiederci il vero perché di certi istinti xenofobi, di un odio cosmopolita: settentrionali contro meridionali, perché così deve essere, per non creare confusione; meridionali contro settentrionali, per reazione o per rancore innato. E poi, settentrionali contro settentrionali, meridionali contro meridionali e tutti insieme contro gli extra-comunitari in un tafferuglio spasmodico, aberrante.
Sarebbe bello ritrovarsi in questa torre di Babele, senza smanie di distruzione. Costruire, costruirsi, far rinascere l'Uomo. Ritrovare, ritrovarsi, crescere insieme. Ridimensionare il ruolo di un sistema in cui noi tutti continuiamo ad essere semplici burattini dai gesti programmati (anche le parole non sono più le nostre). Ed io non sono più terrone e tu non sei più polentone, negro o bastardo, ma io sono io e tu sei tu, nella nostra differenza che è nell'unicità dell'essere e che è la sola che veramente possa esistere senza velleità.
E noi quaggiù che ci chiudiamo nel vittimismo, nell'odio non meno razzista di chi ci disprezza, noi quaggiù, per un attimo, un solo momento, abbiamo mai tentato di invertire rotta? No. E quei pochi che lo fanno, quei pochi illuminati, quei giovani, pochi, che tentano di sfondare il muro degli inganni continuano a restare senza storia.
E si è visto. Si è visto con le ultime elezioni. Qualcosa di spaventoso sta accadendo. si sta consolidando. E a questo punto, anche parlare, scrivere, inveire, diventa inutile. Una falsa democrazia, che lava e fonde cervelli insieme. Sì, uomini dai cervelli lavati, questo oggi siamo. E non c'é Nord o Sud che regga. Nella differenza si riscopre l'identità. Identità di menti intorpidite, mercificate, alienate. Dove la fantasia ha un unico scopo: la vendita di tutto, di tutti. l'opposizione, quella vera, diventa pietosa impotenza.
Non dimentichiamo che un movimento di studenti è stato gettato nell'isolamento. Un movimento nato nel Sud, a Palermo, e non a caso.
Giovani con la voglia di lottare, di non adeguarsi. Doveva essere un momento di incontro per tutti quegli strati sociali che più risentono delle miserie del sistema. Anche questo movimento è stato emarginato, catalogato come espressione nostalgica di una stagione di lotta "che fu". La stampa li ha distrutti, qualche "autorevole" esponente politico li ha tacciati di terrorismo. Il Sud poi... Non stiamo parlando degli uomini del potere: il loro agire è pressoché scontato. Stiamo parlando della gente "comune", di quella gente che passa il proprio tempo a lamentarsi, perché le cose vanno in un certo modo e nessuno le fa cambiare. Quella gente dov'era? E i dotti professori dov'erano, quando si facevano assemblee e si aveva voglia di discutere con loro? Allora, quei professori dovevano essere in ben altre faccende affaccendati. Oggi, a qualche mese di distanza, li abbiamo visti riunirsi a Bari, docenti e politici, nella facoltà di Economia e Commercio, in un convegno sul tema Ordinamenti didattici. Un convegno mai pubblicizzato, tenutosi (pensate un po') di domenica! C'eravamo, per caso, anche noi, pochi, cinque per l'esattezza, ad ascoltare le loro idee. E quando abbiamo detto che, forse, non era stata chiamata in causa la componente più interessata, ci hanno accolto con un senso di fastidio...
E allora siamo alle solite. I giovani, al Sud, continuano al massimo ad avere un ruolo secondario, mai una reale autonomia di scelta. E guai ad alzare la testa. Lì è guerra aperta. Lì si fa valere lo Stato repressivo. Lì si mobilita tutto un esercito di proseliti, giovani anch'essi che hanno scelto la strada più semplice per vivere, quella di omologarsi. Un esercito di venduti, in genere medio-borghesi, che la stampa bada bene di delineare come i veri rappresentanti della classe giovanile. Ma questi giovani in giacca e cravatta che hanno a che fare con quelli persi nei circoli della droga, con i figli di povera gente, con noi, giovani pure, che vogliamo accedere al mercato per diritto e non per grazia ricevuta, con noi che del Sud amiamo un'altra immagine, fatta di uomini dalle braccia rozze e forti che venduti non erano?

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