La
scuola elementare è quella di Arzano, in provincia di Napoli.
Il maestro è Marcello D'Orta. L'idea: raccogliere sessanta temi
di bambini e pubblicarli (con Mondadori!) col titolo di uno dei tantissimi
anacoluti che costellano gli svolgimenti: Io speriamo che me la cavo.
D'Orta, trentasettenne, è napoletano, combattente della pedagogia
in terre di frontiera: Secondigliano, poi Forcella, infine Arzano. Qui
ha raccolto il materiale, scegliendolo secondo canoni inconsueti: non
per (dis)valori grammaticali o sintattici, ma per contenuti di sincerità,
di freschezza, d'ironia; qualità godibili, scintille d'umorismo
involontario, ma la cui luce abbagliante illumina miserie profonde e
disperazioni secolari. Si sorride, ma soprattutto si riflette. Questo
è Sud. Questo è il Sud di un paese che sta per entrare
in un'Europa da terzo millennio. Questi piccoli scrittori sono i bambini-adulti
che frequentano il banco di vita nella loro scuola formale; quella sostanziale
è nelle strade, nei vicoli, nei bassi. Un giorno avranno un bagno
nel quale non piove, viaggeranno in moto o in automobile, entreranno
in burocrazia o metteranno su un'officina; oppure staranno con le braccia
appese, disoccupati, assistiti e dominati. Allora potranno parlare come
quel genitore che al professor D'Orta al quale avevano bucato le gomme
apertamente disse: "Io sono un uomo di Cutolo e se c'è qualcuno
che le vuol male sappia che per lei io sono sempre a disposizione":
offrendo, così, il suo bene più prezioso,
l'esser camorrista. Lo spaccato è impressionante: "Il maestro
non va d'accordo con le altre maestre perché le altre maestre
gridano sempre e si sparano le pose e fumano sempre nei corridoi, e
non sanno niente". "Scoppia l'inferno tra i maestri: si bisticciano,
litigano, si tirano le secce, il maestro pensa che loro sono molto barbari
e non trase in mezzo. Allora, quando vedono che lui non dice niente,
lo vogliono far fesso e gli danno l'aula più fetente". "La
mia aula è sempre sporca. I bidelli sono tutti della camorra
e non vogliono fare niente. Il direttore li grida e quelli gli bucano
le ruote". Arriccino pure il naso gli storici, ma "la Rivoluzione
francese vide che c'era stata la Rivoluzione americana e fece la Rivoluzione
francese". E poi, "i garibaldini erano mille e vestivano come
il Liverpul. Quando Garibaldi divenne re d'Italia, ai 1000 li fece diventare:
a chi principe, a chi cavaliere, a chi onorevole. A quelli che avevano
sparato male, non so che cosa li fece diventare, forse facchini?".
Raccontare il film che è piaciuto di più: un alunno racconta
l'Odissea, con Polifemo che mangia i compagni di Ulisse, "ma nessuno
voleva morire, volevano vivere un altro pò. Uno gridava: Polifemo
non mi mangiare, mangia quell'altro!". Infine Ulisse torna a casa,
dove "i Proci facevano i guappi, si sparavano le pose"; tremendo
vendetta. E poi? "Alla fine lavarono il pavimento di sangue con
una specie di varechina, e se n'andarono a dormire". Ritratto di
un paese: Casavatore. "A Casavatore c'è sempre la guerra.
Pure la domenica.
Si ammazzano come si vedono. Se uno sta per morire a terra prima di
morire a quello che l'ha ucciso gli tira un coltello pure da terra.
Si ammazzano per ogni fesseria. Un vigile che deve fischiare a uno che
passa col rosso fa finta che non lo vede. Se lo vede, lo ammazzano.
Quel vigile è mio zio". Arzano come il Far West.
Ma anche altre facce di Arzano, delle desolate solitudini dei Sud. "Mio
padre dice che senza i pisielli (ndr: i soldi) non si fa niente nella
vita, e quando dice questo si guarda con una faccia schifata davanti
allo specchio, e io capisco che sta la per sputarsi in faccia, e mi
fa pena". "Ad Arzano meno male che siamo tutti poveri. Ad
Arzano non c'è nessuno che chiede la limosino perché sa
che nessuno gliela può dare".
"Noi mangiamo davanti alla televisione. Però, come ci sediamo,
comincia lui, il telegiornale. Comincia sempre quando noi cominciamo.
Mio papa, quando vede che esce scritto Napoli, dice: statevi tutti zitti,
vediamo qualaltro guaio èsuccesso". "Il giorno che
Napoli vinse lo scudetto, nel mio vico tutti hanno sparato le botte,
noi abbiamo buttato dal balcone le seggie vecchie e abbiamo fatto fuggire
dalla gabbia il papavallo, che stava morendo, per dargli la libertà
prima di morire". "La reggina Maria Antonietta faceva una
bella vita, si alzava a mezzogiorno è cinque, fasceva colazione
col cappuccino e il mottino, poi si lavava la faccia, le unghie e il
bidé".
"Un giorno Lazzaro ebbe una brutta malattia della pelle, e essendo
che in quel paese Iospedale più vicino stava a Roma, nel frattempo
morì". "Lui ha l'apparente età di trentanni,
però è un pò più vecchio di cinque. Porta
la barba e gli occhiali. Porta i capelli un po castani e un po biondi.
Porta gli occhi celesti e verdi. D'estate viene abbronzato, d'inverno
no. Lui è un pò alto e un pò basso ... ".
Ricordate L'oro di Napoli? e Miseria e nobiltà? e Totò
ed Eduardo De Filippo? La materia prima il Sud ce l'ha a portata di
mano: è nel rapporto diretto, immediato, tra sistemi di vita
e comportamenti, con la mediazione del linguaggio. L'espressività
è totale. C'è un precedente, in merito: quello del gruppo
di Danilo Dolci, che raccolse le "confessioni" di un certo
numero di siciliani, i quali parlavano a tema libero (in Racconti siciliani)
di lavoro, di sesso. di mestiere di vivere, di mafia e di ammazzamenti,
di campieri e di fame, di paesi sotto la canicola, di fiumare scheletriche,
di gente stradale.
Erano uomini. Questi sono bambini, ma giù cresciuti molto al
di là del loro cinque o sei anni, sensibili osservatori delle
desolazioni e delle miserie e delle violenze da cui sono circondati.
lo non so se siano mai stati crisalidi, ma son sicuro che la vita ha
riservato loro un veloce margine di smarcamento, un processo abbreviato
di autonomia. Chissà quanti di loro cadranno nella tela del ragno
camorrista, fra qualche anno. Per ora, sono, nel Limbo in cui vivono,
le libere farfalle della "squola" del Sud.
Quale, fra
tante parabole di Gesù, preferisci?
Io preferisco la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto
che sarò già morto da un secolo. Dio separerò
le capre dai pastori, uno a destra e uno a sinistra, a centro quelli
che andranno in Purgatorio.
Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi, fra capre,
pastori e mucche. Ma Dio avrà tre porte. Una grandissima. Una
grandissima (che è l'inferno) una media (che è il Purgatorio)
e una strettissima (che è il Paradiso). Poi Dio dirà:
"Fate silenzio tutti!" e poi li dividerò. A uno quà
e un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi
di quà, ma Dio lo vede. Le capre diranno che non hanno fatto
niente di male, ma mentiscono. Il mondo scoppierà, le stelle
scoppieranno, il cielo scoppierò. Arzano si farà in
mille pezzi. Il sindaco di Arzano e l'assessore andranno in mezzo
alle capre. Ci sarà una confusione terribile, Marte scoppierà,
le anime andranno e torneranno dalla terra per prendere il corpo,
il sindaco di Arzano e l'assessore andranno in mezzo alle capre. I
buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un
po ridono e un po piangono. I bambini del limbo diventeranno farfalle.
Io speriamo che me la cavo.
Il maestro
ha parlato della Svizzera. Sapresti riassumere i punti salienti?
La Svizzera è un piccolo paese dell'Europa che si afacia sulla
Svizzera, l'Italia, la Germania, la Svizzera e l'Austria. A molti
laghi e molte montagnie, ma il mare non bagnia la Svizzera, e soprattutto
Berna.
La Svizzera vende armi a tutto il mondo per farli scannare ma lei
non fa neppure una guerra piccolissima.
Con quei soldi costruisce le banche. Ma non le banche dei buoni, le
banche dei cattivi, specialmente i drogati. I delinquenti della Sicilia
e della Cina mettono lì i soldi, i miliardi. La polizia va,
dice di chi sono questi soldi, non lo so, non telo dico, sono cazzi
miei, la banca è chiusa.
Ma non era chiusa! Aperta, era!!
La Svizzera, se a Napoli tieni il tumore, a Napoli muori, ma se vai
a Svizzera muori più tardi, oppure vivi. Perché le clinica
sono bellissima, il tappeto, i fiori, le scale pulite, neanche una
zoccola. Però si paga molto, se non fai il contrabbando no
ci puoi andare.
Va bene lungo così, il tema?
In quale epoca
vorresti vivere?
Io vorrei vivere all'età della pietra, per buttare mazzate.
Infatti a quei tempo si facevano molte lotte. Se tu appartenevi ad
una tribù e un altro apparteneva a un'altra tribù, e
si incontravano in mezzo alla strada, allora, come si guardavano in
faccia, si colpivano.
L'arma di quei tempo era la clava, e chi non ce l'aveva era morto
perché senza clava non ci si poteva difendere. Chi non teneva
la clava si difendeva coi calci, i pugni, le capate, gli sputi. Ma
alla fine moriva lo stesso.
Al tempo della pietra i vulcani eruttavano sempre, la terra tremava,
gli animali anche se erano sazi si mangiavano tra loro, ed era sempre
cattivo tempo.
Non si trovava pace all'epoca primitiva. In famiglia si litigava sempre,
ed erano tutti sporchi. Non si lavavano. Non si pettinavano. Non si
facevano la barba. Neppure le donne.
Un bambino, appena nasceva, già era un uomo primitivo.
Non c'erano riscaldamenti, non si sapeva come passare il tempo libero,
e allora si facevano gli spiringuacchi (1) sui muri. Se un animale
feroce entrava nella caverna, subito io riempivano di mazzate, e se
lo mangiavano anche se era feroce.
Quando d'estate faceva caldo, la notte entravano in casa certe zanzare
preistoriche grandissime, e non facevano dormire, e l'uomo bestemmiava.
A me mi piace l'età della pietra, perché fecero molte
scoperte e invenzioni. Si inventò la ruota senza raggi, la
clava, l'età del bronzo, la palafitta sull'acqua, l'aratro
rudimentale, la selce scheggiata. L'uomo a quei tempo incominciava
ad essere intelligente, però somigliava ancora alle scimmie.
Quando finirono di somigliare alle scimmie diventarono Egiziani, ma
questo è un altro capitolo.
E questo è il tema.
1) Scarabocchi
Se fossi miliardario.
Se fossi miliardario non farei come Berlusconi, che si tiene tutto
per sé e non dà niente a nessuno e fa solo i filmi sporchi.
Lui ai poveri non li pensa. lui è miliardario solo per sè
e per la sua famiglia, ma per gli altri non lo è. Io se fossi
ricco come lui farei il bene, per andare in Paradiso.
Se io fossi miliardario, li darei tutti ai poveri, ai ciechi, al Terzo
Mondo, ai cani randaggi. A Caivano ci sono un sacco di cani randaggi
che li sperdono, e quelli vanno sotto alle macchine.
Io se fossi miliardario costruirei tutta Napoli nuova e farei i parcheggi.
Al ricchi di Napoli non darei una lira, ma al poveri tutto, soprattutto
ai terremotati. Poi farei uccidere la camorra e salverei i drogati.
Per me mi comprerei una Ferrari Testarossa vera, una villa e una cameriera
per mamma. A papà non lo farei andare più a lavorare
ma lo farei stare in penzione a riposarsi, a Nicolino gli comprerei
i vestiti e una 126, a Patrizia tutti i dischi di Madonna. Poi comprerei
pure una macchina nuova pure al mio maestro, perché la suo
è tutta ammaccata, e infine vorrei andare a Venezia per vedere
Venezia. Infine vorrei parlare con Maradona e Invitare a cosa mia
Maradona per mia sorella Patrizia.
Io tutto questo lo potrò fare, se vincerà il biglietto
di Agnano che ha comprato papà.
Una partita
di calcio tra la squadra della tua classe...
Il tiro di Ciruzzo era andato dentro e non fuori, ma l'arbitro era
abbacchiato col provessore, e perciò il provessore ha vinto
la coppa. Noi la nostra classe doveva vincere, ma invece a vinto quela
del provessore Esposito, perché lui a lui gli fa i regali a
Natale e Il mio provessore che è povero non glieli fà.
Ma non è giusto. Poi il provessore Esposito quanto aveva vinto
le altre partite sule altre squadre faceva il gallo sulla munnezza,
ma se ci stevemo noi la munnezza non eravamo.
Capretto se non pisciava quella palle, alla fine noi vinceremmo lei
coppa, ma il bidello a fatto vincere il provessore Esposito se no
lui a lui non glielo faceva più il regalo. Ma non ègiusto.
Io mò no sò se devo sgonfiare le ruote al bidello o
al provessore Esposito.
L'8 marzo è
la festa della donna. Parla della condizione femminile.
Io penzo (e credo) che la donna deve essere uguale a l'uomo, perché
non è giusto che non è uguale. L'8 Marzo la donna deve
essere uguale, all'uomo!
In quel giorno tutti gli uomini portano le mimose alle donne, e anche
agli altri uomini, però io conosco un uomo che l'8 Marzo a
una donna gli diede un calcio. Melo ha raccontato m'io patre.
Mio patre porta I tram adesso, ma una volta faceva Il pompiere. Allora
accadde che una donna dell'8 Marzo si voleva buttare giù dal
tetto, e chiamarono i pompieri. Mio patre era quello che saliva sulle
scale per non fare gettare la gente dal palazzi. lui salì,
e quando si trovò faccia a faccia con la pazza gli disse: "Ma
tu perché ti vuoi buttare per farci passare un guaio a noi?".
Allora quella un poco ci penzò ancora se si voleva buttare
o ritornare nel salotto, e penzò di buttarsi. Ma anche mio
patre si buttò su di lei e la prese.
Quando scesero giù, un amico di mio patre, che era pompiere
(ma giù) diede un calcio allei pazza per la paura che s'era
preso.
Io se ero quel signore il calcio non glielo davo quel giorno ch'era
l'8 Marzo, un altro giorno sì.
Come hai trascorso
l'estate?
L'estate l'ho trascorsa quest'estate, al mare, a Posilleco.
Mi sono divertito un sacco, al mare. C'era la sabbia, la rena e il
mare, a Pusilleco. Noi ci siamo affittati un'ombrellone, una seggia
sdraio e la cabbina. Mia sorella veniva già col costume sotto,
quell'altra sotto invece non teneva niente.
Io portavo sempre le formette, le palle, il tamburello, i birilli
giganti. Veramente a palla non si poteva giocare, ma a me che me ne
fotte? io ci giocavo lo stesso!
A mare facevamo i cavalloni, gli spruzzi, gli sputi, i capitomboli,
il morto. Facevamo le telline, sulla spiaggia!
Quando io correvo sulla spiaggia tutta la rena andava in faccia al
signori che dormivano, e quelli gridavano. Ma a me che me ne fotte?
io correvo!
Quando giocavo acchiapparella con Totore, lui cadeva sempre, e lo
gli gridavo: "Strunz, si carut!", ed ero felice.
Poi l'estate finì, e io sto sempre a Mugnano.
Narra la passeggiata
che ti è piaciuta di più.
La passeggiata che mi è piaciuta di più èstata
domenica scorso, che sono andato allo scasso.
Il giorno prima mio zio mi aveva detto: "Se stasera farai il
buono, domani ti porterò allo scasso".
Io allora ho fatto subbito [i buono, e zio mi ha portato allo scasso.
Allo scasso è bellissimo. Dovunque ti giri, scasso. le macchine
stanno una sopra all'altra, formando delle montagne, e sembra di stare
all'Alledenlandia.
Mio zio cercava una marmitta, un pò consumata, anche un pò
ammaccata, non tanto nuova, basta che buttava fumo. Prima di entrare
mi ha detto: "Salvatò, vedrai che affare faremo! A tuo
zio nisciuno 'o fa fesso! Ancora adda nascere chi fa fesso a tuo zio".
Però, non appena siamo entrati, un cane nero con un collare
tutto punte, ci ha corso incontro, e io stavo morendo dalla paura.
Allora è venuto il padrone (che sembrava un cane pure lui)
e gli ha gridato: "Liò vattenne! ", e Lione per fortuna
se gliuto.
Mentre mio zio cercava la marmitta, io ero felice.
C'erano un sacco di macchine ammaccate, i fari senza luce, i volanti
fermi, le gomme moscie, le pozzanghere, le portiere aperte, le targhe
senza targa,- un'automobile stava dentro a un fosso e un bambino ci
pisciava sopra.
Io quando divento grande farà l'uomo dello scasso.
Poi zio è tornato senza marmitta in mano, e il cane e il padrone
gli abbaiavano contro, e lui era tutto arrabbiato, e io ho capito
che non aveva fatto l'affare.
Quando ho raccontato tutto a papà, papà mi ha risposto
che i cafoni di Benevento fanno tutti una brutta fine, e allora ho
saputo dove era nato zio.
La pioggia
è benefica, però...
La pioggia è benefica, perché fa parte del ciclo dell'acqua.
li mare bolle sotto i raggi del sole, e poi evaqua, e si trasforma
in nuvole che si trasformano in pioggia. Quando piove tutta l'aria
è più fresca, gli alberi sono più freschi, la
terra più fresca, il mare più fresco, le strade più
fresche. Anche noi ci sentiamo più freschi, a volte freddi.
D'estate la pioggia è benefica. Tutta la natura ha sete, e
se non piove mai ha ancora più sete; ma poi viene, essa, e
la natura si libbera dal caldo. I contadini alzano la zappa all'aria
e ridono felici e dicono l'acqua! l'acqua viene! anche la moglie ride,
ma senza zappa. Quando viene l'inverno la pioggia è benefica
all'Africa, dove è sempre Agosto, ma a Arzano non è
benefica: è malefica.
Quando piove, a Arzano si allaga tutto Arzano.
Le strade diventano fiumi, mari, cascate, fontane, e nessuno può
circolare più.
Una macchina entra a Arzano che piove, va a fondo.
Le saittelle zompano per l'aria e bollono d'acqua; i topi fuggono
da essa.
A casa mia quando a Arzano piove, piove ancora di più. A casa
mia ci sono due Arzano. Scorre da tutte le parti, e io non posso studiare:
i libri si inzuppano. Quando andiamo al gabinetto, e a Arzano piove,
èmeglio che al gabinetto non ci andiamo, se a Arzano piove!
Infatti, se stiamo seduti sul gabinetto, è meglio che facciamo
solo l'atto piccolo così ci scorre solo un mezzo litro di acqua
in testa, ma se facciamo atto grande (e specialmente mio padre, che
si porta il giornale oppresso) allora ci scorrono dieci litri d'acqua
in testa.
Quando la pioggia è finita, tutta la casa sa di muffa. Tutta
la famiglia sa di muffa: puzziamo d'acqua! Mia madre con una specie
di secchio raccoglie tutta l'acqua dalle stanze, mio padre guarda
i muri fraciti, mia nonna la fanno togliere davanti ai piedi. lo allora
me ne esco, perché sono tutti pazzi dalla nervatura, e mi possono
picchiare per senza niente. Per questo certe volte non studio perché
piove.
Milano, Roma,
Napoli, sono le tre città più importanti d'Italia. Ricordi
le loro caratteristiche?
Milano, Roma, Napoli, sono le tre città più importanti
d'Italia. Ricordi le loro caratteristiche? Sì.
Incominciamo da Milano, che è la più alta. Milano è
la capitale della Lombardia. Essa come il Piemonte non ha il mare,
però ha le montagne. Milano è la città più
ricca e grande d'Italia: lì si comanda a tutte le industrie
d'Italia. Tutte le industrie stanno tutte a Milano, anche il libro.
A Milano la gente è tutta ricca, uno è più ricco
di un altro, non esistono i poveri. Un povero che chiede la carità
a Milano, non è di Milano, è di Foggia.
Le persone non si guardano tanto in faccia a Milano, un vicino di
casa è come fosse un lontano di casa!
Se vai a faccia a terra a Milano e a Bergamo nessuno ti alza: ti lasciano
sulla vita, soprattutto a Bergamo alta. A Napoli invece ti alzano.
A Milano c'è sempre la neve, il freddo, la nebbia, l'umidità;
i panni spasi non si asciugano mai, solo a Ferragosto! E ora voglio
parlare di Roma. A Roma sono tutti buffoni. La Roma per una volta
ha vinto lo scudetto, sono sempre buffoni. Però sono anche
un poco simpatici. Essi ci chiamano "cugini".
Roma è la capitale del Lazio e la capitale d'Italia. A Roma
c'è lo Stato e c'è pure il Papa, e comandano tutti e
due, però il Papa a tutto il mondo. Il Papa non è venuto
mai a Napoli per paura che gli chiedono i soldi.
Roma è piena di monumenti, Milano no, uno solo. A Roma ci sono
le rovine di Roma. Nerone non la incendiò, ce lo ha detto il
nostro maestro. Roma è grandissima, però è pura
sporca.
E ora voglio parlare di Napoli. lo una volta ci sono andato a Napoli.
Era pulita. Però forse non ho visto bene. A Napoli ci sono
tutti i ladri, mariuoli, assassini e drogati. li mare è una
latrina. Vendono le cozze usate. Un bambino di Arzano se si perde
lo sequestrano. Se viene un terremoto di un minuto le case subito
si sfracellano. I disoccupati sono un milione e mezzo. Ci sono venti
figli in una stessa casa. Nel traffico suonano come i pazzi. C'è
la camorra nel Duomo.
Io di tutte e tre le città non me ne vorrei andare a vivere
in nessuna di tutte e tre le città.
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