§ Frammenti di memoria

Un fiore per Nosside




Domenico Paravati



Infine, si parte. Dal Sud verso ... il Sud, con treno, nave, aereo o con la super-sfruttata quattroruote. Comincia l'avventura per la nostra quasi inesplorata Italia meridionale, isole comprese.

Quei pellegrinaggi di donne.
Voilà, siamo in Sardegna, dove magari avrete già prenotato un posto al sole. Eccoci nei pressi di Oristano, sulla Carlo Felice, scendendo da Olbia verso Cagliari. Puntiamo sullo stagno di Cabras, con secondo obiettivo la fenicia Tharros. La sorpresa è il villaggio di S. Salvatore, del quale si parla qua e là, ma con misteriosi ammiccamenti. le guide non si sbilanciano: scrivono che c'è un santuario ipogeico; ma difficilmente scendono nei particolari. E cioè che in questo angolo sperduto di Sardegna per centinaia di anni (e anche ora ... ) si sono recate migliaia di vergini per chiedere al Dio di turno la grazia di un marito o per implorare il dono di un figlio che tardava ad arrivare. Nella parte più profonda del santuario sgorga infatti una polla d'acqua dalla quale affiora un fallo di pietra, il simbolo della fecondità. Che il posto sia antico lo testimoniano tracce di iscrizioni puniche, greche ed arabe e pitture di tarda età romana. Il posto era frequentatissimo anche negli anni del primo Cristianesimo, quando il pozzo sacro era stato ufficialmente degradato a curioso corredo di una chiesetta dedicata al S. Salvatore. Il santuario è formato da cinque camere scavate nella roccia in età nuragica. A Tharros - molto interessante per i resti di case e di templi fenici e romani - arriverete dopo essere passati davanti ad un'altra chiesetta (S. Giovanni di Sinis, V sec. d.C., dalle tozze arcate) e davanti ai caratteristici capanni di paglia, una volta dimora dei pescatori dello stagno.

Nel regno del moscato.
Dalla Sardegna un salto più a sud, ed eccoci a Pantelleria. la "perla nera del Mediterraneo". Arrivando in aereo (anche con la nave le partenze sono da Trapani) avrete sotto gli occhi lo spettacolo dei dammùsi e dei giardini panteschi. I primi sono le caratteristiche abitazioni dell'architettura araba, con tetto e pareti in grado di assorbire il caldo d'estate e di trattenere il freddo d'inverno. I secondi, il simbolo della lotta dei panteschi contro il vento: un muro circolare, spesso alto, per proteggere aranci, limoni, nespoli, ecc. E' il vento che fa crescere bassi i vigneti e gli olivi (qui c'è l'"olivo nano") e fa pencolare il pino, anch'esso "nano". Ma, nonostante il vento, Pantelleria rimane un'isola felice, un paradiso anche d'inverno per la temperatura straordinariamente mite. E in questo paradiso crescono i capperi, che da qui raggiungono, a quintali, tutta l'Europa. A Punta Fram lo spettacolo è lunare, con rocce nere quasi senza un filo d'erba.
Per gli amanti dell'archeologia ci sono i sesi, costruiti in pietra a secco, come i nuraghi, sepolcri e nello stesso tempo case del più antico popolo dell'isola. Per chi ha la smania delle acque, nella grotta di Sataria, l'antico rifugio di Calipso, sgorgano acque sulfuree che curano reumatismi e malattie del fegato. E' ancora possibile immergersi in un'antica vasca scavata dai Romani. Se invece collezionate vini, ricordate che questo è il regno dello zibibbo e quindi del moscato. Il moscato di Pantelleria, appunto.

Le margherite di Locri.
Torniamo sul continente, approdando nella Calabria ionica. Qui il litorale custodisce decine di piccole città greche che non verranno mai alla luce. Altre, le più note (Kroton, Sybaris, Skylletion, Rhegion, Caulonia, ecc.) sono state localizzate, ma se ne possono vedere solo tracce. E' il caso di Locri Epizefirii, salvata in parte da Paolo Orsi nei secolo scorso e quindi, negli ultimi anni, dalla Soprintendenza di Reggio, nel cui Museo nazionale della Magna Graecia sono esposti gli stupendi Dioscuri e le migliaia di tavolette votive dedicate a Persefone' la dea degli inferi. Locri è la patria di Nosside (terzo secolo a. C.), la più gentile poetessa dell'antichità classica, più gentile della stessa Saffo. Nei dodici epigrammi salvatisi non c'è il minimo riferimento lascivo: solo la bellezza, la delicatezza, la soavità, la tenerezza delle donne. Eccone alcuni:
"Nulla è più dolce dell'amore / ogni altra dolcezza è seconda"
Oppure:
"Questa è Melinna in persona; vedete come il suo caro volto / sembra guardarci con tenero sorriso; / e come bene la figlia è simile in tutto alla madre! / Bello quando la prole somiglia ai genitori".
Ma a Locri non fiorì solo Nosside. Nell'epoca dello splendore di questa città, dove vigeva il matriarcato (la discendenza dei figli era indicata dal nome delle madri), era di gran moda la poesia erotica, tramandata verbalmente e favorita dalla "sacra prostituzione". Un frammento di questo genere, così come ci èpervenuto:
"Oh, che fai? Non rovinarmi, ti scongiuro.
Prima che giunga lui, levati; non fare / gran male a te, né a me, la sciagurata. / Non vedi? E' giorno: il sole già traluce per le imposte".
E' l'invito pressante di una donna al suo amante perché non si metta e non la metta nei guai con il possibile sopraggiungere del marito.
Negli scavi di Locri troverete, a giugno, delle bellissime margherite giganti di color giallo. Dopo aver visitato l'interessante Antiquarium, raccoglietene e seminatele poi nel vostro giardino. Saranno un souvenir originale della città che - secondo Platone - era il "fiore d'Italia per nobiltà, ricchezza e gloria delle sue genti".


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