Infine,
si parte. Dal Sud verso ... il Sud, con treno, nave, aereo o con la
super-sfruttata quattroruote. Comincia l'avventura per la nostra quasi
inesplorata Italia meridionale, isole comprese.
Quei pellegrinaggi
di donne.
Voilà, siamo in Sardegna, dove magari avrete già prenotato
un posto al sole. Eccoci nei pressi di Oristano, sulla Carlo Felice,
scendendo da Olbia verso Cagliari. Puntiamo sullo stagno di Cabras,
con secondo obiettivo la fenicia Tharros. La sorpresa è il
villaggio di S. Salvatore, del quale si parla qua e là, ma
con misteriosi ammiccamenti. le guide non si sbilanciano: scrivono
che c'è un santuario ipogeico; ma difficilmente scendono nei
particolari. E cioè che in questo angolo sperduto di Sardegna
per centinaia di anni (e anche ora ... ) si sono recate migliaia di
vergini per chiedere al Dio di turno la grazia di un marito o per
implorare il dono di un figlio che tardava ad arrivare. Nella parte
più profonda del santuario sgorga infatti una polla d'acqua
dalla quale affiora un fallo di pietra, il simbolo della fecondità.
Che il posto sia antico lo testimoniano tracce di iscrizioni puniche,
greche ed arabe e pitture di tarda età romana. Il posto era
frequentatissimo anche negli anni del primo Cristianesimo, quando
il pozzo sacro era stato ufficialmente degradato a curioso corredo
di una chiesetta dedicata al S. Salvatore. Il santuario è formato
da cinque camere scavate nella roccia in età nuragica. A Tharros
- molto interessante per i resti di case e di templi fenici e romani
- arriverete dopo essere passati davanti ad un'altra chiesetta (S.
Giovanni di Sinis, V sec. d.C., dalle tozze arcate) e davanti ai caratteristici
capanni di paglia, una volta dimora dei pescatori dello stagno.
Nel regno del
moscato.
Dalla Sardegna un salto più a sud, ed eccoci a Pantelleria.
la "perla nera del Mediterraneo". Arrivando in aereo (anche
con la nave le partenze sono da Trapani) avrete sotto gli occhi lo
spettacolo dei dammùsi e dei giardini panteschi. I primi sono
le caratteristiche abitazioni dell'architettura araba, con tetto e
pareti in grado di assorbire il caldo d'estate e di trattenere il
freddo d'inverno. I secondi, il simbolo della lotta dei panteschi
contro il vento: un muro circolare, spesso alto, per proteggere aranci,
limoni, nespoli, ecc. E' il vento che fa crescere bassi i vigneti
e gli olivi (qui c'è l'"olivo nano") e fa pencolare
il pino, anch'esso "nano". Ma, nonostante il vento, Pantelleria
rimane un'isola felice, un paradiso anche d'inverno per la temperatura
straordinariamente mite. E in questo paradiso crescono i capperi,
che da qui raggiungono, a quintali, tutta l'Europa. A Punta Fram lo
spettacolo è lunare, con rocce nere quasi senza un filo d'erba.
Per gli amanti dell'archeologia ci sono i sesi, costruiti in pietra
a secco, come i nuraghi, sepolcri e nello stesso tempo case del più
antico popolo dell'isola. Per chi ha la smania delle acque, nella
grotta di Sataria, l'antico rifugio di Calipso, sgorgano acque sulfuree
che curano reumatismi e malattie del fegato. E' ancora possibile immergersi
in un'antica vasca scavata dai Romani. Se invece collezionate vini,
ricordate che questo è il regno dello zibibbo e quindi del
moscato. Il moscato di Pantelleria, appunto.
Le margherite
di Locri.
Torniamo sul continente, approdando nella Calabria ionica. Qui il
litorale custodisce decine di piccole città greche che non
verranno mai alla luce. Altre, le più note (Kroton, Sybaris,
Skylletion, Rhegion, Caulonia, ecc.) sono state localizzate, ma se
ne possono vedere solo tracce. E' il caso di Locri Epizefirii, salvata
in parte da Paolo Orsi nei secolo scorso e quindi, negli ultimi anni,
dalla Soprintendenza di Reggio, nel cui Museo nazionale della Magna
Graecia sono esposti gli stupendi Dioscuri e le migliaia di tavolette
votive dedicate a Persefone' la dea degli inferi. Locri è la
patria di Nosside (terzo secolo a. C.), la più gentile poetessa
dell'antichità classica, più gentile della stessa Saffo.
Nei dodici epigrammi salvatisi non c'è il minimo riferimento
lascivo: solo la bellezza, la delicatezza, la soavità, la tenerezza
delle donne. Eccone alcuni:
"Nulla è più dolce dell'amore / ogni altra dolcezza
è seconda"
Oppure:
"Questa è Melinna in persona; vedete come il suo caro
volto / sembra guardarci con tenero sorriso; / e come bene la figlia
è simile in tutto alla madre! / Bello quando la prole somiglia
ai genitori".
Ma a Locri non fiorì solo Nosside. Nell'epoca dello splendore
di questa città, dove vigeva il matriarcato (la discendenza
dei figli era indicata dal nome delle madri), era di gran moda la
poesia erotica, tramandata verbalmente e favorita dalla "sacra
prostituzione". Un frammento di questo genere, così come
ci èpervenuto:
"Oh, che fai? Non rovinarmi, ti scongiuro.
Prima che giunga lui, levati; non fare / gran male a te, né
a me, la sciagurata. / Non vedi? E' giorno: il sole già traluce
per le imposte".
E' l'invito pressante di una donna al suo amante perché non
si metta e non la metta nei guai con il possibile sopraggiungere del
marito.
Negli scavi di Locri troverete, a giugno, delle bellissime margherite
giganti di color giallo. Dopo aver visitato l'interessante Antiquarium,
raccoglietene e seminatele poi nel vostro giardino. Saranno un souvenir
originale della città che - secondo Platone - era il "fiore
d'Italia per nobiltà, ricchezza e gloria delle sue genti".