I baroni della laguna




Giuseppe Fiori



C'è sulla costa occidentale della Sardegna un grande Golfo ci forma di orecchio umano, e in alto, a un miglio dal bordo di quest'orecchio, sta Cabras, in riva ad acque basse. lo stagno (così, impropriamente, i rivieraschi lo definiscono; ma in dialetto, correggendosi, lo chiamano Mare 'e Pontis) ha una ampiezza di ventidue chilometri quadrati, con acque ad alta percentuale di cloruro di sodio giù verso l'apertura a mare e quasi dolci a nord, dove sbocca il Rio Sa Praia. Sbizzarrendosi a fantasticare sulla pescosità di simile invaso d'acque marine e fluviali, l'immaginazione popolare arriva a figurarsi un turbinìo di milioni di biglietti da mille, i soldi ogni anno intascati da quelli che lo sfruttano. Cifre esagerate, si capisce. Ma almeno su un punto i giudizi concordano: che lo stagno o lago o laguna di Cabras è fra I più ricchi d'Europa.
Notizie sugli stagni di Cabras e Mistras ("ex quibus fit ingens captura piscium et anguillarum perpinguium") trovo in un libro di Giovan Francesco Fara, storico sardo del Cinquecento. Ed il Mimaut, che nel primi decenni dell'Ottocento fu console di Francia in Sardegna, parla di luoghi "tres poissonneux", con muggini "de la plus étonnante grosseur", tanto da pesare, non di raro, sino a venticinque libbre.
Ne chiedo il motivo a uno del mestiere. "Vede lì quel canale? - mi risponde - Esso unisce I mare direttamente a Sa Màrdini, dove ci troviamo. Ora lei questo canale se l'immagini come una grande pompa messa sul golfo a risucchiare i banchi di pesci. Il primo punto di raccolta è qua, a Sa Màrdini, che in dialetto vuoi dire scrofa (e infatti è questa prima breve laguna ad "allattare" attraverso un paio di canali il resto dello stagno). Ai primi freddi, alcune specie di pesci ancora allo stato d'i novellame, anguille, muggini, spigole, orate e sogliole, per un fenomeno che chiamiamo dell'anadromismo giovanile, sono spinte a rifugiarsi negli specchi lagunari. Cosa ci trovano di buono? Intanto tranquillità (sfuggono qua dentro alle specie aggressive), poi temperature più miti e una vegetazione di stupende fittissime alghe, con aggiunta, per i carnivori, di avannotti a migliaia. Salgono dunque a So Mòrdini e una volta nello stagno mai più potranno uscirne. Ci provano sì, appena alla maturità sessuale, sul principio dell'estate e fino al mesi di settembre-ottobre. Adulti, ingrassati a puntino e con nostalgia di mar vivo, i pesci tentano di tornarci, Ecco però, ad impedirglielo, le palizzate di canne. Ritentano imboccando altri canali, e alla fine di questi altri canali stop. Termineranno in vasti recinti, i lavorieri fissi, che sono camere della morte con graticci di canne per pareti. Il grosso del pescato lo si ricava ovviamente di qua, dalle peschiere: esso va tutto ai padroni. In più è anche consentita però la pesca cosiddetta vagantiva con reti a strascico o da posta nel resto dello stagno: e allora il prodotto va mezzo e mezzo a chi lo pesca e ai padroni... Se la pesca vagantiva è libera a chiunque? No, non a tutti. Chi, a quali condizioni e quando, sono sempre i padroni a deciderlo' soltanto loro. I padroni. Ma padroni perché, in acque con tutt'un'apparenza di demanialità marittima? Ne chiedo a due avvocati.
"Una volta - dice il primo - le acque di Cabras erano demaniali, s'intende come potevano esserlo in tempi di monarchia assoluta, quando bene pubblico e patrimonio della Corono si confondevano. Allora, parlo del 1600, metà secolo, la Sardegna subiva il dominio spagnolo. Filippo IV è impelagato nella guerra di Catalogna e gli servono parecchi soldi. Li chiede a un banchiere genovese, Gerolamo Vivaldi, offrendogli in pegno, a compenso del mutuo, gli stagni, le peschiere e le dipendenze di Cabras e di Santa Giusta. Ci fu alienazione di proprietà o non piuttosto, come le parole mutuo e pegno inducono a credere, la sola concessione del diritto esclusivo di pesca?
Su questo rompicapo sono fiorite e continuano a farsi le polemiche, Ma andiamo avanti. Nel luglio del 1853, gli eredi del duca Vivaldi Pasqua cedono gli stagni a un notabile di Oristano, don Salvatore Carta. E la domanda oggi è sempre quella: sul diritto che poteva essere trasmesso, se di proprietà oppure semplicemente di sfruttamento delle acque. Non le sembri un capello spaccato in quattro per puro gusto d'esercitazione dialettica. Al contrario, la distinzione ha grande rilievo sostanziale. Risolvendo infatti il quesito in un senso o nell'altro, subito si ha la risposta a questa nuova domanda: è applicabile allo stagno di Cabras la recente legge regionale che abolisce i diritti feudali di pesca? Le trentasei famiglie Carta-Boi-Corrias, eredi di don Salvatore, dicono che no, si capisce. Ma il problema rimane ugualmente in piedi ... ".
"Ed io credo di poterle dimostrare il contrario -obietta il secondo-. Qua infatti la legge regionale 39 non c'entra, essendo lo stagno vincolato non dal diritti esclusivi di pesca che la Regione ha abolito ma da un diritto di proprietà, cosa diversa, che la regione non può abolire. Ci sono del resto tre sentenze, a parlare chiaro. Gliele riassumo alla svelta, il solo salto da fare è del 1922, quando arbitrariamente fu decisa l'inclusione dello stagno di Cabras nel registro delle acque pubbliche. I proprietari resistettero, e questo dopoguerra il tribunale regionale delle acque, prima, il tribunale superiore poi e infine la Cassazione hanno concluso giudicando fondato il reclamo". "Ma con questo? C'è stata forse una dichiarazione di proprietà privata? No, perché i giudici, cancellate in effetti le acque di Cabras dal registro del Demanio idrico, hanno anche fatta salva, con parole di estrema chiarezza, l'eventuale loro iscrizione all'altro Demanio, quello marittimo". Ed eccolo allora il punto: in acque del Demanio marittimo, dopo la legge regionale 39, la sopravvivenza dei diritti feudali di pesca non può essere più a lungo tollerata.
Intanto fra dibattiti e soluzioni rinviate, continuano a sopravvivere a Cabras strutture vecchie di secoli. "Ovunque - mi dice un insegnante elementare - i rapporti di lavoro hanno subìto riforme radicali, tutto cambia, vediamo il cammino spedito dei popoli, gli antichi gioghi spezzati e l'uomo che volando su macchine sue arriva alle stelle. Noi qui a Cabras. Qui, mentre tutto questo avviene, sui pescatori non ha finito di allungarsi l'ombra del feudatario".

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