§ Colloquio con Dinko Fabris

Alle fonti della musica




Sergio Bello



La ricerca musicologica, in Italia come all'estero - e in Italia più che all'estero - non vanta natali particolarmente lontani nel tempo. Questo comporta carenze proprio nel settore degli strumenti di lavoro - repertori bibliografici, cataloghi delle fonti musicali - che tanta importanza assume quando si voglia operare con criteri di scientificità. Il tentativo di più ampio respiro condotto attualmente per colmare questa lacuna è coordinato da un organismo internazionale, con sede operativa a Francoforte, noto come Repertoire international des sources musicales (RISM), cui fa capo una serie di sotto-organismi sparsi in tutto il mondo, in numero sempre crescente e dunque con distribuzione sempre più capillare, che si preoccupano di censire fondi musicali, e dunque catalogarli, per inviare poi i risultati della ricerca, sotto forma di schede, a Francoforte, affinché vengano pubblicate e divulgate.
In Italia i sotto-organismi occupati in questa attività di censimento e catalogazione - gli Istituti di Bibliografia musicale (I.Bi.Mus.) - sono frutto di iniziative private, e tuttavia non mancano di essere collegati con conservatori ed Università; gli I.Bi.Mus. di Roma e di Milano, oltretutto, hanno la funzione di centri di raccolta del materiale proveniente dagli istituti sparsi sul territorio italiano e fanno dunque ponte con Francoforte.
In Puglia la situazione, almeno sulla carta, èbuona: presso il Conservatorio "Piccinni" di Bari è operativo fin dal 1981 un Istituto di Bibliografia Musicale-comitato Puglia, che però, si è formalizzato con atto notarile nel 1983, e solo dal 1985 opera con programmi mirati; dal 1986 il presidente è padre Anselmo Susca, dell'Abbazia benedettina di Noci. Sotto la direzione di Maria Giovanna Brindisino, bibliotecaria presso il conservatorio di Lecce "Tito Schipa", opera una sede staccata dell'I.Bi.Mus., destinata a coprire il territorio salentino. Analoga situazione a Foggia, sempre presso la biblioteca del conservatorio.
Dei risultati raggiunti fino ad ora dall'I.Bi.Mus. pugliese, delle difficoltà cui va incontro, dei progetti futuri, abbiamo parlato con uno dei promotori di questo discorso.
Dinko Fabris, studi letterari e musicali alle spalle, particolarmente interessato alla musica per strumenti a corda a Napoli e nell'Italia meridionale tra il '500 e il '700, attualmente insegna Storia della Musica presso il Conservatorio "Piccinni" di Bari; vanta collaborazioni con la Fondazione Cini di Venezia, l'istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara; fa parte del consiglio direttivo della Società Italiana di Musicologia in qualità di responsabile delle fonti musicali ed è membro del consiglio direttivo dell'I.Bi.Mus. -comitato Puglia.
In Italia, nei luoghi deputati all'insegnamento musicale, esiste una frattura quasi mai sanata che vuole contrapposte -e mai complementari- la sfera della ricerca storico-musicologica e quella dello studio sulla strumento. Iniziative quali quelle condotte dall'I.ßi.Mus. visto che affondano le proprie radici nei conservatori possono influenzare positivamente questo stato di cose?
In generale, a parte casi come quello del conservatorio di Verona, che accoglie sezioni di strumenti antichi, o il conservatorio di Milano, saldamente legato alla tradizione musicologica, non esiste purtroppo in Italia assolutamente alcun contatto tra gli studi tecnici e quelli musicologici. Attualmente, tuttavia, l'I.Bi.Mus. ha come interesse primario la salvaguardia delle fonti musicali, e dunque il censirle e renderle pubbliche per mezzo di schedari nei conservatori. Esiste d'altra parte un movimento di vasta portata anche nel Sud di gruppi specializzati nell'esecuzione di musica antica, con strumenti antichi, come anche -fatto che personalmente non mi sento di condividere -con strumenti moderni. E' dunque facile prevedere un riscontro pratico per quel che riguarda gli sforzi compiuti dall'I.Bi.Mus.: è però necessario un momento di collegamento tra le due cose, un momento cioè di studio delle fonti musicali, indispensabile per permettere a musicisti privi di conoscenze musicologiche l'accesso alla musica antica.
E la situazione, sotto questo profilo?
Il lavoro svolto dall'I.Bi.Mus pugliese ha reso possibile localizzare 83 biblioteche con fondi musicali, contro le 8 indicate dieci anni fa negli annuari allora disponibili, il che ha permesso la catalogazione di alcuni di essi, quale quello da me curato nel 1983 della biblioteca comunale di Barletta, con un fondo di circa 1.000 spartiti: non è poco, se si pensa che alla biblioteca del conservatorio di Bari la cattiva catalogazione rende tutto sommato poco fruibili i diciottomila volumi di cui si compone.
Il settore musicale delle Università, poi, si limita a poche decine di volumi, motivo per cui I'I.Bi.Mus. si propone di formare una biblioteca specializzata per mezzo dell'acquisto dei principali dizionari e repertori musicali, dando l'avvio ad una strategia basata sull'acquisizione di strumenti di lavoro utili nel tempo, evitando quei volumi di consumo destinati a "passare di moda".
Come vi muovete, sotto il profilo strettamente operativo?
Dagli sforzi dell'I.Bi.Mus. è nato un progetto legato alla famosa legge dei giacimenti culturali - art. 15 della legge del 1986 -, che ha permesso ai dodici giovani pugliesi, poi ristretti a nove, formati attraverso corsi appositamente tenuti dall'I.Bi.Mus., di operare una catalogazione sistematica di tutti i manoscritti musicali presenti in Puglia. Operazione che si concluderò a marzo (l'intervista è stata rilasciata nel mese di gennaio, N.d.A.) e che ha permesso la compilazione di dodicimila schede, facendo della Puglia forse l'unica regione di cui si conoscono, almeno come entità, tutti i fondi musicali; cosicché ora il discorso si può spostare verso i problemi della tutela e della conservazione di questo patrimonio. Rimangono questi giovani, il cui impegno viene sostenuto finanziariamente da una ditta privata - il consorzio IRIS - e che, finito il proprio lavoro, resteranno inattivi.
A questo proposito, viene alla mente il problema delle sovvenzioni pubbliche elargite con criteri slegati da qualsiasi pianificazione, da qualsiasi strategia.
L'I.Bi.MUS. è in' condizione di presentarsi come realtà di riferimento cui fare capo per salvaguardare le esigenze di serietà culturale ed operativa?
Il problema sta nel fatto che, mancando il confronto con una tradizione culturale, come avviene per esempio a Roma, Venezia o Milano, quando oltretutto la situazione dell'Università di Bari - in cui opera un luminare quale è il prof. Carli-Ballola, che però non vive a Bari - o dell'Università di Lecce è afflitta da continui pendolarismi, non si può instaurare un rapporto costruttivo e durevole con validi interlocutori.
Per ora l'I.Bi.Mus. si dovrebbe trovare in una posizione di punto di riferimento anche in base alle direttive indicate dall'Assessorato alla Cultura della regione Puglia; se si sblocca il progetto di legge sulla musica presentato dall'assessore pugliese, ed il cui iter è rimasto bloccato per due anni, si getteranno delle basi concrete per una seria politica di ricerca scientifica, per mezzo dell'eliminazione dei gettiti a pioggia, promuovendo progetti pluriennali.
Dal canto nostro. vista l'esperienza da noi acquisita in questi anni in campo nazionale e internazionale, ci sentiamo di poter portare avanti operazioni di questo tipo: gli uomini ci sono - gente come quella che ha lavorato per conto dell'IRIS - e si creerebbero ulteriori sbocchi professionali fruibili dai giovani pugliesi stessi.

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