§ L'inedito

Dieci anni di rivista




Maurizio Nocera, Antonio Verri



ELENCO DEI CORRISPONDENTI

questo numero
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DOMENICO MANZELLA


Da Milano (lettera datt., carta intestata: "fineARTS", e spedita in via Sicilia 17 a Lecce, sede della redazione e primo anno dei foglio giallo) 25 marzo 1982

Caro Verri,
ho ricevuto più di un numero di "pensionante de' saraceni", e già da tempo mi proponevo di ringraziarla. C'è nella rivista una vivacità di proposte letterarie e artistiche, diciamo pure un impegno intellettuale esemplificato anche nelle poesie (ottima, tra le altre, "ad Angelo Fabbiano").
Insieme con i ringraziamenti le invio, qui unito, un comunicato-stampa; se può, ne inserisca uno stralcio nella rubrica "al banco".
Le rivolgo i più cordiali saluti
Domenico Manzella

MARIO MARTI


Da Lecce (lettera datt., carta intestata: Università degli Stadi) 1 novembre 1985

Caro Verri,
lo ho ricevuto il volumetto che con tanta cortesia hai voluto donarmi, dal titolo "Il pane sotto la neve (per Otranto, per occasioni)"; e desidero informartene e ringraziarti, anche della gradita e significativa dedica.
Quando il libretto uscì, io ebbi l'agio di percorrerlo assai rapidamente, senza tuttavia ricavarne un'impressione netta. Ora tu mi hai offerto anche l'occasione di riesaminarlo e di conoscerti meglio. E allora, senza che attribuisca alle mie parole alcuna sollecitazione eteronoma, lasciami dire che tu in quest'anni sei andato via via maturando, anche se in questo tuo libretto - te lo dirà schiettamente - io ci sentirei molta buona e fresca neve, ma poco sostanzioso pane. Capirai certamente quello che voglio dire: il mestiere supera e comprime il temperamento; il tuo interesse sembra esaurirsi, in gran parte almeno, nella spinta, e direi nel "divertimento" tecnico. Può bastare? Ma io mi arrischierei ad affermare che è solo questione di tempo e di arricchimento d'esperienze (umane). Ti faccio i miei auguri; le capacità ci sono tutte.
Certo, non sei più quello che si scandalizzava per il fatto che nei convegni i relatori leggessero le loro relazioni, e osannava chi parlava a vanvera solo perché parlava a braccio; né sei più quello che era e rimaneva tutto chiuso, e angustamente chiuso, nel recinto della più sterile avanguardia (o avanguardismo) o dello sperimentalismo fine a se stesso. Buon segno, secondo me. Ognuno va percorrendo la propria strada; e tu l'hai già riconosciuta; ed è tanto.
Ma non voglio continuare con questi toni e con queste osservazioni che potrebbero sembrare del tutto soggettive e viziate da paternalismo. Mi basti aver formulato in questo modo i ringraziamenti per il dono, la gratitudine per il contenuto della dedica, e averti inviato i miei saluti e auguri.
Mario Marti


Da Lecce (lettera datt., carta intestata come la precedente) 31 gennaio 1986

Caro Verri,
Ti ringrazio del dono gradito dei due volumetti che ho trovato sul tavolo della Presidenza, l'Archangelus Gabriella di Eleandro Micrelpiz (ahi,ahi!), e Il fabbricante di armonia: Antonio Galateo che reca in chiaro il nome e il cognome dell'autore.
Debbo dire che il Galateo è originale nella sua struttura, ma perciò stesso, probabilmente, alquanto immotivato, sempre per quanto attiene alle strutture. Invece per il contenuto non posso non dirmi d'accordo con Antonio Errico e con tutto ciò che egli scrive dell'opera in ultima di copertina. Meno capisco, te lo confesso, la Variante d'Autore: forse si tratta davvero di uno scherzo? Voglio dire, tuttavia, di uno scherzo linguistico condotto con intelligenza di rigore funambolesco: il rovescio della medaglia dell'"armonia" galateana?
Mah...
Non so chi sia Eleandro Micrelpiz, certo uno pseudonimo (bella scoperta!). Eleandro mi porta a sublimi modelli; ma Micrelpiz? Mi vien voglia, e sospetto, di dire che sei tu. Ma se non faccio centro, che cosa penserai di me? Se non sei tu, è uno che ti rassomiglia, oppure che vuole imitarti. E così sia.
Certo che sei un bel tomo! Ma hai delle grandi capacità tecniche, che potresti bene utilizzare e strumentalizzare. Ma tu odi ogni "accademismo". Eppure non mi è sfuggito che usi, con perizia ammirevole, la tecnica del "gliommero" (meno appropriatamente detto "frottola") camuffata da prosa in tempo napoletano quattro-cinque-centesco, e in dialetto. 0 sono versi che hai cavati direttamente da antiche "farse"? e li hai snocciolati tipograficamente l'uno dopo l'altro?
Bene; grazie ancora e ti saluto cordialmente
Mario Marti


Da Lecce (lettera datt., carta intestata come la precedente) 20 giugno 1986

Carissimo Verri,
lo torno a ringraziarti, questa volta con cognizione di causa, sia del numero speciale del "Pensionante" su Vittorio Pagano, sia della tua plaquette (alla maniera di Romano Romani) intitolata ai "Tao". Avrei tante cose da dirti, ma anche la tentazione di solo ringraziarti, e basta; tante volte, nella mia vita, entrare nel merito non mi è stato affatto vantaggioso, anche se poi, a lungo andare, l'amarore si è mutato in dolciore. E allora, il solito compromesso, te ne dirà alcune, forse le più importanti.
Il fascicolo per Vittorio Pagano, nel suo complesso, mi pare più una "memoria" affettuosa e una celebrazione patetica che un vero contributo critico alla conoscenza della sua personalità letteraria. Che Pagano lo meritasse (e lo meriti) un vero contributo critico, solido e incisivo, mi pare fuori di dubbio; ma tu cercalo nel fascicolo, e poi fammi sapere. A me pare che vi contribuiscano solo, e settorialmente, le pagine di Bonea, di Franco latino e quelle, straordinariamente intense, di Luciano De Rosa. Ed è già un merito da parte della Direzione, ed è già tanto, anche se, tuttavia, l'occasione è andata perduta, in sostanza. Aggrava un po' poi la situazione generale il fatto che qua e la, nelle rimanenti pagine, siano dette e scritte delle troppo palesi e troppo grosse sciocchezze e non d'opinione (sempre rispettabili), ma di storia vera, cioè su fatti specifici. E poi dalla prima all'ultima riga circola un miele dolciastro, un tentativo di patetica santificazione, del quale uno scrittore come te, così singolare e anticonformista, non può non essersi accorto. Pagano dunque attende ancora; e direi che attende più come poeta che come traduttore. Il fatto che, direttamente o indirettamente, dal fascicolo venga fuori più il traduttore che il poeta, mi par molto significativo; con l'aggiunta dei dubbiosi e gravi problemi sventagliati da Luciano De Rosa.
Comunque, l'omaggio - che tale è veramente - a Vittorio Pagano ha rimesso in giro il suo nome; e speriamo che l'occasione sia colta da qualche bravo collega. Il traduttore merita di esser conosciuto più di quanto finora lo sia, certamente (basterebbe leggere, a p. 25-26, Le chat di Baudelaire, e le rispettive traduzioni di De Nardis e di Pagano). Grande traduttore.
Che dirti poi della tua plaquette La cultura del Tao? Fra le prose tue, quante io finora ne abbia lette, questa mi pare la più intensa, centrata, commossa. Non è neanche, a me pare, frammentaria. E perché? perché da una parte c'è, a smuoverti, il fantasma della "Mar", e ti sommuove il cuore e l'immaginazione dal profondo; dall'altra c'è, a stimolare le tue curiosità antropologiche, il "Tao"; ma non più come dono della "Mar", bensì come segno di una civiltà contadina ecc.. Il lettore sente questo stridore di interessi, questo giustapporsi d'interessi (si veda l'ultima parte, dove il fantasma della "Mar" pare dileguarsi e il nostro Verri giuoca a zacchinetta d'antropologia con tanta simpatia, per altro, e con tanta amabilità). lo francamente sono per la "Mar", che riempie davvero di sé l'anima e il cuore del figlio e l'immaginazione e la fantasia; tante volte, nella lettura, mi veniva spontaneo di intitolare le pagine così: "Nostalgia della Mar". Sentimentalismi? Retorica? Pudore insopprimibile? Qui sta veramente il coraggio e sta la forza di uno scrittore; nel non aver pudore d'essere se stesso; nel tenere chiuso ogni sentimentalismo nell'asciuttezza vigorosa del sentimento; nell'evitare ogni retorica in argomenti che già di per sé sembrano sempre intonati in falsetto. La Mar; elegia della Mar; con quel linguaggio a strati, della Mar, da una parte, e del figlio "istruito" dall'altra (declaro, fibula, follicolo, nitore ecc.), che sono due strati che, infine, s'identificano nell'unità del sentimento. Le pagine della Mar sono belle, commosse, e mi sono piaciute assai; complimenti, perché ci sarebbe tanto altro da dire. Dire, per esempio, se me lo permetti senza arrabbiarti, che fu hai un difetto - come scrittore, dico - in eccesso, ed è l'abbandono all'istinto; tu hai una vocazione vera, in certa misura sei "una forza di natura", e devi ringraziare, per questo, nostro Signore Dio con tre giaculatorie al giorno, una la mattina, una a mezzogiorno e una alla sera, oppure la tua "Mar", se preferisci. C'è chi ha il pallino della matematica, c'è chi ha quello dell'orecchio musicale; tu hai quello della letteratura e della poesia. Istinto, natura: intervenga, più spesso di quanto ora non avvenga, il freno dell'arte e della religione. E hai un difetto in difetto: ed è, forse, quello della fretta, quello di buttare subito fuori quanto hai buttato sulla carta, spinto dalla "natura". Vai più lento, lascia sedimentare, rifletti, correggi, ecc. Questo mi risulterebbe - ma non so se quello che vado dicendo è poi vero - dalla lettura di queste tue belle pagine (a prescindere dalla "Mostra sulla cultura contadina", entro la quale girano i Tao, che a me sembrano invece soltanto i geni della Mar), e dall'esame del tuo dizionarietto finale, dove avresti dovuto esser colto da dubbi molte volte, e non scambiare - ne dico una sola - per cosa salentina "i giorni della merla" (sarebbe bastato pensare un attimo alla parola "merla", ma anche a "giorni"). Mario D'elia ne sarebbe felice (gli hai mandato l'opuscoletto? Si getterebbe sul tuo "dizionarietto" come affamato). A Soleto si dice (o si diceva) "buffutu, buffulutu", per "grosso" (di persona); "bufferie" è probabile italianismo, o toscanismo, da "buffo"; a Soleto si dice anche "chiuppu, chiupputu"; si dice "còcula"; "fronze" richiama di certo l'italiano "fronzuto"; "mattira" è in realtà la "mattra" greca (a Soleto "mattrabanca") con l'epentesi vocalica; il "pane cotto" è soprattutto "pane duro" (se non ammuffito), che si fa bollire ecc.; "percalla" è italiano, e "piché" è il francese piqué: "preula" è la "perguola", con la solita metatesi della mobilissima erre; e via dicendo.
Ma ora basta; e anche così tu hai bene tutte le ragioni di mandarmi al diavolo. T'ho fatta perfino la predica; ma che vuoi? è il mio pallino, la mia insopprimibile "vocazione", come la tua, ma diversa.
Complimenti per "L'elegia della Mar", e i più affettuosi saluti
Mario Marti


Da Lecce (lettera ms., carta intestata come la precedente) 8. V. 87

Caro Antonio,
grazie vivissime per Panareo (col quale ho finito di parlare telefonicamente or ora) e per Buongiorno. Ti dico che ti sono davvero grato per questa tua affettuosa assistenza: e non appena mi capiterà l'occasione segnalerà codesta tua tenace e appassionata attività.
Credimi affettuosamente
tuo Marti


Carissimo Antonio Verri
(e forse dovrei aggiungere Carissimo Maurizio Nocera)
Quanto più gli anni passano, tanto più vanno crescendo e aumentando i motivi di gratitudine che ho per te. Ora è la volta del magnifico e - senza alcuna esagerazione retorica, e anzi letteralmente parlando -prezioso dono della massiccia "cartella" dedicata alla memoria (più che alla poesia, direi) di Salvatore Toma. Vi ho trovato anche, fra l'altro, l'unico mio misero bigliettino, che ebbi occasione di inviargli, e del quale - se la memoria non tradisce il settantacinquenne - ci fu parola tra noi. Ti ringrazio dunque con cuore sincero e grato; e con te mi par di dover ringraziare anche l'amico Maurizio Nocera. Fallo tu per me, ti prego, quando avrai occasione di vederlo.
Che dirti della "cartella"? La prima cosa è che essa testimonia una passione ed un affetto, che torna a tutto vantaggio del l'apprezzamento dei curatori. Che sorta di fatica! Circa duecento copie tirate, ordinate, racchiuse in felicissima custodia, dopo il non meno duro e delicato lavoro della raccolta dei testi, e forse anche della delicata selezione! Salvatore Toma, dovunque egli sia, ma sempre qui, vicino a noi, non può non essere estremamente lusingato del vostro (tuo e di Nocera) entusiasmo poetico e del vostro amore. E da noi, che tante cose dalla vostra "cartella" apprendiamo, il nostro plauso convinto e la nostra gratitudine.
lo, purtroppo, non ebbi occasione di conoscerlo bene e, magari, di diventargli amico. Quel solo contatto epistolare, e tre-quattro incontri superficiali e passeggeri, in occasione di manifestazioni. Peccato. Mi rendo conto che la mia freddezza, che non è distacco, anzi tutt'altro, non era fatta per suscitare simpatia in un poeta come lui. la mia mentalità "accademica". Pure, debbo dire che era l'unico al quale, dopo la lettura di certi suoi versi, guardassi, per dir così, con attesa. Sotto questo profilo, la "cartella" non mi è stata molto vantaggiosa. Bellissimo e significativo il titolo, per due ragioni: "Le rane hanno il pancino chiaro" è indicazione fortemente allusiva, mi pare; e spinge subito il lettore appunto a guardarsi il proprio, di pancino. il che mi par molto importante, a tutti i fini. Inoltre, quel "Per Totò Toma" (ma in copertina "Per Salvatore Toma") rivela la fondamentale natura di tutta l'operazione. E quanti, indiretti, insegnamenti dalle singole "testimonianze" (compresa la fortunatamente brevissima mia) per conoscere di che pasta son fatti gli uomini, e in particolare i poeti e i letterati. Forse aveva proprio ragione Salvatore Toma! E ora, qualcuno dovrebbe mettersi dietro una scrivania, incollarsi alla sedia, esaminare, analizzare, confrontare, avanzare ipotesi, per ricostruire criticamente questo "maledetto" un po' fuori tempo. Chi sa quanto potrebbe giuocare Maglie, quanto il Salento, quanto la nostalgia di lontani, irraggiungibili, ma del tutto illusorii, Eldoradi di persuasione!
Arrivederci, caro Antonio Verri. E grazie ancora a te, e grazie all'amico Maurizio Nocera
Mario Marti

ANTONIO MASSARI


Da Milano (lettera ms.) 2.11.1983

Caro Antonio,
ti chiedo scusa per il perdonabile ritardo con cui partecipo modestamente e felice alle spese del Pensionante, che ho potuto leggere solo a strappi. Le cose da fare, le corse, entro i termini, le spedizioni, il lavoro ininterrotto dalle 7 a mezzanotte nel giorno di "riposo" e nelle domeniche mi hanno provocato una stanchezza nauseante, da capogiro; passi! E' Milano, è il mio tempo, è anche la mia natura.

Mando i depliants per te e pochi per gli amici tuoi. A che punto la mostra su Ghen? Buon lavoro, ci vediamo a Natale, se farà in tempo. Porterà un breve film su Lecce e su Bergamo (con molti degli attori dell'Albero degli zoccoli, rientrati con o senza traumi nella normale vita contadina o artigiana).

Ciao, buon lavoro

antonio

Da Milano (lettera ms.) 18.12.1983

Caro Antonio, con te e con quanti tu abiliterai continua la poesia di Bodini, ma anche di Pasolini, di Esenin, di Majakovski, di Marchez ("L'autunno del patriarca" quando scrive in prosa) e ancora di Pirandello e tanti ancora che conosco appena. Ma più, ti sono grato perché sei stato il primo a ripescare Edoardo. Avevo visto bene. Di te mi sono fidato a vista. Ho letto a strappi tuttavia di Toma (che tu abiliti), posso dirti poco o niente per ora; ho bisogno di più di tempo, ma prima di tutto di vederlo. La prefazione di Oreste Macrì non è cosa da niente. Avevo già letto cose sue sul Pensionante.
E' vero che molti meridionali e qualche settentrionale ritengono loro diritto ricevere in dono libri e riviste. Forse non hanno idea del lavoro e dei costi.
Un abbraccio
antonio


Da Milano (lettera ms.) 20.12.1987

Caro Antonio,
mi chiedi di dirti qualcosa sull'acqua e mi trovi impreparato (pure lavoro con l'acqua dal '63).
Preferisco mandarti cose già scritte (anche da Restany). Ciao e buon lavoro. Attendo il romanzo e la nota su Edoardo.
antonio
A proposito di Edoardo. A Venezia alla mostra di Matisse ho visto due volti che in nessuna voce differivano da quelli del nostro caro animale, pittore per tocco divino, ai comuni mortali invece come me tocca buttare il veleno.


Da Milano (lettera ms.) 10.3.1988

Caro Antonio,
ho spedito a Saverio un tubo di fotocopie colorate, e asciugate con il fono, lo stesso giorno in cui ho ricevuto il tuo inserto nella cartolina di Luisa Elica "la maca desnuda o cozza". l'immagine con una variante semplice è riprodotta dieci volte: otto fogli sono 40x60 e due 60x80. Ho aggiunto anche la matrice. Vorrei che questi lavori fossero venduti in favore degli eredi di Salvatore Toma. (Uno forse, uno dei grandi, potrebbe tenerlo la famiglia e uno piccolo, se sono ancora in tempo, potrebbe entrare nella cartella) (mi congratulo per l'iniziativa).
Caro Antonio, non sono del tutto sicuro di quello che ho fatto, come ho già scritto a Saverio, il mio intuito celeste (termine che preferisco a celestiale) a stretto giro di posta "vola basso".
Per Salvatore Fantomas (Fan-TOMA-s) del bosco primula rossa dei cacciatori, Robin Hood (si scrive così?) dei pettirossi, indiano di "Rembò", mi sono tolto la corona di piume per la mia mostra americana e l'ho deposta sul suo capo. Poi, ho calato Toma-capo Giuseppe in un paesaggio del suo carissimo ... e ho colorato tutto con la tecnica delle acque, naturalmente ho mescolato la terra con la 'solarità', una mezza eternità alla "Rembò". Ho fatto tutto in un giorno e mezzo. Ero troppo preso e poi troppo distrutto da 4 mostre nello stesso giorno a Bologna. Un abbraccio.
antonio
P.S. Forse sono stato troppo retorico, forse ho collocato Toma in una prospettiva mitologica., Ma! circa la retorica, il dolore per noi, per gli spagnoli, per i latino-americani, è sempre retorico. Per il mito non credi anche tu che Toma sia ai primi passi verso questo destino?
Mi restano le incertezze circa la composizione.
[Uno dei sostenitori, in tutti i sensi, del Pensionante foglio (come non ricordare i pochi altri, i loro soldini dorati: Francesco Saverio Dodaro, l'impegno di Bonea, di Invitto, E. A. Buongiorno, ma anche Piero Manni, qualche altro). Un poeta anche. Un artista che da moltissimo gioca con le acque. Autore del Manifesto dell'Architettura Genetica. Eccone il testo: "Oh, essere in una rosa di venticinque stanze"]


Da Milano (lettera ms) 10. X. 1988

Caro Antonio,
( ... ) ho ricevuto la cartolina dalla Svizzera. (Hai portato il libro su mio padre?). E la lettera. la tua calligrafia è una pagina, un disegno di Edoardo: un segno primitivo e agitato. Come fai a non fumare quando la bronchite rompe? Se incontri Anna Maria vedi di trasmetterle la tua tecnica. Lei fuma comunque.
Mi chiedi del mio rapporto con Milano: ci teniamo a debita distanza. I miei rapporti sono mediati dalla D'Ars. Non si può prendere sul serio uno che ha liquidato l'artista, il genio, il pathos e le paturnie, che detesta di collocarsi in un "contesto socio-culturale". Un gallerista, un critico, un pittore che credano nelle carte assorbenti sono finiti, più facile continuare a credere che Massari non esista. Circa la mia disponibilità al confronto, alla lotta, al litigio, a Marina di Serra non sono stato troppo chiaro: all'essenza del mio lavoro, ininterrotto, massacrante, delego la mia posizione di anticristo dell'arte. Non mi piace lo scontro con le persone, molti per sentirsi al sicuro hanno bisogno di un quotidiano numero di caduti. lo no, anzi mi preoccupo di soccorrere le mie vittime aggiungendo che le carte assorbenti vicinissime alle teorie dell'entropia e del fractal, di cui si comincia a sentire parlare, annientano solo l'artista Massari, gli altri tirino, se credono, pure avanti. Mi dirai: e quando disegni? Ti dico, si tratta di studio o di semplici messaggi politici. Studio finalizzato a cosa? A questo non so rispondere. Su Incantiere ho letto una lettera di Bellezza che potrebbe essere smantellata punto per punto. Se c'è una strada sicura per prendere il potere o il successo, questa strada è l'attacco al potere. Sempre l'avanguardia si tramuta in poltrona. le carte assorbenti non stanno né con la guerriglia né con lo Stato.
Sullo stesso numero ho letto una nota di Colombo su Sandro Greco: "... i suoi fiori di carta, messaggio poetico-patetico per una natura che muore" (ho riportato a memoria). Ma cosa combinano questi benedetti artisti, questi benedetti critici? lo ho "litigato" (a volte scappa anche a me) con Greco: io contro le centrali nucleari, lui a favore, e credo anche di esserne uscito battuto: - io sono un chimico, vuoi saperne più di me? E in generale nei litigi sono quasi sempre battuto, che siano chimici o sportivi o artisti o politici, è per questo che lavoro alle carte assorbenti come un terrorista che semini congegni a tempo, se mi andrà bene, che lottino pure quelli che sanno vincere per decidere se io abbia inventato "l'acqua bollita" o meno. Quando non litigo, quando mi trovo con rare persone leali generalmente riesco a farmi capire. E poi i più rompono per esistere. lo invece continuo a credere che la nostra esistenza e sopravvivenza siano affidate solo a quello che abbiamo fatto, se ci sopravvivono. Fammi sapere se avete presentato (con Maurizio) la cartella su Toma. Se esiste un depliant, me ne puoi mandare una ventina? Maurizio mi diceva che in ottobre per me ci sarebbe stata una grossa sorpresa. Per quanto sia abbastanza forte e so aspettare, pregalo di farmi sapere qualcosa di più circoscritto.
Con un caro abbraccio. Con tanti auguri di buon lavoro
Ciao Antonio

VITO MAUROGIOVANNI


Da Bari (lettera datt.) 62. 6. 1984

Caro Antonio,
sono stato chiamato all'Assessorato alla Pubblica Istruzione, ci aspettano il 2 luglio, lunedì, alle ore 10. Ti sarà molto grato se potrai venire. Magari avvisa anche Piero Manni.
Capisco le difficoltà di muoversi... Ma è importante che ci presentiamo in gruppo. Ti prego perciò fai il possibile per incontrarci. Come va? lo, domenica scorsa, dovevo andare a Roma. C'era una riunione del Comitato centrale.
Ma in stazione - ahimé - c'era il casino. Aspettai un paio d'ore... Insomma, non si poteva partire. Complicato sarebbe stato il ritorno. Gli aerei poi colmi, stracolmi.
E' difficile ormai viaggiare. Ho fatto un telegramma a De Jaco, scusandomi per la mancata partenza. Allora... ci vediamo lunedì.
Ti abbraccio
Vito
Oh, stai lavorando? Datti da fare. Il tuo, torno a ripeterlo, è un ottimo lavoro. Datti da fare a consegnarlo.
A proposito: all'incontro con l'Assessore - e non solo per far numero - vogliamo invitare anche qualche altro del Sindacato?
Se puoi, telefonami. Ho mandato un resoconto alla "Gazzetta" di Astalos. L'ho sollecitato pure. Dicono: ma sai, lo spazio, abbi pazienza. Lo pubblicheremo, ecc. ecc.


Da Bari (lettera ms., carta intestata: Sindacato Nazionale Scrittori) 4.7.1984

Caro Antonio,
come stai? stai lavorando? Eccoti i ritagli stampa. Siamo stati dall'assessore alla P.I. (io e Nigro): accoglienza cordiale, disponibilità per l'avvenire. Vuoi qualche progetto. Nigro insiste per l'incontro con il poeta del Sud Sud (Somalia? Costa d'Avorio?). Tutto da vedere. La edizione Levante - fattura da pagare chissà - e se pagheremo - mi fornisce di pretenziosa carta!
Sotto con il Galateo. Ti abbraccio.
Vito


Da Bari (lettera ms., carta intestata come la precedente) 26.2.1985 (t.p.)

Caro Antonio,
come hai sentito nel discorso con De Jaco, sono dell'avviso - senz'altri indugi - di dare l'avvio alle nuove iscrizioni.
Per Lecce, abbiamo: 1) Nocera Maurizio 2) Pino Refolo 3) Salvatore Toma
Tre. Manca la domanda di Saverio Dodaro. Posso allora mandare le prime tre (Nocera, Refolo, Toma) con il parere favorevole?
Se sei d'accordo, e Dodaro manda la domanda, mandiamo anche quest'ultima. Aspetto notizie Ti accludo il mio racconto "Il Sogno milanese". Spero lo pubblichi. Ti manderà poi l'articolo sul sindacato. Ti abbraccio, tuo
Vita
P.S. Per il "Sogno milanese" è l'unica copia: nel caso non abbia voglia di pubblicarlo ti prego rimandarmelo. Grazie!


Da Caprarica di Lecce (lettera ms.) 29/11/1984
(Proposta al S. N. S. per l'edizione-scambio poeti pugliesi/argentini)

Caro Vito,
ti informo e ti chiedo, da amico e da facente parte della segreteria pugliese del Sindacato Nazionale Scrittori, quanto segue.
Da circa due mesi sto cercando di concretizzare, io di qua, Susana Degoy (docente di storia del teatro all'Università di Còrdoba, studiosa di letteratura) dall'Argentina, uno scambio (in volume) di poeti pugliesi del S.N.S., vicini al "Pensionante", con poeti argentini. Devo dirti che siamo a buon punto: proprio ieri ho spedito i poeti pugliesi da tradurre (è sempre Susana, perfettamente bilingue, ha vissuto otto anni a Firenze, che traduce) e per l'inizio del nuovo anno aspetto i poeti, i testi cioè, argentini, tradotti in italiano da pubblicare in volume (lo stesso farà la Degoy di là). I poeti pugliesi attori di questo scambio sono tutti iscritti tranne Salvatore Toma (molte buone pubblicazioni) che sta per farlo, al SNS. Sono: Lino Angiuli, Biagio Balistreri, Lucio Conversano (presente con stupendi disegni), Raffaele Nigro, Salvatore Toma, e il sottoscritto (e Bernardini e Serricchio). Questo è quello di cui t'informo. Quello che ti chiedo. Far entrare espressamente questo scambio in volume nel piano di interventi del SNS da sottoporre, nel dicembre '84, al finanziamento della Regione Puglia. L'operazione è seria, è negli intenti del SNS pugliese ed ènello spirito di scambi con altre letterature, proprio del nostro Sindacato. L'intervento finanziario della Regione Puglia è per il volume da fare qua. La spesa si aggira sui 5.000.000. Ti saluto
Antonio Verri

BENITO MAZZI


Da S. Maria Maggiore (lettera datt.) 7.10.1986

Antonio carissimo,
spero mi sia stata perdonata la "fuga in incognito" da Sion la sera della gita "sui passi (o nelle cantine?) di Rilke". Quando mi sono accorto mancavano pochi minuti al mio treno e ho fatto appena in tempo a farmi scaricare la valigia dalla corriera. Ho pregato Lucette, Roger-Louis e Boris di salutarvi tutti caramente. Ora sono tornato al mio tran-tran e gli incontri di Yverdon non sono che un ricordo, un ricordo però piacevolissimo dove affiorano i volti (senti, senti che poesia, e poi sostengo di non essere un poeta!) di amici simpatici e cari.
Ho accennato all'avvenimento sul mio giornale dove prossimamente pubblicherà una carrellata sui libri della tua editrice. Quando avrai trovato il tempo (e la voglia) di sfogliare la mia "Osteria" dimmi cosa ne pensi.
Spero di sentirti presto, ti abbraccio e ti auguro tanto bene
tuo Benito


Da S. Maria Maggiore (lettera ms.) 8.1.1987

Antonio mio caro,
grazie per le belle parole al mio "Pavese". Sì, il libro doveva uscire in una collana di Piero Chiara, ma l'anziano cantore del lago Maggiore ha cambiato in questi giorni-programma. Mi spiace perché mi ha fatto bene con le sue storie, tanto buon sangue, e con me è stato veramente gentile. Ora non mi resta che l'editorino di Stresa. Un po' che aspetti brucio tutto e non se ne parla più! Sono ansioso di scoprire i libri cui stai lavorando.
Fatti un anno sereno e ogni tanto dammi tue notizie.
Ciao e buon lavoro
Benito

ENZO MIGLIETTA


Da Novoli (lettera ms., carta intestata "Laboratorio di poesia") 3.11.1987

Carissimo Antonio,
ho letto e riletto, per entrarci un poco dentro, la tua "Betissa". Ha il pregio di testimoniare in profondità l'uomo, così come ti conosco, e in superficie l'urto di quell'uomo con questo mondo prossimo e lontano, il cielo... l'alba del mondo... che gira come il curlo... Il tuo simbolismo e il tuo scrivere delle parole e dire altro... è spettacolare e a fondo. l'uomo del fondali (lo squalo) è quello che lotta per salire, salire; lotta con i problemi materiali e con quelli morali d'oggi; l'uomo di superficie è quello che grida (cap. II-XI-XVI) grida e accumula le parole diritte e al rovescio di cui alla fine (alla caduta, alla discesa anche se le ali non sono di cera e c'è lo specchietto) sente la fatica e il vuoto dopo lo sforzo (ricordo la lettera di Alessandro alla madre) (sono le confessioni dell'uomo dei curli e una dichiarazione di poetica). Ma non è vero che in fante parole - anche raffinate - c'è il vuoto. Forse il tuo è stato un giorno di scoraggiamento, quello della lettera. Invece il tuo focoso sproloquio, ardente della forza della reiterazione, la ripresa continua, il ritmo delle pietre miliari della tua simbologia, il tuo sproloquio, dicevo, è tutto pieno, pieno di cose, emozioni, ricordi, sentimenti, speranze e disperazioni per il futuro, sentimenti, immagini, espressioni, suoni, divertimenti, alle volte, sulle parole ma significativi, eccetera, che si accumulano, accumulano. Il tuo congegno è veramente un forte congegno; l'intreccio dei titoli che falsano, sbalzano il lettore completamente e introducono un'aria di sospensione e di attesa, il dialogo con te stesso, uno, due, tre; i numeri che segnano le parole; credo sia una doppia personalità che si scandaglia e alterca con se stessa, oppure si permette di sognare; i canti e il grido e il "pensiero delle cose, di tante cose che sprizzano e vaneggiano per tanti luoghi oppure richiamano in pochissimo tempo tanto da tanta parte; quei titoli numerati "A" (che non ho capito - forse la sola cosa). Ci sono gli amici che richiami e con cui dialoghi a tutto cuore, la nostra terra, la tua Castro Di Sopra, il cazzo e il curlo, la betissa e il facilisco che entra nei visceri e vuoi salire fino alla testa dell'ano, la donna grassa e "il gesto al culmine che rincula", "o no", e un mondo infinito, dici tu "questa summa" - giusto.
La ricerca linguistica te la sei goduta, lì ti sei certamente divertito. La lingua di casa, la lingua della cultura, distante, martoriata, giocata e sofferta, il tuo gioco è amaro, il grido che si protrae dall'inizio alla fine, le spade, e lo scrivere curvo nel peggio di una sala di spettacolo (primo e ultimo capitolo), la ciclicità, la voglia di salire, l'illusione, e la caduta, il richiamo continuo, il ritorno. Anche tu ti vuoi immortalare, eh! Hai cercato di entrare tra gli immortali, tra gli dei; ma poi hai concluso che non è stato sufficiente. Mai è sufficiente, niente è sufficiente, l'uomo per quanto alto riesca a salire sarà sempre in basso, di fronte ai miliardi anni-luce dell'universo.
Cerco di immaginare il rovello che ti è costato il congegno, l'ansia di tenere il filo teso, la foga dell'ispirazione e della manipolazione della materia, (credo che molto sia di getto, a caldo - dopo lunga preparazione - come una esplosione - come l'esplosione iniziale che bene fissi in pochi righi ma bastanti); forse due mesi a Castro sei stato come immerso, soffiato dentro il tuo mondo voraginoso che si esplicava come il fuoco di un vulcano.
Credo ti sia costato anche tanto precisare, poi definire, intrecciare e "strecciare"...
E' un ottimo lavoro, un ottimo testo di ricerca sulla lingua possibile per la poesia, e di scandaglio sulle fonti della poesia, tramite l'uomo. E quasi sempre raggiunge alte vette di poesia. Te lo dico perché rileggendo vengo con te e ti seguo e salgo e poi scendo con te.
Da dove può venire, dove può essere la poesia? la sospensione, il simbolo, il ricordo, la rappresentazione, l'ansia del cielo e della nascita e della strada del mondo - la manipolazione delle parole scava dentro il mondo, che tu dici, forse non lo rappresentano, forse non gli aderiscono; sì, invece perché scavano, cercano nel magma universale con ali che si vorrebbero immense e che poi verifichiamo piccole e deboli.
Carissimo, ti ringrazio che mi hai inviato il tuo libro. Adesso ti conosco meglio d'un testo di alta poesia. Te lo dico con ammirazione. Tu mi prendi in giro, ma anch'io ho tentato la poesia per 25 anni, dal 'Al al '70 e me la son tenuta sempre dentro, e continuo a tenermela dentro. Poi mi stancai e adesso scrivo poche parole su linee diversissime. Ma la poesia? Tu l'hai trovata. lo forse no. Forse.
Auguri a te
Enzo
[Carissimo Enzo. Combatte da anni, da decenni, in silenzio col suo Laboratorio di Poesia, che ha ospitato esperienze artistiche e poetiche di buono levatura da tutte le parti del mondo. Combatte anche in proprio. Un po' più d'attenzione, prego!]

BILLY MILLS


Da Barcellona (biglietto datt.) s.d.

Dear Antonio Verri,
just a short note to thank you for publishing my poems, as selected by Cosma Siani, in the last issue of PENSIONANTE DE' SARACENI.
As you can see, I am living in Barcelona at the moment, which is wky it took me so long to write to you. It took some time for the magazine to be sent on from Dublin.
Thanks again, and luck in the future.
Best wishes
Billy Mills


Da Barcellona (biglietto ms.) 11. 1. 88 (t.p.)

Dear Antonio,
thanks for the books, and for the good news i.e. Triple Helix. l'm very pleased.
Here are the latest booklets from hard Pressed, by 2 young Irish poets, David Lloyd and Catherine Walsh.
Good luck, and a Happy 1988
Best
Billy (Mills)
[Messaggi da altri inglesi, dublinesi, libri, riviste, scambi... ma non c'è più nessuna ragione per antologizzare col Pensionante. Il posto adesso è Sudpuglia]

MARIE ANNE MOLLARET


Da Besançon (lettera ms., carta intestata: Université de Franche-Comté - Faculté des lettres et sciences hu maines) 16 dicembre 1987

Caro Antonio
Grazie per aver continuato, malgrado il mio silenzio, a mandarmi le tue pubblicazioni. Mi dispiace che siano le ultime. Spero che hai altri progetti e che i guai di cui parli non siano troppo gravi.
Purtroppo non ho a disposizione il tempo necessario per farti qualche recensione: Camon continua a portarmelo via in buona parte, insieme alla preparazione delle lezioni.
Ti auguro comunque, anche se anticipatamente, un felice anno 1988! Ciao
M. A. Mollaret

RAFFAELE NIGRO


Da Bari (lettera ms., carta intestata: RAI) 9. IV. 1981
Carissimo Verri
ho letto i due interventi. Sono interessanti, anche se a Luperini avrei chiesto ancora qualcosa. Soprattutto per chiarire la sua posizione, se è in sintonia con quella di Leone De Castris, che ha sempre denigrato la poesia contemporanea, l'ha snobbata col silenzio.
Ti seguo comunque con interesse, anche se bisogna fare i salti mortali per avere il "Quotidiano". Ti saluto con stima
Raffaele Nigro
Attendo il tuo recapito per inviarti qualche mio lavoro.


Da Bari (lettera ms., carta intestata: RAI) luglio-agosto 1981

Gent.mo Verri
ho ricevuto la tua lettera e il numero di "Caffè Greco". Immagino abbiate mille difficoltà per pubblicarlo, visti i costi della carta e delle tipografie. Bisogna continuare però, non darsi per vinti. Da parte mia posso dirti questo, che se avete venduto dei libri della mostra-vendita tenuta a giugno, i soldi potete tenerli e metterli in cassa per il prossimo numero della rivista. Per le copie che sono rimaste invendute, potete tenerle e tentare di venderle, sempre allo stesso scopo, ad eccezione di eventuali copie del "Giocodoca" che non sono di mia proprietà ma di Schena, e quindi mi sarebbe utile riaverle.
Per il lavoro mi dici che non se ne parla, che sei disoccupato, ecc. Al momento posso fare ben poco per darti una mano. Posso dirti però che se hai qualche buona idea di programma radiofonico o televisivo, presentala qui da noi, alla Rai, e potrai racimolare un po' di soldi.
Non ho altro. Ti saluto. Salutami Augieri. Mandami i numeri precedenti di "Caffè Greco".
Raffaele Nigro


Da Bari (lettera ms.) 27.11.1985

Caro Antonio
ti mando l'intervista a Sanguineti e una recensione al mio libro. Falli uscire sul prossimo numero. E mi raccomando al sottobosco!! Taglia quel poetume inutile, anche se costa il sacrificio delle amicizie
Raffaele
PS. Per i librai, non hanno potuto accettare nulla senza te e senza bolla. Quando verrai ti ci accompagnerà.
[Una collaborazione intensissima per tutto Pensionante foglio. Una assiduità e una militanza per anni. Da brigante, forse. Ma è questo il suo stile. Il nostro "omino curioso" non è da meno!]

KNUT ODEGARD


Da Reykjavik (cart. ill. ms.) November 3, 1987

My dear Antonio,
thank you very much for the books you so kindly sent me.
May be the "Pensionante de' Saraceni" one day will publish a poetry-book by me?
Winter is coming closer now, it is dark and cold winds.
Your friend
Knut Odegard
[E' scrittore e direttore di un Centro Bibliotecario; molti suoi messaggi (come per Panis e altri) sono nel frontespizio dei libri che spediva]

ANATOLIE PANIS


Da Snagov (Romania) (lettera ms.) agosto 1987

Egregio Maestro Antonio Verri,
Sono il prosatore Anatolie Panis, di Romania, Snagov 8119, sector ILFOV.
Il quale, del resto, mi fa da tramite da intermediario (Georges Astalos) per arrivare io fino a Lei ed osare perfino pregarla di appoggiarmi nel senso di far pubblicare in Italia un mio volume, ossia una raccolta di novelle.
Voglia gradire i più distinti saluti e i più vivi ringraziamenti!
Anatolie Panis
[Altre lettere, anche in rumeno. E' amico di Astalos, è ingegnere, abita e opera in un paese coro a Gide. E' autore di stupendi racconti. Uno, molto bello, su Sucipuglia]

ROBERTA PAPPADA'


Da un paese dell'Emilia Romagna (lettera ms.) s.d.

Caro Verri,
con imperdonabile ritardo. Niente scuse. Continua la fallacità della mente trascesa, oscurata da una infame pigrizia. Il pensiero non raccoglie le particolarità, scivola sulle visioni, le allontana per raccogliersi nel silenzioso torpore del nulla.
Questo piccolo paese è caldo e anonimo. Bologna è lontana. Appena 30 Km. Raggiungibile. Solo distante. Ho allontanato così la contraddizione del vivere angosciato dagli stimoli che il piccolo mondo studentesco avverte ma non riesce a cogliere. Università latente. Attonita e angustiata da un angusto e incontrollato volere. Volersi nascondere. Paura di fallire, di scoprirsi nella propria inutilità, ragioni critiche ma inutilissime e non dette.
Questo si avverte e si contagia. La fatica di essere presenti è troppo legata alla paura di esserlo e ci si nasconde, si gioca al coprifuoco. La negatività traspare nel sorriso accidioso e fatuo, la responsabilità si nega alle proprie parole e alle parole altrui, la responsabilità di una appartenenza, di una comprensione, di un insieme, di un mondo riferito, si nega e tutto sfuma nel sensazionale di una dimensione preneonatica, come di chi ha perduto la Grande Madre e rimane eterno tradito e non si guarda e piange e non sa niente. Così mi sembra la orfanicità del giovani, nebbiosa e solitaria, accettata per mancanza di parole. Corrisponde all'opposto il mio consumo di parole che pure compio e risolvo nel sensazionale. Per questo rapido gioco mi sfugge la precisione con cui si cerca "Precisamente Altro".
E alla fine parole pallide come una promessa ritornano all'originaria inutilità e si dicono in castigo. Genero e controllo parole, ma ignoro l'oscura saggezza del segno e la capacità di tradirlo.
Coro Verri. Scrivimi se ti occorre qualcosa, cercherà di essere più rapida. Scrivimi comunque.
Roberta


Da Bologna (lettera ms.) s.d.

Caro Verri,
di fogli purtroppo ho trovato solo questi che Roversi mi ha dato alla Palmaverde. Nelle varie librerie non c'è più niente. Sono davvero poche ma non le hanno più neanche loro. Dovrei venire ai primi di giugno, comunque te li spedisco, per sicurezza. I tempi di arrivo son quelli delle Poste italiane. Ciao
Roberta


Da Bologna (lettera ms.) 5.2.1982

Caro Verri,
chi sa quanto tempo è passato da quando ti ho scritto la lettera qui dietro. Tutto si sussegue in modo molto differente nel tempo. A distanza ci si fa caso. Niente che abbia continuità, niente che abbia sapore di congiunzione di un unico alternarsi. E' una specie di perdizione. Ma forse solo in se stessi si può cercare una immaginaria linea di un iter di raccoglimento, la forma di un insieme che poi è ciò che ci proietta nel resto delle cose e dei fatti. E' stupidissimo, succede sempre insieme al disagio di un presente segnato dall'insoddisfazione. Quando il presente è insipido si ha paura che sia il futuro a sfuggire. Se un giorno finalmente rimarrà sola. Lontana da tutte le relazioni meccaniche. Nascosta. E restar nascosta e non sentir parola. Lasciare allora che fluisca pacatamente l'essenza umana, l'attesa sincerità. Sarà allora sincerità della parola? L'espressione parola si staglia concisa o gocciolante attraverso il prisma del pensiero, carica/confonde/cancella l'intima sensazione lasciandola libera al di fuori della intuizione soggettiva, quando il segno e il senso la proiettano nel mondo oggettivamente percettibile della cultura umana. Il pensiero libera parole pazze palpabili perigliose per liberare altrettante realtà, poi, si quieta in un segno paziente poltiglioso, puro.
Caro Verri, non ti sembra questa una pessima lettera per una corrispondente che dovrebbe invece occuparsi di "qualcosa d'altro"? Ciao
Roberta


Da Bologna (lettera ms. allegata alla prec.)

Caro Verri,
Bologna è umida, grigia. Borghesona e protettrice come sempre. Il benessere trabocca (per via Ugo Bassi) dalle vetrine e su certe facce di signore bolognesi tonde e zuccherose come bamboloni. Il benessere è così ostentato che sembra quasi di sentirlo proprio. Ma noi al mattino, il giornale e il cappuccino e quel po' di benessere che davvero è proprio oltre l'opulenza quasi sudicia ormai di questa città mammona.
Immaginati Bologna per le vie del centro, variopinta di bancarelle sotto le lussuose vetrine, giovani artigiani del niente: orecchini, pupazzini, cappellini, mercatini, mamme e bambini infreddoliti, dolciumi antichi, sembra tutto un balocco... Ed io lascio il meglio del miei occhi sui banchi di grandi librerie, su copertine nuove e titoli allettanti (merce del sapere); o di solenni librerie universitarie dagli enormi scaffali di legno antico e lucido, ancora sapere imprestato, pacato, sospeso nell'aria silenziosa e saggia.
Fuori il benessere trabocca, anche i giovani traboccano, confidano le loro interrogative confidenze in vecchie case occupate. lo, su e giù per le vetrine di Bologna seguo questo mio compagno d'inverno; leggo la Repubblica nel Museo di Paleontologia tra fossili e conchiglie millenarie sottovetro. Soffro di solitudine mentale, universale, ma forse anche questo ti ho detto, spesso mi accade di non saper cosa fare... ancora!!!
Ciao, scrivimi
Roberta
[Nei primissimi numeri di Caffè Greco c'era una stupenda ragazzina che faceva il DAMS a Bologna, faceva iniziare le sue poesie - molto lucide e molto poesie, se ricordiamo bene - con la lettera minuscola. E raccontava, raccontava, dei suoi vari uomini - ci pare di ricordare un americano - e delle sue notti da strega, e di altro, di tanto altro. A Bologna per nostro conto, in via Nosadella e alla "Palmaverde" di Roversi]

GRAZIANA PENTICH


Da Roma (ms. spedito e che segue il suo intervento datt. per Pagano; la Pentich è moglie di Alfonso Gatto ecollaboratrice di Pagano) s.d.

Gentile Antonio Verri,
Le invio, con questa pagina introduttiva, i due testi del nostro indimenticabile Vittorio Pagano. Questi due testi, mi sembra, chiariscono più di ogni discorso la qualità dell'uomo ch'egli era e il valore ch'egli dava all'amicizia. Mi sento molto commossa nel trasmetterle queste care, limpide carte: lei ne farà buon uso per onorare la memoria dell'amico. La ringrazio di avere pensato a me e la saluto con cordialità, in attesa di vedere presto realizzato il giusto "omaggio" a Vittorio Pagano.
La sua
Graziana Pentich


Da Roma (lettera ms.) 18 luglio 1986

Caro Antonio Verri,
un generoso plauso a Lei prima di tutto e all'intera redazione del "pensionante de' Saraceni" per essere riusciti a onorare con tanta ricchezza di affetti e di notizie la figura dell'indimenticabile Vittorio Pagano.
Ho apprezzato, in particolare, l'idea della copertina con l'apparire - passo dopo passo - di quel profilo noto, di quella siluetta ironica-sorridente tanto cara, tra noi.
Ringrazio la fortuna di avere con me questi documenti preziosi sull'amico scomparso: senza il vostro interesse, la vostra iniziativa, ne sarei rimasta fuori...
Una felice sorpresa, caro Verri, il suo Antonio Galateo, "fabbricante
d'armonia".
Mi sbaglio, o questo misterioso, affascinante Antonio Salentino di tanti secoli orsono (che non conoscevo) ha trovato in un giovane salentino del nostro tempo (insano) il suo giusto omonimo "agonista"? L'articolatissimo intreccio di dialoghi e linguaggi tra secoli tanto lontani (bellissime invenzioni, bellissime e dotte sperimentazioni) non lasciano dubbi sull'appassionata, segreta autobiografia dell'Autore cui ho il piacere d'indirizzare queste poche parole e il mio grazie.
Cordialità dalla sua
Graziana Pentich

MICHELE PERFETTI
LAMBERTO PIGNOTTI


Da Ferrara (cartolina ms.) 15.7.1983

Grazie per il "pensionante" di maggio/giugno.
Mi permetti? Ma perché tanta polemica sul/col S.N.S.? Siamo e stiamo come siamo.
Cari saluti
Michele Perfetti


Da Ferrara (cartolina ms.) 11.2.1984

Bene augurando tante vite al pensionante, del nostro Salento e altro, araba fenice. E così politica/mente:
Michele Perfetti


Da Roma (cartolina ms.) 1982

Grazie per l'invito: ecco qua l'inedito. E tanti auguri per la rivista! Cari
saluti
Lamberto Pignotti

Da Roma (cartolina ms.) marzo 1982

Caro Verri,
Molte grazie per il "Pensionante"!
Augurandoti buon lavoro ti invio l'ipotesi di L'ARTE CONTRO LA GUERRA (WART) che se ti interessa puoi pubblicare sul tuo foglio. Intanto abbiti i più cordiali saluti.
Lamberto Pignotti

FELICE PIEMONTESE


Da Napoli (lettera ms.) 16. X. 1981

Caro Verri,
mi dispiace smentire il tuo ottimismo, ma non ho ricevuto "Caffè Greco" che avrei visto e vedrei con curiosità.
Ma arriverò, forse, un giorno o l'altro, tenendo conto che le poste italiane sono molto oltre il limite dell'abiezione. Ti pregai di mandarmi anche una fotocopia del mio intervento. lo hai fatto? Nemmeno questo ho ricevuto.
Mi è difficile, in questo momento, intervenire al dibattito di cui mi parli (e fra l'altro a Lecce sono stato anche invitato) dovendo necessariamente seguire un poco questi miei due libri appena usciti e di cui forse ti sarà giunta qualche eco. Ma, piuttosto, hai la possibilità di parlare sul Quotidiano del mio "Dopo l'avanguardia"?
E' un libro di cui già si sta parlando parecchio e sul quale sono preannunziati molti interventi. fammi
sapere.
Un caro saluto
Felice Piemontese


Da Napoli (lettera ms.) 12. XI. 1981

Caro Verri,
ti ho fatto mandare "Dopo l'avanguardia", spero che l'abbia ricevuto. lo, dal canto mio, ho finalmente avuto "Caffè Greco" che mi sembra abbastanza buono anche se (inevitabilmente, credo) un po' "composito" per motivi credo geopolitici. Ma per ora confesso anche di avergli dato solo un'occhiata.
E' probabile che ci vedremo a Lecce, credo in gennaio per quel famoso convegno. Ma, intanto, aspetto le cose che mi preannunzi. A presto, cari saluti
Felice Piemontese


Da Napoli (lettera ms.) 10. III. 1982

Caro Verri,
avrei voluto e dovuto scriverti prima, per ringraziarti delle cose intelligenti e affettuose che hai scritto a proposito del mio libro. Ma è un periodo di molto lavoro (lavoro "gastronomico") e anche di viaggi, così lo faccio adesso, dopo la tua lettera. A Lecce non sono venuto appunto per questione di viaggi (ero a Vienna) ma mi hanno detto che non è stata una gran cosa. Questa dei "Pensionante" mi sembra un'idea graziosa, e utile, cui spero di ricorrere quanto prima. Un mio nuovo libro dovrebbe uscire tra qualche tempo, ultimo della serie (e forse non solo della serie cominciata con le "macerie"). Spero di avere presto tue notizie. Un caro saluto
Felice Piemontese


Da Napoli (lettera ms.) 28. X. 1982

Caro Antonio,
mi scuso per il fatto di scriverti con tanto ritardo ma, dopo le vacanze, non sono quasi mai a Napoli, e anche adesso ti scrivo fra un arrivo e una prossima partenza. Naturalmente tutto questo, aggiunto all'attività per i giornali eccetera (adesso scrivo anche - e parecchio - per il Mattino) provoca ritardi a tutti i livelli.
Inutile che ti dica che questa vostra cosa della casa editrice è molto bella, anche se - immagino ne abbiate tenuto conto - piena zeppa di difficoltà. Per quel che mi riguarda mi dichiaro disponibile alla collaborazione, direi che è perfino ovvio. Ma vorrei saperne anche di più per potermi regolare (ad esempio, ho il tavolo pieno di dattiloscritti di giovani e giovanissimi, qualcuno anche pregevole). Per un eventuale mio testo, è abbastanza complicato, come sai ho pubblicato due libri a breve distanza l'uno dall'altro, un terzo dovrei pubblicarlo fra qualche mese. Ma anche per questo avere maggiori informazioni mi sarebbe utile.
Aspetto quindi che tu mi faccia sapere qualcosa. Scusami ancora del ritardo. Un caro saluto.
Felice


Da Napoli (lettera ms.) 9. XII. 1982

Caro Verri,
mi dispiace saperti così avvilito, e proprio per questo ti scrivo appena ricevuta la tua lettera. Purtroppo, questo genere di cose non provoca in me nessuna meraviglia, perché ci sono abituato. Di simili "incidenti" è costellata tutta la nostra attività, di iniziative ugualmente abortite potrei inutilmente citartene un centinaio ma non so se la cosa ti consolerebbe. Importante è non scoraggiarsi, almeno non fino al punto di perdere la voglia di riprovarci. Noi stessi, qui a Napoli, che abbiamo qualche anno più di te, credo, e una storia più lunga alle spalle, ci stiamo scontrando con la difficoltà di ridar vita a una rivista ("Altri termini") che volevamo riprendere ritenendo che ci sia oggi lo spazio in Italia per riviste un po' "altre". Per ora non siamo riusciti, e più tempo passa più difficile diventa. Guarderà volentieri il prossimo "Pensionante". Non ti ho mai mandato niente perché non ho niente di inedito, in questo periodo, ma... chi sa. A presto, un caro saluto
Felice Piemontese
[Poteva essere una rivista di tendenza, Pensionante, una rivista-laboratorio come abbiamo sempre sperato; Troppe occasioni perdute, troppe vie non battute. E quelle battute non ci hanno mai soddisfatto ... ]

MICHELE PIERRI


Da Taranto (lettera ms.) 3 gen. 1980

Egregio Direttore,
grazie per l'invio della notevole sua rivista. Ho presente l'invito e mi prometto di corrispondervi, aiutandomi le forze.
Auguri particolari a lei, ai suoi collaboratori e particolarmente alla Signora Lucilla Macculi, alla quale La prego di esternare la mia crescente ammirazione.
Con i saluti di
Michele Pierri


Da Taranto (lettera ms.) 20 nov. 1980

Egregio e caro Maurizio Nocera,
"Caffè Greco" mi è giunto in un momento di grave lutto. Ho tardato, ma ora l'ho letto in buona parte, come merita. Non mi sento autorizzato a esprimere giudizi, posso dire che è una rivista da seguire con attenzione in questa svolta difficile del nostro linguaggio e a me pare che ci avviamo a un nuovo fortunoso e sofferto barocco. E il leccese ha le carte per fare punti. Restiamo a casa nostra, restiamo provincia senza seguire la moda delle Capitali culturali, unici consigli di chi sta per lasciarvi.
Auguri affettuosi da
Michele Pierri


Da Taranto (lettera ms.) 30 luglio 1981

Caro Maurizio Nocera,
mi congratulo con lei e con tutti i collaboratori di questo numero davvero corposo di "Caffè Greco", molto vitale nelle sue varie parti. Certo a me pare come un rancho in cui accanto a cavalli bradi ci sono ormai da macello come me - ma finiscono per tirare un po' tutti - e ancor prima le traduzioni. Mi auguro, vi auguro che riuscirete a continuare.
Non so se riuscirà a veder sorgere quel mattino di sole nel quale lei ne vedrà il tramonto nella mia povera persona.
Ma, in ogni caso, grazie della sua stima da
Michele Pierri


Da Taranto (lettera ms.) 1 agosto 1981

Caro Antonio Verri,
ho ricevuto da Maurizio Nocera "Caffè Greco" di maggio - e non mi pare, nella sua corposità, destinato a morire - tranne che non gli manchino le vettovaglie. Perché, poi, la cultura rispunta, con un po' di buona volontà e non credo che a lei venga meno da stimolare anche gli altri. Grazie per quanto scrive a mio riguardo. Un saluto a lei e a tutti da
Michele Pierri


Da Taranto (lettera ms.) 4 febbraio 1984

Caro Verri,
non immaginavo che ci fossero in Puglia dei satiri post-moderni come te e come Salvatore Toma, ma quel che più mi ha sorpreso è (fortunatamente per abbaglio) Che, secondo la tua dedica, la ninfa perseguita da respirare sarei addirittura io!
Scherzi a parte vi ringrazio moltissimo d'esservi ricordati di me che purtroppo non potrà seguirvi nella vostra ascensione poetica per gli impervi sentieri del sempre più nuovo a seduzione delle Muse.
Un abbraccio corale da
Michele Pierri

GINO PISANO'


Da Casarano (lettera ms.) 9. X. 1987

Carissimo Antonio,
ho controllato sul mio "Gentile-Corvaglia" il dato che ci occorreva: in effetti avevo ricordato bene, delle opere del Vanini esiste la traduzione ed è quella di Guido Porzio del 1912, oltre a quella più antica (ed in francese) di Xavier Rousselot. Potrai trovare tutti i riferimenti bibliografici che occorrono a pag. 125 dell'estratto che qui accludo in fotocopia. Te lo regalo. E come non potrei? A patto che... tu, non perché debba espiare nulla, ti legga il "mio" Vanini apparso su "Quotidiano". E' un sacrificio che dovrai fare prima di impelagarti nell'oceano vaniniano. lo comunque sono a tua disposizione per qualsiasi consiglio anzi suggerimento. Ti mando anche un'altra copia di "Clematides" per il tuo amico. Ho dato uno sguardo ai suoi "Romori", non sono sicuro come te che apprezzerà i miei, che più che rumori sono silenzi nati in agresti solitudini.
Non puoi immaginare quanto piacere ho avuto di conversare con te e con De Jaco nell'osteria di Lucugnano, all'ombra non delle proustiane fanciulle in fiore ma del muto "maniero" di Corni, sotto la luna... dei Messapi, a pochi chilometri da quel faro ai cui piedi meschinamente termina l'Italia... "in poca rissa d'acque", diceva Bodini, dove, aggiungo io, non c'è nemmeno la possibilità di scrivere una lirica come Dover Beach (poi te ne parlerò) perché si è davvero al di là di Thule. E io lì ci vivo tre mesi l'anno, fra gli dei terminali e i fantasmi della fanciullezza. Mi hai dato tanta carica e nuovo entusiasmo con le tue generose parole e ti ringrazio, per questo soprattutto ti scrivo. Questa notte ho letto il Buongiorno, il pezzo di Macrì su "Caffè Greco", ma lo conoscevo già per averlo letto sull'edizione mondadoriana di Bodini, e poi una parte, anzi una sezione, di "Stazioni di posta" di De Jaco. E' quella a me più congeniale ("Patria mia") e mi è risultata ricchissima di suggestioni delle quali vi parlerò nel prossimo incontro. Forse non avrei usato quel termine "Patria" perché un po' troppo logorato da un uso retorico e non in linea con la grande severità e secchezza (passami il bruttissimo termine) stilistica del De Jaco. Come spesso mi succede, a prima vista non avevo inquadrato bene il tutto (anche perché lo sguardo era stato fuggevolissimo) ma poi... ne parleremo. Intanto tu mi hai "Saracenpensionato" sicché in questi giorni non sto leggendo altro. Leggerà tutto con vero piacere, te lo assicuro. L'unico problema è che devo rientrare nel Settecento da dove sono uscito per due rapide incursioni nel Novecento (vedi Nigro) ma mi sto trattenendo un po' troppo: come Ulisse da Circe, così io con la tua singolarissima Betissa sto tradendo quella Penelope che è una brindisina del Settecento vissuta nei margini dell'illuminismo salentino e che ho scoperto fra le figure più interessanti dell'epoca. Dovrà dunque ritornare alla base e lo farà non prima di aver esplorato le terre dei Saraceni. Mi propongo di scrivere qualcosa sui tuoi lavori che, già lo sai, trovo interessantissimi e unici. Lo farà più in là. Intanto ti saluto con la speranza di rivederti presto insieme con l'ottimo De Jaco. Quel Lucugnano penso che derivi proprio da Lucullo, tanto si mangia bene. Ciao
Gino
P.S. Se ti troverai con quell'amico comune che ha fatto le spallucce alle mie vitalbe, digli liberamente, come lo hai detto a me, quello che pensi. Al tuo giudizio ci tengo davvero molto. Ciao ancora
Gino

FABIO PUSTERLA


Da Lugano (lettera ms.) 28 ottobre 1987

Caro Antonio,
grazie dei libri, e complimenti per la tua incessante attività, non solo di editore e "operatore", ma anche e soprattutto di scrittore. In fondo, sembra quasi che nel marasma di carta stampata l'unico modo per conoscere ciò che altri scrivono siano questi minuscoli contatti personali, che bene o male riescono a sopravvivere.
Chiedi notizie della mia poesia: e le notizie sono che prima o poi riuscirà, spero, ad inviarti una raccolta che è finalmente terminata e che sto cercando di pubblicare.
Il titolo sarà Bocksten, e appena sarà possibile questo personaggio nordico (si tratta di una specie di fantasma svedese) verrà a bussare alla tua porta. Per ora, eccoti un minuscolissimo libretto, stampato da un gruppo di amici in onore di un altro amico.
A presto. Ciao
Fabio (e Claudia)

EARLINE M. REID


Da Sanger (California - USA) (lettera ms.) 6 febbraio 1984

Caro Antonio,
Era una sorpresa meraviglia ricevere la tua carta al Natale. Mille grazie. Sto bene. Studio nella università qui. Aspetto un lavoro alla fin della mesa. Abito con un'altra sorella buona. Ho il uso di una macchina per andare tutti posti. Continuo a studiare l'italiano sola. C'è una classe di italiano nella università, ma solamente nella mattina alle dieci, sul lunedì, sul mercoledì, e sul venerdì. Percio frequento la clase dello spagnolo. Che un gran misto delle lingue ora c'è nella mia testa!
Sono contenta che tu hai mi scritto. Daimi onore a ricordarmi. Mi piace provare scriverti in l'italiano. Sarà molto bene per me.
Della vita letteraria nel questo posto, non lo so. E' la luoga di natascita dell'autore famoso, William Sarayan. Indubbiamente ci sono altra gente chi scrivere, ma delle organizzazione o pubblicazione qui, non lo so niente. Nella città dove vive mio figlio c'è una vita letteraria molto stimolante. Spero trasferirmi là prima di settembre prossima. Que devo studiare e lavorare. Per scrivere non ho molto tempo. Ho alcune storie che spero mandare fuori alle riviste ma ha un po di paura.
Più tarde questa mese andarò a San Francisco per frequentare una riunione con Gary Anyder il poeta beat per imparare di "Zen e poesie" così vedro un'amico vecchio e posso avere un credito nella università per questo. Va bene.
Caro Antonio lo so questa lettera è semplice e povera ma mille grazie ancora per darmi l'incentive per tentare scriverti nell'italiano. Prego, mi scrivi ancora. Farò progressi.
La sua amica
Earline


Da Sanger (lettera ms.) 20 giune 1984

Carissime Antonio,
mille grazie per il tuo gentile attenzione e i tuoi regali: le coppie de "Pensionante". Manderà, in plico a parte, una copia della rivista "Sage" (Salvia), la rivista di letteratura della mia università, CSUF, (Università di
State di California in Fresno).
In questa hanno pubblicato una storia della nostra amica, Lois Masen. Inoltre questa storia ha ricevuto il premio per narrativo! Dollari 25.00. Figurati la gioia!
Questa storia è in quasi dialetto. La voce è quella di una donna semplice e spontanea, senza istruzione formale ma savia cioè nel mondo.
E' una madre, dovorzata, di mezza età. lavora in un "coffee shop". Questi son più grande che un bar ma, in genere, sirvono solo la prima colazione e spuntini. Il lavoro è faticoso e non paga molto.
Spero che c'è qualcuno chi può tradurre le idiome. Forse Anne o alla università la altra americana,
Randy.
La idioma di questa storia è un po volgare. Ma ho ricevuto due complimenti: che la "voce" è chiara e che la storia era "realizzato" bene.
Caro Antonio, è il mio intenzione mandare questa estate, copie del "Pensionante" al sgr. Ferlinghetti a City Lights libreria. Portarò altri al istituto di lingue straniere qui. E forse altri a Dartmoutt Università, che ha la migliore Departimento in lingua romane (?) (It. Fr. Span.).
Voglio avere copie del "Pensionante" di futuro. Posso mandare un assegno per questi?
Spero avere tempo per scrivere. Non so che ho molto a scrivere delle "beats", ma provarò.
In marzo ho incontratto ancora il mio conosciuto Gary Anyder. Ho frequentato una clase dove ha detto di Poesia e Zen. Ho comprato un libro che lo ha iscrivuto per la sgnra. Dei ludice. A più tardi le manderà questo. Prima voglio leggerlo.
Spero che puoi vedere che continuo studiare l'italiano. Studio anche lo spagnolo. In Fresno - California - ci sono molte che parlano spagnolo.
Antonio, ho scritto questa in aprile. Ho pensato lo correggere con un po aiuto da un amico, ma senza quella. Ecco!!
Eri in San Francisco settimana scorso per due giorni con mia famiglia. Forse andrà ancora questa venerdì con un amico. Se andrò portarò copie del "Pensionante".
Provo leggere tuo poema ma sono lento.
Mille grazie per la tua lettera. Perche voglio molto risponderti, provo bene scriverti. Ci sono altri che dicono "scrivi" ma perche è per me molto lento non comincio mai. Con tu devo scrivere nell'italiano o non posso scriverti. Fermo. Ti saluto. Ciao
Earline


Da Sanger (lettera ms.) 19 januari 1985

Antonio carissimo,
buona notizia. Ho portato copie del Pensionante di Saraceni alla università e il editore di Sage con il suo desiderio per uno scambio di manoscritti. Era molto entusiasta. Ha richiesta fondi per pubblicare un edizione speciale di manoscritti italiani. Questo non estato possibile ma hanno permesso lo ho di darli publicari su Sage. In febbraio il signor Freg Gaither, il editore precedente verrà in Europa. Ti visiterà a Lecce. Greg non parla italiano ma forse Angelo può aiutarvi.
Gli daro il tuo indirizzo e ho scritto alla prof.ssa Dei Giudice per informarla di questa bella nuove
Spedirà altri informazioni riguardo questa pubblicazione tra qualche settimana. Sono molto felice riguardo questa bellissima cosa e sono eccitata. Ti chiedo scusa se non ho scritto prima ma ti auguro con tutto il cuore e tanta felicità e tanta gioia per il prossimo anno.
Antonio, ora ho aiuto da una signora di Parma per studiare l'italiano. E' buona A più tardi. Sempre
Earline


Da Sanger (lettera ms.) 22 December 1986

Carissimo Antonio,
un altra volta provarò ancora di scriverti con l'aiuto d'amica. Penso di te frequentemente ma i mie paura mi impiede. Ti mando due stampe della nostra rivista Sage. Ho mostratto con un "X" alcune poesie e articoli che tu puoi usare come vuoi. Gl'editori cambiano ogni anno ma tutti hanno interessa in P.d.S. Provarò di mandarti più nel futuro. Quest'anno David Moreno è l'direttore. Loretta Wall è una poeta con molto talento chi scrive nel dialetto della gente di questa valle- corno la mia novella "I like boys".
Spero che tutti sia bene. Spero che tua poesia vada bene.
Ho nuovo lavoro. Sono la direttrice della facoltà della mia piccola scuola. Ho concludato la mia tesi l'agosto passato e ho ricevuto la mia abilitazione M.A. con la facoltà inglesa a CSU, Fresno.
Non ho tempo per scrivere. Che malo.
Voglio darti la mia ringraziamente per la tua generosità. Sento molto felicità ogni volta quando ricevo un altra pacco del 'italia e vedo il tuo nome. Ho mostrato i tui libri con i miei amici e colleghi. Sento rammarico che non ho fatto più per crea fila più forte fra Sage e P.d.S. Continuerà di provare.
Molte mese fa ho provato di telefonarti ma non ti ho trovato a -casa. Ho intendato provare ancora ma non l'ho fatto. Telefonarei adesso ma sarebbe l'una nella mattina in Italia. Un altra volta.
Con tanti auguri
Earline
P.S. 25 Jan. 1987. Più tarde. Questa va domani. Scusatimi. Sono tarde.
[Una lettrice americana all'Università di Lecce, per due anni; per noi: Lois Mason. Aveva un tempo respirato la stessa aria di Ferlinghetti, Kerouac, Corso, ecc. Cominciavamo a costruire uno scambio d'autori Sage - Pensionante ... ]

ENZO ROSSI - RÓISS


Da Bologna (lettera datt.)
24/3/83

Caro Antonio Verri,
mi hai inviato il "Pensionante de' Saraceni" con allegato un biglietto che reca scritto "Per scambio e collaborazione".
Allo scambio do inizio immediatamente inserendoti nel mio indirizzario, diciamo aziendale, la collaborazione, invece, vorrei concordarla perché, eventualmente, non si concretizzi nella pubblicazione nuda e cruda di un mio testo o intervento inedito. Chi sono, da dove vengo, dove vado, bisognerà dirlo e farlo dire a chi mi conosce e mi legge da abbastanza tempo, per produrre al mio lavoro di scrittore le giuste attenzioni oggi, là dove sono nato ed ho mosso i primi passi, e non ricorrendo il mio anniversario.
I collegamenti postali per cercare Bodini come conoscenza e come emozione presso operatori culturali attivi in luoghi diversi e lontani da Lecce sono stati stabiliti privilegiando i conoscenti e discriminando i concorrenti. Il progetto per un poeta mai conosciuto in vita, avviato a realizzazione il 4 marzo 1982 e terminato un anno dopo, è risultato celebrato in un luogo sbagliato a Bologna così che è passato inosservato. Il sogno è svanito ancora una volta e si è dissolto alle primi luci dell'alba. A Bologna non è facile trovare in libreria un libro di Bodini, proprio come a Milano è successo a Antonio Massari, oppure ad Alessandria (non quella d'Egitto) dove opera la Marisa Vescovo che nulla sa di Bodini e lo dice candidamente. Alla resa del conti (quelli di Gelli, l'omonimo dell'aretino piduista) mi risulta che a un Antonio Massari che continua a cercare il successo come pittore dal 1957 e si rammarica di non averlo ancora trovato malgrado sia attivo e presente a Milano, corrisponde un Enzo Panareo che si è coltivato come vate al riparo dell'Istituzione che lo ha sempre stipendiato pur sapendolo profeta di rivolte (quelle degli altri) sociali e culturali.
Ti ho scritto una lettera inconsueta che deve rimanere privata, a botta calda, alla fine di una prima lettura del tuo "Pensionante". Me ne accorgo notando che devo affrettarmi a concludere con i saluti perché il foglio non mi concede più tanto spazio. Ti saluto.
Ròiss


Da Bologna (lettera datt.) 21/8/83

Caro Verri,
ho affidato a mio fratello alcuni miei inediti del libro di versi "Solitario nel rifiuto" che pubblicherà molto presto con una prefazione di Gianni Scalia e le testimonianze di Roberto Roversi e Elio Filippo Accrocca. Mio fratello ti fornirà anche altri miei scritti editi, per aumentare il tuo personale tasso d'informazione sulla mia attività.
Resta inteso che la pubblicazione dei miei testi inediti, così come ti saranno forniti raggruppati, nel "Pensionante", sarà accompagnata da una "scheda" in cui si dirà a tutti i lettori che non mi conoscono (e sono tanti): chi sono, da dove vengo, dove intendo andare e a chi abitualmente mi accompagno strada facendo.
Non è una civetteria tale "scheda" che ti pongo come condizione, è una maniera rispettosa di proporre in lettura miei testi a chi nulla sa di me e della mia attività.
Con i miei saluti più cordiali.
Ròiss


Da Bologna (lettera datt., carta intestata: Nucleo Arte) 10.9.1985

Tra le iniziative che ho intenzione di promuovere durante la stagione 1985/86 ci sono due o più incontri tra riviste poetico/letterarie redatte in luoghi diversi e lontani. "Marka" di Ascoli Piceno con "Le Porte" di Bologna, per es., oppure "Tracce" di Pescara con "Zeta" di Udine.
Se ciò interessa il tuo "Pensionante" posso farti "incontrare" una delle riviste che ho citato, oppure altra che puoi segnalarmi.
Le riviste che si "incontreranno" nel mio spazio non assumeranno alcun obbligo nei miei confronti. Ognuno dovrà, però, autofinanziarsi il viaggio e il soggiorno a Bologna, come crederà opportuno.
Io metto a disposizione la sala attrezzata e mi incarico di fare stampare e spedire a mie spese inviti e comunicati, anche a quelli indirizzi che eventualmente mi saranno forniti.
In occasione dell'incontro, ogni volta non escludo di allestire anche una mostra con opere di due artisti attivi nei territori delle riviste che si "incontrano".
Comunicami se ciò ti interessa. Ogni dettaglio è possibile precisarlo in seguito, così come è possibile concordare l'argomento dell'incontro.
Con i miei saluti.
Ròiss

AURORE SAGOT-ORTEGA


Da Parigi (lettera ms.) 21 ottobre 1981

Caro Antonio,
grazie per le lettere e per le informazioni molto interessanti.
L'articolo del Quotidiano del 5 gennaio '80 è stato interessante, anche se non sono sempre d'accordo su quello che dice il giornalista. Purtroppo spesso sono gli uomini a parlare del lavoro delle donne e danno naturalmente la loro interpretazione.
Per le fotocopie dell'articolo sulla tessitura lo avevo comprato quest'estate a Lecce, c'era al Sedile Piazza San Oronzo un'esposizione sull'artigianato e lo vendevano là. Ho già scritto a Rosella Barletta la quale mi ha gentilmente risposto.
Il libro di Carlo Bestetti l'ho consultato e ho preso delle fotografie delle pagine che m'interessavano.
Ho visto quest'estate molte persone che lavorano al telaio - le signore Solazzo, persone molto serie, ho parlato e preso molte fotografie nel loro laboratorio a Surano - A Casamasella sono andata a trovare Mia Starace la quale ha avuto nella tessitura salentina una certa importanza, ho visto anche una delle sue "alunne" Natalia Scrimitore che tesse a Uggiano la Chiesa. Ho visto un laboratorio di tessitura messo da poco, a Casamasella, i fratelli Paiano.
A proposito dell'istituto d'arte di Poggiardo non ho visto nessuno, ma ho parlato a Castellana con un professore di tessitura il quale insegna all'istituto d'arte a Monopoli. E' molto competente sulla tecnica, ha partecipato nel 1968 ad un corso di aggiornamento che si è sviluppato ad Alberobello con le signore Solazzo e le due tessitrici di Alberobello. Possiedo il riassunto di quel corso, il quale è stato organizzato dall'ENAPI, diventato oggi regionale "assessorato artigianato" la cui sede si trova a Bari.
Per i libri che si trovano alla Biblioteca Provinciale di Lecce ho già scritto, il V. direttore mi ha risposto, devo vedere come posso fare e se è possibile chiedere in prestito, per corrispondenza.
Per più chiarezza devo precisarti che la mia ricerca durerà 3 anni - che conosco bene la Puglia ed in particolare il Salento (ti dico questo perché credo sembra un po' buffo che qualcuno si metta a fare una ricerca con tanti chilometri di distanza).
Ho l'intenzione di fare il mio lavoro da un punto di vista etnologico ma anche di parlare della tecnica. Non sono tessitrice, ma so tessere, ho a casa un telaio.
Di quello che mi chiedi nella prima lettera per la rivista "Caffé Greco" sono d'accordo, se mi puoi mandare alcuni numeri, così potrà vedere come sarò possibile collaborare. Ma una cosa devo precisare, non chiedermi "troppo" perché ho già tante cose da fare. Sono mamma di 3 figli, insegno, e faccio questo lavoro di ricerca... comunque non dico di no.
Ti ringrazio di tutto, se posso fare qualcosa per te sarà contenta di farlo. Ringraziandoti per tutto. Ciao
Aurore

GINO SANTORO


Da Lecce (lettera ms.) s.d.

Caro Antonio,
ti ringrazio per la lettera in cui mi confidi alcuni tuoi pensieri sullo spettacolo "Tre suoni della poesia".
Sono pensieri che ti fanno onore perché non si limitano a riconoscere lo sforzo, l'amore, il rischio, la rabbia di chi ha realizzato lo spettacolo, ma ti mettono in gioco direttamente perché ti riconosci in una condizione umana, poetica, sociale in cui tutti noi vaghiamo come fragili barchette di carta sospese sull'orlo-baratro di una forma che si sforma.
Quando abbiamo cominciato a lavorare per "Tre suoni della poesia" sapevamo di fare una operazione difficile e, se vuoi, anche provocatoria. D'altra parte come potevamo illuderci che una operazione fatta su tre autori "scomodi" poteva essere "gradita' a tutti e subito? A volte accade che la morte inganni i poeti perché li consegna disarmati alla bava del morti-viventi, impegnati, questi, a tempo pieno a rendere gradevole e accettabile proprio quello che è sgradevole e inaccettabile.
I donchisciotte percorrono il mondo in contropelo e cantano; è legittimo usare il loro canto per liberare il nostro grido? No! rispondono i sanciopanza infurbiti. Invece bisogna dargli sotto, riaprire le bare del silenzio, percuoterli nel sonno, strangolarli mentre con mani frenetiche trafficano nelle sagrestie dei potenti.
Vittorio conosceva il suo
destino:
…Dissero: è morto
la tenebra s'ammassa nel suo cranio
che cova i lampi, è l'ora di proteggerlo
di nasconderlo. E tutti per espiare
volevano caricarselo in ispalla,... (Morte per Mistero).
Non mi scendeva il fatto che tu dovessi stare in mezzo a quelli che buttano paiate di silenzio. Non tornavano i conti, ma dovevi essere tu a capire qual'era il tuo posto. Non t'aspettare ora canti e lumi e incensi ogni passo che fai, gesto parola ti porterà lontano dai sapienti: quelli che sanno il mondo come gira.
Caro Antonio ti saluto, ma ora che so che percorriamo la stessa strada starà anch'io molto più attento ai "segnali" che mi vorrai inviare
tuo Gino

GIGI SCORRANO


Da Tuglie (lettera ms.) 10 marzo 1983

Caro Antonio,
mandandoti alcune cose per il "Pensionante" adempio a una promessa.
Buone o cattive, giudica tu - e fanne quel che credi; cestinale, se non dovessero andar bene, e lascia posto al meglio. D'una cosa del genere io non potrei mai dolermi.
Penso che qualche occasione per vederci da qualche parte - primo a poi ci sardi. In attesa di quel momento, ti faccio tanti auguri e ti mando tanti cari saluti
Gigi


Da Tuglie (biglietto ms., carta intestata Curater) 1983

Verri,
Chi è Stefan? Chi è Do Rico?
E "micisca", anche se "vuol dire un bel niente" (17) da dove viene?
Pèoscoda? (p. 7)
Scocuzzare = ? (p. 11)
Adùnia = (p. 12)
àlica àcaru = traduzione? (p. 12) e così ambrone - arbata
mulacchione = p. 12
"il nostro amico Elio" è il nostro amico Elio?
britta? = p. 29
crestuccia? = p. 39
Qualche notizia (-ola) sul castello di Munot (sino ma anche prima).
Gigi Scorrano


Da Tuglie (lettera ms., su carta intestata: Comune di Tuglie, oggetto manifestazione di poesia) 20 luglio 1984

Caro Antonio,
ti mando una lettera "ufficiale" per rispetto (!) dell'ufficialità. Ho tardato per tanti contrattempi e imprevisti. Di Salvatore Toma credo di non aver mai avuto l'indirizzo: vuoi essere tu la mia "voce" presso di lui ed invitarlo? Tra un andirivieni di lettere credo che passerebbe troppo tempo. la stessa cosa ti pregherei di fare, se non ti dispiace, con Martiri Andrade: mi piacerebbe ci fosse anche lui. Scusami se ti disturbo ma non avendo una.. segreteria, da assessore povero - o da povero assessore qual sono - (avessi almeno una... segretaria!), devo far conto sugli amici, sperando che non mi mandino all'inferno.
Tanti saluti cordialissimi
Gigi


Da Tuglie (lettera ms.) 11 maggio 1985

Carissimo Antonio,
ti invio le bozze. Ho cercato di fare nel più breve tempo possibile.
Al tipografo bisogna dire:
a) che le poesie hanno il primo e l'ultimo verso che comincia un po' più verso il centro pagina rispetto all'incolonnatura degli altri versi (basta che lui guardi gli originali e vi si attenga strettamente). Vedi di sorvegliare le correzioni.
Io ho messo il nome in fondo alle paginette della presentazione, ma non so se andava disposto lei. La nota segnata dall'asterisco andrebbe a pie' della pagina in cui comincia lo scritto.
Perché le poesie di Andrade recano ogni volta la firma? Non sarebbe meglio mettere il nome nel titolo e alla fine?
Mi pare di non doverti dire altro di tipografico.
Sai che Elio è sceso in campo (nelle elezioni amministrative dico)? Un altro don Chisciotte come me, e gli auguro miglior fortuna perché è più giovane e meno stanco di me.
Tanti saluti cordialissimi dal tuo
Gigi

COSMA SIANI


Da Roma (lettera ms.) 26. 12. 1985

Caro Verri,
Sergio D'Amaro mi ha mostrato la tua rivista Pensionante de' Saraceni in nuova veste. la trovo interessante e ricca.
Vedo, anche, poeti stranieri pubblicati in lingua originale. E a questo proposito ti allego i testi di un paio di amici delle isole britanniche, uno poeta scozzese piuttosto rilevante nella scena contemporanea, l'altro animatore nella zona irlandese. Se vuoi puoi utilizzarli nel Pensionante. Mi fai sapere? I due amici non hanno nulla in contrario all'utilizzazione del loro testi; anzi, sono contenti di poter comparire nel Pensionante, di cui ho parlato loro.
Potrei inviarti, in seguito, qualche altro contributo, anche saggistico o recensivo? Ti saluto e ti auguro un fecondo 1986.
Cosma Siani


Da Ostia (lettera ms.) 25.2.1986

Caro Verri,
ti ringrazio per la cortese (e molto gradita) ospitalità che mi accordi
nel PdS.
Conoscevo la rivista perché l'amico Sergio D'Amaro me ne ha dato i nn. 1 e 2-3. Ora ho ricevuto a casa il n. 4-5; e anche di questo ti ringrazio vivamente. Credo avesse ragione Sergio, quando mi presentava il PdS come la maggiore pubblicazione in regione. Mi piace l'occhio che hai alla selezione e alla qualità di scrittura del materiale. Congratulazioni, dunque, sia per il prodotto, sia per la fatica che sono certo ti costa.
A parte, ti ho spedito alcuni numeri residui di una rivista che si faceva qui a Roma insieme ad Accrocca e Petrucciani (Piazza Navona), e che ora è defunta per varie ragioni. A rileggerti?
tuo Cosma Siani
PS. Ti manderà altre poesie in inglese di amici d'oltremanica. Ciao.


Da Ostia (lettera ms.) 7.7.1986

Caro Verri,
finalmente ho tempo di prepararti un altro (anche uno solo) poeta inglese, che forse vorrai aggiungere agli altri due già inviati per il numero autunnale del Pensionante.
A parte, ti scrivo gli indirizzi degli interessati, se vuoi mandargliene una copia, quando sardi. Se per una ragione qualunque non puoi, mi manderai copie in più della, rivista, gliele farà pervenire io.
Come ti dicevo, posso avere altre cose di giovani (e meno giovani) poeti inglesi d'oggi, e mandartele. Magari confermami che dopo il prossimo numero la rivista proseguirò, pur nella forma annuale. Capirai bene che è antipatico chiedere contributi, e poi lasciarli come cosa morta.
A presto di tue notizie. Buona estate e buon lavoro
tuo Cosma Siani


Da Roma (lettera ms.) Febbraio 15,1987

Caro Verri,
scusami l'insolito ordine di parole e numeri nella data. Ho appena finito di scrivere ai corrispondenti britannico-irlandesi, e m'è rimasta nella penna la tendenza inglese ad anteporre i mesi nelle date.
Dunque, ho ricevuto il Pensionante internazionale'. Bello; arioso; interessante. Ed io che penso di capire bene la condizione di chi fa lavoro intellettuale in periferia, comprendo in pieno quando dici, nella nota introduttiva, "ne avevo bisogno per vivere in questo posto". Davvero, non c'è bisogno di dire altro. E si deve riconoscere il tuo grande sforzo e il risultato notevole.
Agli amici d'oltremanica ho detto che gli giungerà una copia dell'intero numero. Sono sicuro che apprezzeranno. Ti risponderanno, vedrai. I dublinesi, in particolare, soffrono di claustrofobia, e sono fortemente "reattivi" contro la loro provincia culturale.
Dovresti ora dirmi se la pubblicazione continuerò, seppure con respiro annuale; e se continuerà con la stessa forma. Come ti ho già detto, nei prossimi mesi potrei sollecitare altri contributi "dal Nord".
Aspetto un tuo cenno. Intanto, buon lavoro e auguri da
Cosma Siani


Da Roma (lettera ms.) 31.10.1987

Caro Antonio,
Scusami il silenzio prolungato. Mi faccio coinvolgere dal lavoro scolastico e parascolastico forse più di quanto dovrei.
Ti ringrazio vivamente per il materiale che mi mandi. E' tutto alquanto interessante. Ignoravo l'esistenza di una cosa così corposa come Sudpuglia. Se ho capito bene, è qui che andrò il materiale straniero che ti ho mandato, vero? Ma il Corriere Internazionale non esce più?
A prima vista la Betissa mi pare un'operetta di notevole interesse. Dammi il tempo di rileggerla con calma e completamente, per recensirla. Ahimè, i volumi da recensire si accumulano, e ne ho molti in arretrato. Ma cercherà di essere puntuale con tutti.
A rileggerti, come sempre, con piacere.
Tuo
Cosma Siani


Da Roma (lettera ms.) 11.12.1987

Caro Verri,
nell'inviarti un saluto di fine anno, desidero anche ringraziarti (in ritardo, ahimè: ma tu scusami) per i volumi inviatimi: Giannuzzi I loro uomini; Liman La foire e il tuo La Betissa. Sono tutti interessanti.
Il tuo è complesso, gradevole e richiede rilettura.
Attendo Sudpuglia, che, dal numero che mi mandi, vedo ricca e interessante. Ho comunicato agli amici britannici che i loro testi appariranno in marzo. E' possibile inviarti contributi (letterari, critici o creativi)?
Dettaglio: uno degli amici "nordici" chiedeva se queste riviste "remunerano" per i contributi. Non che sia condizionante; ma così, per sapere, Sudpuglia lo fa?
Auguri vivissimi per il 1987-'88. Tuo
Cosma Siani
PS. Sudpuglia n. 3/87 appena arrivato. Grazie. Scrivo subito due parole di riscontro alla redazione. Ciao.


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