Ma ora la lira è adulta




Carlo Azeglio Ciampi



Nell'arco del decennio, la gestione dei cambio ha tratto giovamento dalla banda di oscillazione allargato che il Governatore Baffi richiese nel negoziato di adesione allo Sme. La banda ampia non è servita, come temevano alcuni, per dare all'Italia un margine concorrenziale aggiuntivo. La lira è stata mantenuta entro una fascia del 3 per cento attorno alla parità per il 90 per cento del tempo. La banda largo ha reso più credibile un vincolo di cambio che, se fosse apparso troppo ambizioso, sarebbe stato fonte di instabilità per l'intero sistemo comunitario; è stato utilizzata, nell'imminenza di riallineamenti, per prevenire operazioni speculative.
Dall'inizio dello Sme, la lira si è apprezzato, in termini reali', dei 76 per cento nei confronti delle altre valute dell'accordo di cambia, del 75 rispetto al marco: più di qualsiasi altra voluta. Le imprese italiane, in specie quelle esposte alla concorrenza internazionale, hanno proceduto alla ristrutturazione, ridotto l'indebitamento, ritrovato il profitto.
Dagli elevatissimi livelli dei 7980, l'inflazione è scesa di 15 punti percentuali. La discesa è stata doppio rispetto alla medici degli altri Paesi dell'accordo di cambio, anche se non siamo stati ancora capaci di raggiungere il loro livello di stabilità dei prezzi. A differenza degli altri Paesi, il reddito e la stesso occupazione non hanno subito arretramenti, neppure negli anni più difficili; il rallentamento del 1981-'83 è stato seguito da una crescita ancora in atto, dei 3 per cento annuo, mezzo punto in più della media europeo. Il disavanzo corrente della bilancia dei pagamenti, pur persistendo, nella media del decennio non ha superato lo 0,7 per cento del Pil. Questa politica monetaria e dei cambio ha portato la lira ali, condizione attuale di poter essere iscritto nella banda stretto dello Sme. Alla minore variabilità dei cambio dovrà potersi sostituire una maggiore variabilità dei tassi d'interesse a breve. Per limitare i rischi e i riflessi negativi sull'economia e sulla gestione del debito pubblico, la scelta del momento in cui rinunciare al regime speciale di cambio va collegata al rafforzamento della credibilità dell'azione di risanamento delle finanze statali.
L'esperienza della Comunità, e dell'Italia In particolare, mostra come lo Sme sia ormai divenuto un "regime", nel senso inteso dagli studiosi di relazioni internazionali: un insieme di principii, di regole e procedure decisionali a cui fanno riferimento le aspettative degli operatori internazionali. Ma il successo conseguito dallo Sme, la suo rispondenza agli obiettivi che dieci anni fa, in quel dato momento storico, la Comunità si era prefissi, non significano il raggiungimento di un assetto definitivo. Oggi, proprio quale effetto di quel successo, la Comunità si propone un ben più ambizioso traguardo: l'Unione economica e monetaria. Per conseguirlo, occorre disegnare e attuare nuovi ordinamenti.

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