§ Alcolismo e fegato

Schiavi di un dio minore




Italo Vittorio Tondi



Se le tossicomanie da droghe pesanti hanno giustamente ed angosciosamente attirato ed attirano l'attenzione e l'interesse dei politici, dei sociologi, dei medici, degli psicologi, degli psichiatri, dei criminologi e della magistratura, tanto da indurre il Parlamento al varo di una legge ad hoc, altrettanto non può dirsi sia avvenuto per il non meno angustiante problema dell'alcolismo. Eppure il rapporto tossico-dipendenti ed alcol-dipendenti è di 1:5 con una presenza in Italia di 300.000 drogati contro 1.500.000 alcolisti ed il cui numero, ove si considerino come potenziali etilisti anche i forti bevitori, ascenderebbe a 3 milioni circa.
Una prima semplice spiegazione del problema "alcolismo" viene dato dal notevolissimo consumo di sostanze alcoliche, a costi accessibili. Ed il nostro Paese ha il triste privilegio di occupare il primo posto in Europa per il consumo globale ed il terzo posto per quello pro-capite (Tab. 1 e 2.) le regioni italiane più colpite dall'etilismo sono quelle del Centro-Nord. Esso è in massima parte dovuto al consumo di vino (83%) ed in minore misura di birra (9,20%) e di superalcolici (7,50%). li sesso più interessato è quello maschile, ma, In questi ultimi tempi, anche quello femminile si è appalesato in notevole incremento. I giovani, dai 18 al 25 anni, pagano lo scotto nel 20% dei casi.
Mentre la Tab. 3 ci indica, per Il 1985 e per il nostro Paese, il numero dei decessi all'alcol correlati (17.238), la Tab. 4 ci dice che, nello stesso anno, su un totale di 3.679 suicidi, un quarto circa (920) era imputabile all'alcol (o etanolo).
Dopo queste poco edificanti note introduttive, che abbiamo ritenuto utili per chiarire l'ampiezza ed i vari aspetti del problema ad esso attinenti o da esso derivanti, entriamo nel tema specifico, offrendo a noi stessi l'opportunità di una spiegazione agli interrogativi dei lettori.
Il fegato (con il pancreas) è l'organo bersaglio dalla noxa etilica prediletto. Dalle Tab. 5 e 6 si evince Che, nel 1987, i morti nel nostro Paese per cirrosi epatica furono globalmente 19.347, la metà dei quali circa (8.513) per cirrosi alcolica.
Perché il fegato è la vittima prediletta dall'alcol? Quali le cause fisiopatogenetiche che lo rendono così vulnerabile?
L'etanolo, a livello epatico, viene ossidato in acetaldeide, elemento chimico in grado di scardinare la struttura isto-morfologica e la funzionalità del viscere. Tale ossidazione si attua quasi esclusivamente nel fegato (per Il 95% circa) con l'impegno di tre sistemi metabolici:
a) alcol-deidrogenasi (ADH) che opera nel citoplasma;
b) catalasi, agenti anch'esse a livello citoplasmatico;
c) il sistema MEOS (microsomal ethnoloxidizing system), localizzato a livello ribosomiale e quindi del reticolo endoplasmatico liscio.
Le alterazioni istologiche e microscopiche sono caratterizzate da:
a) proliferazione del reticolo endoplasmatico liscio con riduzione di quello rugoso;
b) comparsa di mitocondri giganti;
c) steatosi a piccole e grosse gocce;
d) lesione delle membrane cellulari e mitocondriali;
e) flogosi portale ed interstiziale;
f) fibrosi.
L'etanolo influenzerebbe negativamente altre funzioni metaboliche al fegato deputate; elettivamente Il ricambio glicidico, lipidico e la biosintesi proteica. Le alterazioni strutturali e funzionali comporterebbero, evolvendo, la transizione dal primo gradino, quello della steatosi, ai successivi dell'epatite, della fibrosi e, infine, della cirrosi.
La steatosi epatica alcolica, che costituisce il quadro clinico ed istomorfologico di più frequente riscontro (escludendo, ovviamente, altri fattori eziologici ad essa inducenti), è riconducibile alle cause nella Tab. 7 esposte.
Il quadro dell'epatite cronica etilica ricalca nelle grandi linee le alterazioni istomorfologiche delle epatiti croniche di altra eziologia (da virus, farmaci, tossici industriali ed alimentari), da esse potendosi differenziare per elementi anamnestici, ematochimici, isto-immunologici e terapeutici. E' la produzione di tessuto collagene intraepatico ad indurre successivamente il viraggio dell'epatite e della steatosi in fibrosi che, in circa il 20% dei casi, evolve in cirrosi.


"Sul piano patogenetico generale - scrivono Esposto e Stocchi ("Il Policlinico"; sez. prat.; n. 4; 1985) - si sta facendo strada l'ipotesi che l'incidenza e la gravità dell'epatite alcolica dipendano, oltre che dalla quantità di alcol ingerito, dalla durata dell'abuso alcolico e dall'eventuale coesistenza di una infezione virale che costituiscono cofattori esogeni, anche da una predisposizione genetico correlato con determinati antigeni di istocompatibilità ... ".
In questi ultimi tempi, inoltre, è stata avanzata l'ipotesi, per spiegare l'evoluzione della malattia, anche dopo protratta astensione dall'alcol, della compromissione del sistema immunitorio. Tale ipotesi verrebbe suffragata dall'aumento delle IgA ed IgG e dalla presenza di anticorpi anti-fegato, dall'aumento del rapporto tra linfociti T4 e T8.
"Poiché si tratto di doti parziali e frammentori - sono ancora Esposto e Stocchi a dirlo (ibidem) - è difficile valutare l'esatto significato; è comunque possibile ipotizzare che l'alcol sia in grado di evocare una risposta immunitario, umorale e cellulo-mediata, diretta contro l'epatocita ed in particolare contro antigeni di superficie, neoformati o preesistenti ma alterati, e che questo meccanismo, una volta indotto, si autoperpetui... ". Ciò potrebbe spiegare quei casi di epatite cronica evolutiva denominata "aggressiva", che è suscettibile di particolari terapie.


Sul piano clinico-semeiologico, l'epatopatia etilica non presenta elementi validi per una differenziazione certa con le epatopatie di diversa eziologia. Né la sintomatologia soggettiva Che, grosso modo, ricalca quella delle altre può sovvenirci: solo i dati anamnestici possono esserci di aiuto. Le indagini strumentali (ecografia, scintigrafia) possono fornirci solo modeste informazioni.
Quali alterazioni ematochimiche ed immunologiche possono guidarci nell'inquadramento ezio-nosologico, qualora non preesistano o coesistano danni epatici di diversa natura? Premesso che le transaminasi gIutammico-ossalacetica e giutammico-piruvica ed altri enzimi hanno scarso valore discriminativo, esso, invece, viene riconosciuto all'incremento della glutammato-deidrogenasi e alla gamma-glutamiltraspeptidasi, all'aumento del volume corpuscolare medio eritrocitario (CMV), alla ipoalbuminemia, alla ipergammaglobulinemia, all'aumento, talora notevole, delle immunoglobuline A (IgA) e ad un decremento dei linfociti T8 con accentuazione del normale rapporto T4:T8. Se le indagini bioumorali e strumentali non sono sufficienti per una formulazione diagnostica certa di epatopatia alcolica, l'esame bioptrico-istologico, se e quando eseguibile, costituirà valido aiuto a dirimere i dubbi. Per quanto attiene 19 prevenzione e la terapia dell'epatopatia alcolica, esse sono indicate nella Fig. I. Alcuni chiarimenti sono però necessari:
a) l'impiego deterrente con disulfiran (Antabuse) presenta tanti e tali rischi, sia in corso di assunzione che dopo la sua sospensione, da dover fare ad esso n corso soltanto in casi eccezionali e selezionati e con specifica competenza da parte del curante e dei famigliari della posologia, degli effetti collaterali, delle controindicazioni e, soprattutto, della interazione tra farmaco ed alcol;
b) il regime dietetico non dovrà essere rigido e parsimonioso, perché la denutrizione deprime le difese immunitarie e l'efficienza rigenerativa epatocitaria. "Da quarant'anni raccomandiamo con insistenza stereotipo - scrivono Coppo e Paterlini ("Giornale di Clinica Medica"; n. 8/9; 1987) - che agli epatopatici cronici e perciò anche ai cirrotici sia assicurata la libera scelta dei cibi più appetiti e digeriti meglio, secondo il giudizio soggettivo di ciascuno, in pasti di modesto volume, ben masticati, seguiti da mezz'ora di riposo, proibiamo solo l'etanolo".

Dal lato farmacologico è tale il profluvio di medicamenti suggeriti e/o impiegati che, non trovando essi riscontro clinico nel risultati, ci asteniamo dal menzionarli, ad eccezione di due che sembra arrechino un reale beneficio:
a) la solfo-adenosin-metionina (SAM) che, partecipando a processi di transmetilazione e di transulfurazione, indurrebbe la biosintesi dei fosfolipidi e precisamente di quelli presenti nelle membrane cellulari (Fiaccadori F., La steatosi epatica, Ed. Piccin, 1981);
b) il glutatione sia in forma ridotta (GSH) sia In forma ossidata (GSSG) al quale verrebbe riconosciuto la partecipazione In alcune reazioni biochimiche (ossido-riduzione, coniugazione e formazione di acidi mercapturici con effetti detossicanti (Coltorti e Lo Guercio, Il glutatione, Ed. Momento Medico, 1989). L'infusione di emoderivati è indicata quando è necessario ristabilire l'equilibrio proteico, come i diuretici in caso di ascite.
Agli interventi chirurgici per I' ipertensione portale e le varici gastroesofagee esula dal nostro compito accennare, ma non possiamo non citare il trapianto d'organo, attuabile quando sussistano le indicazioni e non ostino le controindicazioni per l'alta quota di rischio.
Il cardine della condotta preventivoterapetica dell'epatopatia etilica poggia sulle indicazioni di cui al n. 1 e 5 della Fig. 1. Alla Società Italiana di Alcologia e alla Società Italiana Psichiatria Sociale altre istituzioni regionali e provinciali si sono meritoriamente ed umanitariamente affiancate, ma riteniamo prioritarie, perché meno sgradite e più redditive, le Associazioni Alcolisti Anonimi.
Concludiamo facendo nostre le sagge parole di Ceccanti: "... l'alcol non va demonizzato in quanto esso fa parte della nostra società, della nostra cultura e della nostra alimentazione; si vedano ad esempio gli interessi legati alla produzione e commercializzazione, gli aspetti benefici soprattutto del vino che ci accompagna nella vita quotidiana fornendo energia, calore, benessere, allegria.
Ma quando l'abuso prevale sull'uso non si può né si deve tacere che l'alcol può generare dolore, emarginazione, frustrazione, disgregazione di beni, proprietà, famiglie. Si sappia dunque che l'alcol può essere fonte di gioia ma anche di dolore".


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