Inediti nerudiani




a cura di Oreste Macrí



I seguenti inediti di Pablo Neruda, il grande poeta cileno (1904-1973), Premio Nobel (1971), mi sono stati affidati - di che lo ringrazio - dal dottor Aldo Bello, direttore di questa rivista; al quale sono pervenuti, mediatore il poeta Antonio Verri, da parte di un amico e collaboratore politico di Neruda, Sergio Vuskovic Rojo. Il Vuskovic è stato docente incaricato di storia della filosofia presso l'Università di Bologna, ivi approdato dopo drammatica vicenda: padre iugoslavo e madre cilena, classe 1930, comunista dal 1948, è stato professore di filosofia all'Università di Valparaíso (1966-1973), sindaco di essa capitale dal 1970 al 1973, quando nel funesto settembre del colpo di stato di Pinochet fu imprigionato, deportato, torturato, finalmente espatriato in seguito alla campagna di solidarietà internazionale. Da quattro anni tornato nel Cile, col disgelo politico. Dal '65 a oggi ha svolto densa e continua attività universitaria, storica e scientifica, filosofica e pedagogica; nell'aspetto politico e metapolitico si può considerare nella corrente latino-americana, specificamente cilena, di conciliazione dialettica e pratica tra marxismo-leninismo e democrazia umanista-cristiana.
Nell'esibire questi documenti (scritti e foto) mi sono servito delle trascrizioni e presentazioni del professor Vuskovic, biograficamente implicato in quelli in prosa. La descrizione filologica dei due testi poetici e le traduzioni di questi e del discorso al n. 3 sono mie; avverto che dispongo di fotocopie, qui riprodotte, per le quali mi affido alla comprensione del lettore.
Gli scritti sono occasionali e marginali, derivando la loro importanza nei riguardi della vita di Neruda. Eccezione di rilievo il sonetto seminale a Sarita, saggio di una delle maggiori costanti archetipiche della poesia nerudiana: la materica e mitica maternità di "luce e latte" nell'"ora fisica" della generazione delle umane creature, figurativamente picassiana.
Ma notevole è pure il Talso" del sonetto a Carlos León, sapido di grazia nerudiana, positiva nel negativo la "fervida cetra" glorificante il "cavaliere errante" con le due stelle che esaltano il "pulcro calcetín". E nel discorso al filosofo "giovane e saggio" si risente l'eros cosmico di Neruda, infuso e contiguo con la storia umana, nel semplice sintagma: "La storia si scrive con l'amore".


1 [Foto I]

A SARITA PARA QUE SE EMBARACE

Sara entre las magnolias orgullosas,
que alguna vez se soltaron el pelo,
destrenzando aquel ébano de diosas,
estabas tú que bajabas del cielo.
Eres azul como una mariposa
y, como no ves bien el desconsuelo,
te pareces al pan de generosa
y eres oval como la hoja del camelo.
Sara Vial en esta hora fìsica
no sé por qué te queremos prolìfica;
el mundo necesita que tus senos
den luz y leche a otras criaturas,
amamanten a otros ruiseñores.
Y te lo digo yo de puro bueno.

Foglietto d'un libretto di conti di cm. 22,2 x 8,30, sì che si spezzano con accapo le linee del titolo e dei vv. 3, 7, 8, 10, 11 e 14. Grafia rapida, poco perspicua. Punto fermo ai vv. 8 e 14; virgola nel v. 6 dopo "y" e "bien".
1. entre canc. magnolias] su petunias canc. 2. alguna vez de sul rigo 8. eres oval] sopra bella canc. 9. hora] sopra tierra canc. 12. sotto il rigo, canc. den a luz otras [ill.] criaturas 14. yo sotto a ti canc.

"A Sarita che rimanga incinta // Sara tra le superbe magnolie, / che di quando in quando scioglievano della chioma / le trecce di quell'ebano di dee, / stavi tu che scendevi dal cielo. // Sei azzurra come una farfalla / e, aliena da ogni desolazione, / somigli al pane nella tua generosità / e sei ovale come la foglia della cannella. // Sara Vial in quest'ora materiale / non so perché ti vogliamo prolifica; / il mondo ha bisogno che le tue mammelle // diano luce e latte ad altre creature; / che allattino altri usignuoli, / e son io a dirtelo, credimi, per bontà".

Vuskovic data il sonetto nei primi anni 60, scritto nella "Sebastiana" e letto a Sara Vial per telefono, destata a Cerro Alegre alle due di notte o del mattino.
Vuskovic porge questi dati sulla storia del sonetto. Anzitutto su Sara Vial, poetessa cilena, il cui primo libro di poesie, La ciudad indecible del 1955, fu lanciato e prologato da Neruda. L'amica si era sposata da poco e Pablo in una delle sue consuete notti di ardore poetico, sessualmente analogo, compose, a lei dedicati, tre sonetti, che subito, alle due del mattino, le comunicò per telefono a Cerro Alegre dalla sua famosa casa nel Cerro Florido, che aveva chiamato "La Sebastiana", sempre a Valparaíso. Dei tre sonetti solo questo è apparso dopo vent'anni, catalogato nella "Fundación Pablo Neruda", sita nella casa del poeta a Santiago de Chile, da lui chiamata "La Chascona", femminilizzando le sue dimore.
La fretta e l'abbandono sono visibili dalle anomalie ritmiche, ipermetro il v. 8, in un sonetto di intenzionale fattura classica.


2 [Foto II]
A LOS PIES DE CARLOS LEÓN

Canto a los pies del fúlgido viajero,
que de Valparaíso hasta el confìn
con pisadas de león y caballero
atraviesa la niebla del espín.
Quien sólo ve en la tarde su sombrero
tal vez no ve brillar como un violín
el excelso charol de dos luceros
que realzan el pulcro calcetín.
Antes mi musa celebró sus manos,
pero sus pies de artista soberano
reclaman de mi cítara ferviente
que los pies de León sean cantados
para que en nuestro invierno congelados
se preserven andantes y calientes.

Due foglietti (vv. 1-6 nel primo e 7-14 nel secondo) di cm. 18,6 x 13,5; le linee del titolo e dei versi restano spezzate con accapo. La divisione delle strofe è indicata con tre doppi trattini incrociati. Interpunzione: punto fermo nel titolo e nei vv. 4, 8 e 14; virgola nel v. 13; sólo senza accento.
7. de dos sopra que cual canc. 13-14. canc. 13. para] y que 14. preserven] sopra conserven canc. andantes sotto cantant [sic] canc.

"Ai piedi di Carlos León // Canto i piedi del fulgido viaggiatore, / che da Valparaíso sino al confine / con passi di leone e cavaliere // attraversa la nebbia della malinconia. / Chi solo vede nel vespro il suo sombrero / forse non vede brillare come un violino / l'eccelsa vernice di due stelle, / che esaltano la preziosa calzetta. // Già prima la mia musa ha celebrato le sue mani, / ma i suoi piedi d'artista sovrano / esigono dalla mia cetra appassionata // che di León i piedi siano cantati, / affinché nel nostro inverno congelato / si presentino erranti e caldi".

Nella trascrizione Vuskovic ha tralasciato i due ultimi versi, riducendo il sonetto in quartine. Fu composto una notte del 1965 in casa del suo vecchio amico e vicino, il medico Francisco Velasco. E' un saggio della nota vena umoristica e ludica di Neruda; egli qui s'impersona in un poeta cileno di origine spagnola, Modesto Parera, libraio, autore, appunto, di una famosa o famigerata poesia (sonetto?) intitolata A las manos de Carlos León, parodiata da Neruda. Questo León, a sua volta, nato e morto a Valparaíso (1918-1988), fu avvocato, professore universitario di filosofia del diritto, romanziere.
L'originale del sonetto è conservato dal citato Francisco Velasco nella sua casa del Cerro Florida a pianterreno; nei piani superiori abitavano Pablo e Matilde Urrutia; è "La Sebastiana" che abbiamo ricordato.


3

JOVEN Y SABIO

Joven y sabio.

Este joven y sabio amigo mío, a quien venimos a proclamar hoy día, es un político de fuste y un filósofo lúcido; tienen ustedes en Valparaíso, en la persona de este joven profesor, a un intelectual de primer orden, y sus compañeros en el campo de las letras estamos satisfechos y orgullosos de que el Partido Comunista lo haya postulado como candidato a senador.
Porque no son muchos los escritores en nuestro país que han tenido el atrevimiento de incursionar en el mar polémico de la filosofía y el pensamiento, como lo ha hecho Sergio Vuskovic, con un respaldo de estudios y búsquedas que revela a un investigador vigoroso, apasionado y afortunado, en el difícil terreno de las ideas. Sus dos o tres libros sobre los orígines y desarrollo del pensamiento constituyen el mejor testimonio de que tenemos en Vuskovic a un letrado de alta categoria. A un intelectual que no teme viajar por las regiones más secretas de la abstracción. Tan seguro se siente del valioso bagaje de hallazgos recogidos en esta incursión, que no muestra temor alguno por el diálogo con quienes sustentan un pensamiento diferente del suyo; antes bien, busca ese diálogo, lo procura, lo practica con extraordinaria constancia.
Ah, pero lo que he dicho no significa en absoluto que Sergio Vuskovic sea de aquellos intelectuales que, por trabajar a menudo en el terreno de las abstracciones, tienen miedo de contaminarse si se asoman al campo de la realidad inmediata. No. No es un misterio para nadie que Vuskovic es un marxista, y como tal, sabe que la teoría cojea si no se apoya definitivamente en la práctica, y que ésta, si carece de la espina dorsal de aquélla, no pasa de ser un empirismo más o menos estéril.
En nuestra vida social todos hemos acompañado a nuestros muertos. Todos aguantamos alguna vez persecuciones, calumnias, penurias y nada nos cambió. Lo mismo sucedió a Sergio, a Carlos Andrade y a tantos de ustedes.
Salimos, ustedes y yo más relucientes. No nos manchó la mentira, el barro. Teníamos que cumplir un deber, el del amor. El amor es el que nos lleva y no el odio. Porque la historia se escribe con el amor.
Termino, pues, estas palabras, expresando la gran alegría de hallarme en Valparaíso, en el seno del sector de intelectuales que han visto en mi amigo Sergio Vuskovic a un hombre capaz de asumir su representación en la más alta corporación parlamentaria. Los escritores, los compañeros de Sergio Vuskovic, también lo vemos así, como un alto valor de las letras nacionales y como un joven luchador que encarna lo más puro, lo más honesto y lo más culto de este Valparaíso que tanto queremos.

Pablo Neruda.

"Giovane e saggio // Questo giovane e saggio mio amico, per la cui proclamazione siamo qui convenuti, è un uomo politico di polso e un lucido filosofo; voi a Valparaiso avete nella persona di questo giovane professore un intellettuale di prim'ordine, e noi compagni nel campo delle lettere siamo soddisfatti ed orgogliosi che il Partito Comunista lo abbia proposto candidato a senatore. / Giacché non sono molti gli scrittori del nostro paese, che abbiano avuto l'ardire d'irrompere nel bellicoso mare della filosofia e del pensiero, così come ha fatto Vuskovic, con un fondamento di studi e di ricerche, che rivela un ricercatore vigoroso, fervido e prospero nell'arduo terreno delle idee. I suoi due o tre libri sulle origini e svolgimento del pensiero costituiscono la migliore prova dell'aver noi in Vuskovic un dotto di alto livello. Un intellettuale che non teme di esplorare le regioni più segrete dell'astrazione. Tanto sicuro si sente del prezioso bagaglio di scoperte raccolte in tale esplorazione, che non mostra timore alcuno del dialogo con coloro che sostengono un pensiero diverso dal suo; anzi, egli cerca il dialogo, lo sollecita, lo pratica con straordinaria costanza. / Ah, ma questo che ho detto non significa in assoluto che Sergio Vuskovic sia di quegli intellettuali, che, per il fatto di lavorare sovente nel terreno delle astrazioni, hanno paura di contagiarsi se si affacciano sul campo della realtà immediata. No. Non è un mistero per nessuno che Vuskovic è un marxista e, come tale, sa che la teoria zoppica se non si appoggia definitivamente alla prassi, e che questa, se manca della spina dorsale di quella, non supera lo stadio d'un empirismo più o meno sterile. / Nella nostra vita sociale tutti abbiamo accompagnato i nostri morti. Tutti sopportiamo qualche volta persecuzioni, calunnie, penuria, e nulla ci ha cambiati. La stessa cosa è accaduta a Sergio, a Carlos Andrade e a tanti di voi. / Ne usciamo, voi e io, più limpidi. Non ci ha macchiati la menzogna, il fango. Dovevamo compiere un dovere: il dovere dell'amore. L'amore è quel che ci conduce e non l'odio. Poiché la storia si scrive con l'amore. / Concludo, quindi, queste parole, esprimendo la grande gioia di trovarmi a Valparaíso in seno al settore di intellettuali che hanno visto nel mio amico Vuskovic un nome capace di assumere il suo posto di rappresentanza nella più alta corporazione parlamentare. Noi scrittori, compagni di Sergio Vuskovic, lo vediamo anche come un alto valore delle lettere nazionali e come un giovane lottatore, che incarna la maggiore purezza, onestà e alta cultura di questo Valparaíso che tanto amiamo. / Pablo Neruda".

Dattiloscritto. L'elogiato, Sergio Vuskovic Rojo, ricorda che fu amico di Neruda dal 1952, anno nel quale il poeta tornò nel Cile dopo il suo esilio in Italia (1948-1952). La proclamazione di Vuskovic a senatore della Repubblica avvenne il 26 gennaio 1969 nel teatro Condell di Valparaíso, dove Neruda recitò alcune sue poesie e lesse questo discorso. Il testo nella carpetta è accompagnato da quattro documenti:
a) cartoncino d'invito a detta proclamazione. (Foto III);
b) foto di gruppo nella stessa occasione; da sinistra: il dirigente del P.C. Juan Donoso, la moglie di Vuskovic, il medesimo, Irma Hernández de Andrade, il "regidor" Carlos Andrade, Neruda. (Foto IV);
c) ritaglio di "EI Mercurio", del giorno dopo; in alto detta fotografia con l'informazione sulla cerimonia; sotto, una breve cronaca. (Foto V);
d) ritaglio da "El Popular", 12 luglio 1973. La notizia apparve in tutti i giornali anche con l'immagine del poeta, come in "La Unión", 18 dello stesso mese. (Foto VI).
Fu l'ultima sua "condecoración", che ricevette infermo nella sua abitazione dell'Isla Negra mercoledì 11 luglio 1973; gli fu consegnata da Vuskovic, sindaco per ancora due mesi.


4 [Foto VII]

UNA DEDICA DEI "VEINTE POEMAS DE AMOR"

"1970 1 de agosto / a Sergio Vuskovic / Su amigo / Pablo / Neruda".

Fu vergata durante la cena sotto indicata. Trattasi della mirabile edizione artistica dei Veinte poemas de amor y Una canción desesperada, Editorial Lord Cochrane, Santiago de Chile, 12 febbraio 1970, alta 59 cm. e larga 40, 149 pagine, con acquerelli originali del pittore, cileno Mario Toral, stabilitosi negli Stati Uniti. Usava Neruda invitare gli amici e regalare l'ultima sua opera edita. Le Foto VIII e IX riproducono il colorito invito a detta cena:

"Matilde y Pablo / Neruda / tienen el placer de / invitarlo a comer / el Sábato 1 en "La Sebastiana" altos de Teatro Mauru. / Valparaíso / Agosto 1970".

 


5

FOTO CON PABLO NERUDA

Le Foto X, XI e XII riproducono rispettivamente:
1) fotografia della inaugurazione del "Museo del Mar Lord Cochrane" del 6 marzo 1971, compiuta dalla Municipalidad di Valparaíso, sindaco il Vuskovic; il poeta è il quarto da sinistra;
2) fotografia scattata nel detto Museo del Mar il 7 marzo 1971; il poeta al microfono; si vedono anche, ma Vuskovic non specifica, Angel Cruchaga de Santamaría, Premio Nacional de Literatura, e Sara Vial di quel sonetto; è un ritaglio da "La Nación" di Santiago de Chile, del 4 aprile 1971;
3) fotografia presa il 3 marzo 1971, quando Neruda si accingeva a partire per Parigi, ambasciatore del Cile in Francia; apparve nel detto giornale il 4 aprile 1971. Il poeta con la coppola; indeterminati: il senatore Luis Corvalán, la moglie di Vuskovic, il senatore Roger Berard de Minot, console della Francia a Valparaíso, e consorte.
Mi pare giusto aggiungere la Foto XIII con le fattezze di Vuskovic, cui rivolgo un grazie e un abbraccio finali, augurandomi che gli sia stata restituita la sua cattedra.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000