L'Europa del 1992,
e in particolare quella che verrà dopo, sarà una potenza
economica davvero formidabile che potrà contare, fra l'altro,
sull'apporto dell'Europa orientale, una volta garantita la sua ripresa.
E' probabile, inoltre, che alla richiesta di adesione del Parlamento
svedese segua quella degli altri Paesi nordici.
La fedeltà del Giappone ad un libero sistema di scambi internazionali
nei due sensi è da tempo ormai oggetto di sospetti. Infatti,
è facile ipotizzare la nascita di un blocco regionale del Pacifico
sotto la guida nipponica. Un blocco del genere avrebbe nella futura
apertura del grande mercato cinese un vantaggio geografico naturale.
L'altro grande blocco regionale è rappresentato dall'America
del Nord e dall'America del Sud. Gli accordi di libero scambio raggiunti
nel 1989 tra Stati Uniti e Canada sono stati il primo passo in questa
direzione. E' troppo presto per sapere quali saranno i vantaggi effettivi
dell'accordo di cui sopra; nel frattempo, comunque, il presidente
americano ha avviato le trattative per un accordo di libero scambio
con il Messico, che, nelle previsioni, sarà assai più
difficile da realizzare. Canada e Stati Uniti, estensione territoriale
a parte, sono più o meno equiparabili in termini di salari
e di redditi.
La posizione del Messico è, ovviamente, del tutto diversa;
il che, se da un lato significa che il raggiungimento di un accordo
di libero scambio sarà più complesso, comporta, dall'altro
lato, vantaggi potenziali maggiori.
Di fronte ad un eventuale successo dell'iniziativa messicana, sarà
inevitabile che anche altre grandi economie sudamericane - come Brasile,
Argentina, Cile - prendano atto dei vantaggi di un'adesione al blocco
così costituito. Ad esse faranno seguito i Paesi più
piccoli e, insieme, concorreranno alla formazione del terzo grande
blocco regionale. Uno dei fattori principali del disavanzo commerciale
degli Stati Uniti è rappresentato dalle eccedenze di esportazioni
dei Paesi latino-americani debitori, i quali, in tal modo, riescono
a pagare una parte degli interessi, nella speranza di ristabilire
la propria credibilità. Quella di questi Paesi è, in
tutta evidenza, una condizione innaturale.

La nascita di
un'area effettiva di libero scambio potrebbe portare ad una soluzione
dell'attuale crisi d'indebitamento e riaprire il flusso dei prestiti
dal Nord al Sud dell'America. Il tutto si ridurrebbe in un vantaggio
sia per la bilancia commerciale degli Stati Uniti sia per la crescita
dei Paesi e dei popoli dell'America latina. Sarebbe, questo, uno scenario
completamente diverso. Ogni blocco sufficientemente vasto potrebbe
beneficiare delle economie di larga scala. Ognuno con un entroterra
potenzialmente in grado di assorbire con profitto l'afflusso di capitali.
Certamente, il dinamismo economico ne risulterebbe mortificato, quanto
meno un poco. Ma che dire della scena politica internazionale?