§ Un solo mercato - Una sola moneta

Ma non possiamo tirarci indietro




Antonio Maccanico



Martin Tobin mette in guardia l'opinione pubblica europea sui rischi dell'unione monetaria a data fissa e del traguardo della moneta unica, comunemente ritenuto obiettivo irrinunciabile del processo di integrazione europea. Per molti versi, si riproponevano così le critiche a suo tempo avanzate dal presidente della Bundesbank, Poehl. Due erano stati i maggiori destinatari di quelle critiche: da un lato, il Governo Federale e il cancelliere Kohl, che avevano voluto l'unificazione monetaria delle due Germanie con Il cambia alla pari delle due monete (in disaccordo con tale scelta, da lui definito "catastrofica", Poehl si è dimesso dal suo incarico nello scorso mese di luglio, N.d.R.); dall'altro, i partners comunitari, che, come l'Italia, si avviano all'unione monetaria con i conti pubblici in dissesto e con un tasso d'inflazione elevato.
Con argomenti di sicura validità tecnica, Tobin rileva come l'"errore" del cambio alla pari sia stato dettato da una valutazione troppo ottimistica della produttività e competitività della Germania Orientale. Il che evoca un po'. sia pure in un quadro molto diverso' la decisione che portò in Italia, alla fine degli anni Sessanta, all'eliminazione delle "gabbie salariali". Si pensò di aiutare il Mezzogiorno e si eliminò, invece, quello stimolo ad investirvi rappresentato dal minor costo dei lavoro.
Certo, ha ragione Tobin: la moneta unica non consentirà più manovre svalutative per salvare dalla disoccupazione Paesi non competitivi, così come le correzioni degli squilibri interni a Paesi della Comunità dovranno avvenire attraverso il libero movimento dei capitali, delle merci e della manodopera, senza ricorrere a politiche speciali per le aree depresse (anche se l'Atto Unico europeo esplicitamente prevede politiche di intervento sugli squilibri territoriali). Ma a parte il fatto che molti di questi vincoli già operano con la costruzione dei Sistema monetario europeo, che ha instaurato cambi di una notevole rigidità, proprio le implicazioni (e i rischi) che l'adozione della moneta unica comporta devono indurci a perseverare nel perseguimento di questo obiettivo. Il quale è obiettivo fondamentalmente politico.
Del resto, scelta politica di straordinario tempismo è stata la rapidissima unificazione tedesca, con gli "errori" di valutazione dei quali si è detto. I costi sono stati alti, per entrambe le Germanie. Ma quale sarebbe stato il costo politico, in termini di equilibrio europeo, di sicurezza. di assetto generale delle relazioni Est-Ovest, se la Germania federale, sulla questione dell'unificazione, fosse stata colta in contropiede dalle incognite poco rassicuranti dell'evoluzione, o involuzione, in corso in Unione Sovietica?
E' vero che l'unione monetaria a data fissa implica dei rischi. Pure lo Sme ne implicava. Basti ricordare quelle che furono allora le esitazioni e le resistenze della Banca d'Italia e dei suo Governatore, che era un uomo della statura intellettuale e morale di Paolo Baffi. Ed è altrettanto vero che l'appuntamento monetario esige, da parte di tutti i partners comunitari, un grande sforzo di armonizzazione delle politiche fiscali e di bilancio.
Ma forse serve qualcosa in più: un adeguamento istituzionale della Comunità. L'enorme potere che si concentrerà nella banca centrale europeo (dalla politica monetaria alla politica dei tassi di interesse su scala continentale) dovrà essere bilanciato da un potere politico comunitario più forte, che possa governare le armonizzazioni conseguenti all'unione monetaria.
Tutti hanno problemi in vista di tale traguardo: noi forse più degli altri. E perciò è più che mai necessario subordinarvi tutte le nostre polemiche interne. Se rinunciassimo all'obiettivo dell'unione monetaria, quella dinamica di integrazione che esso ha innescato si arresterebbe inesorabilmente e l'unione europea ritornerebbe nel mondo dei sogni.

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