§ Verso l'Europa promessa / 1

Rischi e promesse Uem




Graham Bishop
Salomon Brothers International



Con la piena attuazione del Mercato unico europeo, per la prima volta in questa generazione, la maggior parte dei risparmiatori della Comunità potrà liberamente decidere dove impiegare il proprio denaro. Nessun controllo valutario potrà più impedire loro di impiegarlo all'estero, e la liberalizzazione dei servizi finanziari dovrebbe del pari mettere in grado le istituzioni finanziarie, attraverso cui passa la maggior parte del risparmio, di investire al di fuori dei Paesi di residenza. Un attento esame dei mercati europei farà comprendere agli investitori la reale portata del fondamentale cambiamento introdotto nella natura del debito pubblico dall'avvento della moneta unica europea. Esso non fungerà più automaticamente da porto sicuro per i loro risparmi: si renderà allora necessaria un'attenta valutazione di rischi e di remunerazioni.
Fino a pochi anni fa, l'unico modo per gli investitori di operare un confronto tra i pregi rispettivi delle obbligazioni pubbliche dei Paesi d'Europa è stato quello di confrontare i "differenziali di rendimento delle valute", i titoli pubblici nelle diverse valute dovevano comportare differenti tassi d'interesse per far fronte al rischio di svalutazione. Ora che la realizzazione dell'Unione monetaria europea è sempre più vicina, gli investitori debbono affrontare la questione dei relativi rischi di credito. L'attenzione dei governi della Comunità ha pertanto cominciato a focalizzarsi sull'indebitamento nella loro moneta nazionale.
Questi rischi di credito debbono essere valutati nel contesto del potere concesso ai governi di emettere la moneta con cui saranno ripagati i loro titoli. In regime di unione monetaria, questo potere passerà ad una Banca centrale indipendente, avente come obiettivo la "stabilità dei prezzi". Se questa Banca si dimostrerà credibile, gli investitori non dovranno più necessariamente temere che il valore reale del debito pubblico che essi detengono possa essere improvvisamente ridotto per effetto di una "inflazione a sorpresa", conseguente ad una politica di espansione monetaria.


Il grafico illustra l'aumento del debito pubblico lordo della Comunità europea in aggregato. L'utilizzazione di valori medi non evidenzia il fatto che i valori spaziano attualmente dal 7 per cento circa del Lussemburgo al 130 per cento del Belgio. Gli investitori dovrebbero preoccuparsene? E dovrebbero preoccuparsi del rischio di credito dei Paesi più pesantemente indebitati? Dovrebbe esistere tra i titoli governativi Cee un "differenziale di rendimento" in grado di riflettere tale rischio?
L'analisi dell'affidabilità creditizia dei governi Cee dovrebbe essere incentrata sulla parte delle entrate destinata al pagamento degli interessi sui debiti, come se questi fossero obbligazioni del "settore privato".
L'income-gearing (ossia il rapporto fra il servizio del debito e il reddito) ha un ruolo-chiave nella determinazione della qualità del credito, poiché definisce il trade-off politico tra i gruppi d'interessi che concorrono alla spesa pubblica: i detentori di obbligazioni costituiscono semplicemente uno di questi gruppi.
E' importante notare che è possibile utilizzare prontamente gli income-gearing come uno strumento impegnato dal mercato per poter disciplinare i bilanci. Ad esempio, le agenzie di rating degli Stati Uniti se ne servono come di una chiave variabile per la classificazione di un credito, e molte istituzioni finanziarie si servono del rating per decidere se un'obbligazione costituisca un buon investimento, dato il suo rischio di credito. Quanto alla Comunità europea, questo concetto assomma in sé: la dimensione assoluta dei debiti accumulati dal governo; il gettito fiscale effettivo; il livello dei tassi d'interesse; e il costo del differenziale di rendimento, che misura la percezione che il mercato ha della politica di bilancio.
La semplicità dei dati richiesti - gettito fiscale e interessi pagati - basta a farci intendere la capacità dell'income-gearing di fornire un dato statistico affidabile di facile utilizzazione. Lo si dovrebbe usare semplicemente come supporto al controllo prudenziale del sistema finanziario della Comunità. Dovrebbero inoltre essere introdotti dei limiti all'acquisizione di altri investimenti rischiosi da parte dei sistema finanziario. Tali limiti dovrebbero essere imposti abbastanza sollecitamente per impedire la sovraesposizione del sistema - che diventerebbe in mancanza di ciò vulnerabile in relazione a una minaccia di inadempienza - in uno stadio abbastanza iniziale dell'Unione monetaria europea (Emu o Uem).
In pratica, questo sistema potrà limitare l'accesso degli Stati membri meno affidabili dal punto di vista del credito all'intero pool di risparmio della Comunità, riducendo la probabilità che uno di questi Stati raggiunga un "grado considerevole di allineamento dei tassi d'interesse sui mercati finanziari". Questo test del credito viene considerato dal progetto di Trattato presentato dalla Germania come un pre-requisito necessario al passaggio alla "fase due dell'Emu". Nel progetto tedesco a ciò segue la proposta che il Consiglio europeo possa stabilire la posticipazione della data di partecipazione per gli Stati che non posseggano tali requisiti.
I differenziali di rendimento potrebbero costituire l'elemento determinato dal mercato nell'ambito di una verifica del possesso dei requisiti necessari per la "fase tre". Per il momento, i mercati finanziari si sono resi conto della diminuzione del rischio valutario tra molti Paesi, se non tutti. In pratica, pertanto, esiste già un'Europa a due velocità. All'interno di questo gruppo esistono però scarse prove del fatto che i mercati tengano già sistematicamente presente la differenza che esisterà in un prossimo futuro nella posizione creditizia di questi governi, dopo che essi avranno rinunciato al potere di emettere valuta andando sempre più ad assomigliare a istituzioni del settore privato.
La disparità degli indici-guida suggerisce che i risparmiatori potrebbero desiderare di valersi della nuova libertà dai controlli valutari e della possibilità di prendere i loro soldi e sfuggire alla tirannia degli elettori che preferiscono la spesa al pagamento delle tasse.
Tuttavia per gli investitori più disincantati la prima questione da prendere in considerazione è se la norma della proibizione dei salvataggi possa, ora o in futuro, essere resa operante. Se la risposta fosse negativa, la definizione dei differenziali di rendimento potenziali diventa del tutto teorica, i tassi d'interesse convergeranno semplicemente verso quelli delle nazioni considerate garanti finali della Comunità, e ne risulterebbe fatalmente una federazione politica.
E tale risultato non è tuttavia inevitabile. La politica "migliore" dovrebbe consistere nel convincere i risparmiatori di due o tre questioni: non si farà ricorso all'inflazione a sorpresa in risposta ai problemi inerenti al pagamento dei debiti; i governi pensano che i loro obiettivi siano da perseguire per mezzo della stabilità dei prezzi; e, pertanto, adotteranno politiche atte al raggiungimento di questa meta, facendo in tal modo diminuire i tassi d'interesse nominali. E' fondamentale per una politica di questo tipo la creazione di un'affidabile e indipendente Banca centrale europea, avente come scopo la stabilità dei prezzi. Un notevole vantaggio di tale stabilità consiste nel fatto che il suo impatto sui tassi d'interesse ridurrebbe i costi di servizio del debito in misura bastante a fugare qualsiasi timore di una crisi del debito pubblico. Solo Grecia e Italia continuerebbero ad essere esposte a sensibili aumenti dei loro tassi debitori, e in caso di felice attuazione dell'ambizioso programma di riforma siglato nel febbraio di quest'anno si arriverebbe alla soluzione del problema debitorio greco.
Anche dopo il raggiungimento della stabilità dei prezzi, misure di reciproca sorveglianza potrebbero senza alcun dubbio incoraggiare una tendenza permanente alla diminuzione dei deficit pubblici. Se i livelli dei debiti dovessero continuare a crescere, a lungo andare gli Stati membri si accorgerebbero che una restrizione della politica monetaria comunitaria farebbe oltrepassare ai loro titoli i limiti di rischiosità accettabili da parte delle istituzioni finanziarie della Comunità. Se dovessero andare perduti i vantaggi offerti da un'opportunità che si verifica una sola volta nel corso di una generazione -cioè la stabilità dei prezzi - la generazione futura erediterebbe un fardello di debiti insopportabile.


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