§ Il corsivo

Le povere zitelle zoccolette




Milla Pastorino



Negli anni '50 lavoravo nella redazione di un settimanale femminile che aveva sede in una piccola strada, "Via delle zoccolette", nome che più tardi avrebbe dato a Indro Montanelli occasione per una non cavalleresca battuta sul giornale e sulle giornaliste che se ne occupavano. Un po' nascosta, sul muro di un vecchio palazzo, c'era una targa. Si riferiva a un "asilo per le povere zitelle zoccolette" che risaliva a qualche centinaio di anni prima. E noi, giovani e pettegole, ci chiedevamo ogni tanto se le zitelle in questione fossero da intendere povere in senso economico o morale. E se zoccolette volesse dire, col linguaggio dei secoli passati, semplicemente indigenti, costrette quindi a calzature con suola di legno, o se invece valesse già allora il significato del secolo nostro, vale a dire fanciulle di costumi non proprio rigorosi.
Col passare degli anni, col mutare dei luoghi di lavoro, avevo quasi dimenticato le "povere zitelle zoccolette". Ed ecco che arriva, a ricordarmele, l'onorevole Raffaele Costa, deputato liberale. Non domandatevi che c'entra con le zitelle zoccolette. Nulla, in via diretta. Molto, in senso politico. Seguitemi. L'on. Raffaele Costa ha presentato nel luglio scorso una interrogazione al Ministero del Tesoro per conoscere quanti degli enti dei quali la legge 1403 del 4 dicembre 1956 ha sancito la soppressione e la messa in liquidazione siano stati effettivamente soppressi e disciolti. Al deputato Costa risulta per certo che, a 34 anni dalla legge, solo 83 enti su 638 sono stati effettivamente liquidati. E che le vertenze legali in corso relative a tali enti sono 19.441. Che, inoltre, questa situazione costa, solo per gli stipendi dovuti a 300 dipendenti, oltre 12 miliardi di lire annui.
Una interrogazione documentata, come è ovvio da parte di un parlamentare della serietà di Costa. Ma, a questo punto, che c'entrano le povere zitelle zoccolette? Ve lo racconto, aiutandomi con la documentazione della Camera dei deputati. Citazione testuale: "Per esempio, nessuno conosce con precisione il numero delle IPAB, ossia le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, eredi delle vecchie Congregazioni di carità e delle Opere Pie, ancor oggi normate da una disposizione del 1890 (proto, attenzione: 1890), conosciuta come "legge Crispi" che ne sancisce il controllo pubblico. Molte esistono ormai solo in linea di diritto, perchè la scarsità del patrimonio rimasto non consente ad esse di svolgere concrete attività. Vi sono IPAB che elargiscono sussidi di poche migliaia di lire; altre che ancora assegnano doti per le "zitelle povere e costumate" che convolano a giuste nozze ... ". Numerose IPAB mantengono nomi risalenti ai secoli addietro, al Sette, al Seicento, che oggi ci appaiono fantasiosi: "per i poveri vergognosi", per "i nobili decaduti", per "gli scrofolosi", per "la redenzione delle pulzelle". Chissà se fra le IPAB, sono oltre cinquantamila, non c'è ancora quella che si occupa delle "povere zitelle zoccolette"?
All'interrogazione dell'on. Raffaele Costa il Ministero del Tesoro, ufficio legislativo, servizio rapporti col parlamento, ha risposto che, dopo la legge 1414 del 4 dicembre 1956, esiste un Ente preposto alla loro liquidazione, Ente che risponde al nome di Ispettorato Generale Enti Disciolti. Quindi sappiamo che dal 1956, vale a dire da quasi quarant'anni, c'è chi alacremente si dà da fare per mettere le cose in ordine, "col massimo impegno - scrive il sottosegretario di stato On. Foti a nome del ministro - e senza soluzione di continuità".
Che bella notizia. A me per la verità un po' dispiace perle "povere zitelle, zoccolette", e anche per quelle "povere e costumate", ma"dura lex sed lex". Un po' lenta, avanti piano quasi indietro, come dicono i marinai, e tuttavia "lex".
Non accusatemi di femminismo (anche se non va più di moda.
L'accusa, non il femminismo), perché anche per molti altri Enti mi viene il magone. Intanto, perché definirli "inutili"? Sono tanti: 555. Possiedono palazzi e terreni per molti miliardi. Ma, dice Raffaele Costa, ci sono migliaia di alloggi che non si sa che fine faranno. Ci sono pendenze legate al Terzo Reich... E allora, la Gescal? La Gestione case per i lavoratori che è stata soppressa nel 1972 e che, come un fantasma, appare ogni mese sulle buste paga a prelevare lo 0,35% degli stipendi, e lo 0, 70% dalle aziende? Sono oltre 3.000 miliardi l'anno, che secondo la Corte costituzionale debbono servire solo per costruire case (lo dice la parola stessa). fa Gescal è condannata a morire (forse con un paletto nel cuore, come i vampiri) allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1992. Una domanda: con quei tremila miliardi l'anno, quante case sono state costruite? E chi le abita? E dopo il fatidico 31 dicembre del '92, da dove usciranno altri tremila miliardi l'anno?
Basta di questo: chissà quanti "addetti ai lavori" hanno riso su queste domande di cittadina "non addetta", anche perché la questione Gescal ormai fa parte della trattativa globale sul costo del lavoro.
Torniamo all'elenco generale degli Enti inutili, definiti in numero di 555. Alcuni sono stati soppressi nel 1945, come l'Ente economico per la pastorizia. Uno addirittura nel 1928, come l'Unione Edilizia Nazionale. Generalmente, la data della loro dichiarata inutilità è nell'ambito degli anni '70. Si arriva anche al 1981 per la soppressione di un Ente che ricorda tanto Cuore (De Amicis, non Serra), ed è la "Società per l'educazione correttiva dei minorenni dell'antico Regno Sardo di Torino".
In Messico, presidente Salinas, in 3 anni di 1.200 Enti pubblici ne sono rimasti solo 300.
Vogliamo infierire? No, non vogliamo infierire. Infatti, ecco i nomi di ben otto Enti chiusi nel 1989: C'entro Studi ltalo-Americani, Cassa soccorso vittime del delitto (e magari questo serviva!), Istituto Incremento ippico di Reggio Emilia, Cassa Mutua malattia esercenti attività commerciali della provincia di Foggia, idem per Matera, Cassa Mutua malattia artigiani provincia di Aosta, Istituto incremento ippico di Ferrara, Cassa soccorso società autoservizi Margiotta.
Ma un gioiello ci è rimasto: ed è quell'Ente Gioventù Italia che ai meno giovani ricorda una famigerata sigla: GIL. Ovvero, quella Gioventù Italiana del Littorio che faceva marciare i ragazzi travestiti da soldati e il cui motto era "libro e moschetto, fascista perfetto". Esiste ancora, mezzo secolo dopo la caduta del regime fascista.
Così come esiste l'EGELI, istituto creato dal fascismo nel 1939 per amministrare i beni rubati agli ebrei.

Miliardi in libera uscita

Storie di fantasmi

Enti fantasma. Soppressi da tempo e tuttavia presenti. Senza lenzuola e senza catene come i fantasmi da film, e tuttavia enti che sopravvivono a se stessi.

GESCAL. Gestione Case popolari, soppresso nel 1972 con effetto dal 1973. Siamo al 1991 e i lavoratori italiani continuano a versare obbligatoriamente alla Gescal una trattenuta mensile sugli stipendi, trattenute che vanno allo Stato che "destina a vari scopi i fondi ricavati". Le trattenute sono della 0,35% sugli stipendi, dello 0,70% per le aziende, per un totale di tremila miliardi all'anno.

EGELI. Ente di gestione e liquidazione immobiliare. Nato nel 1939 per amministrare i beni tolti agli ebrei, formalmente soppresso nel 1957, questo Ente, sinistro perfino nella sigla, ha tuttavia in carico alcuni immobili di proprietà di cittadini che durante la seconda guerra mondiale (finito nel 1945) erano considerati nemici dell'Italia.

GIOVENTU' ITALIANA. Sarebbe un bel nome, se non si trattasse in realtà della Gioventù italiana dei littorio, formalmente soppresso nel 1975, ma in situazione di fermo per un contenzioso che riguarda 430 partite attive, vedi crediti, che il personale dell'Ente ancora deve riscuotere.

ENDIMEA. Ente nazionale distribuzione medicinali agli Alleati, la cui situazione, per mancanza di Alleati bisognosi di medicine, è stato risolta inserendola nell'ARAR, azienda rilievo alienazione residuati, ente in fase di scioglimento che nel primo dopoguerra si dice abbia arricchito molti, non bisognosi di cure ma avidi di milioni (milioni degli anni '45-'50).

ENPDEPD. Suo compito l'erogazione di una "indennità di morte" in caso di scomparsa dell'iscritto o di suo familiare, pari a due terzi delle spese sostenute dagli eredi. Iscritti per obbligo tutti i lavoratori degli enti di diritto pubblico. Ha un commissario, un comitato coadiutore e un collegio sindacale. La direzione centrale è a Roma, dispone di quattro sedi in Italia ed ha 154 dipendenti. E' considerata uno delle mutue che sopravvivono a se stesse. Giusto quindi concludere con questa sigla funebre la nostra breve storia di fantasmi.

Ghost - buster

Raffaele Costa

"La risposta del governo conferma la situazione assurda degli enti inutili. La responsabilità risulta ancora più grave ove si pensi che i ministri interessati non hanno ancora provveduto ad emanare i decreti per attribuire a Comuni o allo Stato i beni già appartenuti alle disciolte mutue. Ci sono in ballo migliaia di alloggi, che sono orfani di padre e che non si sa che fine faranno. La mia impressione è che lo stesso ministro sia scoraggiato. Il governo non assume alcun impegno sulle date di chiusura delle liquidazioni, limitandosi a generiche promesse. Arriveremo addirittura alla Terza Repubblica prima di riuscire a chiudere le pendenze legate al Terzo Reich e ci beni degli altoatesini che oltre mezzo secolo addietro optarono per Hitler?"


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