§ La voce del Governatore

Regole chiare per la central banking




Carlo Azeglio Ciampi



Per l'ordinato svolgersi dell'attività economica è fondamentale che le aspettative degli operatori possano far perno sulla coerenza di comportamento di una Banca centrale credibile. Condizione di credibilità è che la Banca centrale sia autonoma, dagli operatori finanziari e non finanziari e dall'Esecutivo. L'inserimento degli interventi monetari nell'ambito più ampio della politica economica, la cui responsabilità ultima non può che essere dei governo, va conciliato con la massima di saggezza che consiglia di separare il potere dell'Esecutivo di spendere denaro da quello di crearlo. Si pensi all'evoluzione delle Banche centrali, da istituti d'emissione a soggetti della politica economica. Nello stadio primigenio, il finanziamento del Tesoro era atto dovuto, in qualche modo il corrispettivo del privilegio di emettere biglietti accordato dal sovrano. Una volta che l'emissione, non più privilegio, diviene attribuzione istituzionale della Banca centrale, quest'ultima assume il ruolo - a volte sancito dall'ordinamento -di garante della stabilità monetaria: i rapporti col Tesoro divengono più complessi, per molti aspetti dialettici.
La discrezionalità della Banca centrale ha natura tecnica. Si configura come autonomia, non come arbitrio, perché la condotta della Banca centrale è sindacabile, rispetto al fine, chiaramente definito e ad essa assegnato, della stabilità monetaria e finanziaria. Il sindacato è suscettibile di essere opportunamente disegnato nel profilo istituzionale. E' riconducibile a paradigmi che l'analisi economica rende più affidabili e oggettivi, ancorché non applicabili meccanicamente. Dopo Keynes, la teoria della moneta consente di identificare in modo quasi sempre non ambiguo gli errori di segno della politica monetaria, quanto meno nelle situazioni canoniche. L'analisi applicata, comprensiva dell'econometria dei grandi modelli, è in grado di circoscrivere l'arca di incertezza sulla intensità e sui tempi della manovra monetaria. Per le situazioni non canoniche, le quali richiedano un'analisi originale e risposte nuove, il riscontro non può che vertere sulla corrispondenza dei risultati ottenuti con gli strumenti e col patrimonio di esperienze di cui la Banca centrale dispone. Va sottolineata la natura expost di un siffatto sindacato da parte dell'Esecutivo, del Parlamento. Un vaglio ex-ante delle scelte operative negherebbe l'autonomia della Banca centrale. Fra la politica monetaria e gli altri momenti della politica economica può e deve esservi stretta complementarità. E', questo, un leit-motiv del pensiero dei banchieri centrali; essi hanno sempre respinto la suggestione della supplenza, come pure l'ipotesi che la politica monetaria - e, ancor più, una "regola" monetaria - possa bastare. Il problema diviene allora come salvaguardare l'autonomia delle Banche centrali, così definita e delimitata.
Sul piano delle guarentigie istituzionali, vi è una varietà di soluzioni possibili, molte delle quali già sperimentate. Legittimazione sostanziale e legittimazione formale sono complementi, talvolta sostituti, l'una dell'altra. Tuttavia, le pur diverse soluzioni previste dagli ordinamenti dei vari Paesi hanno in comune l'intento di fare della Banca centrale un argine all'uso improprio della moneta.
Nel contempo, la coerenza d'azione della politica economica e gli stessi principii di una società fondata sulla libertà e sulla democrazia verrebbero messi in forse da una Banca centrale la cui necessaria irrinunciabile autonomia degenerasse nell'arbitrio. La soluzione più equilibrata sta nel riconoscere alla Banca centrale un'indipendenza che le permetta di rendere manifesto il conflitto eventuale fra politica monetaria e politica di bilancio, e nel prevedere procedure che ne assicurino, nel Parlamento, la composizione.
I criteri che ho richiamato circa le funzioni e il ruolo istituzionale della Banca centrale sono al centro del dibattito sulla progettazione dell'Unione economica e monetaria europea, nel disegno del "Sistema europeo di Banche centrali". Al Sebc, superata la fase di transizione affidata all'Istituto monetario europeo, verranno attribuiti il governo della moneta comune, l'Ecu, e l'attuazione con strumenti orientati al mercato della politica monetaria e del cambio della Comunità.
Sta in questo il cambiamento fondamentale rispetto alla situazione presente e quale si consoliderebbe in assenza di un salto istituzionale. E' il passaggio da una situazione di moneta egemone a quello di moneta unica, da politiche monetarie nazionali, già oggi fortemente condizionate da quella del Paese con maggior peso economico e finanziario, a una comune, espressione delle esigenze dell'intera arca integrata, decisa da un organo unitario, quale sarà il Consiglio del Sebc, attuata da un organo esecutivo centrale.
Il rischio di comportamenti cedevoli è allontanato dal porre nello Statuto quale obiettivo primario e irrinunciabile del Sistema la stabilità dei prezzi: il sostegno alla politica economica generale è ad essa condizionato. Nella costruzione europea la stabilità dei prezzi si affianca al completamento del Mercato unico delle merci e dei servizi nell'opera di riduzione dei costi di transazione e dei fattori d'incertezza volta a liberare impulsi di stimolo agli investimenti, al reddito, all'occupazione.
La preoccupazione maggiore è che disavanzi pubblici eccessivi mettano in pericolo l'orientamento della politica monetaria. Da qui, i richiami al coordinamento delle politiche macro-economiche e l'istanza di procedure di sorveglianza multilaterale che impongano la disciplina di bilancio. Per questo una condizione indispensabile per il passaggio alla seconda fase dell'Unione monetaria viene individuata nell'abolizione dell'accesso degli enti pubblici al finanziamento della Banca centrale.
Anche per il Sebc sono previsti compiti nei campi della vigilanza prudenziale, della stabilità del settore finanziario, del sistema dei pagamenti. Si tratta di compiti di coordinamento, di consultazione, che con gradazione diversa nei differenti campi mirano all'integrazione. Per il loro espletamento, il Sebc potrà giovarsi delle informazioni statistiche disponibili presso le competenti autorità nazionali, o direttamente presso gli operatori.
Grande. importanza è attribuita all'indipendenza del Sistema rispetto alle autorità politiche nazionali e a quelle della Comunità. Garanzie vengono ricercate nelle condizioni di nomina e di revoca dei componenti gli organi direttivi del Sebc, nella durata del mandato, nella incompatibilità con altri incarichi.
L'istituzione monetaria della Comunità dovrà essere soggetta al controllo democratico sul suo operato. Nella prospettiva di un potenziamento del Parlamento europeo, la trasparenza dei suoi comportamenti sarà ricercata attraverso relazioni periodiche, con la pubblicazione di prospetti di bilancio, prevedendo la possibilità che organi della Comunità presenzino alle riunioni del Sebc.

Moneta stabile con Eurofed
L'Italia è parte attiva del movimento volto alla costruzione di un'Europa senza frontiere interne, integrata economicamente, dotata di una politica monetaria unica. La scelta per l'Europa che Governo e Parlamento hanno fatto, interpretando la volontà del Paese, è il punto di riferimento per la Banca d'Italia. Coerenti con quella scelta sono la salvaguardia della stabilità interna ed esterna della moneta, l'azione per migliorare l'efficienza degli intermediari creditizi e delle strutture finanziarie, per consolidare e rendere ancor più evidente, e irreversibile, la stessa autonomia della Banca d'Italia, in conformità con la costituzione di un Sistema europeo di Banche centrali.
Partecipare all'unificazione economica e monetaria è l'impegno che il Paese ha assunto. Nella coerenza dei comportamenti sta la possibilità di riuscire. A questa coerenza la Banca d'Italia ha informato e continuerà a informare la propria azione.
L'accordo raggiunto a Maastricht dai Capi di Stato e di Governo ha concluso la Conferenza intergovernativa per il Trattato dell'Unione economica e monetaria. E' una data importante. Il suo significato investe non solo la costruzione europea, ma anche il tema di fondo sugli orientamenti e le tendenze del central banking, del fare Banca centrale.
Se è vero che nel processo di unione tra i Paesi europei i Trattati istitutivi delle Comunità e i loro successivi emendamenti rappresentano ciò che le carte costituzionali sono per gli Stati, avviene ora per la prima volta, con le decisioni di Maastricht, che la legislazione del central banking sia inscritta pienamente in una Costituzione. E' così sancita la lunga evoluzione della teoria e della pratica del central banking.
Avviene anche che nella costruzione dell'Unione europea, che ha una indubbia e profonda natura politica, l'unificazione monetaria preceda, nello stesso tempo sollecitandolo, il compimento del processo costituente complessivo: segno, a un tempo, del nesso e della distinzione tra il momento del governo monetario e il momento del governo politico.
A questo traguardo si è giunti perché la realtà delle nostre economie, prese individualmente e viste nel loro integrarsi, si è rafforzata ed evoluta a un punto tale da rendere possibile il passaggio da un sistema di rapporti di cambio a un'unione monetaria piena. Senza l'unità del governo monetario, l'integrazione che si realizza con la completa mobilità dei capitali e con l'unificazione del mercato dei servizi bancari e finanziari non sarebbe solida e duratura.
Il compito delle Banche centrali nei prossimi anni consisterà nel dare attuazione e valore al quadro giuridico-istituzionale che la Comunità ha fissato per il loro operare, nel rendere l'intera Comunità erede della tradizione migliore che ciascuna di esse ha saputo creare.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000