§ Dopo Maastricht

L'era del Governatore




C.S.E., S.D.F.



Ha scritto Giorgio Lunghini, Ordinario di Economia Politica presso l'Università di Pavia, che "il governatorato di Carlo Azeglio Ciampi è una lezione di political economy". Si può non essere d'accordo con la visione del mondo, con la teoria economica di riferimento e con l'arte dei governo praticate dal Governatore della Banca d'Italia. Infatti, non tutti gli altri agenti dell'economia e della politica italiana lo sono, Ma il bello dell'economia politica è proprio la possibilità di non esser d'accordo, e quindi la conseguente necessità di convincere.
La storia economica del nostro Paese negli ultimi dodici anni è la dimostrazione che almeno su alcune questioni importanti la Banca d'Italia governata da Azeglio Ciampi èriuscita a convincere gli altri agenti dell'economia. Ne ricordiamo le principali. In primo luogo, e tempestivamente, (anche quelli erano tempi difficili, se non proprio calamitosi per l'industria e dunque per la società italiana), la politica elettiva dell'"Istituto di emissione" diventa politica monetaria e dei cambio. Una separazione fra politica monetaria e politica del cambio avrebbe significato allora autorizzare animal spirits miopi e pigri, e consentire che l'inefficienza dell'industria venisse pagata dal resto della società. (Oggi, sfortunatamente, ci sono tentazioni e spinte nella stessa direzione). In questo modo, la finalità anti-inflazionistica è stata collegata all'esigenza di una "ristrutturazione" produttiva, che spontaneamente non sarebbe avvenuto. Il nesso fra stimolo e risposta è sempre incerto, e infatti la ristrutturazione produttiva che l'industria italiana si è poi data ha avuto anche conseguenze perverse, soprattutto sul mercato e sulle condizioni della forza-lavoro. La "qualità" di quella ristrutturazione viene oggi messa in dubbio proprio da quanti l'hanno cosmeticamente operata.
Questo era probabilmente inevitabile, in assenza di una politica economica complessiva (e in particolare di una politica fiscale equa ed efficace) coordinata e "strutturale". Tanti obiettivi, in generale, richiedono tanti cannoni. E uno stato maggiore affiatato.
Da parte sua, la Banca d'Italia di Azeglio Ciampi manifesta di gradire il gradualismo alla terapia d'urto, a conferma di un disegno di lungo periodo, per l'appunto "strutturale", attento a questioni di fondo, non congiunturali, quali il Mezzogiorno, la qualità della spesa pubblica, la collocazione internazionale del nostro Paese, la disoccupazione , che rischia di diventare, se non è già, un male endemico.
Gli strumenti della politica monetaria divengono sempre più indiretti, sempre meno amministrativi (se non all'occorrenza). Si cerca quindi di rendere più stretti e operativi i nessi fra lo "stile" (la relazione fra mezzi e fini) della politica monetaria e la struttura finanziaria dell'economia: che si tenta di trasformare nella direzione di un maggior peso dei mercati e della concorrenza fra gli intermediari, bancari e non bancari.
Questa trasformazione venne ovviata quale risposta a una "crisi da sproporzioni" ben prima del Mercato unico europeo, interpretando in senso evolutivo la legge bancaria del 1936. in questo quadro, e agli stessi fini, la Vigilanza,irrobustire negli strumenti, viene non solo pensata ma davvero attuata come sanzione sostitutiva di quelle sanzioni che i "fallimenti" del mercato non consentono a questo di esprimere.
Viene impresso una forte spinto per la funzionalità dei sistemi di pagamento e delle transazioni in titoli. E viene affermata., secondo un'autorevole tradizione teorico (oltre che etica, di un'etica in fondo Protestante), l'autonomia delle banche. Autonomia delle banche dall'Industria, se non dalla Politica; poiché la banca d'Italia non può vigilare su tutti gli archi del cerchio Industria-Banche-Finanza-Sistema politico.

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