§ Vecchi e nuovi pregiudizi

La lega del Nord Europa




Sergio Romano
Già ambasciatore italiano a Mosca



Vi è una "Lega Lombarda" che si va delineando nell'Europa comunitaria. Anch'essa separa il Nord dal Sud con una specie di Vallo Adriano e divide il mondo in "buoni" e "cattivi", Ma, a differenza della Lega di Bossi, essa non sembra credere che Milano e Torino siano sostanzialmente diverse da Napoli e Palermo.
La frontiera fra il Nord e il Sud dell'Europa separa l'Irlanda dall'Ulster, corre lungo la Manica, il Reno e le Alpi. A Nord: la Gran Bretagna, la Danimarca, l'Olanda, la Germania, forse il Belgio e il Lussemburgo. A Sud: l'Irlanda, la Francia, l'Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia. E' la vecchia frontiera che divide, con qualche sbavatura, l'Europa riformata dall'Europa cattolica e controriformista, l'Europa dell'etica protestante e dei rigore amministrativo da quella della corruzione e del "familismo amorale". Di questa "Lega Lombarda" su scala europea troviamo il disegno e lo statuto in un articolo del Sunday Telegraph, scritto da Paul Johnson, giornalista, storico, saggista, autore di un libro su "Gli intellettuali" che è stato pubblicato in Italia da Longanesi. L'analisi di Johnson è elementare. I Paesi protestanti e germanici dell'Europa settentrionale hanno creato, sin dalla fine dei Settecento, un'amministrazione integra e imparziale che applica la legge resistendo con fermezza alla seduzione delle baronie economiche e degli interessi privati. Nei Paesi* dell'Europa cattolica e latina, questa rivoluzione amministrativa non ha mai avuto luogo. Là lo Stato rappresenta gli interessi di tutti. Qui esso si piega come un giunco olle pressioni delle clientele affaristiche ed elettorali. Bruxelles è teatro d'uno scontro ineguale Fra Stati che rispettano le regole dei gioco e Stati che giocano con le carte truccate. Occorre, sostiene Johnson, che i Paesi del Nord prendano in mano la direzione della Comunità, istituiscano una vera Corte di giustizia, preferibilmente a Londra, colpiscano duramente qualsiasi violazione della legge comunitaria.
La tesi ha il vecchio profumo dei pregiudizi protestanti contro l'Europa cattolica, latina e "papista". Johnson si colloca in una prospettiva comunitaria, ma dimentica che i primi passi decisivi verso l'Europa unita sono stati fatti a Parigi, Roma, Bruxelles e nella Renania cattolica, non a Londra, Copenaghen,
Amsterdam, Belfast., e che l'Europa sarebbe ferma al palo da dieci anni se la signora Thatcher avesse imposto la sua volontà. Getta mezza Europa alla rinfusa nella categoria dei reprobi, ma ignora il miracolo spagnolo degli ultimi dieci anni e i progressi del Portogallo.
Liquida Delors come manutengolo degli interessi francesi in seno alla Comunità, ma dimentica che si deve alla sua tenacia il salto qualitativo degli ultimi cinque anni.
Potremmo dunque archiviare l'articolo di Johnson come manifestazione di vecchi pregiudizi isolani o, peggio, di inconfessati rancori per il ruolo sempre più marginale della Gran Bretagna in Europa.
Ma anche i pregiudizi possono cogliere nel segno. Il ritratto che Johnson ha dipinto dell'Europa meridionale non assomiglia affatto alla Francia o alla Spagna, ma assomiglia certamente all'Italia.
E' l'Italia il Paese in cui lo Stato e la pubblica amministrazione hanno smesso di essere valori comuni al di sopra delle parti, per diventare feudo di partiti e di clientele. E' l'Italia il Paese in cui il diritto ha smesso di essere certezza e il pendolo della legge oscilla continuamente fra arbitrii e sofismi bizantini.
E' improbabile che l'Inghilterra possa mettersi alla testa di una fantomatica "Lega del Nord" contro l'Europa meridionale. E' molto più probabile, di questo passo. che l'Italia, con le proprie mani, metta se stessa in una piccola "Lega del Sud", insieme alla Grecia, agli estremi confini dell'Europa comunitaria.

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