§ Masse d'urto

Una prospettiva di crescita




Carlo Azeglio Ciampi



L'economia italiana ha in sé la forza di esprimere nel lungo periodo un aumento della produttività più sostenuto di quello dei nostri principali concorrenti europei, rovesciando un'evoluzione negativa profilatasi in tempi recenti. Confortano questa fiducia sia le tendenze prevalse nell'industria durante l'ultimo ventennio, sia considerazioni concernenti le carenze suscettibili di superamento e i punti di forza da valorizzare.
Fra il 1971 e il 1990 la produttività dell'industria manifatturiera italiana è cresciuta al saggio medio annuo del 4,4 per cento. Questa media è la risultante di andamenti e di fattori molto diversi nelle varie fasi, cicliche e di ristrutturazione, che l'industria ha attraversato.
L'incremento medio annuo della produttività ha sopravanzato nei venti anni di 2 e di 1,5 punti gli incrementi realizzati, rispettivamente, dall'industria tedesca e da quella francese.
Se ci si volge alla prospettiva, nel sostenere lo sviluppo della produttività acquista rilevanza il ricorso a nuovi modelli organizzativi nell'impresa e nel gruppo. Oltre ai modi di combinare i fattori, l'evoluzione organizzativa investe l'intero ciclo produttivo e di distribuzione. Rapporti meglio coordinati, ma flessibili, tra imprese, fornitori, distributori, la semplificazione delle strutture gerarchiche, il maggior coinvolgimento e l'incentivazione dei lavoratori consentono forti aumenti di produttività. Da noi, nello stesso settore manifatturiero, questi indirizzi sono stati in qualche misura avviati, non sono ancora sufficientemente diffusi e praticati.
L'industria italiana ha una scarsa presenza nei comparti tecnologicamente avanzati, investe in ricerca e sviluppo meno degli altri principali Paesi. Il pieno inserimento nell'economia comunitaria, l'allineamento stabile della dinamica salariale ai più bassi ritmi europei, il regime nuovo di concorrenza possono costituire la massa d'urto che spinge le imprese a innovare nella specializzazione produttiva, nella partecipazione al commercio internazionale.
Le interdipendenze che legano le varie componenti dell'economia impedirebbero all'industria di aver successo se all'accrescimento di produttività non partecipasse l'intero sistema economico: un'agricoltura valorizzata nelle sue potenzialità qualitative, più efficienti servizi per il mercato, amministrazioni pubbliche funzionali al progresso dell'economia. I servizi entrano in misura elevata e crescente nel flusso totale di risorse impiegato dall'industria. Nel terziario, ancor più che in altri comparti, è ampio lo spazio per contenere i costi, per migliorare la qualità dell'offerta. L'intervento pubblico, rinnovato nelle logiche e negli strumenti, dovrà generare le economie esterne favorevoli a questo processo, essere particolarmente attivo nelle aree territoriali meno forti per superare le diseconomie di ambiente.
Il Mezzogiorno è contemporaneamente punto di crisi e fattore di sviluppo potenziale per l'intero Paese. L'integrazione comunitaria rende ancor più stridente il contrasto tra opportunità e risultati. La creazione in quell'area di un solido apparato produttivo è vitale; fondamentale è la garanzia di quelle condizioni di legalità, di funzionalità delle istituzioni pubbliche, senza le quali non può esservi vero sviluppo. L'utilizzo incompleto delle risorse lavorative meridionali è lo scompenso economico maggiore del Paese. Contribuirebbe a superarlo un recupero di flessibilità nel costo del lavoro, affinché esso corrisponda meglio ai dislivelli della produttività e del costo della vita che sussistono tra le diverse aree territoriali. Un volume sostenuto di risparmio volto all'accumulazione di capitale è la base su cui fondare i miglioramenti della produttività. Se si tiene conto delle perdite da erosione inflazionistica, negli ultimi due decenni la flessione della propensione media al risparmio del settore privato è stata in Italia di 4 punti percentuali. Al declino hanno contribuito lo stesso rallentamento dello sviluppo; le tendenze in atto nella struttura e nell'organizzazione della famiglia; l'invecchiamento della popolazione; la configurazione che ha assunto il sistema pensionistico; il più agevole accesso al credito. Alcuni di questi fattori, segnatamente quelli demografici e finanziari, continueranno ad agire. E tuttavia la propensione dei privati a risparmiare resta in Italia attorno al 20 per cento del reddito nazionale lordo, più alta che nei principali concorrenti europei. L'azione delle forze che tendono a comprimere il tasso nazionale di risparmio dell'intera economia che resti nel confronto internazionale elevata consentirà di alimentare un'attività d'investimento e quindi una crescita della produttività più intense. La maggiore articolazione della finanza aziendale, unitamente all'apporto di un sistema finanziario che si sta rafforzando, offre alle imprese italiane possibilità aggiuntive rispetto a un passato anche non lontano.
La perdita di competitività nei prezzi dei prodotti che l'industria ha cumulato rispetto al 1987, l'anno dell'ultimo riallineamento nello Sme, è di circa 4 punti percentuali; pari a 11,5 punti è il divario misurato sui costi del lavoro per unità di prodotto. Non rimuovere il vincolo riproposto dal disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti finirebbe per condizionare il progresso del tenore di vita. E' soprattutto in recupero di competitività di prezzo che devono tradursi, per qualche tempo, sia i più rapidi guadagni di produttività sia l'allineamento della dinamica delle retribuzioni a quella europea. Verrà così assicurata la necessaria coerenza fra la stabilità del cambio e l'equilibrio esterno in una economia in rinnovata, duratura crescita, che dal prodotto si estenda all'occupazione.


L'Unione economica e monetaria è stata definita nei contenuti e nei tempi: la ratifica dei Parlamenti renderà irrevocabile l'impegno. Su tutti i Paesi firmatari del Trattato di Maastricht incombe il duplice compito di assicurare al proprio interno le condizioni istituzionali ed economiche concordate per partecipare all'Unione, di operare affinché il disegno si traduca in realtà. La costruzione finale, pur nel rispetto del soggetto, avrà connotati diversi secondo l'influenza che ciascun Paese sarà capace di esercitare nel realizzarla.
L'Italia è tra i Paesi che più si discostano dalle condizioni per poter partecipare alla fase finale. Da anni siamo incapaci di annullare il differenziale di una inflazione alimentata esclusivamente da fattori interni, di risolvere gli squilibri della finanza pubblica. Di qui, la perdita di competitività; i disavanzi delle partite correnti della bilancia dei pagamenti; il profilarsi di tendenze a dislocare all'estero attività produttive, preoccupante quale segno dei guasti che insidiano la struttura economica.
Gli esiti dannosi possono essere scongiurati solo se la politica della finanza pubblica e la politica dei redditi opereranno in modo convergente con la stabilità del cambio verso l'obiettivo comune: il risanamento dell'intero sistema economico.
Non possono essere rinviate oltre le riforme troppe volte mancate nei grandi comparti della spesa pubblica, nelle procedure di formazione e di esecuzione del bilancio. Occorre rendere veramente incisiva la lotta all'evasione fiscale. Il disavanzo dev'essere ricondotto alle dimensioni che hanno costituito l'impegno solenne del Paese nelle sedi internazionali - deve cessare il dilatarsi di un debito che soffoca le forze vitali dell'economia.
Urge concludere l'accordo fra le parti sociali su procedure e criteri nuovi per la definizione delle relazioni industriali nei loro aspetti economici e normativi. Si impone il fermo rispetto dei limiti e degli indirizzi, approvati dal Parlamento, per contenere nel settore pubblico la crescita delle retribuzioni, per migliorare efficienza e produttività dei servizi resi. Aumenti eccessivi di salari e di prezzi nelle aree non esposte alla concorrenza generano disoccupazione e decadimento nell'industria e nelle altre aree esposte.
Si attende dagli imprenditori uno slancio innovativo che innalzi, nella qualità dei prodotti e nei modi di produrre, la capacità competitiva dell'impresa italiana ai livelli della sfida europea.
Lo stato dell'economia, il cumularsi di problemi irrisolti, esigono che si provveda senza ulteriori esitazioni. Necessariamente, il risanamento implica costi; spetta ai reggitori della cosa pubblica compiere, attraverso il governo del bilancio, le scelte che ne rendano equa la ripartizione.
I risultati non tarderanno a manifestarsi, in primo luogo sull'inflazione: una sua discesa a tassi prossimi a quelli delle economie europee più stabili è possibile e necessaria. Il rovesciamento delle aspettative infonderà fiducia ai mercati finanziari, darà rinnovato vigore alla propensione a risparmiare e ad investire, varrà a rinsaldare la coesione sociale all'interno, la credibilità del Paese all'estero. Altrimenti, gli squilibri, se sono contrastati con interventi parziali ed episodici, si aggraveranno, provocheranno la consunzione dell'apparato produttivo, il sottoutilizzo delle risorse di lavoro e di capitale, relegheranno la nostra economia in posizione secondaria. Può ricadere su di noi la grave responsabilità di divenire ostacolo alla costruzione europea.
A chi si interroga sulla possibilità di uscire dalla difficile situazione in cui versiamo, si può rispondere, con convinta fiducia, quanto affermammo allorché l'inflazione a due cifre appariva male incurabile: sta in noi.
Non è accettabile che una società che ha chiara consapevolezza della natura e dei caratteri dei propri problemi, che ha individuato strumenti e luoghi per risolverli, che ha definito i propri traguardi, che ha le risorse per raggiungerli, non sia capace di tradurre tutto questo in azione. Non può, non deve mancare un moto negli animi che ci distolga, nell'agire, dagli interessi particolari e immediati; ci proietti verso l'orizzonte dell'interesse generale e di quello delle future generazioni; valga a sprigionare l'energia e l'unità di intenti necessarie acché il possibile divenga reale.
La posta in gioco è alta. La prova, ardua, impone passaggi che tutti sappiamo inevitabili. Quanto più pronto e determinato l'impegno ad affrontarla, tanto più certo e meno gravoso sarà il raggiungimento della meta.


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