§ Corruzione e societą

Finanza immorale




Napoleone Colajanni



Corruzione di politici e reati finanziari sono sotto gli occhi di tutti, ma credo che in definitiva l'opinione pubblica faccia delle diversità fra i due. Quando un politico è preso con le mani nel sacco, la gente è implacabile, almeno a parole, e si capisce bene perché. Il denaro di cui si appropriano, il potere di cui si servono per estorcere promanano dal popolo e quindi ciascuno si sente coinvolto. Lo sdegno può a volte causare qualche perdita elettorale, eppure l'indignazione cede abbastanza presto il passo alla rassegnazione. E anche questo si può capire. La corruzione politica è vecchia quanto il mondo, e un proverbio siciliano, di cui mafiosi e corrotti hanno largamente approfittato, recita che è meglio un cattivo conosciuto che un buono da conoscere ancora. Salvo naturalmente a ricominciare al successivo arresto.
E' inutile prendersela con la scadente moralità dell'elettorato. I partiti vanno giudicati per quello che sono sul terreno politico, e le scelte vanno fatte su questo terreno. In democrazia abbiamo avuto in vari Paesi governi corrottissimi trionfalmente eletti perché la loro politica rispondeva agli interessi e alle aspirazioni della maggioranza degli elettori. La questione morale può servire a Fare qualche propaganda elettorale, non può essere posta a fondamento di una politica, per il semplice fatto che politica e morale, senza scomodare Benedetto Croce, sono due cose diverse. La moralità della politica sta nella coerenza tra fini e mezzi, ed è questo che Fa della corruzione una cosa immorale per chi crede nella democrazia, in quanto essa priva il popolo di un diritto che gli si riconosce, quello che il denaro pubblico sia amministrato e si usi dei potere politico secondo la volontà espressa nella scelta elettorale. Alla questione morale ricorre chi cerca di coprire il vuoto di proposte politiche.
I Finanzieri, loro, hanno due grandi vantaggi: la copertura delle leggi non scritte dei mercato, nella fattispecie di questo mercato storicamente determinato che è il mercato capitalistico, e quello di operare protetti da leggi per le quali tutto quello che non è esplicitamente vietato, è permesso. E qui si scatena l'inventiva, con la legge che rincorre le nuove attività e arriva spesso come i famosi gendarmi da operetta. Verso i reati dei Finanzieri, anche se non sono amati, l'opinione pubblica è quasi indulgente.
I Finanzieri, il più delle volte, si muovono sul Filo dei rasoio. C'è una quantità di operazioni che si traducono in danno per varia gente e non sono vietate da alcuna legge. Quando De Benedetti cedette la Buitoni alla Nestlé, non vendette la proprietà ma soltanto tutto il patrimonio. In questo modo. grazie al controllo della società, che rimaneva in vita, disponeva dell'intero importo della vendita; se avesse ceduto soltanto la propria quota di controllo ne avrebbe potuto utilizzare solo una parte. L'operazione era legale e gli azionisti non potevano far nulla, se non vendere le proprie azioni, ammesso che si trovasse qualcuno disposto a comprarle.
Il mercato giustifica tutto o quasi tuffo. Nessuno è in grado di dire se un prezzo è giusto o no. Sempre per citare De Benedetti, nel caso Ambrosiano stavolta, non mi pare si possa dire che l'operazione sulle azioni Brioschi costituisca di per sé una partecipazione alla bancarotta nel Banco di Calvi. Se il prezzo corrispondeva al valore delle azioni non ci sarebbe niente da dire; ce ne sarebbe molto se le azioni fossero state sopravvalutate. Ma nessuno può dirlo con assoluta certezza.
Chi falsifica i bilanci delle società e si fa scoprire, commette certamente un reato, ma quelle che ho descritto sono azioni da condannare? Il politico che prende una tangente e si fa scoprire è un ladro. Ma chi fa costruire centinaia di chilometri di strade inutili nel proprio collegio elettorale o la assumere negli ospedali centinaio di infermieri non qualificati e protetti dal sindacato è un corrotto? Chi può essere in possesso di un metro talmente esatto? Quella magistratura che al suo massimo livello ci ha insegnato nel caso dei mafiosi che con una interpretazione letterale si fa presto a trasformare il summum ius in summa iniuria?
I dubbi rimangono e, dobbiamo saperlo, ad essi non c'è risposta, se vogliamo rinunziare alla Facile esibizione di moralità e all'ipocrisia sulle vere questioni morali. Vorrei mi Fosse consentito di esprimere il massimo scetticismo possibile verso nuove più severe leggi e nuovi più rigorosi controlli. Non si possono definire per legge tutti i comportamenti possibili ed anche se è rischioso è meglio non mettere le briglie al mercato. Il controllo assoluto degli amministratori è un'utopia; non si potrebbe fare niente e poi chi ci proteggerebbe dai controllori?
Però c'è una cosa che si può fare, e la possono fare una stampa libera e i cittadini consapevoli. Dire la verità e stare ai fatti è la cosa essenziale. Un giornale deve poter difendere una certa linea politica e dire nello stesso tempo, se è necessario, che un esponente di quel partito è un ladro, sapendo che più intransigenti si è verso questo, tanto più efficace è la difesa di quella, e dire anche che una certa opera pubblica è inutile, e una certa quantità di personale eccessiva.
Quando un finanziere compie un'operazione dubbia, bisogna descriverla per quella che è, dicendo chi ci guadagna e chi ci perde, rinunciando all'esaltazione dei personaggi e non appagandosi dell'apparente legalità delle operazioni.
Che ciò sia possibile è sempre utopia? Ci resta pur sempre l'ultima speranza, che i cittadini ragionino e decidano con la propria testa, senza credere passivamente ai giornali e credendo ancora meno alla televisione.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000