Dal fatidico agosto
1971 il mondo è vissuto in quello che un tempo era chiamato
un "non sistema": un accordo fondato sull'unica regola che
ogni Paese mantenesse in ordine la propria economia e lasciasse alla
"magia del mercato" di badare alle relazioni economiche
e monetarie fra le nazioni.
La cooperazione internazionale ha da allora in poi assunto forme più
blande rispetto al passato, limitandosi per lo più a intervenire
ad hoc nel contesto di esercizi di "governo delle crisi".
i tradizionali centri di coordinamento furono man mano rimpiazzati
da intese non istituzionali, come il G-7. Ma la cooperazione nel G-7
è fallita nel tentativo di estendere il coordinamento fra le
nazioni dall'area valutaria alle politiche monetarie, di bilancio
e strutturali.
Il problema è quale tipo di accordi monetari internazionali
occorrono per affrontare efficacemente i problemi cruciali che l'economia
mondiale ha oggi davanti a sé. Fra questi problemi i più
importanti sembrano essere i seguenti: come ottenere una crescita
mondiale sostenibile e non inflazionistica? Come assicurare un adeguato
equilibrio fra politiche di aggiustamento e offerta di liquidità
su scala globale, cosicché si possa puntare a ottenere insieme
la stabilità dei mercati valutari e finanziari e una crescita
adeguata, specie nei Paesi in via di sviluppo? Come fornire quell'ambiente
monetario stabile che è necessario per il successo del processo
di riforma in corso nelle economie un tempo centralmente pianificate?
Sono certo che molti concorderebbero sulle specifiche misure necessarie
al conseguimento di ciascuno degli obiettivi che ho appena elencato.
Tuttavia, nel tentativo di raggiungere quei traguardi, corriamo il
rischio di trascurare sia il contesto generale in cui le misure sono
adottate, sia le interrelazioni fra queste stesse misure. Se mi è
consentito un parallelo artistico, tendiamo a comportarci come i pittori
prima di Giotto: ci curiamo poco della prospettiva e non diamo importanza
alla relazione che lega il primo piano della nostra opera con lo sfondo.
Alcune precondizioni dovranno essere rispettate per raggiungere accordi
monetari internazionali più strutturati. Anzitutto, dopo aver
ratificato il Trattato di Maastricht, i Paesi europei dovranno rivolgere
la loro attenzione al miglioramento del sistema monetario internazionale.
Dopo aver consolidato ciò che diventerà il suo assetto
interno, la Comunità dovrà dedicarsi ad attuare una
politica estera che abbia lo scopo di gestire la propria presenza
in un mondo che è sempre più tripolare. In secondo luogo,
gli Stati Uniti e il Giappone dovranno seriamente riesaminare la necessità
di assumere un atteggiamento più benevolo verso metodi formali
di cooperazione monetaria internazionale. Queste due nazioni dovranno
prendere coscienza dei vantaggi impliciti nell'accettazione di vincoli
esterni alle loro azioni di politica economica, quando si voglia assicurare
la compatibilità di tali azioni a livello mondiale.
Terzo, dobbiamo rimettere il sistema degli scambi commerciali internazionali
su quei binari che hanno consentito il più prolungato periodo
di crescita della storia mondiale. Infatti, se la stabilità
monetaria promuove la crescita, è vero anche l'opposto: la
crescita promuove la stabilità monetaria.
Se si vorranno rispettare queste precondizioni, la cooperazione monetaria
internazionale dovrà muoversi lungo le linee-guida che furono
abbozzate da Rinaldo Ossola in un articolo pubblicato nei Princeton
Essays del luglio 1971. Prevedendo un mondo formato da tre grandi
aree economiche, gravitanti rispettivamente attorno agli Stati Uniti,
al Giappone e alla Cee, Ossola intuì che le relazioni monetarie
all'interno di ciascuna area avrebbero dovuto essere regolate da rapporti
di cambio relativamente fissi, mentre tassi di cambio flessibili sarebbero
stati adottati nei rapporti fra le tre aree. Ossola era consapevole
del fatto che per funzionare bene un tal sistema monetario richiede
una struttura di cooperazione ben organizzata. Per lui era ovvio che
questo ruolo dovesse essere giocato dal Fondo monetario internazionale.
Dopo oltre vent'anni, questa tesi continua a costituire una sfida
intellettuale e una fonte costante di idee e di stimoli, mentre siamo
impegnati a raggiungere un sistema monetario internazionale più
efficiente per la crescita e la stabilità monetaria dell'economia
mondiale.