§ Diseconomie e malaffare

Quando muore una speranza




M.R.P.



Una crisi di grandi dimensioni ci sta addosso. Tutto sembra essere rimesso in discussione. E tuttavia tutto resta tristemente come prima. La verità è che in questo Paese c'è chi sbaglia e c'è chi paga. Peccato che i due soggetti non coincidano quasi mai.
Problemi irrisolti si ingigantiscono. Incombono. C'è chi alza le mani. E' davvero arrivato il momento della resa dei conti? 0 ancora una volta una classe politica inetta e truffaldina riuscirà a mantenere invariata la gestione del potere in barba all'indignazione della gente e alla violenza che insanguina le strade? Dubitare è più che legittimo. In un Paese in cui nessuna strage ha avuto giustizia, in cui nessun colpevole ha pagato, c'è il rischio che i "grandi mutamenti", le cosiddette "grandi riforme", servano solo a dare una parvenza di Stato, di legittimità. Qui dove nulla è lecito e chi è onesto paga per gli errori accumulati in quarant'anni di disonesta democrazia.
Ma che democrazia è questa che dà carta bianca al ladrocinio? Che libertà è questa se è necessario vendersi per vivere? La compravendita dei voti. Le mediazioni mafiose. Sono state necessarie due stragi, undici morti, per indurre il governo a dichiarare lo stato di guerra alla mafia. Quella mafia che al Sud è servita a far convergere i consensi verso una classe politica complice e senza scrupoli. E al Nord ad investire il denaro sporco in attività lecite.
A questo siamo arrivati. A questo ancora una volta soggiaciamo. Anziché chiedere che quella classe politica lasci il Palazzo, anziché perseguirla non meno dei criminali che l'hanno spalleggiata, permettiamo ancora una volta che metta in atto ridicole farse, ridicoli processi di purificazione. In un momento in cui i massimi vertici dello Stato risultano coinvolti in fenomeni di grave corruzione, nessun atto di coraggio è stato da essi compiuto. L'immunità parlamentare è rimasta, baluardo di impunità per coloro che più di tutti sono i veri responsabili del degrado del Paese. Agli atti di coraggio vengono sostituiti gesti' plateali, come l'invio dell'esercito in Sicilia, mentre gli omicidi continuano sotto gli occhi impotenti dei ragazzi di leva.
Si varano leggi eccezionali nei confronti di un fenomeno più vecchio della Repubblica. E si scinde la mafia siciliana dalla tangentopoli milanese. Come a dire che uomini' disposti a tutto per denaro e per potere conservano pero dei principii, tra cui quello di non mediare con i mafiosi. Verrebbe da ridere se non ci fossero dei morti che chiedono giustizia.
E' quasi America. Forse dimentichi che anche la politica guerrafondaia di Bush, quella politica dai gesti plateali ma inconsistenti, si è rivelata per quello che è: un'arma per raccogliere consensi e per dare contentini a gente che ha sempre più bisogno di Stato. Una politica che si è sostituita ad un sano programma di risanamento economico e sociale. In cui il fenomeno della disoccupazione passa in secondo piano. In cui si ignora volutamente che quest'ultimo è un problema cruciale, fondamentale, che assieme ai processi di marginalizzazione di intere classi sociali crea terreno fertile all'imperversare dei fenomeni criminosi, impedendo la formazione di una democrazia vera, estranea cioè alle promesse e ai favori.
In questo momento di gravissima crisi civile e sociale, il problema della disoccupazione dovrebbe invece tornare in primo piano, come uno degli aspetti di maggiore rilievo su cui imperniare un reale processo di moralizzazione della vita pubblica del Paese. Bisogna comprendere che esiste un problema di dimensioni enormi che assume molteplici aspetti e nei cui confronti occorre porsi con un programma di intervento unitario, capillare.
In realtà ancora oggi si continua a tener separate le vere questioni. E si pensa di poter percorrere strade diverse nella speranza di conservare invariato l'esistente, scaricando ancora una volta come sempre sulle spalle della gente comune i rischi e i costi di manovre fallimentari.
Per questo il dubbio diventa atroce. C'è davvero qualcuno che vuole modificare l'esistente? Le lucrose connivenze? Il mercato dei voti? C'è davvero qualcuno che vuol porre fine a quell'assurdo massacro iniziato a Capaci il 23 maggio 1992? O non c'è forse un vero e proprio cambiamento di guardia, come a dire gli onesti si impiccino dei fatti propri prima che lo faccia irrimediabilmente qualcun altro?
Un momento di grandi verità rischia ancora una volta di essere strumentalizzato. Di essere usato a proprio vantaggio da chi da sempre persegue interessi individuali di potere. E' triste ammetterlo. Ma sta iniziando l'era dei "nuovi moralizzatori", di quelli che fino a ieri hanno corrotto e hanno convissuto con i fenomeni criminosi, di quelli che hanno consentito alle famiglie mafiose di proliferare e di investire non a Palermo, ma a Milano, in industrie, negozi, finanziarie. A questo punto non bisogna più chiedersi chi era a sapere, ma chi era a non sapere dell'esistenza di questa macchina vergognosa mangiasoldi e mangiauomini. Chi non sapeva che un sistema clientelare e assistenziale avrebbe portato a questo, solo a questo, ad una mentalità corrotta alla quale non si sottrae più nessuno. Fin dai più piccoli gesti. Chi non sapeva che la mafia esisteva e si arricchiva e contava morti, vittime innocenti o meno, ma sempre morti, a centinaia?
Oggi che un sistema viene solo scalfito dalle indagini di uomini coraggiosi, si consente che quelle persone muoiano e si dice che è guerra. E' questo purtroppo il nostro Stato di diritto. In cui vengono violati i più elementari principi costituzionali, in cui la libertà di pensiero e di parola viene ad essere soppressa dalle minacce "mafiose", dai favoritismi politici e dall'indifferenza statuale.

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