§ Il corsivo

Sotto il segno di Erode




Milla Pastorino



E' difficile essere bambini. Lo fu anche per il piccolo Gesù, che i genitori portarono di nascosto in Egitto per sottrarlo alla strage ordinata da Erode che voleva eliminare tutti i piccoli innocenti, uno dei quali, secondo le profezie, gli avrebbe in futuro insidiato il trono.
E' difficile essere bambini anche oggi, così come è stato difficile in tutti i tempi. La letteratura inglese ce ne propone esempi terrifficanti (vedi Charles Dickens), ma anche quella francese, con la povera Cosetta di Victor Hugo, non scherza.
Ancor più terrificanti gli esempi delle cronache, quelle che leggiamo ogni giorno sui giornali e quelle narrate sulle aie o nelle cucine di casa quando la comunicazione era affidata ai racconti delle nonne. Ancora nell'Ottocento, e forse anche nel Novecento, quando i figli nascevano in casa, la levatrice annunciava al padre in trepida attesa la nascita di una bambina mormorando desolata, a testa china: "è nata una come me". E d'altronde l'augurio che ancor oggi si fa agli sposi è il tradizionale "auguri e figli maschi". Dal che si deduce che essere bambini è difficile, ma essere bambine lo è anche di più.
Recenti notizie dalla Cina parlano della scomparsa di un milione e mezzo di bambine fra l'85 e l'87. Sappiamo che in Cina, dove i cinesi superano il miliardo, esiste un rigoroso controllo demografico. Per legge, ogni coppia può avere un solo figlio. Se la primogenita è femmina, addio speranza di avere quel maschio che per tradizione e nei fatti dovrà diventare il sostegno della famiglia.
Judith Banister direttrice del Dipartimento cinese dell'Ufficio di statistica negli USA ipotizza un infanticidio di massa. Più ottimista, si fa per dire, Yuan Tien, ex professore di sociologia all'Università dell'Ohio, secondo il quale le cause possono essere altre: per esempio, la cattiva nutrizione e la scarsa attenzione che le femmine, considerate meno importanti dei maschi, sono destinate a ricevere.
Nei racconti di mia nonna, contadina della Garfagnana, si parlava di uomini che la mattina, quando le donne giovani erano nei campi, passavano a cercare bambini in vendita. Non era difficile che i figli delle ragazze-madri venissero venduti da parenti avidi e senza scrupoli. Mia nonna raccontava di una ragazza che tornata a casa non trovò il suo bambino e impazzì. Prese un gattino, lo avvolse nelle fasce come una creatura, e voleva allattarlo.
Si diceva anche, quando ero bambina, che i piccoli più belli venissero rapiti dai saltimbanchi per essere addestrati al trapezio o ad altre acrobazie. Segretamente, io speravo di essere abbastanza graziosa per essere rapita, ma evidentemente non era così.
La scomparsa dei bambini non ha confini di tempo o di spazio: pochi anni fa una famiglia di contadini umbri aveva deciso di vendere il bimbo di una figlia non sposata a una famiglia che, in cambio, gli avrebbe fatto riparare il tetto di casa. Una storia che, a suo tempo, venne riferita dalla giovane madre in una rubrica televisiva.
In Messico ogni anno scompaiono centomila bambini, e chissà quanti altri ne spariscono in Brasile, destinati ad essere venduti, "interi o a pezzi" dicono le denunce, negli Stati Uniti.
Secondo l'agenzia messicana Excelsior, il traffico di minori sarebbe, dopo il narcotraffico, l'attività più redditizia. I bambini, ma sono anche ragazze perché l'età va dai neonati ai sedicenni, sarebbero quindi destinati a diventare banche di organi da trapiantare o cavie per esperimenti da brivido.
Non molto tempo fa si parlò di uno strano fatto accaduto in una clinica ostetrica di Modena: un bambino sarebbe morto due volte, vittima di indebiti esperimenti. Nato prematuro, il piccolissimo Marco viene considerato morto, e ci si prepara all'espianto dell'ipofisi. Studiare quella ghiandola, dicono i medici, potrebbe aiutare in futuro la maternità di altre donne. Ma pare che alla prima incisione il piccolo corpo abbia avuto un sussulto. L'intervento di espianto venne immediatamente bloccato, ma egualmente Marco morì poco dopo, senza che fosse stato possibile stabilire se quel sussulto era vita o effetto di contrazioni del sistema nervoso periferico.
Bambini che salvano altri bambini: una coppia che programma una nuova nascita per donare al primo figlio condannato un poco del midollo osseo compatibile che gli può venire solo da un fratello.
Un'altra coppia che ha la sventura di avere una bimba nata senza cervello, Valentina, e vorrebbe donare i suoi organi per salvare la vita di altri bimbi. Ma non si può, anche se la piccola è mantenuta in vita artificialmente, anche se è destinata a morire nell'arco breve di pochi giorni. Sempre nuove e inquietanti frontiere ci vengono proposte dall'avanzamento scientifico e tecnologico. Frontiere che chissà se e come sapremo varcare con animo sereno. E aiutati da chi? Quando si parlava della vicenda di Valentina, Sergio Quinzio scrisse: "La tranquilla coscienza, che vede con estrema facilità l'ovvio là dove io vedo tanto spesso il dubbio, mi fa paura. Capisco che possa far paura anche l'eccesso di dubbio, sono anzi sicuro che, in profondo, questa è la paura che alberga più profondamente in noi. Ma non consiglierei di reprimerla, di ignorarla, di sfuggirla".
Quale la risposta? Mia nonna, che non era poi tanto frequentatrice di chiese, anche se aveva grande stima di quello che allora chiamavano "prevosto", diceva a proposito dei bambini: "Non vi scordate che fu detto ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco, e lui stava per ubbidire, ma venne l'angelo a fermargli il braccio".
Chi è, chi può essere oggi l'angelo che ferma il braccio? Il braccio, per esempio, di chi fa violenza a un bambino?
Chi avrebbe potuto fermare il braccio di tredici pedofili che a Torino adescavano e violentavano ragazzini fra i 9 e i 14 anni, e poi avviavano al redditizio mestiere della prostituzione? O il braccio di quei padri che fanno violenza alle figlie (ma anche ai figli), quasi tremila casi conosciuti (attenti a questo "conosciuti") in tre anni?
Coloro che si occupano di queste terribili storie affermano che la maggior parte delle violenze, anche sessuali, avviene fra le pareti domestiche. In una inchiesta sull'aborto, una donna mi raccontò che, avendo la prova della gravidanza di sua figlia, 15 anni, le urlò: 'Disgraziata, e adesso chi lo dice a tuo padre?`. E la "disgraziata" rispose: "Tanto lui lo sa già. E' stato lui".
Poi leggiamo titoli sull'Italia che getta i figli nella spazzatura e le polemiche sull'iniziativa delle suore di Casale Monferrato di istituire, al posto dell'antica "ruota" dove le madri disperate deponevano i figli non voluti, un "cassonetto per la vita". Quasi a codificare che il posto, per i figli non voluti, debba essere la cosa più vicina all'immondizia.
Abbandonati nei gabinetti degli ospedali dentro sacchetti di plastica, gettati nei cassonetti della spazzatura o nelle discariche, scaraventati da treni in corsa, abbandonati nelle corsie degli ospedali e spesso destinati a cure psichiatriche, perché l'orrore dei primi anni di vita lascia segni indelebili.
E quando invece "vivono in famiglia"? Secondo 196 testimonianze di esperti per una ricerca che la Regione ha affidato alla "Explorer marketing", i maltrattamenti sui minori sono psicologici nel 39% dei casi; fisici nel 14%; d'incuria nel 36%; sessuali nel 3%.
Quando leggiamo sui giornali titoli ad effetto, tipo "Mia cara madre quanto ti odio", e storie di figli che uccidono la madre, oppure il padre, o magari sterminano tutta la famiglia, davvero siamo sorpresi?

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