§ Giorgio Primiceri: una pagina leggendaria

Un banchiere concreto e generoso




Carmelo Russo
Sindaco di Matino



Autorità, Concittadini, a nome della civica Amministrazione e mio personale rendo a Voi ed alla Banca Popolare Sud Puglia, il cui prestigioso Presidente dott. Raffaele Caroli Casavola ci ha coordinati ed oggi qui riuniti, il più cordiale benvenuto e Vi ringrazio per aver voluto aderire a questa manifestazione di contenuto squisitamente umano, altamente pedagogico e formativo per le nuove e meno nuove generazioni.
Oggi ufficializziamo l'intitolazione di una Piazza di questo Comune e sveliamo il busto bronzeo che rappresenta Giorgio Primiceri, uomo che fu, sì, nostro concittadino, ma la cui opera fu applicata sul territorio dell'intera provincia di Lecce e di quelle ad essa limitrofe.
Non a caso l'intitolazione della Piazza voluta dal Consiglio comunale di Matino nella sua interezza ha avuto il vaglio e l'autorizzazione di deroga, per mancato decorso del X anniversario della morte dell'intestatario, dal superiore Ministero dell'Interno, auspice il Prefetto di Lecce.
Non a caso, l'iniziativa per l'erezione della stele è avvenuta per volontà della Banca Popolare Sud Puglia, dell'Ordine dei Dottori Commercialisti della nostra provincia e col patrocinio delle massime istituzioni territoriali, quali la Provincia di Lecce, la Camera di Commercio, oltre al nostro Comune. Si spiega, così, anche l'autorevole presenza oggi fra noi di S.E. il Prefetto, Dott. Giuseppe Leuzzi; del Presidente della Provincia di Lecce, Dott. Giorgio Costa e del Presidente della Camera di Commercio, Dott. Salvatore Leone De Castris.
Perché si intitola una Piazza e perché si erige un bronzo? E perché la legge disciplina in modo abbastanza rigoroso le eventuali predette determinazioni? Evidentemente si vuole che il nominativo destinatario dell'attenzione sia persona che, vivendo, abbia ben operato, spendendosi per la collettività più di altri e più di quanto non abbia pensato a se stesso.
Ebbene, il nostro caro Concittadino, si applicò nel settore della cooperazione agricola e creditizia più di quant'altri mai.
In queste contrade ed in epoche in cui il coordinamento tra gli operatori agricoli e l'assistenza creditizia erano presupposto indispensabile per il decollo sociale ed economico del popolo, Giorgio Primiceri, che fu pure sindaco di questo Comune, non mancò di impegnarsi, con spirito di vero servizio e con senso altamente politico, per dare sostegno ad ogni iniziativa economica, sia con il suo bagaglio culturale non comune, ma anche con la sua totale generosa disponibilità.
Nacquero così le pregevoli cooperative tra imprenditori agricoli che giovarono a sottrarre la nostra agricoltura, allora attività economica preponderante, alle angherie dell'indisciplinato mercato che falcidiava i loro sacrifici.
Con la sua azione stimolò, in ogni angolo del territorio, la messa a dimora e l'allevamento di ogni piantina idonea a far germogliare piccole e meno piccole imprese.
Germogliarono così, laddove era soltanto agricoltura, una miriade di imprese in altri settori che completarono e diversificarono beneficamente la nostra economia.
Ma ciò che più caratterizzò il Nostro fu lo spirito pionieristico e la generosa disinteressata iniziativa dell'operatore che, all'interesse aziendale, del quale pure era responsabile, anteponeva l'interesse dell'operatore-cliente nel quale intravedeva il portatore della nuova iniziativa foriera di occupazione, di reddito inteso come mezzo e non come fine ed idoneo alla elevazione morale dell'ambiente e della sua popolazione.
E mi par di vederlo con l'occhio della Fede, fermo sui mercati provinciale, nazionale e internazionale per il collocamento al meglio dei nostri prodotti, nell'interesse dell'agricoltura delle sue contrade o eccessivamente preoccupato per i danni che una calamità atmosferica avesse prodotto alla sua gente, nonostante Egli non avesse interesse precipuo, personale alla produzione agricola. O mi par di vederlo nel laboratorio del più piccolo artigiano o anche accanto all'industriale ad ascoltare e a suggerire ogni migliore terapia per l'avvenire di quella impresa.
Giorgio Primiceri praticò la terapia dell'ascolto, nel senso che amò sentire e trarre dal prossimo, anche da coloro che la collettività riteneva emarginabili, ogni utile intuizione, convinto come era che ciascun uomo è portatore di buoni valori.
Diede sempre voce a chi voce non aveva; dietro di lui sono rimaste le opere ed una innumerevole schiera di discepoli. Ciò lo rende vero maestro.
Oscar Luigi Scalfaro, nostro Presidente della Repubblica, in occasione di una cerimonia, come quella odierna, ebbe a dire che l'uomo ha una sola via per essere ricordato dopo morto: "L'uomo continuerà a vivere dopo la morte, per quanto, vivendo, abbia saputo dedicare se stesso al bene del prossimo".
Ebbene, miei cari Concittadini, questa manifestazione e i segni che da essa rimarranno, sono la testimonianza e l'apprezzamento per quanto Giorgio Primiceri ha voluto e saputo dedicarsi al suo prossimo, ai suoi giovani, attivandosi per venire loro incontro con trasparenza e con alto senso di solidarietà e per indirizzarli, sorreggerli ed aiutarli alla ricerca di un lavoro, anche allora come ora, quasi sempre da inventare.
La gratitudine che a Lui dobbiamo è grande e la sua vita dovrà essere di esempio per tutti; così come dovrà servire soprattutto a coloro, giovani e meno giovani, i quali, più fortunati di altri, sono inseriti nel mondo produttivo del lavoro. Questi dovranno essere di esempio e di aiuto alle nuove generazioni e divenire maestri di onestà, di moralità e di vita così come ha saputo esserlo il nostro amatissimo Concittadino.
E mi piace concludere facendolo rivivere tra noi con la lettura di pochissimi versi tratti da una divagazione che Giorgio Primiceri, sul limitare dell'esistenza, volle donarci:


RITRATTO DI UN UOMO FORTUNATO

Quest'uomo fortunato, ebben son'io,
Poveri natali in virtuoso ambiente.
…………………………..
Il prossimo ho stimato, rispettato
Eppur aiutato quando ho potuto
…………………………..
Il lavoro io ognora ho praticato
Che, con il loro esempio quotidiano,
I genitori avevano insegnato.
La Vita ho concepito soprattutto
Come un servizio e lietamente ho visto
Che servire significa anche amare
Sì, Sì, amare, nella splendente luce,
Lo sconfinato regno del Signore.


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