§ Mafia & mafia / Dopo Riina: chi gestirą?

Un'azienda gigantesca




A. B.



In Italia la mafia controlla un impero economico tra i venti e i trentamila miliardi di lire all'anno, che vengono drenati in parte dal 'pizzo", dalla prostituzione e dal gioco d'azzardo, e in più gran parte dal traffico degli stupefacenti e dalla gestione degli appalti pubblici. E' una gigantesca azienda del crimine, che di anno in anno prospera e si espande. Secondo i calcoli effettuati negli ultimi due anni, da quattro a seimila miliardi di lire rappresentano gli introiti derivati dallo spaccio di droghe pesanti e leggere, da tremila a cinquemila miliardi i guadagni sul campo degli appalti pubblici, da millecinquecento a duemila miliardi quelli del gioco clandestino. Il resto viene rastrellato dalle tangenti, dalle protezioni e da attività minori.
Secondo gli ultimi dati disponibili, risulta che tra il 1985 e il 1990 il 55,4 per cento degli appalti pubblici è stato assegnato attraverso licitazioni private e addirittura il 25, 1 per cento con la trattativa privata, metodo con il quale si consente il massimo dell'arbitrio. Il 14,6 per cento finisce per essere assegnato con la formula dell'appalto-concorso e solo uno striminzito 2,8 per cento è assegnato per mezzo dell'asta pubblica.
Anche la gestione dei servizi pubblici da pane dei privati (più volte segnalata come sistema per abbattere i costi e migliorare la qualità dell'offerta in settori come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani), la manutenzione delle reti energetiche o le questioni connesse con i servizi sanitari rappresentano tuttora un terreno di conquista per l'azienda del crimine.
La cattura di Totò Riina ha assestato a quest'azienda un nuovo, durissimo colpo. Il primo lo aveva avuto con la cattura del "cassiere della mafia", Pippo Calò, e con la lettura in chiaro di una serie di operazioni finanziarie che, per la prima volta, avevano rivelato la presenza di interessi mafiosi non solo nelle banche svizzere; e anche in quelle di altri paesi europei. In particolare dopo la caduta del Muro di Berlino, le attività economico-finanziarie di Cosa Nostra siciliana si erano allargate nell'ex Berlino est, a Praga, fino a Mosca. Una fioritura di iniziative, di acquisti immobiliari, di impianti di riciclaggio, era stata segnalata soprattutto nel '91.
La domanda, ora, è: chi gestirà l'enorme impero economico e finanziario? Sono 250 I grandi latitanti della mafia. E diciassette sono i capicosca in grado di raccogliere l'eredità del boss Riina. Tra i più accreditati, il suo braccio destro, e braccio armato, Bernardo Provenzano, se non è già rimasto vittima della lupara bianca,. oppure Nitto Santapaola, capo delle cosche catanesi, strettamente collegato ai corleonesi, e vero e proprio "vice" di Riina, anche se si ritiene che si sia da tempo rifugiato all'estero; o ancora Leoluca Bagarella, cognato di Riina; o infine Pietro Aglieri, detto "il signorino", una mente persino raffinata, capace di gestire simultaneamente il grande crimine e il grande business.
Altre alternative non sembrano esserci, dal momento che sono fuori gioco i vari Umberto Ammaturo, Rosetta Cutolo, Umberto Imparato, Giuseppe Pulvirenti, Antonio Strangio, in fuga da tempo, e comunque esponenti di cosche minori o di gruppi della camorra o della 'ndrangheta colonizzati o condizionati da Cosa Nostra siciliana.
Un'altra ipotesi è legata alla cosiddetta "mafia-perdente", che potrebbe rifarsi in questo momento con un ritorno di fiamma o con una accorta politica di alleanze. Infine, terza ipotesi, quella della mafia emergente, la "Stidda"", la Stella, che è sospettata di collaborazione anonima e strumentale: nel senso che starebbe consegnando alle forze dell'ordine i boss corleonesi, catanesi e della mafia vincente, per ereditarne attività e ricchezze.
La Stidda è una neo-mafia, feroce e determinata, sviluppatasi nella Sicilia sud-occidentale e in pochissimo tempo diventata la seconda forza criminale organizzata isolana. Qualche mese fa una retata ha portato in galera decine di suoi affiliati, pare su "rivelazioni" di un pentito doppiogiochista. Che stia facendo pagare ora quel conto? E' uno dei misteri ingloriosi delle mafie. Certo, l'obiettivo è il controllo e la gestione di ricchezze enormi e non del tutto esplorate dagli inquirenti, per le quali sembra che valga la pena di morire.

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